Sua Santità il Dalai Lama: “Devi fare un’analisi della natura delle cose per trovare la certezza che non hanno un’esistenza oggettiva indipendente. Corpo e mente sono la base per la designazione di una persona o di un essere, ma anche la mente non ha un’esistenza intrinseca. Eppure, quando analizzi come esistono le cose, potresti avere l’impressione che le cose abbiano un’esistenza oggettiva e solida, ma non riesci a trovare nulla”.
21 dicembre 2019. Mundgod, Karnataka, India – Questa mattina sopra l’insediamento tibetano a Mundgod è sorta un’alba dorata ed cortile intorno alle sale delle assemblee di Ganden Lachi e di Ganden Shartsé si è riempito uniformemente con oltre 10.000 persone. Sua Santità il Dalai Lama ha raggiunto a piedi da Ganden Shartsé la veranda in cima alle scale fino a Ganden Lachi, dove l’attendeva il trono ed una comoda sedia ed il detentore del Trono di Ganden, alti lama ed abati Geluk che lo hanno accolto con calore. Sua Santità ha acceso le lampade davanti i dipinti del Buddha e di Jé Tsongkhapa. Geshé Ngawang Samten, moderatore dell’evento, ha osservato che questa occasione propizia, il 600° anniversario della scomparsa e dell’illuminazione di Jé Tsongkhapa, veniva celebrata in un luogo propizio: il monastero di Ganden, l’istituzione da lui fondata. Proprio come il Buddha Shakyamuni diede insegnamenti sull’impermanenza e l’altruismo a Varanasi, provocando una rivoluzione nella pratica spirituale indiana, così Tsongkhapa lasciò un’eredità di cambiamenti in Tibet, diventando noto come “l’Ornamento della Corona degli studiosi nella Terra delle Nevi”.
L’abate di Ganden Shartsé, il Ven. Jangchub Sangyé, ha fatto un resoconto completo della vita di Tsongkhapa. Ha iniziato salutando gli ospiti e ringraziando Sua Santità per aver presieduto l’incontro, riferendo che Tsongkhapa nacque nel 1357 a Tsongkha. All’età di tre anni gli furono conferiti i voti Upasaka da Karmapa Rolpai Dorjé. Su istruzione del suo primo maestro, quando aveva 17 anni, andò nel Tibet centrale e studiò nei monasteri di Sangphu, Dewachen e Gungthang, poi a Gadong, Kyormolung e Tsurphu. Gli argomenti trattati includevano la Perfezione della Saggezza, Abhidharma superiore e inferiore, Vinaya, Pramana e Madhyamaka.
Si ritirò per studiare più a fondo allo Tsal Gungthang e nella lettura del Kangyur e del Tengyur. All’età di 31 anni, compose il suo primo lavoro significativo, il “Rosario d’Oro”. Un anno dopo stava insegnando 17 testi contemporaneamente, il che affermò la sua reputazione di monaco completamente formato.
L’abate ha concluso il suo discorso con una preghiera affinché Sua Santità viva a lungo e che i suoi desideri siano soddisfatti. Ha aggiunto l‘auspicio che Sua Santità possa visitare Ganden ancora ed ancora.
Sua Santità è stato invitato a pubblicare una serie di libri tra cui una biografia in sei volumi di Jé Tsongkhapa compilata dal Comitato organizzatore dell’anniversario. C’era un’altra biografia di Tsongkhapa https://www.sangye.it/altro/?p=942 e dei suoi discepoli e biografie dei Panchen Lama e Dalai Lama. Queste opere erano in tibetano. Inoltre, Sua Santità ha pubblicato l’edizione sud-asiatica della biografia recentemente pubblicata da Thupten Jinpa, “Tsongkhapa: un Buddha nella Terra delle Nevi” ed un’edizione in braille di “Beyond Religion”. I vari autori e compilatori di questi testi a questo punto si sono avvicinati per incontrare Sua Santità.
Il Khambo Lama della Mongolia, Choijamtso ha tenuto un breve discorso in cui ha ricordato che Tsongkhapa era stato profetizzato dal Buddha. Riferì che monaci e laici si sono riuniti di recente in Mongolia per recitare preghiere in onore di Jé Rinpoché.
Ha ricordato che Sua Santità ha visitato la Mongolia per la prima volta nel 1979, quando la situazione buddista era ancora repressa. Dopo il 1990, il paese ottenne la libertà, col risultato che potevano invitarlo a visitare di nuovo diverse volte ed i monaci mongoli iniziarono a venire a studiare nei monasteri di Drepung e Sera.
