Sua Santità il Dalai Lama: “L’insegnamento del Buddha è basato sulla logica e su un rapporto di causa ed effetto. Praticarlo non significa pregare il Buddha. Si tratta di superare le oscurazioni e le visioni distorte seguendo la vera strada.
16 settembre 2022. Thekchen Chöling, Dharamsala, HP, India – Quando questa mattina Sua Santità il Dalai Lama ha fatto ingresso nel cortile del tempio, si è fermato a prestare attenzione ad una vasta gamma di oggetti che le persone avevano posizionato da benedire su diversi tavoli. Poi, camminando, ha ripetutamente posato lo sguardo su entrambi i lati del percorso per sorridere e salutare il pubblico.
Mentre compiva una circumdeambulazione attorno al tempio di Kalachakra, s‘è fermato per appoggiarsi alla ringhiera, guardando in basso ha salutato le persone raccolte nella strada sottostante. Allo stesso modo, da dietro il tempio principale ha sorriso e salutato con ampi cenni di mano le persone in attesa di poterlo vedere dalla strada fino a McLeod Ganj. All’interno del tempio, prima di sedersi, ha ripetutamente salutato i monaci thailandesi seduti attorno al trono.
Per primo, a ritmo costante, da monaci e monache vietnamiti è stato cantato Il “Sutra del cuore” https://www.sangye.it/altro/?p=6098 seguendo il ritmo d‘un pesce di legno. Successivamente, è stato recitato da un gruppo dall’Indonesia.
Rivolgendosi al pubblico stimato in 6100 persone da 57 paesi, inclusi i patrocinatori dell’insegnamento, 650 buddisti di Singapore, Malesia, Indonesia, Thailandia e Vietnam, Sua Santità ha osservato che questo era il secondo giorno degli insegnamenti.
“Tutti noi siamo uguali nel non volere le sofferenza, ma nel desiderare la felicità. Su questo pianeta”, ha proseguito, “si sono succeduti diversi maestri fondatori di varie tradizioni religiose, ma è stata l’osservazione del Buddha ad evidenziare che la sofferenza non è senza cause. Queste cause derivano dalle nostre azioni ed afflizioni mentali. Ci ha così consigliato di conoscere la sofferenza, di liberarci della sua origine, di raggiungere la cessazione e di coltivare il sentiero.
“Dobbiamo capire la natura e l’entità della sofferenza. Qualcosa può sembrare piacevole, ma in realtà è della natura della sofferenza. La sofferenza e l’insoddisfazione non sono fuori di noi, sono qualcosa che sperimentiamo dentro di noi. Tuttavia, possiamo ottenere la loro cessazione coltivando il sentiero che consiste nei Tre Addestramenti Superiori: etica, concentrazione e saggezza.
“Il Buddha insegnò che la sofferenza deve essere conosciuta, ma che non c’è nulla da conoscere. La sua origine deve essere superata, ma non c’è nulla da superare. E lo stesso vale per la cessazione ed il sentiero. Queste Quattro Nobili Verità https://www.sangye.it/altro/?p=3785 sono la base dell’insegnamento del Buddha, la cui chiave è che la causa ultima della sofferenza è uno stato mentale distorto. Un modo per contrastarlo è tenere conto dei Quattro Sigilli:
Tutti i fenomeni condizionati sono transitori.
Tutti i fenomeni inquinati sono insoddisfacenti o hanno natura di sofferenza.
Tutti i fenomeni sono vuoti e privi d’un sé.
Il Nirvana è la vera pace,
“L’insegnamento del Buddha è basato sulla logica e su un rapporto di causa ed effetto. Praticarlo non significa pregare il Buddha. Si tratta di superare le oscurazioni e le visioni distorte seguendo la vera strada. Quando raggiungi il sentiero della preparazione consegui una certa cessazione e, quando sei sul sentiero della visione, realizzi la cessazione.
