Sua Santità il Dalai Lama: “Non c’è niente di più efficace della bodhicitta per purificare le negatività e raccogliere meriti. Poiché le persone di buon cuore attraggono facilmente gli amici, coltivare pensieri di bodhicitta è benefico anche nella vita quotidiana ordinaria.”
9 settembre 2021. Thekchen Chöling, Dharamsala, HP, India – Sua Santità il Dalai Lama ha sorriso ampiamente quando è questa mattina entrato nella stanza del webcast ed ha visto i volti dei buddisti asiatici sugli schermi davanti a lui e li ha salutati prima di sedersi. Le monache di Pao Kwan Foh Tang, Singapore, hanno cantato il “Sutra del cuore” in cinese, seguite da un gruppo a Dharmayatra, in Indonesia, che lo ha recitato di nuovo in indonesiano.
Sua Santità ha iniziato ripetendo con calma un verso di omaggio.
Oltre le parole, oltre il pensiero, oltre la descrizione: Prajñaparamita.
Non nata, incessante, l’essenza stessa dello spazio,
Eppure, può essere sperimentata come la saggezza della nostra consapevolezza:
Omaggio alla madre dei Buddha del passato, del presente e del futuro!
“Oggi”, ha proseguito, “siamo al secondo giorno d‘insegnamenti richiesti dai buddisti asiatici. Potremmo chiederci qual è lo scopo del Dharma e degli insegnamenti della Perfezione della Saggezza. Una risposta può essere trovata nella preghiera che i cinesi recitano alla fine del “Sutra del Cuore” https://www.sangye.it/altro/?p=6098. che racchiude la pratica del Dharma:
Possiamo noi essere in grado di dissipare i tre veleni,
Possa la luce dell’introspezione risplendere brillantemente,
Possiamo noi essere in grado di superare tutti gli ostacoli,
Possiamo noi essere in grado di impegnarci nelle azioni dei Bodhisattva.
“In definitiva, la ragione per dissipare i tre veleni – attaccamento, rabbia ed ignoranza – per coltivare la saggezza e superare gli ostacoli è impegnarsi nelle azioni dei Bodhisattva, non per ragioni egoistiche ma per aiutare tutti gli esseri a raggiungere l’illuminazione. Trovo questa preghiera completa molto commovente. Il “Sutra del Cuore” https://www.sangye.it/altro/?p=3408, a cui questa preghiera è unita, rappresenta l’essenza degli insegnamenti del Buddha.
“Soffriamo perché le nostre menti sono indisciplinate. I Dodici Anelli dell’Origine Dipendente https://www.sangye.it/altro/?p=6603 ne descrivono il processo. Ed il primo anello è l’ignoranza. Gli insegnamenti del Buddha si basano sulla ragione e sulla logica. Insegnò che il dolore ed il piacere non sono provocati da un dio creatore, né sono privi di cause e condizioni. L’India mantiene un’antica tradizione di ‘ahimsa’, non violenza o non nuocere, il cui opposto è la belligeranza e l’aggressività. Queste emozioni distruttive sorgono a causa dell’ignoranza e l’ignoranza è attribuita alle nostre menti indisciplinate.
“Più usiamo la nostra intelligenza, più eviteremo le cause negative del dolore e ci impegneremo nelle cause della felicità. L’ignoranza non si dissipa con la preghiera. Non possiamo semplicemente desiderare che vada via. Per eliminare l’ignoranza, che ci fa vedere gli esseri e le cose come esistenti indipendentemente ed oggettivamente dalla propria parte, dobbiamo analizzare la natura della realtà.
“Le strofe verso la fine del sesto capitolo di ‘Entrare nella Via di Mezzo’ https://www.sangye.it/altro/?p=3259 di Chandrakirti https://www.sangye.it/altro/?p=10587 affermano che il Bodhisattva vede chiaramente che i Tre Reami (del desiderio, della forma e non forma) https://www.sangye.it/altro/?p=11445 nella loro interezza non sono nati fin dal loro inizio, e, attraverso la forza della verità convenzionale, viaggia verso la cessazione. Genera anche compassione per gli esseri privi di protezione. E come un re dei cigni, con le bianche ali delle verità convenzionale ed ultima dispiegate, il Bodhisattva navigherà verso l’eccellente riva lontana.
