Sua Santità il Dalai Lama ha reso omaggio al Tempio principale di Krishna allo Sri Udasin Karshni Ashram di Mathura, India, il 22 settembre 2019. Foto di Tenzin Choejor
22 settembre 2019, Mathura, India – Dopo aver lasciato Delhi questa mattina presto, Sua Santità il Dalai Lama ha raggiunto la città di Mathura, sulle rive del fiume Yamuna, dove è stato ospite del Swami Karshni Gurusharanandaji Maharaj. All’arrivo allo Shri Udasin Karshni Ashram è stato ricevuto dal personale dell’ashram e accompagnato nei suoi alloggi, dove il Maharaj-ji lo ha raggiunto. Dopo un breve riposo, Sua Santità si è recato al tempio principale di Krishna per porgere i suoi rispetti. Il Maharaj-ji lo ha accompagnato a partecipare a un’abluzione rituale, come segno di rispetto: i piedi di Sua Santità sono stati lavati con latte, yogurt, zafferano, ghee e legno di sandalo. E’ seguita la recitazione di una Guru Puja e dei Quattro Veda.
Rivolgendosi ai presenti, Sua Santità ha detto di sentirsi profondamente commosso nell’ascoltare i canti in sanscrito.
“Quando ero giovane, ho imparato il sanscrito dal manuale di Kalapa, ma mi è sembrato abbastanza difficile. La più antica tradizione filosofica indiana, la scuola Samkhya, impiegava il sanscrito, così come le successive tradizioni Jain e buddhiste.
La letteratura buddhista è stata trasmessa sia in Pali che in sanscrito, ma i maestri dell’Università del Nalanda, come Nagarjuna, Asanga e Buddhapalita, tutti hanno scritto in sanscrito. Anche gli studiosi contemporanei confermano che la qualità della scrittura che si trova nel “Mulamadhyamikakarika” di Nagarjuna e nel “Pramanavartika” di Dharmakirti è di altissimo livello. Lo studio del sanscrito e della grammatica è stato incluso tra le Cinque Scienze Maggiori che abbiamo preservato in Tibet. Pertanto, consideriamo il sanscrito con grande rispetto. Vorrei ringraziarvi per quanto avete recitato”.
“La pratica della ‘ahimsa’, la condotta non violenta, motivata dalla ‘karuna’, la compassione, sono nozioni che rimangono attuali, non solo in India, ma in tutto il mondo. Credo che sia a causa di questi fattori che l’India è stata a lungo anche un esempio di tolleranza religiosa, un modello da cui il mondo potrebbe imparare. Sono anche convinto che, pur studiando materie moderne come la scienza e la tecnologia, gli indiani dovrebbero cercare di preservare la conoscenza del funzionamento della mente e delle emozioni che si sono evolute proprio qui fin dall’antichità, perché può essere di beneficio per tutti i 7 miliardi di esseri umani vivi oggi, siano essi religiosi o meno”.
Sua Santità ha osservato che gli scienziati suggeriscono che è fondamentale per la natura umana essere compassionevoli. Per questa ragione, l’istruzione dovrebbe prestare maggiore attenzione allo sviluppo della natura umana di base, educando gli studenti all’igiene emotiva, la capacità cioé di affrontare le proprie emozioni afflittive e raggiungere la pace interiore, dall’asilo fino all’università. Ha espresso fiducia nel Maharaj-ji nei membri del suo ashram per il loro impegno nel preservare tali tradizioni.
Sua Santità con il Maharaj-ji e i monaci dell’ashram, si sono poi fermati per il pranzo servito secondo la tradizione su foglie e in ciotole di terracotta.
Tornato nei suoi alloggi dopo pranzo, Sua Santità ha brevemente discusso il programma della giornata successiva con Maharaj-ji, augurandosi di poter trascorrere un po’ di tempo insieme per la meditazione. http://it.dalailama.com/news/2019/visita-allo-shri-udasin-karshni-ashram