È stato annunciato un programma di borse di studio Jé Tsongkhapa che fornirà supporto al lavoro di ricerca di sei studiosi per dieci anni.
Il presidente del parlamento tibetano in esilio ha elogiato le vaste azioni di Tsongkhapa. Ha accennato alla mancanza di libertà religiosa in Tibet dal 1959, ma ha espresso soddisfazione per il fatto che, grazie alla gentilezza di Sua Santità, è possibile studiare e praticare nei monasteri ristabiliti qui in India. I tibetani in esilio godono della libertà della democrazia.
Sono stati pubblicati dei libri che completano la serie di lavori su scienza e filosofia nei classici buddisti indiani. Yangden Rinpoché ha indicato questo progetto come uno dei grandi successi di Sua Santità. Quasi dieci anni fa ha incaricato l’abate del monastero di Namgyal, Thomtog Rinpoché, di organizzare l’estrazione e la compilazione di materiali relativi alla scienza ed alla filosofia nel Kangyur e nel Tengyur.
Una nutrita squadra ha iniziato il lavoro sulla base di uno schema approssimativo, ma un gruppo di quattro Gheshé che lavorava con l’Abate, il dott. Thupten Jinpa e Geshé Thupten Yarphel ha finalizzato il materiale. Numerose traduzioni in lingue tra cui inglese, cinese e hindi sono già state completate. Thomtog Rinpoché ha presentato le pubblicazioni più recenti a Sua Santità.
Il Sikyong, dott. Lobsang Sangay, ha osservato che Jé Rinpoché ha portato cambiamenti nel modo in cui le persone studiavano in Tibet. Dal 1959, molti monasteri sono stati distrutti, ma gli insegnamenti di Jé Rinpoché rimangono vibranti qui nelle sedi ristabilite dell’insegnamento. Il che è importante perché la tradizione di Nalanda conservata dai tibetani aiuta le persone a trovare la tranquillità.
Il Ganden Tripa ha citato Tsongkhapa come noto per tutte le sue azioni, l’insegnamento del Buddha è stato il più grande. Jé Rinpoché era un tutt’uno con Manjushri, ma per percezione comune intraprese lo studio e la pratica del sutra e del tantra. Ha integrato dentro di sé ciò che ha imparato ed ha raggiunto elevati risultati spirituali.
Le sue opere scritte, in particolare “Essenza della vera eloquenza”, il “Grande trattato sugli stadi del sentiero dell’illuminazione” https://www.sangye.it/altro/?cat=110 e la ” Chiara Lampada per i cinque stadi” sono notevoli. Possiamo commemorarlo al meglio impegnandoci, come Jé Rinpoché ha fatto, nello studio, nella riflessione e nella meditazione.
Il detentore del trono di Ganden ha poi consegnato il premio di gratitudine Jé Tsongkhapa a Sua Santità. Geshé Ngawang Samten ha commentato che i cinesi sostenitori della linea dura hanno cercato di cancellare il buddismo tibetano nella sua terra natale, ma Sua Santità si è prodigato in grandi sforzi per mantenerlo in vita in esilio. Ha quindi chiesto a Sua Santità di prendere la parola.
“Così oggi”, ha iniziato, “stiamo celebrando Ganden Ngamchö. Tutti i precedenti oratori hanno elogiato Jé Tsongkhapa, la sua vita e le sue azioni. Ci sono qui persone venute da molte parti diverse del mondo. Il numero di coloro che si interessano al buddismo ed alle istruzioni di Jé Rinpoché è in aumento. Vorrei ringraziare tutti voi per essere venuti.
“Tradizionalmente in Tibet a quel tempo, si faceva un’offerta di lunga vita a Gyumé il 24 del mese e di nuovo a Gyutö il 25, ognuna eseguita nello stile inimitabile delle università monastiche. Visitavamo il reliquiario del Quinto Dalai Lama e altri su Ganden Ngamchö e recitavamo preghiere. Una di queste, la “Canzone della Montagna Orientale della Neve”, fu scritta dal Primo Dalai Lama, Gendun Drup. L’altra, “Al centro del loto nel cuore” era del settimo Dalai Lama, Kalsang Gyatso.
