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Sua Santità il Dalai Lama: Incontro con Mind & Life – Interdipendenza, etica e reti sociali – Secondo giorno
Ottobre 18th, 2022 by admin

Sua Santità il Dalai Lama: “Quando cerchiamo la fonte della coscienza, scopriamo che è una continuità. La coscienza di oggi è una continuazione della coscienza di ieri. Riconoscerne la continuità fa sorgere domande sulle vite precedenti.

13 ottobre 2022. Thekchen Chöling, Dharamsala, HP, India – Quando questa mattina Sua Santità il Dalai Lama è entrato nella sala, ha salutato con un ampio sorriso i membri del Mind & Life Institute, Mind & Life Europe ed i loro amici.

Non appena si sedette, annunciò che voleva dire qualcosa sulla mente.

Gli scienziati non hanno studiato la coscienza molto a fondo. Tendono a pensare alla mente in relazione al cervello, eppure la mente è un qualcosa di diverso. La mente non è un prodotto del cervello. È la sua stessa entità. La mente di oggi è una continuazione della mente di ieri. La mente è qualcosa su cui vale la pena saperne di più.

Quando si tratta dell’inizio di una vita umana, l’incontro dei fattori fisici non si traduce necessariamente in un concepimento. Un terzo fattore è la coscienza. E per questo varrebbe la pena indagare che cos’è la coscienza.

Cercare di spiegare l’origine della vita di una persona solo sulla base del suo corpo sarebbe difficile e insoddisfacente. Osserviamo che i gemelli, pur condividendo un’origine fisica nello stesso utero, mostrano differenze nelle loro caratteristiche personali.

“Si dice che la natura della coscienza sia chiarezza e consapevolezza ed è difficile sostenere che questo sia un prodotto del cervello”.

Al che è intervenuto Richie Davidson: “Una delle cose che Sua Santità ci ha fatto notare è che la convinzione scientifica che la mente sia la stessa entità del cervello: ma è una convinzione, non un dato di fatto. Questo è il cuore di ciò che abbiamo raccolto da Sua Santità. In effetti, negli ultimi 100 anni noi scienziati non abbiamo fatto veri progressi nell’investigare questo”.

Il cervello fa parte del nostro corpo”, ha continuato Sua Santità. “E la coscienza dipende dal cervello, ma è ancora separata da esso. La coscienza ed il corpo sono due cose diverse. Sperimentiamo la pace a livello mentale e, in confronto, il comfort fisico non è così importante. Nel mondo moderno abbiamo trascurato di esplorare come trovare la pace della mente.

Abbiamo cinque organi di senso che danno origine alle coscienze sensoriali, ma abbiamo anche una coscienza mentale. La meditazione, ad esempio, è una funzione della coscienza mentale e vale la pena impararla.

Quando cerchiamo la fonte della coscienza, scopriamo che è una continuità. Come ho detto prima, la coscienza di oggi è una continuazione della coscienza di ieri. Riconoscerne la continuità fa sorgere domande sulle vite precedenti, poiché ci sono bambini piccoli che ne hanno ricordi chiari.

“L’idea che la mente, la coscienza, sia una continuità, contribuisce anche alla sensazione che possiamo coltivare le qualità della mente. Allo stesso tempo, la mente non è una cosa monolitica. Ci sono livelli di coscienza di varia sottigliezza. La letteratura Vajrayana descrive questi livelli in dettaglio così come il modo in cui i livelli grossolani di coscienza si dissolvono in livelli più sottili.

Un’indicazione di livelli mentali più sottili può essere vista nel caso di persone dichiarate clinicamente decedute i cui corpi rimangono tuttavia freschi perché il livello più sottile di coscienza deve ancora separarsene.

I praticanti della meditazione si familiarizzano con la dissoluzione dei diversi stati di coscienza al momento della morte, il che consente loro di riconoscere senza sforzo quando si manifesta la chiara luce innata, il livello più sottile di coscienza.

