Sua Santità il Dalai Lama: “Se il Dharma è efficace o meno dipende dal fatto che riesci a trasformare la tua mente. Avendo ascoltato gli insegnamenti, sta a te effettuare questa trasformazione.”
18 agosto 2019. Manali, Himachal Pradesh, India – Dopo un diluvio di due giorni, la pioggia ha continuato ancora a cadere mentre Sua Santità il Dalai Lama è arrivato sul luogo di insegnamento questa mattina: saluta il pubblico, saluta quelli seduti attorno al trono e si siede. Sua Santità consiglia ai monaci seduti in prima fila di coprirsi dal freddo. “Oggi esamineremo gli “Otto versi per addestrare la mente” https://www.sangye.it/altro/?p=27 ha osservato, aprendo una copia del libro contenente i testi che stava insegnando in tibetano, hindi, inglese e cinese.
“Geshé Langri Thangpa era noto per la sua pratica della bodhicitta. Pensando alle sofferenze degli esseri senzienti era così commosso che pianse. Il suo viso aveva un’espressione perpetuamente dolente.
“Ho ricevuto una spiegazione di questo testo da molti dei miei maestri, tra cui Kyabjé Trijang Rinpoché, e lo recito ogni giorno da quando ero un bambino.
“Chiedetevi cosa significa la parola “io”nel primo verso. Abbiamo sentimenti e sensazioni che sembrano essere strutture per l'”io”, che è il loro utente ed è il controllore del corpo e così via. I non buddisti affermano che l’io è un qualcosa di separato dalla combinazione corpo-mente, ma i buddisti affermano che non può esistere a parte. Alcuni sostengono che l’io o la persona possano essere identificati con la coscienza mentale. La scuola della Sola Mente, ad esempio, in questo modo si riferisce alla coscienza fondamentale.
“Tuttavia, la Scuola della Via di Mezzo afferma che l’io o la persona sono semplicemente designati sulla base della combinazione corpo-mente, così come altre cose nel mondo sono designate dalle nostre proiezioni e preconcetti. Lo scopo di questi insegnamenti è di contrastare il nostro malinteso di un sé indipendente. Gli studiosi della Via di Mezzo non dicono che non esiste un’esistenza convenzionale, dicono che le cose non hanno un’esistenza oggettiva.
“Come ho già detto ieri, il Buddha non è né la combinazione corpo-mente, né è diverso da esso. La combinazione corpo-mente non è in lui, né è nella combinazione corpo-mente. Il Buddha non possiede la combinazione corpo-mente, ma cos’altro è il Buddha? Perfino il Buddha non ha un’esistenza oggettiva, ma esiste nominalmente, come una convenzione.
“Ci rendiamo infelici perché il nostro senso di un sé indipendente ci rende egoisti, sulla base del quale esprimiamo ogni tipo di emozione. L’esperienza quotidiana ci dice che le persone egoiste tendono ad essere più facilmente turbate, mentre coloro che sono compassionevoli e naturalmente preoccupati per gli altri, sono più generosi e rilassati.
“Poiché non vogliamo la sofferenza e vogliamo la felicità, dobbiamo ridurre le cause della sofferenza e aumentare le cause della felicità. Come esseri umani questo è un qualcosa a cui possiamo pensare e mettere in atto. Il primo verso mostra che il raggiungimento dei nostri obiettivi a breve ed a lungo termine dipende dagli altri. Evitando le azioni non salutari dell’uccisione, prendendo ciò che non viene dato, la cattiva condotta sessuale, così come gli atti di discorso non salutare vengono fatti in relazione agli altri. Poiché la felicità nasce in relazione a loro, il secondo verso consiglia “Ami gli altri come supremi”. “
Sua Santità ha sottolineato che come esseri umani dovremmo rispettarci l’un l’altro. Se dovessimo essere gentili con qualcuno che poi si avvantaggia di noi, non dovremmo lasciar svanire la nostra compassione. Qualunque cosa che suscita emozioni affettive, dovremmo contrastarla, in quanto esalta l’atteggiamento egoistico che porta alla rovina.
“Ogni volta che vediamo delle persone che davvero soffrono, non dovremmo essere condiscendenti, ma compassionevoli con loro. Ad esempio, dovremmo fare offerte ai mendicanti, ma rispettosamente. Dare rispettosamente è uno dei sedici fattori che danno origine ad una rinascita più elevata.
Nel verso 5 leggiamo “Posso accettare la sconfitta”. Quando un seguace della tradizione di Kadampa era soggetto a critiche, chiese ai suoi amici di non rispondere, dicendo: “Prenderò la sconfitta su di me”.
Il verso successivo si riferisce ad un’occasione in cui potremmo aver aiutato qualcuno che non mostra apprezzamento. La risposta appropriata è vedere quella persona come un nostro maestro.
“La strofa 7: “Possa dare tutto l’aiuto e la gioia alle mie madri, e possa prendere segretamente tutte le loro avversità e dolore”, riassume la pratica del “Prendere e Dare”. Quando inspiri, immagina di prendere il dolore e la sofferenza degli altri su te stesso e quando espiri, immagina di dar loro gioia. Questo è quello che ho fatto quando mi è giunta la notizia delle manifestazioni a Lhasa nel 2008, il che mi ha preoccupato di ciò che sarebbe potuto accadere. Immaginavo di allontanare la rabbia e l’ostilità dai funzionari cinesi coinvolti nell’incidente e di dare loro tranquillità e gioia.
