Sua Santità il Dalai Lama: “Fondamentalmente, siamo tutti uguali nel voler essere felici e condurre una vita significativa. Inoltre, sebbene le nostre diverse tradizioni religiose affermino punti di vista filosofici diversi, il loro scopo comune è d’incoraggiare i loro seguaci ad essere di buon cuore”.
16 agosto 2022. Shey, Leh, Ladakh, UT, India – Il Comitato di coordinamento musulmano del Ladakh Leh, Ladakh UT, ha ospitato questa mattina un ricevimento a Shah-e-Hamdan, Masjid Sharif, Shey in onore di Sua Santità il Dalai Lama, che è stato accolto dai leader delle comunità sunnite e sciite, seguito da una preghiera dell’imam locale.
Prima della funzione principale, Sua Santità ha offerto preghiere al Masjid Sharif, costruito nel 1382, vicino al luogo in cui si svolgeva la funzione principale. Sua Santità ha poi salutato i presenti, che includevano rappresentanti di varie comunità religiose, la dirigenza eletta del Ladakh Autonomous Hill Development Council (LADHC) e membri della comunità musulmana locale.
Sua Santità ha detto loro che è sempre lieto di incontrare i suoi fratelli e sorelle musulmani. Ha ricordato che molti musulmani vivevano nelle vicinanze della sua città natale nel nord-est del Tibet e che di conseguenza conosceva lo schema quotidiano delle preghiere musulmane. Da bambino tra i suoi compagni di gioco c’erano molti bambini musulmani, e andavano tutti d’accordo.
“Più tardi, quando ho raggiunto Lhasa”, ha spiegato, “i tibetani e la piccola comunità musulmana della città hanno avuto buoni rapporti amichevoli. Sono stati costantemente invitati, in segno di rispetto, a partecipare a tutti i festival del governo tibetano. La maggior parte di loro erano mercanti che importavano merci dall’India, ma svolgevano anche un altro ruolo importante quando portavano notizie ed informazioni dal mondo esterno.
“Durante la mia visita in Cina 1954-55 ho incontrato diversi leader cinesi tra cui il presidente Mao. L’ultima volta che l’ho incontrato, prima del mio ritorno in Tibet, Mao si è complimentato con me dicendo che avevo una mente scientifica. Mi ha dato consigli su come dirigere, ma alla fine mi ha confidato che “la religione è l’oppio del popolo”.
“Come sono andate le cose, il mio ‘intresse scientifico’ significò l‘impegno in ampi scambi con scienziati sul funzionamento della mente e sulle emozioni per raggiungere la pace della mente.
“Come monaco buddista”, ha proseguito Sua Santità, “ho potuto entrare in contatto con buddisti di altri paesi, seguaci sia della tradizione sanscrita che di quella pali.
“Fondamentalmente, siamo tutti uguali nel voler essere felici e condurre una vita significativa. Inoltre, sebbene le nostre diverse tradizioni religiose affermino punti di vista filosofici diversi, il loro scopo comune è d’incoraggiare i loro seguaci ad essere di buon cuore”.
Sua Santità ha affermato che, poiché è incentrata principalmente su obiettivi materiali, quando si tratta di sviluppare la pace della mente l’istruzione moderna risulta inadeguata. Osservò che se l’istruzione moderna fosse combinata con gli antichi principi indiani della compassione – “karuna” e della non violenza – “ahimsa”, sarebbe molto più completa. Il Mahatma Gandhi ha insegnato ‘ahimsa’ in termini di non violenza ed il suo approccio alla risoluzione delle controversie è stato adottato in molte parti del mondo. Molti conflitti che sorgono dalla rabbia, dalla paura e dalla gelosia possono essere risolti se coltiviamo la compassione per gli altri.
Per centinaia di anni, le persone nella regione himalayana, dal Ladakh a ovest all’Arunachal Pradesh a est, hanno condiviso col popolo del Tibet una tradizione spirituale comune, una cultura della compassione. È una tradizione che ha origine nella profonda cultura buddista che deriva dalla storica Tradizione di Nalanda, che stiamo tutti cercando di mantenerla in vita.
Sua Santità ha dichiarato di essere toccato dal profondo senso di fede e fiducia che le persone nelle regioni himalayane manifestano nei suoi confronti.
“I tibetani hanno affrontato notevoli difficoltà per più di sei decenni”, ha osservato, “e tuttavia siamo riusciti a mantenere viva la nostra cultura, mentre lo spirito dei tibetani è rimasto incrollabile”.
Sua Santità ha espresso profondo apprezzamento per il modo in cui musulmani e buddisti vivono in stretta armonia tra loro in Ladakh, per questo li ha ringraziati. Ha concluso dichiarando che il popolo del Ladakh gli sta da tempo a cuore.
Prima bozza di traduzione, salvo errori ed omissioni, da https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=15270 del Dott. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Choeling di Sondrio, il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama.