SIDEBAR
»
S
I
D
E
B
A
R
«
Sua Santità il Dalai Lama: Insegnamento sulla “Lode alla relazione dipendente” – 1
Ottobre 9th, 2021 by admin

Sua Santità il Dalai Lama: “Fin dal momento in cui al mattino mi sveglio sono consapevole di avere un senso di “io”. Allora lo cerco, ma capisco che non esiste nel modo in cui appare. Ed è quando non lo trovo che mi rendo conto che esiste solo per designazione.

9 ottobre 2021. Thekchen Chöling, Dharamsala, HP, India. Non appena Sua Santità il Dalai Lama è entrato nella sala da cui attualmente intrattiene conversazioni online, i monaci di Taiwan hanno iniziato a cantare il “Sutra del cuore” in cinese. Dopo la loro recita, il sig. Chung Chih ha dato il benvenuto a Sua Santità a nome del Comitato Organizzatore. Ha ricordato a Sua Santità che i principali discepoli dell’insegnamento odierno erano taiwanesi e cinesi. Molti di loro appartenevano alla Bliss and Wisdom Organization fondata dal defunto Bhikshu Tenzin Jamchen, che portava molti discepoli a Dharamsala. Chung Chih ha assicurato a Sua Santità che tutti questi studenti prendono sul serio i suoi consigli e le sue istruzioni mentre si sforzano di studiare e meditare.

Sua Santità ha risposto d’essere felice di vedere oggi online i suoi amici di Dharma di Taiwan. Ha osservato che, dal punto di vista del Dharma, le relazioni tra guru e discepolo continueranno anche nelle vite future.

“Oggi spiegherò l'”Elogio del sorgere dipendente” https://www.sangye.it/altro/?p=9109 di Jé Tsongkhapa” https://www.sangye.it/altro/?p=942 ha confermato. “Ma prima vorrei darvi una breve introduzione.

Buddha Shakyamuni è apparso in India più di 2500 anni fa. Si è manifestato per insegnare piuttosto che per fare miracoli e ha consigliato ai suoi discepoli: “Voi siete il vostro maestro. Qualunque cosa sperimentiate dipende dalla natura delle vostre azioni’. Li ha incoraggiati ad imparare ad allenare le loro menti. Ha mostrato cosa deve essere adottato e cosa deve essere respinto. Ciò si traduce in un percorso dei sentieri e dei terreni.

Il Buddha vide che non c’era altro modo per lui di aiutare gli esseri. Insegnò le Quattro Nobili Verità https://www.sangye.it/altro/?p=3785 spiegandone la natura, la funzione e il risultato. Perché lo ha fatto? Perché nessuno di noi vuole soffrire. Tutti vogliamo essere felici. Insegnò che la felicità e la sofferenza dipendono da cause e condizioni. Non si verificano a caso.

Dopo aver messo in guardia i suoi discepoli della necessità di conoscere la sofferenza, ha spiegato la sofferenza della sofferenza, la sofferenza del cambiamento e la sofferenza che si verifica a causa del pervasivo condizionamento esistenziale. Se vogliamo essere liberi dalla sofferenza, dobbiamo prima capire di cosa si tratta. Non sorge senza cause e condizioni, né dipende da fattori esterni. Ciò che realmente dà origine alla sofferenza è avere una mente indisciplinata che crea karma ed afflizioni mentali che, a loro volta, producono dolore e piacere.

Poiché desideriamo essere felici, il Buddha spiegò la necessità di cercare le cause della felicità e di metterle in atto. Allora, la domanda che sorge è: possiamo superare completamente la sofferenza? E, in risposta, il Buddha insegnò che la vera cessazione della sofferenza e delle sue cause può essere raggiunta. Questo è un insegnamento unico del Buddha. Poiché si può ottenere la vera cessazione, il karma e le afflizioni mentali possono essere superate. Questa è la natura della liberazione.

Nella sua “Radice della saggezza della via di mezzo” https://www.sangye.it/altro/?p=9194 Nagarjuna https://www.sangye.it/altro/?p=10906 scrive:

Attraverso l’eliminazione del karma e delle afflizioni mentali

c’è la liberazione.

Il karma e le afflizioni mentali provengono dal pensiero concettuale.

Questi provengono dalla fabbricazione mentale.

La fabbricazione cessa attraverso la vacuità. 18.5

La comprensione della vacuità mina l’ignoranza fondamentale sulla natura delle cose. Altrove, nello stesso testo, Nagarjuna dichiara:

Ciò che è sorto in modo dipendente

Viene spiegato come vacuità.

Che, essendo una designazione dipendente,

È essa stessa la Via di Mezzo. 24.18

Nulla esiste

Che non sia sorto in modo dipendente.

