Sua Santità il Dalai Lama: Come non c’è bisogno di essere un buddista per essere una persona di elevata moralità od etica, così non c’è bisogno di essere un buddista per imparare ad affrontare le proprie emozioni distruttive e raggiungere la pace della mente.
11 marzo 2021. Thekchen Chöling, Dharamsala, HP, India – Questa mattina, dopo essere entrato nella sala da cui trasmette online, Sua Santità il Dalai Lama è rimasto in silenzio a riflettere sulle immagini del suo pubblico da tre località della Mongolia: Ulaanbaatar, Erdenet e Bayankhongor. Poi salutò e si sedette. Una giovane donna mongola che ha coordinato l’evento ha presentato Lamiin Gegeen Rinpoché che, salutando in tibetano Sua Santità a nome del popolo mongolo, ne ha espresso tutta la gratitudine per aver accettato di insegnare loro lo scorso dicembre, un evento che non poteva realizzarsi in presenza a causa della pandemia di Covid. Lo ha inoltre ringraziato per aver accettato di parlare oggi di Buddismo e Scienza ai giovani mongoli.
Successivamente, il Segretario generale dell’Unione degli Studenti Mongoli ha porto i saluti a Sua Santità a nome degli studenti mongoli.
“Oggi”, ha esordito Sua Santità, “quella che consideriamo la Grande Terra della Mongolia include Mongolia esterna e interna, Kalmykia, Buriazia e Tuva. È qui che vive un gran numero di mongoli etnici con i quali abbiamo forti legami storici: saluto tutti voi.
“Il Buddha profetizzò che il suo insegnamento avrebbe viaggiato da nord a nord, il che s’intende prima in Tibet e poi in Mongolia. Storicamente, i mongoli sono stati praticanti buddisti e ci sono state delle connessioni uniche tra di noi.
“Gendun Drub, il primo Dalai Lama, ha studiato con Jé Tsongkhapa e ha pregato affinché potesse sostenere il suo insegnamento. Ha fondato il monastero di Tashi Lhunpo ed ha esteso la sua influenza a Tsang. Gendun Gyatso fondò il monastero di Chökhorgyal, che è associato a Palden Lhamo, e fu influente a Lhoka e Dagpo. Il terzo Dalai Lama, Sonam Gyatso, si recò in Mongolia dove diffuse gli insegnamenti incoraggiando lo studio, la riflessione e la meditazione, e gli fu dato il titolo di Dalai Lama. È così che voi mongoli avete sviluppato un legame speciale con i Dalai Lama.
“Un tempo c’erano 100.000 monaci nel vostro paese, ma nel 20° secolo avete dovuto affrontare enormi sofferenze e difficoltà. Quando ho potuto fare la prima delle numerose visite in Mongolia, ho constatato coi miei occhi la vostra fede straordinaria. Mi sono seduto sul trono del monastero di Gandan nel mentre anziani abati e monaci piangevano mentre recitavano con fervore preghiere e non ho potuto fare a meno di versare anche una lacrima.
“Tuttavia, la fede da sola non è tutto. Lo stesso Buddha consigliò: “O monaci e studiosi, poiché l’oro viene messo alla prova bruciandolo, tagliandolo e sfregando, esaminate attentamente le mie parole e solo allora accettatele, non solo per rispetto nei miei confronti”. La fede è bene che sia basata sulla comprensione.
“Il buddismo si è diffuso anche in Sri Lanka, Birmania e così via, dove i seguaci della tradizione Pali si affidano principalmente a ciò che ha detto il Buddha. In Tibet, tuttavia, il re Trisong Detsen invitò Shantarakshita dall’India che introdusse la tradizione di Nalanda https://www.sangye.it/altro/?p=9200 che enfatizzava la verifica dell’insegnamento attraverso la lente della logica e della ragione. Questo è l’approccio che è stato trasmesso alla Mongolia.
“I tibetani in passato non avevano alcun legame con gli scienziati e c’era chi in Cina respingeva il buddismo tibetano in quanto radicato nella fede cieca. Tuttavia, in esilio abbiamo incontrato studiosi e scienziati e ci siamo resi conto che la severità della Tradizione di Nalanda di non accettare le cose per il loro valore nominale corrisponda ad un approccio scientifico. Nelle discussioni con gli scienziati, abbiamo imparato molto, ma loro hanno poco da dirci in termini di psicologia e funzionamento della mente e delle emozioni.
“È importante comprendere l’approccio ragionato della Tradizione di Nalanda https://www.sangye.it/altro/?p=11085 ed anche apprezzare che, integrando ciò che apprendiamo dentro di noi, troveremo la pace della mente. Proprio come osserviamo l’igiene di base per preservare la nostra salute fisica, possiamo imparare ad applicare l’igiene emotiva per ridurre il nostro senso di rabbia, paura e ansia. Parte di questo implica anche coltivare la compassione, che è l’essenza di ciò che il Buddha ha insegnato.
“Ogni volta che ne avete l’opportunità, sarebbe proficuo se quelli di voi della Mongolia esterna fossero in grado di aiutare le persone della Mongolia Interna e Manciuria, che sono state tradizionalmente buddiste.
