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Sua Santità il Dalai Lama: Maha-Satipatthana Sutta – 1° giorno
Dicembre 17th, 2021 by admin

Sua Santità il Dalai Lama: “Gli insegnamenti del Buddha non devono essere considerati come un qualcosa di esterno a noi, ma come un contributo alla nostra esperienza. Questo è il motivo per cui sono rilevanti e perché applicarli porta ad un reale cambiamento.”

17 dicembre 2021. Thekchen Chöling, Dharamsala, HP, India – Questa mattina Sua Santità il Dalai Lama è stato invitato da un certo numero di gruppi buddisti del sud e sud-est asiatico a commentare il Maha-Satipatthana Sutta. La sessione è iniziata con i monaci della Thailandia e dello Sri Lanka che hanno cantato in pali. Il Ven. Dr Dhammapala Maha Thera ha augurato “Buongiorno” a Sua Santità comunicandogli quanto fosse felice ogni membro del pubblico virtuale di essere benedetto ascoltando gli insegnamenti. Ha detto che il Mangala Sutta parla dei benefici di stare coi saggi. Ha poi presentato a Sua Santità dei vecchi amici dello Sri Lanka, Thailandia, Malesia ed Indonesia.

Il Venerabile Phrabhodhinandhamunee, capo di Bodhgaya, ha iniziato un breve discorso di benvenuto recitando in tibetano una preghiera per la lunga vita di Sua Santità.

Nel regno celeste del Tibet, circondato da catene di montagne innevate,

La fonte di ogni felicità e sostegno per gli esseri

è Tenzin Gyatso, Chenrezig in persona,

Possa la sua vita essere sicura per centinaia di eoni.

Ha quindi ringraziato Sua Santità per aver accettato di commentare il Maha-Satipatthana Sutta https://www.sangye.it/altro/?p=1872 che il Buddha stesso ha dichiarato riguardare l’unico modo per raggiungere la liberazione.

Ha svelato che l’evento è stato organizzato da un certo numero di gruppi: Wat Pa Dhammachat Bunyaram Meditation Center, Thailandia; Srivijaya State Buddhist College di Tangerang-Banten, Indonesia; Consiglio Buddista Theravada, Malesia; Società della Fratellanza Buddista Tibetana dello Sri Lanka; Progetto ASEAN Dhammaduta, Thailandia e Centro buddista tibetano Singapore e Malesia.

Sua Santità ha risposto: “È una fonte di grande gioia per noi stare insieme, poiché siamo tutti allievi dello stesso maestro: il Buddha. Per cominciare, reciterò un verso dall’Elogio al sorgere dipendente https://www.sangye.it/altro/?p=9109 del maestro tibetano del XIV secolo, Jé Tsongkhapa https://www.sangye.it/altro/?p=942.

Diventare ordinato nella via del Buddha

senza negligenze nello studio delle sue parole,

e con la pratica dello yoga di grande determinazione,

questo monaco si dedica a quel grande portatore di verità. 53

Questo verso è caro al mio cuore e mi ha influenzato profondamente. Ho avuto il privilegio di prendere l’ordinazione monastica quando ero giovane ed è la base della mia pratica morale. Ho anche avuto accesso

ad un grande maestro, Yongzin Ling Rinpoché, ed è grazie alla sua gentilezza che sono stato introdotto ai vasti insegnamenti del Buddha, così come a quelli dei grandi maestri che sono venuti dopo di lui. Ho passato del tempo ad approfondire gli insegnamenti ed ho avuto l’opportunità di metterli in pratica e di realizzare ciò che ho imparato.

Sulla base della moralità, ho cercato di coltivare lo stato del calmo dimorare (shamatha) https://www.sangye.it/altro/?p=6620 che ci permette di applicare la mente in modo concentrato. Inoltre, l’obiettivo principale della mia pratica è lo sviluppo di bodhicitta https://www.sangye.it/altro/?p=5464 la mente del risveglio, l’intenzione altruistica di raggiungere la Buddità per il bene di tutti gli esseri. Questa importante istruzione deriva da ciò che noi tibetani chiamiamo il lignaggio della condotta estesa o il lignaggio della pratica vasta.

Il secondo obiettivo della mia pratica è l’insegnamento su ‘shunyata’ o vacuità https://www.sangye.it/altro/?p=4206 che implica la comprensione della natura più profonda della realtà. Questo appartiene agli insegnamenti del lignaggio della visione profonda.

Il terzo focus è sugli insegnamenti provenienti dal maestro indiano dell’VIII secolo Shantideva https://www.sangye.it/altro/?p=2340 che prestano particolare attenzione allo sviluppo di un’intenzione altruistica attraverso la coltivazione di una pratica nota come equalizzare e scambiarestessi https://www.sangye.it/altro/?p=3661 con gli altri, che espone un orientamento altruistico del cuore.

