Sua Santità il Dalai Lama: “Abbiamo bisogno della compassione per essere in grado di aiutare gli altri. Abbiamo bisogno della compassione per purificare le nostre negatività ed accumulare energia positiva. Tutte le azioni altruistiche sono radicate nella bodhicitta, l’aspirazione a raggiungere la Buddità per aiutare gli altri.”
11 agosto 2021. Thekchen Chöling, Dharamsala, HP, India – Questa mattina, la signora Dewi Lestari, scrittrice e cantante indonesiana, ha dato il benvenuto a Sua Santità il Dalai Lama in una conversazione online con più di 1.000 studenti indonesiani. Il tema della conversazione erano i Racconti di Jataka https://www.sangye.it/altro/?cat=6 o storie delle vite precedenti del Buddha, che sono registrate nel libro “Jatakamala” o “Storie della ghirlanda della nascita” e sono raffigurate sullo Stupa del Borobodur a Giava. L’evento era quello di lanciare il Nusantara Dharma Book Festival che si sta svolgendo in collaborazione con la comunità indonesiana di Kadam Chöling.
Sua Santità ha iniziato ringraziando un attore indonesiano che aveva fatto un’offerta tradizionale di mandala e ha augurato ai suoi ascoltatori “Buongiorno”.
“Oggi”, ha continuato, “non vedo l’ora di dialogare coi giovani indonesiani, alcuni dei quali sono interessati al buddismo. Sono un praticante buddista e uno dei miei impegni è promuovere l’armonia interreligiosa. Tutte le nostre diverse tradizioni religiose, che si parli di induismo, cristianesimo, ebraismo, islam o buddismo, portano un messaggio comune sull’importanza dell‘amorevole gentilezza. Esse offrono visioni filosofiche diverse per rafforzare un senso di altruismo, un interesse per gli altri. Alcune dicono che c’è un Dio, altre si concentrano sulla legge della causalità. Il loro vero scopo è d’aiutare i loro seguaci a diventare persone più gentili e compassionevoli.
“Riguardo ad un Dio creatore, il cristianesimo lo descrive come un essere dall’amore infinito. L’Islam parla di Dio compassionevole e misericordioso. L’ebraismo si riferisce a Dio il giusto. Il giainismo ed il buddismo, d’altra parte, non hanno il concetto di un Dio creatore, ma mirano comunque a formare esseri umani genuinamente compassionevoli.
“In India, dove vivo, sono presenti tutte le principali religioni del mondo. Ed hanno vissuto fianco a fianco in armonia per più di mille anni.
“Oggi sono felice di incontrare fratelli e sorelle della nazione musulmana più popolosa del mondo. Accettare o meno la religione è una questione di scelta personale. Siamo tutti esseri umani. Sin dalla nascita abbiamo beneficiato della compassione e delle cure di nostra madre. Senza il suo affetto e la sua amorevole gentilezza, infatti, non saremmo sopravvissuti.
“Nel mondo di oggi, affrontiamo problemi e conflitti perché ci manca un appropriato senso di fratellanza e sorellanza. Così, trascuriamo i nostri valori umani fondamentali. Cerchiamo di risolvere le controversie e le divergenze d‘opinione con l’uso della forza. Tuttavia, credo che la maggior parte degli esseri umani sia stanca della violenza e della guerra. Di conseguenza, le nostre comunità religiose hanno la responsabilità di promuovere l‘amorevole gentilezza. Dobbiamo vivere insieme su questo pianeta, quindi dobbiamo impegnarci per rendere questo mondo più pacifico.
Sua Santità ha riconosciuto lo speciale interesse che alcuni indonesiani hanno per le 34 Jataka o Storie sulle Vite del Buddha che raccontano le vite precedenti del Buddha. L’autore, Aryashura, in origine non era un buddista, ma un fine studioso di un’altra tradizione. A quel tempo, gli studiosi dell’Università di Nalanda erano preoccupati che potesse sconfiggerli nel dibattito, così chiesero aiuto a Nagarjuna, il quale mandò uno dei suoi discepoli più abili, Aryadeva, che convinse Aryashura della validità dell’insegnamento del Buddha. Successivamente, alla fine della sua vita, Aryashura, che era anche un famoso poeta, compose questa “Ghirlanda delle Storie delle Vite del Buddha” in dolce sanscrito.
Sua Santità fa rilevare che le storie sono meravigliose da leggere, ma, a volte, ritiene che siano un po’ troppo abbellite. Il punto importante da notare è la morale della storia, quale delle perfezioni il Bodhisattva stava esemplificando: generosità, etica e pazienza. Alla base di tutte le storie ci sono gli antichi concetti indiani di “karuna” ed “ahimsa”: compassione e non violenza. Questi temi, ha osservato, sono comuni alla maggior parte delle religioni, ma, sia che seguiamo o meno una tradizione religiosa, se vogliamo essere felici, abbiamo tutti bisogno di essere di buon cuore e compassionevoli.
