Sua Santità il Dalai Lama: “Come preservare la cultura tibetana? Interessarsene è un comportamento pratico. Ma non si tratta tanto di mantenere delle usanze fine a se stesse, quanto di preservare le conoscenze che la tradizione culturale trasmette. In questo caso, ciò che è utile e benefico sono i metodi per coltivare la pace della mente e contribuire così alla pace nel mondo”.
25 agosto 2021. Thekchen Chöling, Dharamsala, HP, India – Questa mattina Tenzyn Zöchbauer, direttore esecutivo della Tibet Initiative Deutschland, ha accolto Sua Santità il Dalai Lama per una conversazione sul tema “La cultura tibetana ed il suo potenziale per contribuire alla pace”, comunicando che 50 sostenitori del Tibet e tibetani in Germania, Svizzera e Austria stavano partecipando all’interazione online, mentre molti altri stavano guardando in tutto il mondo.
“Sono molto felice di avere questa opportunità di prendere parte alla conversazione con gli amici tedeschi”, ha risposto Sua Santità. “Fin dalla mia infanzia ho avuto un debole per la Germania. Sapevo che la Germania era stata sconfitta sia nella prima che nella seconda guerra mondiale.
“In Tibet abbiamo avuto due visitatori, Aufschnaiter e Harrer che, poiché parlavano tedesco, li consideravamo tedeschi. Non ho avuto molti contatti personali con Aufschnaiter, ma sono diventato amico di Harrer. È stata la prima persona ad insegnarmi l’inglese, ma è stato solo in seguito che mi sono reso conto che il suo inglese era in realtà piuttosto scarso ed è da lì che è iniziato il mio inglese stentato.
“Come ho detto prima, la Germania è stata sconfitta nella seconda guerra mondiale, così come il Giappone, dopo essere stata oggetto di un attacco nucleare. Di conseguenza, in entrambi i paesi sorsero forti movimenti pacifisti. Sia il popolo tedesco che quello giapponese hanno mostrato un reale desiderio di genuina pace ed entrambi hanno contribuito a creare un mondo più pacifico.
“Per quanto riguarda la cultura tibetana, in origine eravamo un popolo nomade con uno stile di vita abbastanza semplice. Poi, nel settimo secolo, il re del Tibet, Songtsen Gampo, sposò una principessa cinese. Decise che i tibetani avrebbero dovuto avere i propri mezzi di scrittura, ma invece di seguire il modello cinese, scelse di basarlo sull’alfabeto indiano e sulla sua scrittura Devanagari.
“Nell’ottavo secolo, il re Trisong Detsen voleva introdurre il buddismo in Tibet e ancora una volta scelse di rivolgersi non alla Cina, ma all’India per chiedere aiuto. A quel tempo, l’Università di Nalanda https://www.sangye.it/altro/?p=9200 era il centro di apprendimento più rinomato. Trisong Detsen nella Terra delle Nevi invitò uno dei massimi studiosi, Shantarakshita. Quando si rese conto che i tibetani avevano la loro lingua scritta, Shantarakshita incoraggiò fortemente la traduzione della letteratura buddista indiana in tibetano. Di conseguenza, studiosi tibetani ed indiani hanno lavorato insieme ed hanno tradotto la raccolta delle parole del Buddha in 100 volumi e la raccolta di trattati dei successivi maestri indiani in più di 200 volumi. Questo fu l’inizio del patrimonio culturale tibetano.
“Consideriamo gli indiani come i nostri maestri. A volte osservo scherzosamente che quelli di noi che erano originariamente i discepoli, alla fine sono diventati i guru. Poiché abbiamo prestato così tanta attenzione alla letteratura buddista che avevamo acquisito, credo che la nostra sia ora la tradizione buddista più completa. Seguendo il modello della Tradizione di Nalanda ed ispirati dall’ammonimento del Buddha di verificare ed esaminare i suoi insegnamenti prima di accettarli, abbiamo studiato a fondo gli insegnamenti buddisti. Abbiamo studiato, ma, memori dell’esempio cinese, abbiamo anche meditato.