“Ho riflettuto su queste strofe per decenni e sono convinto che la cessazione possa essere raggiunta. È possibile eliminare tutti i difetti, percorrere il sentiero e raggiungere l’illuminazione. C’è speranza per noi di raggiungere il sentiero della visione.
“Tutti abbiamo la natura di Buddha. La vera natura della mente è chiarezza e consapevolezza. La mente più sottile ha una qualità innata di luminosità e consapevolezza. Non ci sono macchie o afflizioni a quel livello. Gli ostacoli che macchiano la mente non fanno parte della mente. L’ignoranza e così via possono essere eliminate. Quando capirai questo e riuscirai a combinare la comprensione della realtà convenzionale con quella ultima, sarai condotto allo stato di onniscienza.
“Non dico questo perché è scritto nei testi, ma perché l’esperienza mi ha mostrato che coltivare la bodhicitta ed una comprensione della vacuita sono efficaci nel trasformare la mente. È possibile risalire i sentieri dell’accumulazione, della preparazione, della visione, della meditazione e del non più apprendimento. È possibile raggiungere la Buddità. Vedere questo significa avere un vero assaggio degli insegnamenti. Dobbiamo fare lo sforzo di trasformare le nostre menti.
“‘Entrare nella Via di Mezzo’ https://www.sangye.it/altro/?p=3259 insegna sia il sentiero esteso che la visione profonda, mentre la ‘Saggezza Fondamentale della Via di Mezzo’ https://www.sangye.it/altro/?p=9194 di Nagarjuna https://www.sangye.it/altro/?p=10906 si concentra principalmente sul sentiero della saggezza.”
Sua Santità ha ripreso la lettura del “Commentario a “Entrare nella Via di Mezzo” da dove si era fermato ieri. Ha spiegato il termine tibetano per “illuminazione”: “jang-chub”. “Jang” si riferisce alla purificazione di tutte le contaminazioni. Quando sono state eliminate, la mente con la natura della chiarezza e della consapevolezza vede tutto così com’è. “Chub” si riferisce all’avere una conoscenza completa di tutto.
Sua Santità ha rimarcato che non basta vedere la persona come priva di esistenza autonoma. C’è bisogno di rendersi conto che la persona manca di qualsiasi esistenza inerente. Il nostro senso di un ‘io’ si basa sulla combinazione mente-corpo, i nostri aggregati psico-fisici. Come Nagarjuna ha scritto nella sua “Preziosa Ghirlanda” https://www.sangye.it/altro/?p=2788
Una persona non è la terra, né l’acqua,
Né il fuoco, né il vento, né lo spazio,
Né la coscienza, né tutte loro.
Cos’altro è una persona?
Anche Chandrakirti, avendo riflettuto che le cose mancano di caratteristiche intrinseche, si chiede: questo significa che le cose non esistono? La sua risposta è che la persona è semplicemente designata sulla base degli aggregati psico-fisici.
Abbiamo il senso di un “io”, ma quando vediamo che gli aggregati, su cui si basa, non hanno un’esistenza oggettiva od intrinseca, vediamo che nemmeno l'”io” può avere un’esistenza intrinseca.
Il testo inizia ad esplorare le dieci perfezioni a partire dal donare, che è la causa principale dello stato risvegliato. Come osserva Chandrakirti:
Tutti gli esseri viventi bramano ardentemente la felicità,
eppure per gli umani non c’è felicità senza risorse.
Le risorse materiali, a loro volta, derivano dalla generosità;
sapendo questo, il Buddha parlò innnanzitutto di generosità. 1.10
Mentre rispondeva alle domande del pubblico, Sua Santità ha ribadito che quando pensiamo al mio corpo, alla mia parola ed alla mia mente abbiamo un senso di un “io” solido che li possiede. Tuttavia, se lo cerchiamo, non è possibile trovare tale “io”. Eppure, questo non significa che non ci sia affatto un sé. “Entrare nella Via di Mezzo” afferma che l'”Io” funzionale quotidiano e convenzionale, l'”Io” che è designato sulla base degli aggregati psico-fisici, non deve essere confutato. È l'”io” che appare alla mente come se avesse caratteristiche intrinseche che deve essere negato.
