Sua Santità il Dalai Lama: “La rabbia è un’emozione forte, ma non è fondata sulla ragione. Mi d’aiuto la rabbia? Ci arrabbiamo per la frustrazione. Tuttavia, non dobbiamo arrenderci. Viviamo in società, e ne dipendiamo. Se ci arrabbiamo coi nostri vicini, saremo i perdenti. Guardate le cose da una prospettiva più ampia e coltiva la pazienza.
14 luglio 2021. Thekchen Chöling, Dharamsala, HP, India – Questa mattina, all’interno della sua residenza, Sua Santità il Dalai Lama è entrato nella stanza del collegamento web, ha salutato il pubblico che poteva vedere sugli schermi davanti a lui e si è seduto. Nel frattempo, al monastero di Thiksé in Ladakh, Thiksé Rinpoché si è prostrato e ha fatto un’offerta del mandala ed altri membri del pubblico si sono riuniti nel Leh Jokhang.
“Oggi è il quarto giorno del sesto mese del calendario lunare tibetano”, ha annunciato Sua Santità. “È un giorno propizio in cui commemoriamo il primo giro della ruota del Dharma del Buddha Shakyamuni. Per prima cosa, esamineremo la parte restante del testo che stavamo leggendo ieri e poi condurrò una cerimonia per generare bodhicitta.
“Come ho detto in precedenza, non solo il maestro che conferisce un insegnamento di Dharma deve avere una motivazione pura, ma anche coloro che lo ascoltano dovrebbero essere ispirati a raggiungere l’illuminazione per il bene degli altri.
“In questi giorni, nel nostro mondo materialmente avanzato, dove tante scelte e modi di pensare sono guidati dalla scienza e c’è così tanto sviluppo materiale, possiamo chiederci quanto sia rilevante la religione. La risposta è che non importa quanto sviluppo materiale possiamo avere, di per sé non ci porta la pace mentale. Lo sviluppo materiale è necessario, ma abbiamo anche bisogno della pace mentale. La pace interiore non è prodotta dalle macchine, né è il risultato di un farmaco o di un altro intervento medico. Per raggiungere la pace della mente abbiamo bisogno di addestrare la mente. Dobbiamo capire cosa disturba la nostra mente e come questi disturbi possono essere contrastati.
“Tra gli scienziati che ho incontrato, ci sono quelli che hanno scarso interesse per le vite passate e future ma che considerano la meditazione, la compassione, una mente dal calmo dimorare e l’introspezione come intriganti ed utili.
“Ci sono molte tradizioni religiose nel mondo e tra i loro seguaci molti cercano la pace della mente pregando Dio. Un altro approccio, promosso nell’antica India, implica l’arrivare a comprendere il funzionamento delle nostre menti e delle nostre emozioni, che è cresciuto insieme alle pratiche di “karuna”, compassione ed “ahimsa”, il non nuocere.
“Supportato da diverse idee filosofiche, il Buddha ha insegnato un metodo razionale per contrastare quei fattori che, radicati nel nostro atteggiamento egoistico, disturbano la pace della nostra mente. Le antiche pratiche indiane della compassione e del non nuocere hanno a che fare con la mente. Non si limitano alla condotta fisica. Danneggiamo gli altri in altri modi perché le nostre menti sono indisciplinate. Nel Buddismo diciamo, una mente disciplinata è felicità e l’infelicità è una mente indisciplinata.
“Tutte le religioni insegnano il buon cuore, l’amore e la compassione, ma il buddismo propone le istruzioni più ampie e profonde per raggiungere la pace della mente. Voi Ladakhi siete seguaci del Buddha e mantenete la vostra fede nel Dharma qualunque cambiamento politico avvenga intorno a voi. In passato, i monasteri si occupavano principalmente di eseguire rituali, ma, in tempi più recenti, come i monaci del monastero di Namgyal qui a Dharamsala, avete seguito il mio consiglio di studiare in modo più rigoroso.