“Memorizziamo i testi principali, cosa che facevo anch’io da ragazzino. Ma l’unico fattore è che poi adottiamo un approccio strettamente logico per esaminare il significato di ciò che è scritto. Questa non è l’usanza né nelle tradizioni pali né in quelle cinesi. Seguiamo l’esempio di Chapa Chökyi Sengé che ha formalizzato il sistema di dibattito tibetano.
“In questi giorni, come ho detto prima, le conversazioni con molti studiosi buddisti mi hanno portato a credere che ciò che i tibetani hanno mantenuto e preservato è la tradizione buddista più completa. Studiamo, ma coltiviamo anche ‘shamatha’, concentrazione della calma dimorante, https://www.sangye.it/altro/?p=6620 e ‘vipashyana’, meditazione del discernimento speciale. Non solo coltiviamo buon cuore e compassione; usiamo la nostra intelligenza e guardiamo le cose in modo logico.
“La nostra capacità di spiegare come coltivare la compassione e raggiungere la pace della mente significa che possiamo contribuire alla pace nel mondo. Anche chi non ha interesse per la religione vuole trovare la pace interiore. Anche loro possono trarre beneficio dall’apprendere che affrontiamo tutti i tipi di problemi perché le nostre menti sono disturbate.
“Cominciamo la vita al riparo dell’affetto di nostra madre. Senza di essa non sopravviveremmo. È l’esperienza della compassione di nostra madre che, quando cresciamo, semina in noi un seme di gentilezza per gli altri. Tuttavia, l’istruzione moderna presta poca attenzione al modo in cui tali emozioni positive contribuiscono alla tranquillità ed alla buona salute generale. Né rivela come la rabbia disturbi le nostre menti e distrugga le comunità in cui viviamo. È nel nostro interesse imparare a raggiungere la pace della mente e la cultura tibetana ha mantenuto in vita una varietà di mezzi per realizzarla”.
Sua Santità ha risposto ad una serie di domande del pubblico, alcune delle quali gli sono state rivolte in tibetano, altre in tedesco ed altre in inglese. Diversi si sono occupati di come la cultura tibetana può essere preservata in Tibet.
Sua Santità ha osservato che quando i cinesi occuparono il Tibet per la prima volta, i loro leader erano guidati da una forte ideologia.
Ha ricordato il suo ultimo incontro col presidente Mao, in cui il leader rivoluzionario lo elogiò per la sua mentalità scientifica, ma lo prendeva in giro insistendo sul fatto che la religione è l’oppio dei popoli. Da allora, gli atteggiamenti sono cambiati ed un numero crescente di cinesi sta mostrando un rinnovato interesse per il buddismo.
Ha aggiunto che gli amici nel campo dell’istruzione in Cina gli hanno riferito che i professori universitari hanno avuto accesso alle traduzioni cinesi dei due volumi di “Scienza e filosofia nei classici buddisti indiani” che sono stati compilati dai tibetani in India da fonti nel Kangyur e Tengyur. I professori sono rimasti sorpresi nel riconoscere che il buddismo tibetano appartiene alla tradizione Nalanda, adottando chiaramente un approccio scientifico radicato nella ragione e nella logica.
Sua Santità ha osservato che i comunisti cinesi hanno esercitato la massima pressione contro il buddismo tibetano, ma non sono riusciti a distruggerlo. Ora, il buddismo tibetano sta suscitando interesse non solo in Cina, ma in tutto il mondo.
Sua Santità ha descritto come, quando è arrivato in India, ha proposto di istituire scuole che insegnassero il tibetano ai bambini tibetani. Nehru offrì un completo supporto. A tempo debito, furono ristabiliti anche i centri di apprendimento monastico. In questi giorni diverse migliaia di monaci e monache hanno l’opportunità di studiare rigorosamente. I giovani tibetani che desiderano unirsi a loro devono prima padroneggiare il tibetano che fornirà loro le basi per studiare, diventare essi stessi studiosi e preservare così la tradizione tibetana.
Sua Santità ha sottolineato che ovunque i tibetani si siano stabiliti sono stati fatti sforzi per consentire loro di imparare il tibetano scritto e parlato. Allo stesso modo, in tutta la regione himalayana sono state prese iniziative non solo per i monaci, ma anche per i laici, giovani ed anziani, per studiare e praticare il dibattito.