Quindi non esiste alcunché

Che non sia vacuità. 24.19

Una delle spiegazioni più chiare del punto di vista di Nagarjuna è “Entrare nella Via di Mezzo” https://www.sangye.it/altro/?p=3259 di Chandrakirti https://www.sangye.it/altro/?p=10587. I versi alla fine del sesto capitolo descrivono il Bodhisattva, illuminato dalla luce della saggezza, che, come vede chiaramente un acino d’uva spina sul palmo aperto della sua mano, così comprende che i tre regni nella loro interezza non sono nati fin dall’inizio, e, attraverso la forza della verità convenzionale, viaggia verso la cessazione”.

Sua Santità ha menzionato che, per dimostrare la vacuità, vengono utilizzati diversi metodi di ragionamento. Quello chiamato la “Mancanza di uno o di molti” esamina la natura delle cose, mentre quello chiamato le “schegge di diamante” presenta la natura delle cose dal punto di vista delle cause.

Chandrakirti indica le assurdità logiche che sorgerebbero se le cose esistessero intrinsecamente. Se le caratteristiche intrinseche delle cose dovessero sorgere in modo dipendente, le cose verrebbero distrutte negandole, il che è illogico. Quando si analizzano tali fenomeni, non si trova nulla come loro natura, a parte la talità. Pertanto, la verità convenzionale del mondo quotidiano, che esiste solo per designazione, non dovrebbe essere oggetto di un’analisi approfondita.

Jé Tzong Khapa https://www.sangye.it/altro/?p=942 dichiara:

Quando, per la gentilezza dei miei lama, vidi

questo tuo insuperabile veicolo, che si lascia alle spalle

gli estremi dell’esistenza (eternalismo) e della non esistenza (nichilismo),

chiarito dal profetizzato Nagarjuna,

il cui giardino di loto è illuminato dal chiaro di luna

degli insegnamenti del glorioso Chandrakirti,

la cui sfera di saggezza inossidabile si mosse

liberamente nel firmamento delle tue parole,

dissipando l’oscurità degli estremi,

eclissando le stelle dei falsi oratori:

fu allora che la mia mente trovò la pace.

Sua Santità ha ribadito d’essere fiducioso che la cessazione può essere raggiunta e che per farlo è necessario seguire il vero sentiero. Questo include i Tre Addestramenti della moralità, concentrazione e saggezza. Un fattore chiave per eliminare l’ignoranza è capire che le cose non esistono nel modo in cui appaiono. Sua Santità ha commentato che in questi giorni anche i fisici quantistici fanno simili osservazioni.

La profondità ultima del Buddismo è radicata nelle nozioni di origine dipendente e di designazione in dipendenza da altri fattori. Jé Tzongkhapa https://www.sangye.it/altro/?p=942 ha riflettuto e meditato su queste idee per molti anni. Si impegnò anche con fervore in pratiche di purificazione e di accumulazione di meriti e saggezza.

Mentre era in ritiro a Wölkha, una notte sognò Nagarjuna con cinque discepoli stretti. Uno di loro, dalla carnagione bluastra, si fece avanti e toccò il capo di Jé Rinpoché con un libro. Il giorno dopo, lama Tzong Khapa consultò il trattato noto come “Buddhapalita” ed ottenne una visione della vacuità e del sorgere dipendente. Di conseguenza, ha composto questo testo, “Elogio del sorgere dipendente” https://www.sangye.it/altro/?p=9109 che esprime la sua forte convinzione negli insegnamenti del Buddha.

“Ho ricevuto la trasmissione di quest’opera, ‘Elogio del sorgere dipendente’, dal mio tutore junior Kyabjé Trijang Rinpoché”, ha dichiarato Sua Santità, “quando mi trasmise l’insieme delle “opere raccolte” di Jé Rinpoché. Il testo inizia con un’espressione di omaggio al Buddha per il suo insegnamento libero dagli otto estremi”.

Sua Santità iniziò a leggere il testo. Il primo verso loda il Buddha come “saggezza suprema, maestro supremo”. Il secondo verso si riferisce alla radice della sofferenza come ignoranza, che può essere sradicata arrivando a comprendere il sorgere dipendente. Sebbene altre scuole buddhiste affermino l’origine dipendente, la sua espressione più sottile si offre quando le cose sono descritte come esistenti solo per designazione.

Mentre continuava a leggere i versi, Sua Santità ha ricordato ai suoi ascoltatori che ognuno di noi ha un senso istintivo di un sé o “io”. Tuttavia, se lo cerchiamo davvero, non lo si trova. Ha citato un verso della “Preziosa ghirlanda” https://www.sangye.it/altro/?p=2788 di Nagarjuna https://www.sangye.it/altro/?p=10906:

Una persona non è la terra, né è l’acqua,

Nè il fuoco, né il vento, né lo spazio,

Né la coscienza, e non tutte.

