Testo della Mozione a prima firma Matteo Mecacci, approvata dalla Camera dei Deputati il 10 marzo 2009 con 538 voti a favore, 3 astenuti, in occasione del 50° anniversario dell’Insurrezione di Lhasa del 1959
La Camera,
premesso che:
nel marzo 2008, a seguito delle commemorazioni del 49° anniversario dell’insurrezione di Lhasa e dell’inizio dell’esilio del Dalai Lama, vi sono state manifestazioni di massa nella regione autonoma del Tibet e in regioni limitrofe da parte di cittadini di etnia tibetana, che sono state represse dalle autorità cinesi;
secondo i dati forniti dai rappresentanti tibetani in esilio, la repressione delle autorità cinesi avrebbe provocato oltre 200 morti, oltre 1.000 feriti e migliaia di arrestati tuttora detenuti nelle carceri cinesi, mentre secondo le autorità cinesi i morti sarebbero stati solo 20 e provocati dai manifestanti tibetani;
il Dalai Lama ha ribadito in ogni occasione di essere contrario all’indipendenza nazionale e, quindi, alla secessione del Tibet dalla Cina e, invece, di essere a favore di una soluzione politica che garantisca un’autentica autonomia culturale, politica e religiosa ai cittadini tibetani e che ciò debba valere per tutti i cittadini cinesi;
nonostante il credito e l’apertura compiuta dalla comunità internazionale nei confronti della Cina, con l’assegnazione dei giochi olimpici 2008, anche dopo gli impegni assunti dal Governo di Pechino per un maggiore rispetto dei diritti umani, né durante né dopo la fine dei giochi olimpici le autorità di Pechino hanno mostrato maggiore rispetto per i diritti umani fondamentali, come la libertà di manifestazione e di espressione;
dopo la fine dei giochi olimpici di Pechino le autorità cinesi hanno continuato ad attaccare violentemente il Dalai Lama, accusandolo di mentire e di puntare alla secessione del Tibet, nonostante la politica per l’autonomia della regione del Tibet all’interno della Repubblica popolare cinese sia consolidata da ormai oltre 20 anni da parte delle autorità tibetane in esilio;
a seguito di tale atteggiamento da parte delle autorità cinesi è fallita l’ultima sessione dei colloqui con i rappresentanti del Dalai Lama, svoltasi alla fine del mese di ottobre 2008;
i rappresentanti tibetani in esilio hanno reso pubblico nelle scorse settimane il memorandum per l’autonomia del Tibet, quale proposta ufficiale effettuata nei confronti del Governo di Pechino, che è stata formalmente rigettata dal Governo cinese;
a seguito dell’annuncio dell’incontro tra il Presidente di turno dell’Unione europea, Sarkozy, e il Dalai Lama, le autorità cinesi hanno deciso di annullare il vertice Cina-Unione europea previsto per il 1o dicembre 2008 a Lione;
l’Unione europea ha accolto con rammarico tale decisione, pur dichiarandosi intenzionata a proseguire il partenariato strategico con la Cina ;
i rappresentanti tibetani in esilio hanno chiesto per la prima volta quest’anno ai tibetani in Cina e in tutto il mondo di non celebrare il Losar, il capodanno tibetano, il 25 febbraio 2009, e di sostituire ai festeggiamenti tradizionali la preghiera e la commemorazione per le vittime dell’ultimo anno;
si auspica che eventuali manifestazioni legate all’imminente ricorrenza del 50o anniversario della rivolta di Lhasa (10 marzo 1959) non sfocino in atti di violenza,
impegna il Governo:
a reiterare al Governo cinese le richieste del Parlamento europeo di aprire in via stabile e permanente il Tibet alla stampa, ai diplomatici – in particolare ai rappresentanti dell’Unione europea – ed agli stranieri in generale ed a raccomandare alle autorità cinesi di rispondere positivamente alle richieste di visita avanzate dagli organismi Onu di monitoraggio della situazione dei diritti umani, considerando la possibilità di rivolgere loro un invito permanente, standing invitation, in modo da poter contribuire anche ad «osservare» quanto avvenuto e avviene in quella regione;
a rafforzare la posizione comune in sede europea a favore di un dialogo costante, aperto, veritiero e costruttivo tra le autorità di Pechino ed i rappresentanti del Dalai Lama, essendo questi ultimi interlocutori essenziali, al fine di giungere ad una soluzione mutuamente soddisfacente della questione tibetana, che, nella cornice della Costituzione cinese e nel rispetto dell’integrità territoriale della Cina, assicuri il massimo grado di tutela e di autonomia per preservare la cultura, le tradizioni e la religione tibetane.
(1-00089)
(Ulteriore nuova formulazione) «Mecacci, Zacchera, Barbieri, Vernetti, Evangelisti, Della Vedova, Migliori, Nirenstein, Colombo, De Biasi, Concia, Corsini, Laratta, Barbi, Zamparutti, Bernardini, Maurizio Turco, Beltrandi, Calvisi, Sarubbi, Farina Coscioni, Strizzolo, Giachetti, Porta, Motta, Mogherini Rebesani, Delfino, Boniver».