“Parliamo dei lignaggi di ampia condotta, visione profonda e benedizioni dall’esperienza. Nella tradizione sanscrita, così come conservata in Tibet e nella regione himalayana, abbiamo un ricco patrimonio letterario che include 100 volumi di traduzioni di ciò che il Buddha ha insegnato e più di 200 volumi tradotti, di insegnamenti di successivi maestri in India e decine di migliaia di commentari di maestri tibetani. Abbiamo la più ricca raccolta di insegnamenti del Buddha che si possa trovare. E, in un mondo in cui le menti di così tante persone sono disturbate, gli insegnamenti contenuti in questi libri rimangono estremamente rilevanti”.
Sua Santità ha ripreso il testo della “Lampada sul Sentiero verso l’Illuminazione” https://www.sangye.it/altro/?p=81 ed ha notato che il calmo dimorare, che consente alla mente di concentrarsi in modo univoco sul proprio oggetto, porta con sé anche la flessibilità del corpo e della mente. Ha osservato che, poiché attualmente abbiamo l’opportunità di esercitarci, dovremmo farlo.
Il testo afferma: “39. Se le condizioni per la calma dimorante sono incomplete, la stabilizzazione meditativa non sarà raggiunta, anche se si meditasse strenuamente per migliaia di anni.”
Ha chiarito che “shamatha”, calmo dimorare, e “vipashyana”, intuizione o visione profonda, non sono differenziati dall’oggetto su cui si concentrano. Entrambi possono essere impiegati nello sviluppo della mente che si risveglia e della saggezza che realizza la vacuità. Tuttavia, sebbene tu possa aver coltivato compassione e bodhicitta, ciò che in realtà si oppone all’attaccamento alla vera esistenza è la saggezza che comprende la vacuità.
Come dice il testo: “Per eliminare tutti gli ostacoli alla liberazione ed all’onniscienza, il praticante con mezzi abili dovrebbe continuamente coltivare la perfezione della saggezza”. Se la comprensione della vacuità è collegata solo al desiderio di ottenere la liberazione, porterà alla condizione di Arhat. Ma, se è unita con la mente del risveglio, porterà all’onniscienza. È solo quando la saggezza è sostenuta dalla bodhicitta che può superare gli ostacoli alla conoscenza. Pertanto, il testo consiglia di unificare la saggezza con le altre perfezioni: la generosità, l’etica, la pazienza, lo sforzo entusiastico e la concentrazione.
Chiunque, sotto l’influenza della familiarità
Con mezzi abili coltivi la saggezza
Raggiungerà rapidamente l’illuminazione,
Non solo meditando sulla mancanza del sé.
Sua Santità ha affermato che la sua pratica si è basata per molti anni sulla coltivazione della mente del risveglio di bodhicitta e sulla comprensione della vacuità. Per questo motivo dice di aver tratto grande ispirazione da tre potenti versi alla fine del sesto capitolo di “Entrare nella Via di Mezzo” https://www.sangye.it/altro/?p=3259 di Chandrakirti https://www.sangye.it/altro/?p=10587.
Il Bodhisattva, illuminato dai raggi della luce della saggezza,
come osserva chiaramente un acino d’uva spina sul palmo aperto della mano,
così vede che i tre regni nella loro interezza non sono nati fin dall’inizio,
e, attraverso la forza della verità convenzionale, viaggia verso la cessazione. 6.224
Sebbene la sua mente possa riposare continuamente nella cessazione,
genera anche compassione per gli esseri privi di protezione.
Avanzando ulteriormente, per la sua saggezza eclisserà anche
tutti coloro che sono nati dalla parola del Buddha e dai Buddha intermedi. 6.225
E come un re di cigni che vola davanti ad altri cigni esperti,
con le bianche ali di verità convenzionale e ultima dispiegate,
spinto dai potenti venti della virtù, il Bodhisattva si dirigerà
all’eccellente riva lontana, le qualità oceaniche dei conquistatori. 6.226
Sua Santità ha continuato a commentare altri tre strofe, 34, 35 e 36, anch’esse tratte dal sesto capitolo dello stesso testo, sulle quali riflette quotidianamente.
(Un riassunto della discussione è qui tratto da “Illuminare l’intento”).