Più mi arricchisco di queste pratiche, più profondo è il mio rispetto e riverenza per il Buddha. Come buddisti ogni giorno ed ogni mattina ricordiamo il Buddha, e recito anche questo verso di lode:

“Tutto ciò che dipende dalle circostanze è per natura vuoto.”

Questo insegnamento non si vede nelle opere degli altri,

il titolo di Maestro, dunque, è solo tuo.

Dato ad altri non è che vuota adulazione

per una volpe acclamata come un leone. 7

Quando parliamo degli insegnamenti che ci sono pervenuti dal Buddha, possiamo dire che ci sono la Tradizione Pali e la Tradizione Sanscrita, che in gran parte implica la Tradizione di Nalanda. La Tradizione Pali è ben rappresentata qui oggi.

All’interno degli insegnamenti del Buddha c’è una diversità di visioni filosofiche. Inizialmente c’erano diciotto scuole di pensiero. Alla fine siamo arrivati a parlare di quattro scuole principali, i Particolaristi Vaibhasika https://www.sangye.it/altro/?p=10312https://www.sangye.it/altro/?p=10355https://www.sangye.it/altro/?p=10371, i Seguaci dei Sutra Sautrantika https://www.sangye.it/altro/?p=10355, la Scuola della Solo Mente Chittamatra e la Via di Mezzo Madhyamaka.

“Questa diversità ha senso perché il Buddha non ha dato un insegnamento per tutti ed ha incoraggiato i suoi seguaci a sottoporre ad esame ciò che insegnava, “Come il saggio prova l’oro bruciandolo, tagliandolo e strofinandolo, così, voi bhikshu, dovreste accettare le mie parole solo dopo averle messe alla prova, e non solo per rispetto nei miei confronti”.

Dal momento che il Buddha ci ha dato la libertà di esaminare e dare un senso al contesto del suo insegnamento in relazione alla nostra comprensione, è emersa una diversità di punti di vista. Alla fine questo esame ha portato alcuni insegnamenti ad essere accettati come letteralmente veri e considerati definitivi. Altri, ritenuti necessitanti di interpretazione, sono stati classificati come provvisori.

Il Buddha ha insegnato come comprendere la natura della realtà così com’è. Questo ci richiede di applicare le nostre menti per essere in grado di capire ciò che ha detto. Ogni affermazione del Buddha può essere oggetto di analisi; può essere esaminata alla luce della ragione. Tale analisi dà origine ad una ricca fede fondata sulla ragione”.

Sua Santità ha parlato del nostro vivere in un mondo in cui esistono molteplici tradizioni spirituali. Ha suggerito che i praticanti spirituali devono essere in grado di identificarsi con gli altri praticanti appartenenti ad altre tradizioni, riconoscendo ciò che hanno tutti in comune: l’etica, l’astenersi dal nuocere, coltivare un buon cuore e la compassione. Insieme alla pazienza ed al perdono: questi sono valori universali.

Ha fatto notare d’essere un grande ammiratore della tradizione indiana che consente ad una molteplicità di tradizioni spirituali – buddismo, diverse scuole dinduismo, islam, cristianesimo, ebraismo e sikhismo, per esempio – di prosperare insieme. Un’altra componente significativa dell’eredità indiana che Sua Santità ammira è l’ahimsa, la dottrina della non violenza o del non nuocere, che emerge coltivando “karuna” o la compassione.

Sua Santità ha citato dei versi finali del sesto capitolo di “Entrare nella Via di Mezzo” https://www.sangye.it/altro/?p=3259 di Chandrakirti https://www.sangye.it/altro/?p=10587 che affermano che il Bodhisattva vede chiaramente che i tre regni nella loro interezza fin dall’inizio sono non nati, e, attraverso la forza della verità convenzionale, viaggia verso la cessazione. Genera anche compassione per gli esseri privi di protezione. E come un re dei cigni, con le ali bianche della saggezza e della compassione dispiegate, il Bodhisattva si libra sull’eccellente riva lontana.

Ha osservato che trova profondamente significativa l’esposizione di Chandrakirti sull’aspirazione all’illuminazione.

Ha perciò lodato l’importanza di non lasciare ciò che hai imparato come semplice conoscenza. Devi realizzarlo ed integrarlo nella tua vita. Questo ti permette di avere una vera esperienza degli insegnamenti. Ed è su questa base che vedrai una trasformazione della tua mente.