Rispondendo alle domande del pubblico, Sua Santità ha spiegato che sacrificare la propria vita per il bene degli altri, come fa il Bodhisattva in molte delle storie, vale la pena se ne deriva un reale beneficio. Ha aggiunto che ci vuole intelligenza ed una mente lucida per valutare quale sarà il beneficio.
Per quanto riguarda alle gravi difficoltà che il mondo sta affrontando oggi, la pandemia del corona virus ed il riscaldamento globale, ci sono misure che possiamo adottare per ridurne la gravità. Ma dobbiamo essere coraggiosi e determinati. Non possiamo rinunciare alla speranza o abbandonare l’azione.
Sua Santità ha ricordato di aver visitato il Borobodur a Giava. Ha descritto lo stupa come un meraviglioso tempio, ma ha aggunto che ancora più importante è il tempio interiore nel nostro cuore dove coltivare la compassione e l‘amorevole gentilezza. Se combiniamo questo con la nostra meravigliosa intelligenza umana, possiamo creare un mondo più felice, non solo recitando preghiere, ma impegnandoci in azioni pratiche.
Alla domanda di come affrontare la negatività Sua Santità ha consigliato di attenersi ai principi morali dell’onestà e della compassione. Ha menzionato le difficoltà che ha dovuto affrontare nella sua vita, in Tibet ed in seguito come rifugiato, ma ha rivelato d’aver mantenuto la sua pratica secondo la Tradizione di Nalanda che fu introdotta in Tibet da Shantarakshita.
“Noi tibetani siamo persone determinate e coraggiose”, ha dichiarato, “ma questo non significa che ricorriamo alla violenza. Il nostro spirito tibetano è fermo e compassionevole, qualità che hanno suscitato ammirazione anche tra alcuni cinesi”.
Un giovane ha chiesto in tibetano dei rapporti tra Indonesia e Tibet. Sua Santità ha risposto che il maestro indiano Dipankara Atisha salpò dall’India a Sumatra per conoscere la bodhicitta da un maestro chiamato Dharmakirti. A tempo debito, Atisha accettò l’invito a visitare il Tibet, dove trascorse i restanti anni della sua vita. Dharmakirti è ricordato oggi dai tibetani come Lama Serlingpa, Maestro dell‘Isola d’Oro. Sua Santità ha commentato che, alla luce dei lunghi viaggi di Atisha, oggi è molto più facile scambiare opinioni e condividere le proprie conoscenze.
Sua Santità ha rifiutato di dire quale dei “Jataka Tales” ritiene sia il più stimolante. Il punto chiave, ha sottolineato, è riconoscere l’unicità dell’umanità: riconoscere che siamo tutti uguali in quanto esseri umani. Da un punto di vista pratico, siamo tutti dipendenti l’uno dall’altro e, su questa base, possiamo essere d’aiuto gli uni con gli altri.
“Sono un tibetano, che vive in India. Considero ogni essere umano che incontro come un fratello o una sorella. Combattere è inutile e controproducente. Dobbiamo trovare modi per coesistere e vivere insieme in pace”.
Invitato a commentare come una comunità minoritaria potrebbe comportarsi di fronte all’estremismo Sua Santità ha ammesso che, in passato, tra popoli isolati avrebbe potuto essere appropriato parlare di una verità e di una religione. Oggi, però, la situazione è cambiata, e siamo tutti consapevoli della varietà di tradizioni religiose e di molti aspetti della verità.
Una delle qualità del buddismo è che ha una visione scientifica della nostra mente e delle nostre emozioni, ed è in grado di spiegare i modi per raggiungere la pace della mente. La Tradizione di Nalanda include metodi per ridurre le emozioni negative ed incrementare quelle positive. La psicologia buddista può essere utile a chiunque sia interessato ad esplorarla senza dover assumere alcun impegno religioso. Questo, ha affermato Sua Santità, è uno dei modi in cui il buddismo può contribuire a creare un mondo più pacifico.
Rispondendo all’osservazione che al tempo del Buddha sembrava essere più facile raggiungere la realizzazione, Sua Santità ha sostenuto di non credere che qualcuno si fosse spontaneamente illuminato mentre ascoltava il Buddha. Ha sottolineato che il Buddha stesso aveva trascorso sei anni in rigorosa meditazione prima di raggiungere la Buddità. Suggerì che le persone ascoltavano ciò che il Buddha aveva da dire e che riflettendovi sopra miglioravano la loro comprensione. Quindi hanno meditato su ciò che avevano compreso, applicando la concentrazione e l’introspezione, il che ha permesso loro di realizzare una trasformazione interiore.
Sua Santità ha suggerito che la Via di Mezzo (Madhyamaka) https://www.sangye.it/altro/?p=3159 è un potente mezzo per ridurre le visioni errate. Pensa a come pensiamo al “mio corpo”, “alla mia parola” e alla “mia mente”, ha detto, e poi chiediti dov’è l'”io” che possiede queste caratteristiche. Sua Santità ha affermato che ogni giorno si chiede dov’è l’io e non è in grado di trovare un sé indipendente ed intrinsecamente esistente. Questo ha il potente effetto di ridurre la sua rabbia ed il suo attaccamento. Ha citato tre versi di “Entrare nella Via di Mezzo” https://www.sangye.it/altro/?p=3259 di Chandrakirti https://www.sangye.it/altro/?p=10587 che lo incoraggiano a essere sulla strada giusta.