Se le caratteristiche intrinseche delle cose dovessero sorgere in dipendenza,
le cose verrebbero distrutte negandole;
la vacuità sarebbe allora causa di distruzione delle cose.
Ma questo è illogico, quindi non esistono entità reali. 6.34
Se la caratteristica intrinseca di una cosa, come la forma od i sentimenti, dovesse sorgere in dipendenza da cause e condizioni, attraverso la sua stessa essenza, ciò implicherebbe che uno yogi, che percepisce direttamente la vacuità dell’esistenza inerente di tutti i fenomeni, realizzerebbe la vacuità negando tale natura delle cose. L’equilibrio meditativo non percepisce effettivamente la forma e così via, ma, se questa dovesse esistere per le sue caratteristiche intrinseche, allora l’equilibrio meditativo lo percepirebbe necessariamente. Ma, non è così. E, se così fosse, queste cose diventerebbero poi inesistenti. Se diventassero inesistenti, sarebbe allora il caso che ciò che esisteva prima dell’equilibrio meditativo sarebbe successivamente distrutto o cessato. L’equilibrio meditativo diventerebbe la causa della loro distruzione. Così come martelli e simili sono causa di distruzione di vasi e simili, anche il vedere la vacuità sarebbe motivo di distruzione della natura delle cose, denigrandole. Ma questo è illogico, quindi non esistono entità reali, vale a dire, in virtù delle loro caratteristiche intrinseche, e non dobbiamo mai sostenere una tale nozione di origine inerente.
Pertanto, quando si analizzano tali fenomeni,
nulla si trova come loro natura a parte la talità.
Quindi, la verità convenzionale del mondo di tutti i giorni
non deve essere sottoposta ad analisi approfondita. 6.35
Quando fenomeni come la forma, i sentimenti e così via vengono analizzati a fondo, in termini come: “Nasce da se stesso o nasce da altro?”, al di là del fatto che, a livello ultimo, non sorgono nè cessano – cioè, a parte la loro natura – non si trova nient’altro, nessun’altra dimensione extra come il sorgere e così via. Quindi, la verità convenzionale del mondo quotidiano non dovrebbe essere sottoposta ad un’analisi approfondita in termini come sorge “da sé stessa, da altro ?” e così via. Dovremmo semplicemente accettare i fatti della percezione mondana, catturati in affermazioni come “Se questo esiste, quello ne segue”. Dovremmo farlo sulla base della partecipazione alle convenzioni che dipendono da altri, quelle del mondo.
Nel contesto della talità, alcuni ragionamenti non consentono il sorgere
da sé o da qualcos’altro, e quello stesso ragionamento
lo vieta anche a livello convenzionale.
Allora, in che modo viene stabilito il tuo sorgere? 6.36
Nel contesto di un’analisi della talità o della verità ultima, alcuni ragionamenti presentati sopra non consentono il sorgere di fenomeni, come la forma, da sé o da qualcos’altro. Allo stesso modo, anche a livello convenzionale, quello stesso ragionamento impedisce loro il sorgere della forma e così via attraverso caratteristiche intrinseche. Quindi, con quale mezzo di cognizione valida viene stabilita la tua origine intrinseca? Non c’è. Non esiste.
“Le cose continueranno a sembrare avere un’esistenza oggettiva”, ha continuato Sua Santità, “ma l’esperienza confermerà che non esistono in quel modo. Sono come illusioni. Man mano che la tua esperienza della vacuità aumenta, crescerà anche la tua esperienza della natura illusoria delle cose. È un errore dire che non esistere intrinsecamente attraverso la propria entità equivale a non esistere affatto”.
Citando una strofa del testo: ‘Just as wisdom does not see an inherent nature in phenomena, having analysed wisdom itself by reasoning, meditate on that non-conceptually,’ His Holiness encouraged his listeners to integrate what they learn from the teaching into their own practice.
“Proprio come la saggezza non vede una natura inerente dei fenomeni, avendo la saggezza stessa effettuato l’analisi attraverso il ragionamento, medita su questa non concettualità’”. Sua Santità ha incoraggiato i suoi ascoltatori ad integrare nella propria pratica ciò che apprendono dall’insegnamento.