Sua Santità ha spiegato che le azioni che portano ad un buon risultato sono considerate karma positivo, mentre quelle che danno origine a cattivi risultati sono considerate negative. Questi ultimi sono radicati nell’ignoranza e nell’egocentrismo.
Sebbene sia naturale sentirsi ansiosi ed infelici per le difficoltà che affrontiamo, non è utile permettere a noi stessi di demoralizzarci. Considerate il problema del cambiamento climatico, invece di sentirvi depressi, è meglio essere fiduciosi e fare dei passi positivi, come piantare alberi e così via. Sua Santità ha raccomandato di esaminare cosa ci sta creando dei problemi e di giudicare se tali cause possono essere superate. Se lo possono, ecco cosa dobbiamo fare. Se non lo possono, preoccuparsene non è una soluzione.
Alla domanda su come affrontare la morte di una persona cara, Sua Santità ha sottolineato che la fonte del nostro corpo sono i nostri genitori. Tuttavia, l’incontro di sperma ed ovulo di per sé non è una causa sufficiente per generare una persona. È coinvolto un terzo fattore: la coscienza. La fonte della mente è un momento precedente di coscienza. E lo è perché c’è una continuità di coscienza, per cui alcuni bambini piccoli sono in grado di ricordare le loro vite precedenti. Sua Santità ha osservato che, poiché le persone care come i genitori hanno uno stretto legame con noi, è probabile che ci incontreremo di nuovo in futuro.
Per quanto riguarda la preparazione alla propria morte, Sua Santità ha specificato che è importante essere liberi dall’attaccamento e dalla rabbia. I buddisti possono tenere vicino a sé un’immagine del Buddha, mentre i tibetani tengono a portata di mano un’immagine di Sua Santità. Il punto è avere un oggetto virtuoso su cui focalizzare l‘attenzione mentre attraversi il processo di dissoluzione. Ha aggiunto che se puoi, è bene ricordare la mente del risveglio di bodhicitta.
Sua Santità ha riferito di evocare pensieri di bodhicitta il momento stesso in cui si sveglia al mattino e non c’è niente di più efficace della bodhicitta per purificare le negatività e raccogliere meriti. Poiché le persone di buon cuore attraggono facilmente gli amici, coltivare pensieri di bodhicitta è benefico anche nella vita quotidiana ordinaria.
Nutrire una forte sensazione che ci sia un sé indipendente ha l’effetto di disturbare la nostra pace mentale. Il che viene eliminato coltivando una chiara comprensione della vacuità d’esistenza inerente.
Sua Santità ha annunciato di aver voluto condurre una cerimonia per generare la mente del risveglio di bodhicitta. Ha guidato i suoi ascoltatori attraverso lo yoga onnicomprensivo, portando prima ad una breve meditazione sulla bodhicitta, seguita da un’altra breve meditazione sulla vacuità.
Per concludere Sua Santità ha consigliato: “Hai ricevuto insegnamenti sulla bodhicitta, rendi questa la tua pratica quotidiana. Col tempo vedrai una certa trasformazione. Ho meditato sulla bodhicitta e sulla vacuità per decenni e ho osservato in me stesso il cambiamento. Per favore, tieni presente che se posso vedere il cambiamento, puoi farlo anche tu.”
Il moderatore ha ringraziato Sua Santità per l’insegnamento e ha continuato a ringraziare tutti coloro grazie ai quali l’evento è stato reso possibile. Sua Santità ha recitato dei versi di dedica dalla preghiera Samantabhadra.
Traduzione da https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=14872 del Dott. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Choeling di Sondrio, il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama. Guarda il video originale in inglese https://www.dalailama.com/videos/chandrakirtis-entering-the-middle-way ed il video tradotto in italiano http://it.dalailama.com/videos/supplemento-alla-via-di-mezzo-di-chandrakirti da Fabrizio Pallotti che ringraziamo.