Sua Santità il Dalai Lama: “Quando il bodhisattva ha visto “che anche i cinque aggregati sono vuoti di esistenza intrinseca”, ha rivelato l’assenza del sé non solo delle persone, ma anche dei fenomeni.”
4 novembre 2019. Thekchen Chöling, Dharamsala, India – Questa mattina Sua Santità il Dalai Lama ha incontrato 180 rappresentanti di gruppi di sostegno al Tibet, provenienti da 42 paesi, e ha ricordato loro che i documenti cinesi della dinastia Tang si riferiscono al Tibet, alla Cina e alla Mongolia come a tre stati indipendenti e che in tali documenti non vi sono riferimenti storici al fatto che il Tibet facesse parte della Cina. Ha aggiunto quanto apprezzi lo spirito dell’Unione europea e ha auspicato che il Tibet un giorno faccia parte di una unione analoga con la Cina. Insistere sull’indipendenza tibetana avrebbe un impatto solo su quello che viene chiamato Tibet esterno e coinvolgerebbe unicamente due milioni di tibetani. Se, invece, tutte le varie regioni tibetane potessero essere riunite, dato la costituzione cinese riconosce l’autonomia di tali regioni e il loro diritto di preservare la propria cultura, ne beneficerebbero 6-7 milioni di tibetani.
“Il Tibet ha una lunga storia, con una ricca cultura radicata nella profonda conoscenza del buddhismo”, ha detto Sua Santità. “I tibetani hanno preservato quella che probabilmente è la trasmissione più ampia degli insegnamenti del Buddha. Quando i professori delle università cinesi leggono i libri che abbiamo pubblicato qui, le raccolte scientifiche e filosofiche del Kangyur e del Tengyur, non possono che ammettere l’origine autentica del buddhismo tibetano, ovvero la tradizione del Nalanda e il suo approccio scientifico. Questa è per noi un motivo di orgoglio”.
“Per più di 70 anni lo spirito del popolo tibetano è stato indomito. La nostra determinazione non verrà meno grazie all’orgoglio per il valore della nostra ricca cultura. Mi è stato detto che, di fronte a tale determinazione, alcuni membri della dirigenza cinese hanno cominciato ad ammettere che la loro politica è ormai obsoleta e che c’è bisogno di un approccio più realistico. Le preoccupazioni provenienti da altre parti del mondo sono utili in questo frangente. A nome dei sei milioni di tibetani vorrei ringraziarvi per la vostra gentilezza e il vostro sostegno”.
Mentre Sua Santità camminava dalla sua residenza al Tsuglagkhang, il tempio tibetano principale, il sole splendeva, il cielo era di un blu chiaro e le prime nevi erano visibili sulle cime che sovrastano il paesaggio. Il Dalai Lama ha attraversato il cortile, salutando la folla. Più di 6000 persone si erano già riunite per ascoltarlo, più di 2000 provenienti da 60 diversi Paesi, soprattutto dalla Corea del Sud.
Mentre Sua Santità prendeva posto sul trono, i monaci tailandesi hanno recitato il Mangala Sutta in Pali, seguiti dai monaci coreani che hanno cantato il ‘Sutra del Cuore’ in coreano al ritmo di un gong di legno.
“Voi coreani siete venuti di nuovo ad ascoltare gli insegnamenti e ho pensato che potremmo analizzare il ‘Sutra del cuore’, che è al tempo stesso semplice e difficile”, ha esordito Sua Santità. “Oggi, dato che abbiamo tre giorni a disposizione, farò un’introduzione agli insegnamenti e vedrò se riusciamo a iniziare con il testo. Domani, spiegherò anche i ‘Tre aspetti principali del sentiero’, che è breve ed è stato tradotto in coreano”.
“Oggi, nel XXI secolo, abbiamo fatto grandi progressi materiali, quindi ci si potrebbe chiedere qual beneficio può ancora offrire la religione? Ci sono alcune tradizioni il cui messaggio di amore e compassione si basa sulla fede in un Dio creatore compassionevole. I seguaci di tali tradizioni credono che tutti gli esseri sono creature di Dio e ciò li rende, di fatto, tutti fratelli e sorelle. E allora come è possibile che si combattano e si uccidano a vicenda?”
