Sua Santità il Dalai Lama: “Sono buddista e non appena mi sveglio ogni mattina, ricordo a me stesso che tutti gli esseri umani sono uguali a me: tutti noi vogliamo essere felici. Decido quindi di usare la mia vita per assicurarmi che anche gli altri esseri siano felici. È la compassione che porta la pace della mente …
22 settembre 2022. Thekchen Chöling, Dharamsala, HP – Quando questa mattina Sua Santità il Dalai Lama, una volta fatto ingresso nella sala delle udienze della sua residenza per incontrare i giovani leader e costruttori di pace dell’Istituto per la Pace degli Stati Uniti (USIP), ha osservato attentamente i loro volti ed augurato loro calorosamente: “Buongiorno”.
David Yang, vicepresidente per la trasformazione applicata dei conflitti presso l’USIP, in quanto moderatore, ha annunciato che questa è il settimo incontro tra Sua Santità ed i delegati dell’USIP, aggiungendo che oggi e domani Sua Santità si impegnerà con i 26 giovani leader provenienti da 12 regioni colpite da conflitti, e che negli ultimi due anni l’incontro aveva assunto la forma di un dialogo virtuale online, ma che ora erano tutti felici di essere tornati ad incontrarsi di persona.
Una parte del percorso di formazione dei giovani leader per diventare costruttori di pace è rappresentato dalla narrazione delle loro storie e Yang ha chiarito che volevano illustrare a Sua Santità come i figli della guerra possono diventare leader di pace. Sono quattro i temi che nelle diverse sessioni verranno affrontati: appartenenza, compassione, pace interiore, così come uguaglianza e giustizia.
Ha aperto la conversazione Kuol del Sud Sudan, che sta usando la sua amara esperienza di bambino soldato per costruire la pace ed assicurarsi che nessun bambino porti armi in tenera età,. Ha parlato di quando nel suo paese la guerra era al culmine, quando non c’erano più uomini nei villaggi, ma solo donne e bambini. Ogni volta che una famiglia aveva due ragazzi, uno veniva preso per farne un soldato. Ora vuole fare in modo di dare loro accesso all’istruzione e ad altre opportunità.
Ruby dalla Siria ha capito che raggiungere la pace richiede sensibilità antropologica ed etnografica ed ha studiato di conseguenza. Ha lavorato a progetti relativi alla costruzione della pace, alla giustizia, ai diritti delle donne ed alle questioni climatiche. Ha comunicato d’aver realizzato che uomini e donne sono ugualmente abili, ma entrambi devono essere potenti e forti.
Angela dalla Colombia è una psicologa che si è concentrata sulle metodologie di educazione non formale, workshop, leadership e sviluppo di competenze trasversali con adolescenti ed adulti. Anche lei ha sottolineato la necessità che le persone nelle aree colpite da conflitti siano forti e coraggiose e diventino parte della soluzione.
Mohamed dalla Somalia, il cui lavoro si concentra sull’innovazione sociale, l’istruzione, l’occupazione e l’imprenditorialità come strumenti per sradicare la povertà e costruire una pace sostenibile, ha parlato di un suo punto di svolta quando ha incontrato due uomini armati. Uno era un ex compagno di classe. Allora decise di diventare un educatore per impartire abilità che avrebbero consentito a queste persone di trovare lavoro e contribuire alla costruzione di una Somalia pacifica.
Mojisola dalla Nigeria si impegna attivamente nei settori del genere, della costruzione della pace e dei diritti umani. Facilita seminari su donne, giovani, pace e sicurezza, usando la narrazione, il gioco di ruolo e il dialogo. Ha descritto i problemi che sua madre ha dovuto affrontare ed i suoi sforzi per creare un club in cui le donne si sostengono e si aiutano a vicenda a resistere ai pregiudizi ed alle pressioni.
Leonardo dalla Colombia lavora nelle arti, nello sviluppo alternativo e nell’apprendimento costante. Ha riunito ex combattenti delle FARC e cittadini comuni attraverso lo scambio di lettere. Trovarsi da solo in un’aula scolastica gli ha fatto capire l’importanza di assicurarsi che nessuno si senta abbandonato od escluso. È importante, dice, assicurarsi che le persone sentano un’appartenenza.
Rispondendo alla prima serie di presentazioni, Sua Santità ha dichiarato:
“Dobbiamo sforzarci di creare un mondo più pacifico ed un’umanità più felice. Possiamo identificare le differenze tra noi in termini di razza, nazionalità e religione, ma sarebbe meglio invece pensare all’umanità nel suo insieme. Abbiamo tutti gli stessi diritti. Siamo tutti nati da una madre e la maggior parte di noi ha bevuto il suo latte. Fin dall’inizio della nostra vita dipendiamo dalla sua gentilezza. Il buon cuore è una risposta appropriata.