Sua Santità ha osservato che, poiché molti membri del Sangha oggi presenti hanno già familiarità con il Maha-Satipatthana Sutta https://www.sangye.it/altro/?p=1872, potrebbe non aver bisogno di esaminarlo in dettaglio. Ha pure notato che i Quattro Fondamenti della Consapevolezza o Quattro Consapevolezze (Del corpo, sua impermanenza. Delle sensazioni, loro impermanenza. Della mente, insostanzialità dei pensieri. Dei fenomeni, loro condizioni) giocano un ruolo chiave tra i Trentasette Fattori dell’Illuminazione: Quattro Consapevolezze. ●Quattro abbandoni completi (Di pensieri e azioni nocivi già generati. Non generazione di pensieri e azioni nocivi. Sviluppo di pensieri e azioni positivi già generati. Generazione di pensieri e azioni positivi non ancora generati.) ● Quattro fattori di poteri miracolosi o Quattro “gambe” o Quattro piedi miracolosi (Aspirazione, preghiera. Sforzo, pensiero. Intenzione, perseveranza. Analisi, azione). ● Cinque facoltà (Fede – fiducia. Sforzo entusiastico. Consapevolezza. Stabilizzazione meditativa. Saggezza.) ● Cinque forze o poteri (Potere del seme bianco: rivolgere la mente a bodhicitta e non a cose mondane. Potere dell’abitudine. Potere dell’intenzione. Potere di eliminare completamente il proprio egoismo. Potere della preghiera, dell’aspirazione.) ● I Sette Mezzi per l’Illuminazione o le Sette diramazioni del sentiero verso l’illuminazione (Perfetta consapevolezza. Perfetta analisi. Perfetto impegno. Perfetta gioia. Perfetta flessibilità. Perfetta stabilità meditativa. Perfetta equanimità) ed il Nobile Ottuplice Sentiero (Retta visione. Retta intenzione. Retta parola. Retta azione. Retta vita o comportamento: mezzi di sussistenza.. Retto sforzo. Retta presenza mentale: consapevolezza. Retta concentrazione: stabilità meditativa).

Sua Santità ha suggerito di studiare un grande testo come questo dal punto di vista della propria esperienza aggiungendo di preferire di non vederlo isolatamente, ma nel contesto più ampio, in questo caso, dei Trentasette Fattori dell’Illuminazione, il che implica prendere in considerazione l’intera mappa del percorso verso l’illuminazione.

Ha toccato il fatto che la pratica del Dharma implica l’apprendimento, il che implica lo studio, l’ascolto e la lettura.

Un secondo livello include l’elaborazione di ciò che hai appreso nella contemplazione, confermando la tua comprensione attraverso la riflessione critica.

Terzo, interiorizzi tutto ciò che hai compreso ed elaborato nella meditazione.

Idealmente, ha osservato Sua Santità, non ci si impegna in questi processi separatamente od in serie. Li applichi insieme. Quando puoi fare questo, la pratica del Dharma non sarà qualcosa di esterno a te, ma influenzerà il tuo stato mentale. Significherà davvero verificare ciò che hai imparato.

Un’indicazione del successo della vostra pratica, ha rimarcato Sua Santità, si riflette nella vostra risposta emotiva a termini come sorgere dipendente, pratityasamutpada https://www.sangye.it/altro/?p=6707. Senza una pratica profonda questi termini rimarranno solo parole. Per coloro che si sono impegnati in una pratica intensa, questi termini chiave risuoneranno d’un significato profondo.

Sua Santità ha citato diversi versi da “Entrare nella via del Bodhisattva” https://www.sangye.it/altro/?p=2346 di Shantideva https://www.sangye.it/altro/?p=2340 che considera potente e che si sforza di attuare nella propria vita.

Tutti coloro che nel mondo soffrono, lo sono per il desiderio della propria felicità. Tutti coloro che nel mondo sono felici lo sono per il loro desiderio della felicità altrui. 8/129

Per chi non riesce a scambiare la propria felicità con la sofferenza degli altri, la Buddità è certamente impossibile: come potrebbe esserci felicità nell’esistenza ciclica? 8/131 https://www.sangye.it/altro/?p=2418

Procedendo in questo modo di felicità in felicità, quale persona pensante si dispererebbe, dopo essere salita sul cocchio, la mente risvegliata, che elimina ogni stanchezza e fatica? 7/30 https://www.sangye.it/altro/?p=2412

Sua Santità ha anche esaminato l’espressione: “Io sono”. Ha quindi dichiarato che l’attaccamento al sé è la base di molte emozioni negative che portano all’egocentrismo ed all’attaccamento. Tuttavia, ha ammesso che la nozione di “io” può essere utilizzata in modo costruttivo. Ha fornito l’esempio del Settuplice Ragionamento https://www.sangye.it/altro/?p=10437 di Chandrakirti https://www.sangye.it/altro/?p=10587 in cui si chiedeva se il sé fosse identico agli aggregati psico-fisici; se il sé è distinto dagli aggregati; se il sé risiede negli aggregati; se gli aggregati possiedono il sé; se il sé è la configurazione degli aggregati; se equivale alla loro raccolta e così via.