“Il superamento dell’ignoranza implica la comprensione di cosa sia la sofferenza e che la sua causa sia il karma e le afflizioni mentali. Il che implica la comprensione che le cose non esistono come appaiono. Non esiste nulla che non sia dipendente. Le cose sono semplicemente designate. Raggiungere la cessazione richiede forza d’animo. Quando capirai che è possibile raggiungere la cessazione, seguirai il sentiero”.
A questo punto Sua Santità ha recitato un verso del testo “In Lode all’Origine Dipendente” https://www.sangye.it/altro/?p=9109 di Jé Tzongkhapa https://www.sangye.it/altro/?p=11772:
53. Al seguito di questo maestro, dopo esser diventato monaco
e dopo aver studiato abbastanza approfonditamente
le parole del Conquistatore, questo monaco,
che si sforza con grande determinazione nelle pratiche yogiche,
si dedica a quel grande dispensatore di verità.
E l’applicò alla propria esperienza, notando d‘aver preso in gioventù i voti di novizio e di monaco pienamente ordinato. Da quel momento, divenuto un rinunciante, studiò l’insegnamento del Buddha. L’essenza di tutto ciò è coltivare la mente del risveglio di bodhicitta e sviluppare una comprensione della vacuità https://www.sangye.it/altro/?p=4127. Come Tzongkhapa, affermo che: “mediante una pratica dello yoga di grande determinazione, questo monaco si dedica a quel grande dispensatore di verità: il Buddha”.
Sua Santità ha annunciato che sarebbe stato felice di rispondere alle domande del pubblico. In tal modo ha spiegato che, dal momento che l’afferrarsi alla vera esistenza dei fenomeni serve come base per aggrapparsi alla vera esistenza di una persona, sarebbe difficile comprendere l’assenza del sé di una persona senza rendersi conto della mancanza di vera esistenza dei fenomeni.
Ha aggiunto che altre tradizioni e scuole di pensiero affermano l’esistenza di un’anima o di un sé che non dipende dagli aggregati mentali e fisici, mentre il Buddha negò l’esistenza di un tale sé.
Sua Santità ha chiarito che, sebbene sia importante sviluppare la concentrazione univoca, è possibile comprendere attraverso l’analisi che le cose non hanno un’esistenza essenziale. Ha ricordato che il grande maestro indiano, Kamalashila, allievo di Shantarakshita, fu invitato in Tibet dall’allora re Trisong Detsen. Prese parte al Dibattito di Samye con maestri cinesi che sostenevano l’importanza della meditazione univoca e non concettuale. Il re del tempo decise che per i tibetani era più adatto adottare un approccio analitico.
Sua Santità ha commentato che applicando il Ragionamento in Sette Parti https://www.sangye.it/altro/?p=10437 sarebbe possibile mettere a fuoco la natura vuota di un oggetto, ma che successivamente sarebbe utile anche analizzare la mente che ha compiuto l’analisi.
Ad una donna che ha parlato dei suoi sogni di persone morte, ha risposto che, a volte, tali sogni si verificano a causa di connessioni passate ed altre circostanze. Tuttavia, ha consigliato di non considerare i sogni come affidabili.
Sua Santità ha osservato che tutti noi abbiamo un senso generale di “io”, ma che è quando pensiamo a quell'”io” come non dipendente dagli aggregati e come loro proprietario o controllore, che ci aggrappiamo al sé di una persona. C’è un semplice “io” da un lato e, dall’altro, un attaccamento ad un sé indipendente.
Ha raccomandato una maggiore interazione tra le tradizioni religiose che porterebbe ad una comprensione più chiara di altri modi di pensare e di praticare. Ha notato che il Buddha non era il solo ad adottare uno stile di vita senza dimora, anche i seguaci di altre tradizioni lo fanno.
Per quanto riguarda la pratica spirituale, ha suggerito che pensare solo a sé stessi non porta felicità. Dà invece ansia e sospetto. Se, tuttavia, ti preoccupi del benessere degli esseri senzienti infiniti come lo spazio, ti ritroverai calmo ed a tuo agio.