Quello che vediamo qui è uno yogi, un praticante, che usa un processo naturale. Coglie l’opportunità del processo naturale della morte e mantiene una consapevolezza dei diversi stadi di dissoluzione mentre si verificano, raggiungendo infine lo stadio denominato “completa vacuità” o della chiara luce. Lo yogi usa quello stato di pura luminosità per concentrarsi sulla vacuità. In altre parole, usa lo stato mentale più sottile per realizzare la vacuità. Si dice che un tale yogi, in parte guidato dal karma, sia in grado di scegliere dove nascere.

Amy Cohen Varela, presidente del consiglio di Mind & Life Europe, ha confidato a Sua Santità che oggi è una giornata europea, spiegando che Gábor Karsai, amministratore delegato, Mind & Life Europe, si aspettava di essere a Dharamsala, ma all’ultimo minuto era risultato positivo al covid e non aveva potuto viaggiare. Ha quindi letto un suo messaggio in cui ha celebrato 35 anni di condivisione dei risultati della ricerca sulla pratica contemplativa. “Ciò dà speranza”, ha affermato. “Coltivare la mente in mezzo alla sofferenza è un vero antidoto alle sfide che dobbiamo affrontare”. Ed ha auspicato la creazione di un social network a beneficio di tutti gli esseri.

Il moderatore odierno, Martijn van Beek, ha ricordato che ieri Joe Henrich ha fatto riferimento a come l’evoluzione e la collaborazione abbiano reso gli esseri umani dominanti nel mondo. Molly Crocket, nel frattempo, ha mostrato che storie ed incontri più positivi possono aiutarci a riconoscere meglio ciò che abbiamo in comune. Ha presentato la prima conduttrice della giornata, Hanne De Jaegher, una filosofa ed una scienziata cognitivista che segue le orme dell’amico di Sua Santità Francisco Varela, i cui studi sono focalizzati sul senso partecipativo e su cosa succede quando le persone s’incontrano.

Ha detto a Sua Santità: “Studio come le persone interagiscono tra loro. Interagiamo nonostante le differenze tra noi. La domanda è come creare fiducia. L’ho vista interagire con il suo amico Bishop Tutu. Ho osservato come vi prendevate in giro e come siete in grado di riconoscere ciò che avete in comune e ciò che è diverso tra di voi. C’è un’importante giocosità tra di voi. Volevo chiederle: le differenze contano quando proviamo a interagire?”

La schietta risposta di Sua Santità è stata: “No. Riconoscere le differenze tra noi è qualcosa che creiamo per noi stessi, ed enfatizzarle eccessivamente questo porta a problemi. Se, d’altra parte, ci vediamo principalmente in termini di essere umani, possiamo interagire facilmente».

Sono d’accordo”, ha risposto De Jaegher, “questo messaggio è importante. Quando sono qui apprezzo l’opportunità di conoscere la cultura tibetana. È un’opportunità per riconoscere ciò che è diverso e ciò che abbiamo in comune l’uno con l’altro”.

Non serve a nulla tutelare atteggiamenti ristretti”, le disse Sua Santità.

Sua Santità ha parlato di come Shantarakshita insegnò ai tibetani le diverse scuole di pensiero fiorite nell’India dell’ottavo secolo, che consentirono loro di vedere le cose da diverse angolazioni e di discutere diversi punti di vista. De Jaegher ha osservato che il dibattito è un modo chiaro per imparare gli uni dagli altri.

Per illustrare l’idea di interazione, ha descritto come potresti trovarti a camminare lungo un corridoio ed incontrare qualcun altro che viene verso di te. Ti fai da parte e loro si fanno da parte allo stesso modo. Questo ci cambia. C’è un’interazione che ci mostra qualcosa sull’identità che condividiamo e sulle nostre caratteristiche individuali.

Sua Santità ha osservato che la comunicazione è un riflesso del nostro dover evitare i conflitti e vivere insieme.