“In India, ci sono tradizioni – samkhya, giainista e buddhista – che non accettano l’idea di un creatore e che considerano la sofferenza e la felicità che sperimentiamo come la diretta conseguenza delle nostre azioni. Insegnano che ciò che ci accade è nelle nostre mani. Alcuni riconoscono l’esistenza di un sé separato dal corpo e dalla mente e che questo sé va di vita in vita. I buddhisti, invece, affermano che è la continuità della coscienza sottile a passare da una rinascita all’altra”.
“Possiamo provare dolore e piacere fisicamente, ma le sensazioni avvengono nella mente. Nonostante questo, c’è ancora chi non comprende appieno il funzione della mente. Nell’antica tradizione indiana, la mente è stata spiegata con grande precisione e anche se queste informazioni si trovano nei testi religiosi, questa conoscenza non deve essere limitata alla sfera spirituale, ma può essere esaminata in un contesto accademico e laico”.
“Se si vuole evitare la sofferenza, bisogna cercarne le cause ed esaminare se possono essere eliminate. Allo stesso modo, una volta riconosciute le cause della felicità, dovreste coltivarle, così come piantiamo semi nella terra e li nutriamo con acqua e letame fino a quando non otteniamo un raccolto”.
“Il Buddha consigliava ai suoi seguaci di non accettare ciò che aveva insegnato sulla parola, ma di esaminarlo e metterlo in discussione per verificare se è corroborato dalla logica e dal ragionamento. E’ proprio in virtù di questo approccio che gli studiosi buddhisti possono avere conversazioni costruttive con gli scienziati moderni, molti dei quali apprezzano il concetto buddhista di origine dipendente, mentre altri sono colpiti dalla nostra comprensione del funzionamento della mente e delle emozioni”.
Sua Santità ha poi spiegato i diversi livelli di sottigliezza della mente. Quando ci addormentiamo e sogniamo si manifesta una coscienza più sottile che non è condizionata dall’esperienza sensoriale. Sono le afflizioni mentali a disturbare la nostra pace interiore: a causa della rabbia e dell’attaccamento creiamo sofferenza per noi stessi e per altri. Poiché la pace della mente comporta la fine dell’inquietudine mentale, vale la pena di conoscere i diversi stati d’animo e scoprire gli antidoti alle afflizioni mentali come l’attaccamento e la rabbia.
Nonostante il progresso tecnologico, possiamo trasformare la nostra mente solo lavorando sulla mente, con un approccio del tutto secolare. Le preziose tradizioni indiane di non-violenza e compassione – ‘ahimsa’ e ‘karuna’ – rimangono di grande attualità: la compassione porta la pace della mente, mentre rabbia e attaccamento si traducono in paura e sospetto. È naturale per noi rispondere con compassione perché siamo animali sociali”.
“Nell’insegnare l’assenza del sé, il Buddha ha dimostrato che nulla esiste indipendentemente, dal proprio lato. Un atteggiamento egoista ed egocentrico non fa che rafforzare questa visione errata: non solo ci aggrappiamo al modo in cui le cose ci appaiono, ma anche alle qualità di bontà o bellezza degli oggetti. Tuttavia, la scuola della Via di Mezzo afferma che nulla esiste indipendentemente, nonostante le apparenze, e che le cose non hanno un’esistenza oggettiva ed è lo stesso pensiero che sta alla base della valutazione dei fenomeni fatta dalla fisica quantistica.
“Quando Nagarjuna scrive nella sua ‘Saggezza Fondamentale della Via di Mezzo’,
Attraverso l’eliminazione del karma e delle emozioni afflittive c’è la liberazione;
Il karma e le afflizioni mentali provengono da costrutti concettuali;
Questi a loro volta provengono dalla fabbricazione mentale;
La fabbricazione cessa attraverso la vacuità.
egli intende dire che l’ignoranza è eliminata con la comprensione della vacuità. Sarebbe di enorme utilità riuscire a integrare la profonda conoscenza dell’India antica nell’educazione moderna. Mentre la pratica dell’altruismo contrasta l’egocentrismo, l’idea che le cose non esistono intrinsecamente, contrasta il nostro fraintendimento di una realtà esistente dalla sua parte. Una tale combinazione può portare a una potente trasformazione”.