Ha citato il consiglio di Shantideva https://www.sangye.it/altro/?p=11776:
Per coloro che non riescono a scambiare la propria felicità con la sofferenza degli altri, la Buddità è certamente impossibile: come potrebbe esserci felicità anche nell’esistenza ciclica? 8/131 https://www.sangye.it/altro/?p=2418
Sua Santità ha ammesso che recitare preghiere per la lunga vita del vostro maestro può sortire dei benefici, ma molto più efficace è praticare l’insegnamento che ha dato, che, nel caso di un buddista, implica la pratica di bodhicitta ed una comprensione della vacuità https://www.sangye.it/altro/?p=5026. Questo dono della pratica è ciò che prolungherà davvero la longevità del lama.
Sua Santità ha osservato che un semplice primo passo, quando si affronta la sofferenza, è guardarla da una prospettiva più ampia. Da un lato pensa a te stesso come uno tra i tanti esseri umani che vivono su questa terra, dall’altro può essere d’aiuto tenere conto di altre circostanze impreviste. Finché saremo immersi in atteggiamenti egoistici andremo incontro a disturbi, ma sviluppare una visione altruistica può esserci d’aiuto a contrastare le nostre emozioni negative.
Ha ribadito che quando ci afferriamo al sé con attaccamento o rabbia, come ad un qualcosa di solido che sembra possedere gli aggregati, quello è l’oggetto di negazione.
Ha raccomandato che gli psicoterapeuti potrebbero trovare più efficace condividere la propria esperienza piuttosto che prescrivere ai propri pazienti pratiche mutuate dal buddismo. Alla domanda di spiegare il modo più semplice per sviluppare bodhicitta, ha menzionato sia l’approccio di causa ed effetto in sette punti https://www.sangye.it/altro/?p=6610 che il metodo di equalizzazione e scambiare sé stessi con gli altri https://www.sangye.it/altro/?p=10418. Il libro che descrive quest’ultimo metodo in modo più vivido è la “Guida allo stile di vita del Bodhisattva” https://www.sangye.it/altro/?p=2346 di Shantideva https://www.sangye.it/altro/?p=11776 da cui ha citato i seguenti versi:
Tutti coloro che soffrono nel mondo lo fanno per il desiderio della propria felicità. Tutti coloro che sono felici nel mondo lo sono a causa del loro desiderio per la felicità altrui. 8/129
Perché dire di più? Osserva questa distinzione: tra lo stolto che brama il proprio vantaggio ed il saggio che agisce per il vantaggio degli altri. 8/130 https://www.sangye.it/altro/?p=2418
Questo stesso libro ci incoraggia a rivalutare il modo in cui consideriamo qualcuno che cerca di farci del male. Sebbene sembri ostile, dal momento che è in preda al desiderio di fare del male, è possibile vederlo come un oggetto di compassione. Poiché ciò trasforma il nostro atteggiamento, possiamo vedere un tale “nemico” come un maestro.
Sul finale, una madre voleva sapere come far diventare buddista suo figlio. Sua Santità le rispose: “Invece di cercare di imporre questo o quell’insieme di idee a tuo figlio, sarebbe meglio offrirgli dei libri da leggere, magari anche libri che ho scritto io”, e lui rise, “così può giungere da sé stesso alle medesime conclusioni”.
Prima bozza di traduzione, salvo errori ed omissioni, da https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=15305 del Dott. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Choeling di Sondrio, il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama.
Guarda l’Insegnamento di Sua Santità tradotto in inglese https://www.dalailama.com/videos/chandrakirtis-entering-the-middle-way-and-autocommentary , https://www.youtube.com/watch?v=Z9XnAPU6cDE, https://www.facebook.com/DalaiLama/videos/454631970041811 e tradotto in italiano da Fabrizio Pallotti che ringraziamo, https://www.youtube.com/watch?v=aSwWkVXE3Gg , https://www.facebook.com/DalaiLamaItaliano/videos/428197752524629.