Repubblica — 15 giugno 1988 pagina 15 sezione: POLITICA ESTERA
ROMA – Karol Wojtyla ha ricevuto ieri mattina, per circa venti minuti, il Dalai Lama, Tenzin Gyatso, capo spirituale dei buddisti tibetani. Il colloquio è stato definito da Joaquin Navarro, portavoce di Giovanni Paolo secondo, un incontro di carattere religioso tra due leader spirituali che hanno preso in esame problemi riguardanti i valori religiosi e la pace nel mondo. Da parte vaticana c’ era forse la preoccupazione di dissipare l’ impressione che l’ incontro tra il papa e il Dalai Lama, proprio subito dopo l’ udienza accordata da Mikhail Gorbaciov al segretario di stato Agostino Casaroli avesse un taglio troppo politico. Dopo essere stato ricevuto in udienza privata da Wojtyla, Tenzin Gyatso ha avuto un incontro di lavoro con il cardinale Francis Arinze ed altri responsabili del segretariato vaticano per i non cristiani ed è poi partito alla volta di Strasburgo, dove oggi illustrerà ai parlamentari europei un suo piano in cinque punti per il ritiro delle truppe cinesi dal Tibet. Il Dalai Lama non si fa molte illusioni circa l’ intenzione del governo di Pechino di accordare maggiore autonomia al Tibet, ma cerca di sensibilizzare l’ opinione pubblica europea affinché prema sulla Cina in difesa dei diritti fondamentali dei tibetani, seriamente minacciati dall’ occupazione militare cinese e da una massiccia immigrazione. Incontrando lunedì mattina i giornalisti nel monastero di Sant’ Anselmo sull’Aventino, il Dalai Lama aveva ricordato che la situazione in Tibet resta grave e aveva sottolineato che il Tibet, con le sue bellezze naturali, le sue montagne e le sue foreste appartiene a tutta l’ umanità. L’ industrializzazione selvaggia e il saccheggio delle risorse naturali, in particolare il legname e la fauna, da parte del governo centrale di Pechino rischiano di arrecare al Tibet danni ecologici irreversibili, ha osservato sua santità Tenzin Gyatso, invitando anche gli ecologisti a far sentire la propria voce. Secondo il Dalai Lama è anche importante che un numero sempre maggiore di turisti occidentali si rechi nel Tibet, verificando direttamente le condizioni di vita dei tibetani e la situazione di degrado di centinaia e centinaia di magnifici templi e monasteri buddisti. Anche se gli eccessi dei primi anni dell’occupazione militare cinese (quando ad esempio i monaci buddisti venivano aggiogati agli aratri od erano oggetto di esecuzioni sommarie) non si verificano più, il governo centrale continua ad usare le maniere forti, mentre parallelamente cerca di sinizzare i giovani tibetani, inviandoli, quando sono promettenti, a studiare in scuole cinesi per formare una classe dirigente tibetana influenzata più dal pensiero di Deng Xiaoping che da quello di Budda. Dopo il suo incontro di Strasburgo con i parlamentari europei, sua santità il Dalai Lama si recherà prima a Tubinga, dove gli verrà consegnato il premio Leopold Lucas e poi a Berna, dove riceverà un premio della fondazione per i diritti umani e la libertà, per la sua lunga lotta non violenta per il rispetto dei diritti umani nel Tibet. In Svizzera Tenzin Gyatso avrà anche incontri con la folta comunità tibetana in esilio e si tratterrà diversi giorni per impartire insegnamenti religiosi e ordinare nuovi sacerdoti. – di GABRIELE ANTONUCCI
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