“L’istruzione moderna tende a concentrarsi su obiettivi materiali piuttosto che sui valori interiori. Sembra incoraggiare un senso di “noi” e “loro”, invece di enfatizzare che siamo essenzialmente gli stessi e che dobbiamo vivere insieme.
“Ognuno di noi ha due occhi, un naso, una bocca. Se uno di noi avesse tre occhi, sarebbe una sorpresa. Se esaminiamo i nostri cervelli, sono ugualmente complessi. Pertanto, dobbiamo incoraggiare un forte senso di fratellanza e sorellanza.
“Come ho detto, nasciamo tutti allo stesso modo ed alla fine moriamo tutti allo stesso modo. Quando ciò accade, non è la cerimonia funebre che conta, ma il caloroso affetto di parenti ed amici intorno a noi. Come ho detto all’ex primo ministro Manmohan Singh, mi aspetto di vivere altri 15 o 20 anni, ma quando morirò, preferirei essere libero e circondato da amici in India, piuttosto che da funzionari comunisti cinesi dal cuore duro.
“La libertà è importante nella nostra vita. Abbiamo bisogno di essere liberi per poter esercitare il nostro cervello, per poter sempre chiedere: “Perché?”
Da questo punto di vista i sistemi totalitari sono del tutto sfavorevoli. È la libertà che favorisce il buon cuore e la compassione, che a loro volta portano alla pace interiore. Quando sei di buon cuore non ci sono motivi per aver paura. La paura fa male alla mente e porta troppo facilmente alla rabbia. E la rabbia è il vero nemico della pace della mente.
“Pratico la compassione, quindi, ovunque vado, sorrido e mi sento felice. Come esseri umani dobbiamo trovare il modo di vivere insieme in pace”.
Interrogato su ciò che rende un buon leader, Sua Santità ha sottolineato i vantaggi di una leadership eletta.
Alla domanda su come superare la rabbia, ha suggerito di esaminare le circostanze che spingono coloro che ti fanno arrabbiare. Ha raccomandato di adottare una visione più ampia ed a lungo termine.
Invitato a suggerire come uomini e donne possono imparare a vivere insieme, ha semplicemente osservato che gli uomini hanno bisogno delle donne e le donne hanno bisogno degli uomini, e tutti risero.
Un secondo gruppo di narratori ha parlato della compassione. Sebastian dalla Colombia, che ha contribuito a questioni di pacificazione, risoluzione dei problemi, gestione e rafforzamento della democrazia in diverse parti del mondo. Ha ricordato di aver affrontato un combattente e come i suoi sentimenti ostili si siano dissolti quando è apparsa una bambina ed il suo avversario l’ha presa in braccio e l’ha abbracciata.
Helina dall’Etiopia, il cui intento è di consentire ai giovani leader di partecipare a progetti di pace e di ridurre i rischi e le disuguaglianze nelle comunità vulnerabili, ha suggerito che per realizzare il cambiamento, dobbiamo apprezzare l’umanità.
Sua Santità è intervenuto per esprimere la sua nota ammirazione per lo spirito dell’Unione Europea (UE), confidando di rimanere impressionato dal fatto che dopo secoli di conflitto tra Francia e Germania, dopo la seconda guerra mondiale Adenauer e de Gaulle fondarono l’UE. Da allora, non ci sono stati conflitti tra i membri dell’Unione. Ha suggerito che il resto del mondo farebbe bene a seguire questo esempio alla ricerca della pace. Ciò che è fondamentale, ha detto, è raggiungere la pace interiore, ma non puoi comprare la tranquillità in un negozio. Non è un qualcosa che può essere prodotto in una fabbrica.
Anna dal Venezuela ha espresso la sua indignazione di vedere i carri armati per le strade del suo paese. E li ha sfidati con la sola protezione di uno scudo di legno. Si sentiva completamente sola, angosciata nel vedere tanta distruzione. Una volta tornata in un luogo sicuro si è chiesta come sia potuto accadere e ora si dedica ad aiutare i giovani, soprattutto le donne, a lavorare per costruire la pace.
“Meraviglioso”, ha risposto Sua Santità. “Tutti noi vogliamo essere felici e vivere in pace. Ma dobbiamo lavorare per questo tenendo conto dell’intera umanità.”