Seguire un tale processo porta alla scoperta che un sé indipendente è introvabile, quindi non c’è base per il forte attaccamento a cui dà origine.

Il punto importante, ha chiarito Sua Santità, è che gli insegnamenti del Buddha non devono essere considerati come un qualcosa di esterno a noi, ma come un contributo alla nostra esperienza. Questo è il motivo per cui sono rilevanti e perché applicarli porta ad un reale cambiamento.

Rispondendo a diverse domande del pubblico virtuale, Sua Santità ha notato che quando la maggior parte delle persone incontra difficoltà, tende ad incolpare qualcun altro. L‘addestramento alla consapevolezza e sulle Quattro Nobili Verità https://www.sangye.it/altro/?p=3785 ci permette di vedere le cause da una prospettiva più ampia. Il Buddha ha insegnato che la sofferenza e la felicità derivano dal nostro stato d’animo. Raggiungere uno stato mentale più pacifico rafforza la nostra resilienza.

Interiorizzare l’insegnamento delle Quattro Nobili Verità https://www.sangye.it/altro/?p=10772 ci permette di apprezzare la complessità della situazione in cui ci troviamo. Significa che non dobbiamo necessariamente reagire negativamente.

La cosa bella della presentazione delle Quattro Nobili Verità https://www.sangye.it/altro/?p=4371 da parte del Buddha”, ha ribadito Sua Santità, “è che sebbene inizi con la sofferenza, questa non è una ragione per demoralizzarsi, perché la terza nobile verità riguarda la cessazione e ci porta a trovare il sentiero.”

Sua Santità ha riconosciuto che il Maha Satipatthana Sutta può essere rilevante per le persone doggi perché contiene la sintesi del percorso del Buddha. Le Quattro Nobili Verità https://www.sangye.it/altro/?p=6194 esprimono una potente struttura. La sofferenza e le sue cause, così come la vera cessazione del vero sentiero, sono due insiemi di causa ed effetto.

Un intervistato ha fatto riferimento all’usanza di cantare il Maha-Satipatthana Sutta ai funerali ed ha chiesto se fosse di beneficio. Sua Santità gli ha risposto che c’è una possibilità che il defunto lo ascolti nello stato intermedio, il che può essere di beneficio. Inoltre, cantare il Sutta può aiutare la famiglia in lutto a trovare pace. Sua Santità ha descritto la coscienza umana ed il corpo come due diversi flussi desistenza. Alla morte il corpo cessa, ma la coscienza persiste. Ha paragonato lo stato intermedio dell’essere al corpo del sogno ed ha continuato discutendo sullo yoga del sogno e del sogno lucido.

Sua Santità ha confermato che i Quattro Fondamenti della Consapevolezza, inclusa la consapevolezza del respiro, approfondiscono la capacità del praticante di acquisire padronanza sulla propria mente. Ha delineato i diversi livelli di coscienza spiegati nella tradizione Vajrayana, compresa la coscienza dello stato di veglia, sonno, sogno, sonno profondo e la chiarezza e la consapevolezza che si manifesta al momento della morte.

Anche la consapevolezza gioca un ruolo importante nella capacità di un monaco di proteggere e preservare i suoi precetti. Essere consapevoli di camminare, stare in piedi, sedersi e sdraiarsi, così come di dormire, svegliarsi, mangiare e così via ha un impatto sul suo comportamento quotidiano. Sua Santità ha affermato che, oltre alla consapevolezza, la meta-consapevolezza o la chiara conoscenza, consente ad un praticante di monitorare da vicino il proprio comportamento e pensiero. Tale contesto chiarisce perché i precetti monastici sono stati spiegati in modo così dettagliato.

Il moderatore ha annunciato la fine della sessione della giornata ed ha espresso l’augurio che tutti gli esseri stiano bene e siano felici. Il pubblico virtuale ha pronunciato la risposta tradizionale, “Sadhu, sadhu, sadhu”, che può essere intesa come “Questo è benefico, eccellente e di buon auspicio”.

Prima bozza di traduzione, salvo errori ed omissioni, da https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=15005 del Dott. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Choeling di Sondrio, il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama. Guarda il video originale in inglese https://www.dalailama.com/videos/maha-satipatthana-sutta ed il video in italiano http://it.dalailama.com/videos/maha-satipatthana-sutta con la traduzione di Fabrizio Pallotti che ringraziamo.


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