Martijn van Beek ha riassunto la presentazione di Hanne De Jaegher mostrando l’importanza dell’incontro e dell’interazione. Successivamente, ha presentato Abeba Birhane, il cui lavoro si concentra sull’IA, l’intelligenza artificiale. Ha detto a Sua Santità quanto è stato un piacere essere qui e che voleva parlare di tecnologia digitale. Abeba ha domandato a Sua Santità se avesse un computer ed è sembrata un po’ sorpresa quando le ha risposto: “No”. Ha aggiunto che quasi tutti i presenti hanno uno smartphone che funge da canale per la tecnologia digitale.

Ha quindi menzionato il riconoscimento facciale che viene utilizzato nell’elaborazione dei visti, nella registrazione dei rifugiati e così via. Da un lato questo tipo di tecnologia è considerata efficiente, ma ci sono anche degli svantaggi. Uno di questi è che mentre il riconoscimento facciale è accurato quasi al 100% nel trattare i volti bianchi, è impreciso del 35% quando si tratta di riconoscere le persone di colore. Questo è importante perché i giudizi sulle persone vengono espressi sulla base dei risultati di tale tecnologia e le aziende che gestiscono tali tecnologie sono ora leader di mercato.

In generale”, ha risposto Sua Santità, “se la tecnologia può essere considerata buona o cattiva dipende da come viene utilizzata. Noi esseri umani non dovremmo essere schiavi della tecnologia o delle macchine. Dovremmo esserne al comando”.

“Le aziende apprezzano le prestazioni e l’efficienza”, gli ha risposto Birhane. “Ma la giustizia e l’equità non sono valutate allo stesso modo. Il modo in cui viene utilizzata tale tecnologia fa la differenza. Sembra che le aziende tecnologiche siano principalmente interessate a fare soldi, non a rendere tale tecnologia vantaggiosa”.

Sono d’accordo”, ha affermato Sua Santità. “I valori umani sono considerati di secondaria importanza. Questo è ciò che accade quando siamo troppo materialisti. Dobbiamo ricordare che siamo esseri umani e dobbiamo applicare i valori umani, qualunque cosa facciamo. Principalmente dobbiamo essere motivati dal buon cuore. La tecnologia dovrebbe servire i bisogni umani, pertanto, ha bisogno di essere guidata dai valori umani.

“Sembra che ci sia la sensazione che più un paese impiega il tipo di tecnologia di cui hai parlato, più è superiore. Eppure il modo in cui nasciamo ed il modo in cui moriamo sono esattamente gli stessi ovunque ci troviamo.

Birhane ha osservato che la tecnologia digitale cerca differenze superficiali. Ha chiesto a Sua Santità cosa avrebbe da dire alle persone che lavorano in questo campo.

“Qualsiasi tecnologia dovrebbe essere di beneficio per l’umanità, oltre a contribuire alla protezione dell’ecologia”.

Amy Cohen Varela ha concluso la sessione dicendo a Sua Santità che i delegati del Mind & Life Institute e Mind & Life Europe volevano esprimere la loro gioia di essere qui con lui.

La nostra amicizia non è nata da uno o due incontri”, ha risposto Sua Santità. “Siamo amici da molto tempo. Condividiamo una genuina amicizia basata sulla fiducia.

Sono diventato un rifugiato qui in India. Ho perso il mio paese. Ma poi ho incontrato persone provenienti da tanti altri luoghi e mi sono sentito felice di far parte di questo mondo. Voglio anche farvi sapere che per i tibetani in Tibet, gli amici del Dalai Lama sono amici del Tibet. Nella mia patria c’è un profondo apprezzamento delle nostre buone relazioni ed alla fine crediamo che la verità prevarrà”.

Prima bozza di traduzione, salvo errori ed omissioni, da https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=15361 del Dott. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Choeling di Sondrio, il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama.

Guarda l’Insegnamento di Sua Santità in inglese https://www.dalailama.com/videos/interdependence-ethics-and-social-networks-mind-llife-conversation, https://www.youtube.com/watch?v=hctX1CiTZ-E.


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