“Dobbiamo puntare ad un mondo completamente smilitarizzato”, ha aggiunto. “Vengo dal Tibet, dove i comunisti cinesi hanno tutto sotto stretto controllo. Ma lo spirito tibetano è forte ed abbiamo preservato la tradizione di Nalanda. Invece di fare affidamento sulle armi, coltiviamo la compassione. Sei milioni di tibetani ripongono la loro fede in ciò che il Buddha ha insegnato sul perdono e la compassione.
“E poiché il cambiamento climatico è così grave, dobbiamo prestare attenzione anche all’ecologia”.
Denis, del Sud Sudan, lavora come giornalista nell’ambito dell’ambiente e del consolidamento della pace, inclusa la gestione dell’acqua, l’inquinamento ed il cambiamento climatico. Ha riferito di aver assistito a così tante violazioni dei diritti umani, ma ciò che lo ispira è l’esempio di persone come Martin Luther King Jr, Nelson Mandela e Mahatma Gandhi che hanno lavorato per creare società pacifiche libere dall’odio e dalla sofferenza.
Nyaboth, anch‘egli del Sud Sudan, parla di questioni sociali con un focus specifico su pace, genere, cultura e storia. Sta cercando di trasformare le vite attraverso il patrocinio basata sull’evidenza e la campagna per un cambiamento pacifico. Quando è scoppiato il conflitto nel 2013, ha attraversato il confine con l’Uganda ed ha incontrato un vecchio che le ha raccontato come si sentiva dal momento che era costantemente un fuggitivo. Quando è tornata, è rimasta molto commossa dalla storia di una donna picchiata a morte dal fratello per essersi rifiutata di sposare un uomo che la sua famiglia aveva scelto per lei. Sentiva un forte bisogno di fare qualcosa al riguardo, di non scappare più. È determinata che le donne e le ragazze abbiano la possibilità d’una scelta.
Noral dalla Nigeria, ha ricordato il suo nono compleanno, quando sua madre gli aveva preparato il suo piatto di riso preferito. Quello stesso giorno tre uomini fecero irruzione nella sua dimora e davanti a lui violentarono e uccisero sua madre. Ha quindi descritto quanto sia difficile, anche 20 anni dopo, superare quello che è successo, ma si impegna a fare in modo che le donne non siano più soggette a violenze e stupri.
Rispondendo alla domanda di David Yang come è stato in grado di sostenere la compassione nella propria vita, Sua Santità ha dichiarato:
“Credo che come esseri umani siamo tutti fondamentalmente compassionevoli. Dobbiamo costruire un mondo fondato sui valori umani: un mondo smilitarizzato, un mondo non più dipendente dall’uso delle armi. Quando le persone combattono e muoiono, le loro menti non sono in pace, ma possiamo immaginare di costruire un mondo basato sulla compassione”.
Alla domanda sulle qualità richieste per portare la pace, Sua Santità ha osservato:
“Sono buddista e non appena mi sveglio ogni mattina, ricordo a me stesso che tutti gli esseri umani sono uguali a me: tutti noi vogliamo essere felici. Decido quindi di usare la mia vita per assicurarmi che anche gli altri esseri siano felici. È la compassione che porta la pace della mente, non la rabbia e l’odio, quindi dobbiamo concentrarci sull’intera umanità fatta di nostri fratelli e sorelle”.
Sua Santità ha raccomandato di lasciarci alle spalle le esperienze negative e di determinare degli obiettivi positivi. Ha aggiunto che è possibile insegnare alle persone ad essere più compassionevoli perché, dall’inizio della nostra vita, tutti abbiamo un seme della compassione: dobbiamo solo coltivarla. Il fattore chiave è coltivare il buon cuore.
David Yang ha riassunto la sessione che aveva toccato i temi dell’appartenenza e del calore dei legami familiari e comunitari.
“Sono onorato di incontrare persone che hanno il loro futuro davanti a sé”, ha osservato Sua Santità. “Il modo in cui viviamo ogni giorno influisce sul nostro futuro. Ripeto, il buon cuore è il fattore chiave. Ci penso sempre perché è il buon cuore che ci porta la pace della mente. Ci vediamo domani.”
Prima bozza di traduzione, salvo errori ed omissioni, da https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=15315 del Dott. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Choeling di Sondrio, il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama.
Guarda l’Insegnamento di Sua Santità in inglese https://www.dalailama.com/videos/dialogue-with-united-states-institute-of-peace-usip-youth-leaders, https://www.youtube.com/watch?v=KTuhS1uq0hY