Ha menzionato che tra le scuole di pensiero buddiste, i Particolaristi-Vaibhasika ed i seguaci dei Sutra-Sautrantika insegnano la mancanza del sé. La Scuola della Sola Mente, la Chittamatra, afferma che non esiste un’esistenza esterna, ma che la mente ha un’esistenza dal suo lato, di per sè. Solo i Consequenzialisti della Via di Mezzo, i Prasangika, affermano che le cose non hanno affatto un’esistenza oggettiva.
Sua Santità ha ricordato di aver riferito le sue esperienze di vacuità a Ling Rinpoché, che fu il suo principale maestro di filosofia. Ling Rinpoché, in merito a ciò, disse che Sua Santità aveva acquisito la giusta visione profonda e che presto sarebbe diventato uno “yogi dello spazio”. Sua Santità ha osservato che il cambiamento non avviene in pochi giorni, ma può essere visto in un periodo di anni.
I versi finali di “Lampada per il sentiero” https://www.sangye.it/altro/?p=81 trattano della pratica del tantra, che Sua Santità ha ribadito si basa sull’esperienza della bodhicitta e sulla saggezza che comprende la vacuità. Quando si tratta del Tantra Yoga Supremo, non solo devi dipendere dalla calma dimorare e dalla visione profonda, ma devi impiegare energie interiori attraverso pratiche come la respirazione in nove cicli. Il più alto Tantra Yoga implica l’uso dei canali, dei venti e delle energie. Di conseguenza, una volta che le 80 concezioni si saranno dissolte – 33 relative all’aspetto biancastro, 40 collegate all’aumento rossastro e sette legate alla quasi realizzazione nera – manifesterai la mente di chiara luce.
Atisha afferma che i monaci, in quanto tenuti al celibato, non dovrebbero prendere le iniziazioni segrete e della saggezza. I monaci non prendono un mudra od una consorte che sia un essere umano, ma seguono la pratica dell’uso dell’energia vitale, portandola fino alla punta del luogo segreto e risalendo di nuovo al chakra della corona, sviluppando così la beatitudine spontanea.
Dopo aver completato la lettura e la spiegazione della “Lampada sul sentiero” https://www.sangye.it/altro/?p=81 Sua Santità annunciò che avrebbe condotto una cerimonia per generare bodhicitta. Ha invitato i suoi ascoltatori a visualizzare il Buddha nello spazio di fronte a loro, affiancato a destra da Manjushri, che può aiutare a dissipare l’oscurità dell’ignoranza ed a sinistra da Arya Tara, che può fornire conforto e protezione dalla malattia durante il periodo di questa pandemia. Descrisse altre figure da includere nella visualizzazione e guidò gli ascoltatori a recitare i versi per generare bodhicitta, seguiti da versi di celebrazione.
Infine, Sua Santità ha risposto alle domande del pubblico. Alla domanda su come affrontare l’estremismo e la polarizzazione che sembrano così diffusi nel mondo di oggi, ha prima toccato la religione, affermando che tutte le tradizioni religiose insegnano le virtù dell’altruismo. Servire gli altri richiede compassione ed amore. Il punto importante, se si sceglie di seguire la religione, ha detto, è di prendere sul serio la tradizione. Non è sufficiente impegnarsi solo a parole: occorrono i fatti.
Ha quindi toccato l’importanza e la prevalenza sugli altri sistemi politici della democrazia, che ci consente di scegliere ed eleggere i nostri leader, oltre a ritenerli responsabili. Più altruisti sono questi leader, maggiore sarà il beneficio che porteranno. Quando sono semplicemente astuti ed egoisti, fanno ben poco per la comunità. Così concludeva: “Tu sei uno, gli altri sono molti: sii al servizio dei molti”.
Sua Santità ha chiarito che all’interno del grande veicolo della tradizione sanscrita, gli esseri dalle tre capacità – minore, intermedia e grande – non sono persone diverse dagli altri. Ci si riferisce a tappe del percorso.