“Ho trovato abbastanza stimolante recitarle nella Cappella di Avalokiteshvara davanti alla statua di Chenrezig. Ho pensato di poterne leggere alcuni brani. Il Primo Dalai Lama ricevette molti insegnamenti da Tsongkhapa, che gli consigliò di ritirarsi a Riwo Gangchen a Tsang. Sono stato lì, proprio dove Tsongkhapa ha scritto questa canzone.
Sopra le cime innevate delle montagne orientali
Le nuvole bianche galleggiano in alto nel cielo.
Mi viene in mente una visione dei miei maestri.
Ancora ed ancora mi viene in mente la loro gentilezza,
Ancora ed ancora sono commosso dalla fede.
Ad est delle nuvole bianche alla deriva
Giace l’illustre monastero di Ganden, l’Eremo della gioia.
Ne risiedevano tre preziosi difficili da descrivere
Il mio padre spirituale Lobsang Drakpa ed i suoi due principali discepoli.
Vasti sono i vostri insegnamenti sul profondo Dharma,
Sugli yoga delle due fasi del percorso.
Ai fortunati praticanti in questa Terra delle Nevi,
La vostra gentilezza, o maestri, trascende il pensiero.
Che io, Gendun Drup, che tendo ad essere pigro,
Abbia ora una mente in qualche modo stimolata dal Dharma,
È dovuto esclusivamente alla grande gentilezza di questo santo maestro e dei suoi principali discepoli.
O perfetti maestri, la vostra compassione è davvero insuperabile.
Sebbene la vostra gentilezza non possa mai essere ripagata,
O maestri, prego ancora di preservare i vostri lignaggi
In ogni momento e con tutte le mie forze,
Non lasciate che i miei pensieri cadano in preda
All’attaccamento od all’avversione.
“Il primo Dalai Lama pregò Arya Tara di far sì che riuscisse a perseverare nella pratica del Dharma. Più tardi, quando stava invecchiando e ci ripensava, i suoi discepoli gli dissero che sarebbe sicuramente andato nella Terra Pura di Sukhavati. Rispose che non desiderava farlo. “Vorrei nascere tra le persone che soffrono per poter essere in grado di aiutarle”. Questo è un desiderio che mi spinge sempre.
“In una biografia del Secondo Dalai Lama di Yangra Chöjé, descrive Gendun Gyatso come il maestro non settario del Cappello Giallo, che ha esplorato altre tradizioni buddiste, anche se era un Gelukpa. Anche il Quinto Dalai Lama ha contribuito a tutte le tradizioni buddiste del Tibet e scrisse che alcuni Ghelukpa sembravano incapaci di mantenere la tradizione di Jé Rinpoché, il quale aveva detto che coloro che erano intelligenti avrebbero fatto bene ad addestrare le loro menti nella logica. Ha aggiunto che se ottieni certezza sull’insegnamento, non verrai fuorviato.
“Lo studio di diversi sistemi di principi è importante, così come giudichi la qualità di un turchese confrontandolo con un altro. E, come frusti un cavallo per farlo correre più veloce, così ti alleni nella logica per trovare certezza sugli insegnamenti del Buddha. È importante studiare, ma è anche cruciale pensare al significato e non solo alle parole.
Gendun Drup si lamentava del fatto che le persone che si dichiarano seguaci del Dharma considerano gli altri come loro nemici. Chiedeva loro: “Sono forse gli altri causa di vergogna e d’imbarazzo? Sono forse entrati dei demoni nei loro cuori?” Non cercando di superare le loro emozioni distruttive, queste persone si impegnano solo in pettegolezzi e discussioni futili. Il modo in cui si comportano è come cercare di evitare gli ostacoli ad Oriente, offrendo la torta rituale in Occidente. Nella ricorrenza di Ganden Ngamchö lo recitavamo di fronte alla statua di Avalokiteshvara. Ho trovato stimolante questa usanza di recitare preghiere nella Cappella Phagpa.
Il testo del Settimo Dalai Lama “Nel centro del loto nel cuore” si riferisce alla mente sottile di una chiara luce ed inizia con un omaggio a Jé Tsongkhapa. Nel capitolo 22 della “Saggezza Fondamentale” https://www.sangye.it/altro/?p=9194 c’è un verso sul Tathagata.
Né egli è gli aggregati, né è diverso dagli aggregati,
Gli aggregati non sono in lui, né lui è negli aggregati.
Il Tathagata non possiede gli aggregati.
Cos’altro è il Tathagata?
“Questo può anche essere letto per riferirsi a te stesso.