Cos’altro è una persona oltre a questo? 1.80

Sua Santità ha osservato che le cose sembrano avere un’esistenza oggettiva ed indipendente, ma, se esistessero senza dipendere da altri fattori, sarebbe impossibile ottenere la liberazione. Ha sottolineato che ci riferiamo a qualcosa come vacuità quando diciamo che “la forma è vuota”. Tuttavia, è così. La vacuità non produce la vacuità.

Sua Santità ha concluso oggi la sua lettura del testo nel punto in cui Jé Rinpoché scrive: “Tutto questo è privo di essenza” e “Da questo effetto nasce questaltro effetto”. Queste due certezze si completano a vicenda senza alcuna contraddizione. Cosa c’è di più sorprendente di questo? Cosa c’è di più meraviglioso di questo?

Rispondendo alle domande del pubblico, Sua Santità ha chiarito che riferirsi alle cose come mere designazioni è un aspetto sottile del sorgere dipendente. Ha fatto notare che alcuni karma o azioni sono evidenti, alcuni sono nascosti, mentre alcuni aspetti sottili dell’azione sono oscuri. Ha affermato che comprendere la vacuità può aiutarci a comprendere la funzione della causalità.

Ha citato la propria esperienza ed ha dichiarato che fin dal momento in cui si sveglia al mattino è consapevole di avere un senso di “io”. Lo cerca e conclude che esiste solo per designazione dipendente. Non esiste nel modo in cui appare. Ha confermato che è quando non lo trovi che ti rendi conto che esiste solo per designazione.

Il sorgere dipendente è descritto come il re dei ragionamenti perché è in grado di dissipare allo stesso tempo i due estremi: eternalismo e nichilismo.

Quando vediamo qualcosa, l’esperienza coinvolge la percezione sensoriale, ma, giudicare che non esiste nel modo in cui appare, implica la coscienza mentale. Riflettere su come le cose sono vuote di esistenza inerente diminuisce il nostro senso della loro solidità. È importante capire che l’affermazione che qualcosa è vuoto non significa che non esista.

Nel rispondere ad una domanda sull’accumulazione delle due raccolte di meriti e saggezza nella pratica del tantra, Sua Santità ha sottolineato l’importanza di essere fortemente convinti della vacuità. Ha sottolineato che prima si medita sulla vacuità e poi si visualizza di sorgere da essa nella forma della divinità.

Rispondendo ad una domanda sulla unificazione delle pratiche associate al sorgere dipendente ed alla mente del risveglio di bodhicitta, Sua Santità ha guidato il suo pubblico attraverso la “mente onnicomprensiva dello yoga”. Ciò implica prima coltivare bodhicitta, l’aspirazione a diventare un Buddha per beneficiare tutti gli esseri senzienti, immaginandola quindi trasformata in un chiaro disco lunare nel cuore. Ha poi descritto come riflettere sulla vacuità, visualizzandone la comprensione trasformata in un vajra bianco eretto sul disco di luna al cuore.

Questa pratica della “onnicomprensiva mente yoga” implica una visualizzazione stabilizzata al cuore di metodo e saggezza. Sua Santità ha osservato che i devoti che sono in grado di condurre quotidianamente questa pratica possono annoverarsi tra i veri discepoli del Dalai Lama. Proprio come Sua Santità prende il Buddha, Nagarjuna e Jé Tzongkhapa come suoi modelli, così questi discepoli possono prendere il Dalai Lama come il loro.

In termini di compiacere il Lama, Sua Santità ha spiegato che è intenzione del Lama riflettere sulla visione della vacuità e di coltivare la bodhicitta attraverso la pratica d’equalizzare e di scambiarestessi con gli altri https://www.sangye.it/altro/?p=2184. Ciò comporta il mantenimento del lignaggio esteso, il lignaggio della visione profonda ed il lignaggio delle benedizioni che derivano dalla pratica dello yoga della divinità. Questo è un modello da seguire per i discepoli. Sua Santità ha aggiunto che, oltre a questo, è importante che i discepoli rimangano allegri e presentino al mondo un volto sorridente piuttosto che severo od aggressivo.

Traduzione da https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=14888 del Dott. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Choeling di Sondrio, il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama. Guarda il video originale in inglese https://www.dalailama.com/videos/in-praise-of-dependent-origination-2 ed il video tradotto in italiano http://it.dalailama.com/videos/lode-alla-relazione-dipendente-1 da Fabrizio Pallotti che ringraziamo.


Comments are closed

»  Substance:WordPress   »  Style:Ahren Ahimsa