Invitato a commentare la dipendenza dall’alcool e dalle droghe, come un supporto, Sua Santità ha dichiarato che se ti lasci andare al bere, il risultato sarà di limitare la tua capacità di utilizzare la tua intelligenza naturale. Bevande e droghe possono dare qualche gratificazione a breve termine, ma a lungo termine non solo non aiutano, ma causano danni. Se sei infelice, una soluzione più efficace è riflettere sugli svantaggi dell’egoismo e sui vantaggio di preoccuparsi per gli altri.
Riguardo all’esistenza convenzionale, Sua Santità ha citato Choné Lama Rinpoche che ha detto: “La dipendenza non nega la talità; il sorgere non nega le convenzioni mondane”. Il Buddha insegnò il sorgere dipendente e le due verità: convenzionale ed ultima. Le cose sembrano esistere, ed è la realtà convenzionale. La realtà ultima è come effettivamente esistono.
Quando una giovane donna ha confessato di cadere facilmente in preda alla rabbia e di voler sapere come affrontarla, Sua Santità ha risposto che la rabbia è un’emozione forte, ma non è fondata sulla ragione. Le raccomandò di chiedersi: “Come m’aiuta la rabbia?” Ci arrabbiamo per la frustrazione. Tuttavia, non dobbiamo arrenderci. Viviamo in società, e ne dipendiamo. Se ci arrabbiamo coi nostri vicini, saremo i perdenti. Guarda le cose da una prospettiva più ampia, ha suggerito, e coltiva la pazienza. Ha incoraggiato l’interrogante a leggere i capitoli sesto https://www.sangye.it/altro/?p=2405 ed ottavo https://www.sangye.it/altro/?p=2418 in particolare di “Entrare nella via del Bodhisattva” di Shantideva ed ha concluso dicendo che la rabbia non aiuta mai.
Una giovane donna musulmana voleva sapere come può Sua Santità spiegare la sua popolarità tra i seguaci di religioni diverse dal buddismo.
“Forse è perché parlo dell’importanza di coltivare un buon cuore” le disse, “che è un tema comune a tutte le tradizioni religiose. Ogni religione insegna gli svantaggi di cedere alla rabbia ed i vantaggi dell’amore, e queste sono cose di cui parlo anch’io. Sottolineo inoltre l’importanza di lavorare per promuovere l’armonia religiosa. Ma forse la cosa più significativa di tutte, è che sorrido e rido. Non mi vedi con uno sguardo severo sul viso. Penso agli altri esseri umani come miei fratelli e sorelle, e presto un’attenzione speciale all’unicità dell’umanità”.
Alla fine della sessione d‘insegnamento, Thiksey Rinpoché ha così ringraziato Sua Santità: “Ci ha gentilmente fornito una spiegazione online della ‘Lampada sul sentiero verso l’illuminazione’ del Grande Jowo Atisha. A nome di tutto il popolo del Ladakh, vorremmo ringraziarla per la sua immensa gentilezza nei nostri confronti.
Vorremmo chiedere a Vostra Santità di farci visita in Ladakh l’anno prossimo.
C’è anche un crescente interesse per il Dharma, la logica e il ragionamento, e così via. Questo, Santità, è avvenuto unicamente grazie alla Sua gentilezza”.
“Ho completato la costruzione del centro educativo e della biblioteca Sherab Kyetsal Ling, dove ora stiamo dando istruzione gratuita a 300 studenti di diverse scuole del Ladakh. Frequentano il nostro insegnamento di 45 giorni sull’etica laica. Abbiamo anche preparato un curriculum per le scuole da includere nel loro insegnamento. L‘offriamo a tutti gratuitamente.
“Infine, prego che Vostra Santità viva una vita salda e sana senza il minimo ostacolo. Tashi Delek.”
Traduzione da https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=14821 del Dott. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Cioeling di Sondrio, il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama. Guarda il video originale in inglese https://www.dalailama.com/videos/lamp-for-the-path-to-enlightenment-1 ed il video tradotto in italiano http://it.dalailama.com/videos/la-lampada-per-il-sentiero-dellilluminazione da Fabrizio Pallotti, che vivamente ringraziamo per la sua gentilezza.