Sua Santità ha poi preso il testo del “Sutra del cuore”, spiegando che il Buddha diede tre cicli di insegnamenti, chiamati i tre giri della ruota del dharma. La tradizione di Pali si basa sul primo ciclo e comprende le tre raccolte scritturali e la rigorosa osservanza della disciplina monastica del Vinaya.
Nel suo secondo ciclo di insegnamenti, a Rajgir, il Buddha ha spiegato la perfezione della saggezza. I testi di questi insegnamenti sono estesi, di media e breve lunghezza. Il più breve è la sillaba ‘ah’, che è un termine di negazione. Il ‘Sutra del cuore’ è anche conosciuto come la perfezione della saggezza in 25 strofe. Ci sono diversi commentari indiani nel Tengyur, come “L’essenza dell’esaltazione della perfezione della saggezza” di Jnanamitra.
Sua Santità ha chiarito che il termine “esaltato” qui si riferisce allo status di qualcuno che ha raggiunto il sentiero della visione, un risultato che viene raggiunto attraverso l’apprendimento, la riflessione e la meditazione, la coltivazione di una mente stabile e la comprensione della realtà – shamatha e vipashyana.
“Parliamo anche della pratica di metodo e saggezza”, ha aggiunto. “Il metodo consiste nel coltivare la mente del risveglio di bodhicitta, l’intenzione di raggiungere l’illuminazione per essere in grado di aiutare gli altri. La dimensione formale dell’illuminazione si ottiene attraverso l’accumulazione di merito. La dimensione della verità si ottiene attraverso la saggezza che comprende la realtà ultima.
“Il primo ciclo degli insegnamenti del Buddha ha posto le fondamenta. Il secondo – la spiegazione della perfezione della saggezza, alla quale la Tradizione del Nalanda presta particolare attenzione – porta a compiere progressi sul sentiero spirituale. Il terzo giro ha rivelato la coscienza più sottile, la mente di chiara luce.
Subito dopo la sua illuminazione, si dice che il Buddha abbia espresso questi pensieri: “Profondo e pacifico, libero da elaborazioni, chiara luce non composta, ho trovato un Dharma simile a un nettare. Eppure, se io lo insegnassi, nessuno lo comprenderebbe perciò rimarrò in silenzio qui nella foresta“. Possiamo intendere questo versetto come un’anticipazione degli insegnamenti che alla fine avrebbe dato. “Profondo e pacifico” si riferisce al primo ciclo dei suoi insegnamenti; “libero da elaborazioni” si riferisce al contenuto del secondo ciclo, mentre “chiara luce non composta” si riferisce al terzo ciclo”.
Sua Santità ha poi spiegato le prime strofe del ‘Sutra del cuore’, ‘Così ho sentito una volta… il Beato era entrato nell’assorbimento meditativo sulle varietà di fenomeni chiamati l’aspetto del profondo’. La parola aspetto si riferisce all’esistenza convenzionale, mentre profondo indica l’esistenza ultima. Anche se le cose sono vuote di esistenza intrinseca e indipendente, hanno comunque un aspetto convenzionale. Questo, ha aggiunto Sua Santità, allude all’origine dipendente.
Quando il bodhisattva ha visto “che anche i cinque aggregati sono vuoti di esistenza intrinseca”, ha rivelato l’assenza del sé non solo delle persone, ma anche dei fenomeni.
Sua Santità ha annunciato che avrebbe ripreso il testo domani e che Samdhong Rinpoché avrebbe condotto una revisione delle istruzioni del giorno e risposto alle domande.
http://it.dalailama.com/news/2019/primo-giorno-di-insegnamenti-sul-sutra-del-cuore