6.224 Così, illuminato dai raggi della luce della saggezza,
il Bodhisattva, come vede chiaramente un acino d’uva spina sul palmo aperto,
così comprende che i tre regni nella loro interezza non sono nati fin dall’inizio,
ed, attraverso la forza della verità convenzionale, viaggia verso la cessazione.
6.225 Sebbene la sua mente possa riposare continuamente nella cessazione,
genera anche compassione per gli esseri privi di protezione.
Avanzando ulteriormente, per la sua saggezza
eclisserà anche tutti coloro che sono nati dalla parola del Buddha e dai Buddha di mezzo.
6.226 E, come un re di cigni che vola davanti ad altri cigni esperti,
con le bianche ali della verità convenzionale ed ultima dispiegate,
spinto dai potenti venti della virtù, il Bodhisattva approderà
all’eccellente riva lontana, alle qualità oceaniche dei conquistatori.
Alla domanda su come rispondere alle persone che non soddisfano le nostre aspettative, Sua Santità ha rivelato che il Buddha ha spiegato che tutti gli esseri senzienti hanno la natura di Buddha. Il corpo è meno importante, ha aggiunto, è la mente che è essenziale. All’interno della mente ci sono diversi livelli di coscienza. È perché tutti hanno la natura di Buddha che alla fine è possibile per tutti raggiungere la Buddità.
Dewi Lestari voleva sapere cosa possiamo fare per rimanere freschi ed acuti come Sua Santità. Ha risposto che passiamo molto tempo distratti da stimoli sensoriali, tuttavia, è anche possibile prestare attenzione alla nostra coscienza mentale ed acquisire esperienza della natura della mente. Man mano che sviluppiamo tranquillità e concentrazione, diventa più facile applicare la mente che si preoccupa di analizzare dov’è l’io e quali sono le emozioni negative. Man mano che sviluppiamo la forza interiore, otteniamo una più solida pace mentale. E, man mano che acquisiamo un’esperienza più profonda della mente e dei suoi livelli più sottili, la mente di chiara luce si manifesterà. È quella mente sottile della natura del Buddha che alla fine diventa la mente del Buddha.
Invitato ad offrire alcuni consigli finali, Sua Santità ha evidenziato la speciale opportunità che i suoi ascoltatori hanno di condividere l’idea dell’amorevole gentilezza, che è qualcosa di cui tutti abbiamo bisogno. Allo stesso modo, abbiamo tutti bisogno di compassione e perdono e, incoraggiando lo sviluppo di queste qualità, possiamo contribuire a creare una società più armoniosa e compassionevole. Il potenziale per la compassione è qualcosa che tutti gli esseri umani hanno in comune. È la base per il rispetto reciproco e la capacità di imparare gli uni dagli altri.
Dewi Lestari ha ringraziato Sua Santità che ha chiesto spontaneamente a tutti i presenti di unirsi a lui in una meditazione di un minuto sulla compassione. In seguito ha esaltato le virtù della mente di risveglio di bodhicitta ed i suoi incredibili benefici. Abbiamo bisogno di compassione per essere in grado di aiutare gli altri, ha detto. Abbiamo bisogno della compassione per purificare le nostre negatività ed accumulare energia positiva. Tutte le azioni altruistiche descritte nei “Racconti di Jataka” sono radicate nella bodhicitta, l’aspirazione a raggiungere la Buddità per aiutare gli altri.
Sua Santità ha citato i versi di “Entrare nella via di un Bodhisattva” di Shantideva https://www.sangye.it/altro/?cat=15 che elogiano la pratica di equalizzare e scambiare sé stessi con gli altri https://www.sangye.it/altro/?p=2418.
8/131 Per coloro che non riescono a scambiare la propria felicità con la sofferenza degli altri, la Buddità è certamente impossibile: come potrebbe esserci felicità nell’esistenza ciclica?
7/30 Procedendo in questo modo di felicità in felicità, quale persona pensante dispererebbe, una volta salita sul cocchio, la mente risvegliata, che elimina ogni stanchezza e fatica? https://www.sangye.it/altro/?p=2412
Ha aggiunto che, quando sarai determinato a servire gli altri, sarai in grado di seguire la grande aspirazione di Shantideva https://www.sangye.it/altro/?p=2431:
10/55 Finché durerà lo spazio,
E finché rimarranno gli esseri senzienti,
Fino ad allora, possa anch’io restare
Per aiutare a dissipare la miseria del mondo.
Traduzione da https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=14837 del Dott. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Cioeling di Sondrio, il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama. Guarda il video originale in inglese https://www.dalailama.com/videos/introduction-to-buddhism ed il video tradotto in italiano http://it.dalailama.com/videos/introduzione-al-buddhismo da Fabrizio Pallotti, che vivamente ringraziamo per la sua gentilezza.