“Abbiamo pubblicato libri che raccolgono la scienza e la filosofia buddista come rivelato nelle raccolte letterarie del Kangyur e del Tengyur., che sono stati tradotti in altre lingue, compreso il cinese. Ho ricevuto rapporti secondo cui alcuni professori di università cinesi, che hanno letto questi libri, sono rimasti colpiti dall’approccio scientifico del buddismo tibetano e dalla tradizione di Nalanda https://www.sangye.it/altro/?p=11110 su cui si basa”.
Sua Santità ha ribadito ai suoi ascoltatori che ciò era proprio quello che aveva da dire, invitandoli a porre domande. In risposta alla prima su come conciliare il buddismo con la scienza moderna, Sua Santità ha spiegato che il buddismo può essere pensato come una scienza della mente, perché mostra come affrontare in modo scientifico le emozioni disturbanti. Ha notato che in generale la scienza si occupa di cose che ai nostri sensi sono ovvie, ma, quando iniziano a interessarsi al funzionamento della mente, gli scienziati sono incuriositi da ciò che il buddismo ha da dire. Nel frattempo, la scienza contraddice la cosmologia buddista tradizionale.
Sua Santità ha aggiunto che la fisica quantistica afferma che le cose non esistono come appaiono e che c’è un divario tra l’apparenza e la realtà. Questo è ovvio a livello subatomico. Sua Santità ha ricordato il noto fisico nucleare indiano Raja Ramanna, il quale, citando le opere di Nagarjuna diceva che, mentre le osservazioni della fisica quantistica erano nuove in Occidente, le idee che le sottendono erano note in India più di 2000 anni fa.
Sua Santità ha ribadito che, laddove la scienza si occupa principalmente di oggetti materiali, il buddismo si concentra sul funzionamento della mente e sull’affrontare le emozioni disturbanti. Ha sottolineato l’importanza di riconoscere l’unicità dell’umanità, dal momento che ogni essere umano vuole essere felice e libero dalla sofferenza, tutti abbiamo bisogno di trovare la pace della mente. Ha aggiunto che, in questo contesto, il buddismo, come la scienza, impiega la ragione e la verifica.
Una domanda sull’assistenza agli anziani ha spinto Sua Santità a riconoscere l’esempio che le persone anziane danno ed i consigli che possono fornire. Eppure, poiché non sono più in grado di lavorare e di prendersi cura di sé stessi come quando erano giovani, è importante accudirli ed aiutarli.
Alla richiesta di definire un buddista del 21° secolo, Sua Santità ha suggerito che una persona del genere accetterebbe le scoperte scientifiche piuttosto che aderire ciecamente alla cosmologia tradizionale buddista. Essere un buddista del 21° secolo, ha proseguito, implica anche l’apprendimento di diversi stati d’animo in termini di logica e ragione. Ha ricordato quando era giovane la sua esperienza di apprendimento sulla mente e la consapevolezza, nonché sulla ragione e la logica.
Sebbene queste tradizioni siano state sostenute nei monasteri buddisti, la loro conoscenza può essere insegnata nelle scuole ed in altri centri di apprendimento. Ha ribadito che la tradizione buddista, poiché in particolare si concentra sulla perfezione della saggezza, la filosofia, l’epistemologia e la logica Madhyamaka https://www.sangye.it/altro/?p=3259 è un qualcosa di cui essere orgogliosi. Questo è ciò che studiano le monache ed i monaci mongoli e tibetani. In questi giorni ci sono circa 1000 monaci mongoli che studiano in India, principalmente nei monasteri di Drepung Gomang, Sera-jé, Gyumé e Gyutö. Stanno scoprendo che la scienza moderna ed il buddismo non si contraddicono tra loro e che affidarsi alla logica ed alla ragione porta apertura mentale.
A proposito di superstizione, Sua Santità ha ricordato che da bambino veniva stato preso in giro sul fatto che ci fossero fantasmi nei bui corridoi del Palazzo del Potala. Ha raccontato una storia su Milarepa https://www.sangye.it/altro/?p=8852 solitario nella sua caverna. In un’occasione rabbrividì quando gli apparve un’orchessa nelle sembianze di un cane che lo mordeva. L’orchessa lo rimproverò dicendo che era solo perché era superstizioso che era a conoscenza di lei.
Infine, a Sua Santità è stato chiesto se fosse necessario essere buddhisti per studiare il buddismo. Al che ha risposto che, se credi nella rinascita, nella liberazione e nell’onniscienza, sei un buddista. Tuttavia, proprio come non c’è bisogno di essere un buddista per essere una persona di elevata moralità od etica, così non c’è bisogno di essere un buddista per imparare ad affrontare le proprie emozioni distruttive e raggiungere la pace della mente.
Il coordinatore ha concluso la sessione ringraziando Sua Santità per aver dialogato con gli studenti mongoli, augurandogli di vivere a lungo. “Grazie”, Sua Santità ha risposto, “ci vediamo domani”.
Traduzione da https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=14596 del Dott. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Cioeling di Sondrio, il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama. Guarda il video originale in inglese https://www.dalailama.com/videos/buddhism-and-science, https://www.facebook.com/DalaiLama/videos/1571117586411493 ed il video tradotto in italiano da Fabrizio Pallotti http://it.dalailama.com/videos/buddhismo-e-scienza, https://www.facebook.com/DalaiLamaItaliano/videos/199969188593124,