Non sono né uno con gli aggregati, né diverso dagli aggregati,
Gli aggregati non sono in me, né io sono negli aggregati.
Non possiedo gli aggregati.
Cos’altro sono?
“In questo tipo di analisi, non trovi cose con una sorta di esistenza oggettiva indipendente, per quanto tu la cerchi. Non riesci a trovare un’identità finale. Se le cose avessero una tale esistenza oggettiva, ciò porterebbe ad errori, mentre resisterebbe all’analisi ciò che esiste convenzionalmente. Quindi, alla fine la nascita ed il sorgere delle cose non sarebbero confutati.
“Devi fare un’analisi della natura delle cose per trovare la certezza che non hanno un’esistenza oggettiva indipendente. Corpo e mente sono la base per la designazione di una persona o di un essere, ma anche la mente non ha un’esistenza intrinseca. Eppure, quando analizzi come esistono le cose, potresti avere l’impressione che le cose abbiano un’esistenza oggettiva e solida, ma non riesci a trovare nulla.
“Se analizzi la tua mano, e ne consideri il palmo, i pollici e le dita, non riesci a trovare la sua identità come un qualcosa di separato da queste parti. Le cose sembrano avere un’esistenza indipendente oggettiva, ma non è così.
“Il Settimo Dalai Lama scrive che proprio mentre le nuvole si disperdono nel cielo autunnale, quando analizzi le cose e scopri che mancano di un’esistenza indipendente oggettiva, il loro aspetto si dissolve e svanisce. Il sorgere dipendente è stato insegnato solo dal Buddha e per questo, se non altro, merita il titolo di “Maestro“. Parliamo della legge di causalità, ovvero che le cause e le condizioni determinano un risultato.
“I realisti usano il ragionamento del sorgere dipendente, ma affermano che le cose hanno ancora un certo grado di esistenza oggettiva. Gli assertori della Madhyamaka chiedono come potrebbe essere così. Esiste una contraddizione logica nell’affermare un’esistenza auto-definita. Nel commentario di Jé Rinpoché alla “Saggezza fondamentale” si afferma che esistono solo due modi per far esistere le cose. O esistono come appaiono o esistono come designate dalla mente e dal linguaggio. Il primo non è vero, quindi lo deve essere il secondo. Poiché le cose non hanno una vera esistenza, sono come magiche illusioni.
“L’unione della vacuità con l’apparenza mi convince dell’infallibilità del sorgere dipendente”, scrive Kalsang Gyatso, “Grazie alla gentilezza del mio maestro qualificato, Trichen Ngawang Chokden. Mi sono convinto della natura finale del modo in cui le cose esistono”. Questo è ciò che recitavamo nella cappella di Avalokiteshvara.
“È tutto. Questa celebrazione ha avuto successo. Ricorda Jé Rinpoché ed i suoi tre principi: la determinazione ad essere libero, la bodhicitta e la corretta visione della vacuità. Questi sono spiegati nei 18 volumi dei suoi scritti, che lo rivelano come un secondo Nagarjuna. A questo possiamo aggiungere uno studio sulla “Guida allo stile di vita del Bodhisattva” di Shantideva “
Geshé Ngawang Samten ha ringraziato Sua Santità per i suoi discorsi e l’abate Ganden Jangtsé ha offerto parole di ringraziamento.
Dopo il pranzo a Ganden Lachi, Sua Santità ha raggiunto il vicino monastero di Ganden Jangtsé, dove rimarrà per i prossimi tre giorni. Qui ha ricevuto un tradizionale benvenuto e si è seduto brevemente nella sala delle assemblee mentre veniva recitato la “Lode ai 17 Maestri di Nalanda” https://www.sangye.it/wordpress2/?p=1789.
“Ganden è una delle tre sedi dell’insegnamento e vorrei dire “Tashi delek” a tutti voi qui. Sembra che nel pubblico ci siano molte persone con radici cinesi. Quando siamo venuti qui per la prima volta, non avevamo grandi strutture. La terra ci è stata messa a disposizione grazie alla gentilezza del governo indiano. Abbiamo costruito questi monasteri, ma anche ora il mantenerli richiede risorse. Vorrei ringraziare tutti coloro che offrono qui supporto.
“Domani ci sarà un’offerta di lunga vita, quindi ci rivedremo. Oggi vorrei riposare.”
Traduzione del Dr. Luciano Villa, da https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=13887 nell’ambito del Progetto Free Dalai Lama’s Teachings a beneficio di tutti gli esseri senzienti.