Riguardo al lavoro per la pace nel mondo, Sua Santità ha affermato di avere un approccio laico. Per lui il fattore chiave che consente ad individui, famiglie e comunità di essere felici è trovare la pace della mente. E la base per questo è la compassione.
Per quanto riguarda la sopravvivenza e la fioritura del buddismo tibetano, Sua Santità ha ribadito che storicamente la Cina è stata un paese buddista. In questi giorni c’è un crescente interesse per ciò che il Buddismo ha da dire in termini di filosofia, ragione e psicologia ed è utile notare le corrispondenze tra il pensiero buddista e le osservazioni fatte in relazione alla fisica quantistica, per esempio.
Ad una domanda sul crescente potere del governo del Partito Comunista Cinese, che ha definito complicata, Sua Santità ha osservato che non importa quanto potente diventi la Cina: essa fa ancora parte del mondo e deve vivere pacificamente con le altre nazioni. India e Cina devono vivere fianco a fianco. La questione di Taiwan può essere politicamente complicata, ma resta il fatto che il patrimonio culturale cinese è stato preservato sull’isola in modo puro.
“Si possono prendere decisioni politicamente miopi”, ha detto, “ma, alla lunga, la Cina deve convivere coi suoi vicini. Le cose stanno cambiando e, per certi versi, le persone sono più aperte e realistiche di prima».
Alla domanda su come le persone possono trovare informazioni veritiere su questioni serie come il cambiamento climatico e la pandemia di covid, Sua Santità ha osservato che in passato, quando la maggior parte delle persone viveva in isolamento, era difficile sapere cosa fosse vero. Al giorno d’oggi i telefoni cellulari ed Internet forniscono una fonte infinita di informazioni, quindi è necessario indagare ciò che è vero. Per quanto riguarda il cambiamento climatico, se non agiamo, le fonti d’acqua ovunque si ridurranno drasticamente. Viene persino suggerito che i fiumi in Tibet si prosciugheranno e la terra assomiglierà ai deserti dell’Afghanistan.
Questo può sembrare inverosimile, ma la velocità con cui i ghiacciai si stanno sciogliendo nell’Artico e nell’Antartico suggerisce che la situazione in Tibet è altrettanto grave. I problemi globali hanno bisogno di soluzioni globali. Laddove in passato potevamo essere inclini a preoccuparci solo delle nostre difficoltà locali, ora dobbiamo considerare i bisogni del mondo intero.
Quando le persone cadono vittime di inondazioni ed incendi, ha affermato, è importante comunicare la nostra cura e preoccupazione e fornire tutto l’aiuto possibile. Proprio come è fondamentale far loro sapere che non sono stati dimenticati, è essenziale ricordare l’unità dell’umanità.
Tornando alla questione di come preservare la cultura tibetana, Sua Santità ha suggerito che interessarsene è un passo pratico. Non si tratta tanto di mantenere le usanze fine a se stesse, quanto di preservare le conoscenze che la tradizione culturale trasmette. In questo caso, ciò che è utile e benefico è il mezzo per coltivare la pace della mente e contribuire così alla pace nel mondo.
Tenzyn Zöchbauer ha ringraziato Sua Santità per i suoi consigli, il pubblico per l’ascolto e le domande ed il team di interpreti per le traduzioni simultanee. Ha invitato Wolfgang Grader, presidente della Tibet Initiative Deutschland, a tirare le conclusioni. Ricordò d’aver incontrato Sua Santità l’ultima volta nel 2018 in occasione di un evento a Darmstadt e si rammarica che la la pandemia di Covid abbia da allora impedito altri incontri. Ha ringraziato Sua Santità per il suo tempo e gli ha augurato forza, buona salute e lunga vita. Ha invitato il pubblico a lavorare per il Tibet, per i diritti umani e per la pace nel mondo.
“Grazie”, ha risposto Sua Santità, “arrivederci“.
Traduzione da https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=14851 del Dott. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Choeling di Sondrio, il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama. Guarda il video originale in inglese https://www.dalailama.com/videos/tibetan-culture-and-its-potential-to-contribute-to-peace.