“Il verso finale ci consiglia, quando facciamo queste pratiche, di non essere travolti da preoccupazioni mondane: come il desiderio di una buona reputazione e fama. La frase “Vorrei vedere tutte le cose come illusioni” si riferisce alla bodhicitta finale, dal che la Scuola della Via di Mezzo afferma come nulla ha un’esistenza oggettiva: le cose esistono solo per designazione.”
Riprendendo le “37 Pratiche di un Bodhisattva” https://www.sangye.it/altro/?p=134 Sua Santità ha ricordato che Togmé Sangpo era considerato un bodhisattva, un qualcuno con l’esperienza reale di bodhicitta. Ha vissuto in una grotta a Ngulchu. Era un abile studioso che compose un commentario sul “Sublime Continuum” di Maitreya, ma fu anche riconosciuto per la sua umiltà e la sua buona natura.
Sua Santità ha osservato che il contenuto dei Tre Canestri degli insegnamenti del Buddha – Sutra, Vinaya e Abhidharma – erano destinati alla pratica individuale. Un individuo di minor capacità s’impegna per raggiungere l’elevato stato di una buona rinascita. Uno di capacità intermedia mira a realizzare la liberazione dal ciclo dell’esistenza, mentre un individuo di grande capacità lavora a beneficio di tutti gli esseri senzienti raggiungendo l’illuminazione.
Sua Santità ha osservato che i due versi preliminari riguardano l’omaggio ad Avalokiteshvara, incarnazione della compassione di tutti i Buddha e la promessa di comporre il testo.
“Una strofa nei “400 Versi “di Aryadeva” https://www.sangye.it/altro/?cat=72 si riferisce anche ai tre tipi di capacità per progredire sul sentiero:
“Per prima cosa evita le azioni non salutari
Quindi elimina la [concezione del] sé;
In seguito previeni le visioni errate di tutti i tipi.
Chiunque lo faccia è un saggio.”
Soddisfare queste tre aspirazioni richiede studio e pratica come raccomanda la prima strofa: “Ascolta, pensa e medita incessantemente giorno e notte.”
Godiamo d’una vita umana che offre l’opportunità di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Sprecare una simile opportunità sarebbe una grande perdita, mentre usarla e coltivare la virtù lascia impronte positive sulla mente. Al momento della morte, solo la pratica salutare che abbiamo fatto sarà comunque di aiuto.
“Cerca ed affidati ad un maestro spirituale adeguatamente qualificato, qualcuno compassionevole che abbia una corretta visione della realtà, che sia abile nell’eloquenza e ben preparato. Jé Tsongkhapa consiglia di affidarsi a qualcuno che osserva l’etica, la concentrazione e la saggezza. Ricorda la morte e l’impermanenza: chi sa chi verrà prima, domani o nella prossima vita? Riflettere sul valore di questa vita umana e sulla facilità di perderla ci spinge a praticare.”
Sua Santità ha menzionato che è accettabile fare offerte di incenso alle divinità, purché non consideriamo la divinità come un oggetto di rifugio. Fare ciò significherebbe contraddire il rifugio nei Tre Gioielli del rifugio: il Dharma, la cui pratica è il vero rifugio; il Buddha che è il nostro maestro ed il Sangha che sono i nostri compagni. I Buddha sradicano l’ignoranza e conducono gli esseri alla liberazione. Non lavano via le azioni negative con l’acqua, né rimuovono la sofferenza con le loro mani. Insegnano la vera realtà. Il Sangha comprende individui che hanno esperienza diretta della vacuità.
Sua Santità ha raccontato una storia su Trehor Kyorpön Rinpoché, un abile studioso ed esperto, che si fermò in un luogo per riposarsi dopo essere fuggito da Lhasa. Lì c’era qualcuno che andava in trance e che dichiarò di essere Shukden https://www.sangye.it/wordpress2/?cat=53 quindi Trehor Kyorpön Rinpoché gli fece una domanda difficile, a cui lo spirito a cui non rispose, di conseguenza Rinpoché lo invitò ad andarsene.
Nagarjuna https://www.sangye.it/altro/?cat=9 e i suoi seguaci usarono la loro intelligenza: possiamo farlo anche noi.
La strofa 8, afferma “Evita sempre gli errori”, completa le pratiche per raggiungere la felicità nella prossima vita.
“Aspira all’immutabile supremo stato di liberazione” la strofa 9 si riferisce alla pratica del praticante di capacità intermedia.
I versi che seguono riguardano il percorso dei praticanti di grande capacità, che “liberano con capacità illimitate gli esseri viventi e sviluppano l’intenzione altruistica “.
Sua Santità ha osservato che, poiché aveva già spiegato a fondo l’intenzione altruistica, non lo avrebbe fatto di nuovo, ma avrebbe letto le strofe. La strofa 11 così consiglia: “scambia la tua felicità con la sofferenza degli altri”. La strofa 18 consiglia: “Senza scoraggiamento assumi le negatività ed il dolore di tutti gli esseri viventi”. La strofa 22 si riferisce alla bodhicitta ultima. Dalla strofa in poi 25 viene descritta la pratica delle Sei Perfezioni https://www.sangye.it/altro/?p=6613. La strofa 31 evidenzia che “Puoi sembrare un praticante, ma non agisci come tale se non esamini i tuoi errori”, quindi “esamina i tuoi errori, liberandotene”.
Dopo aver completato la lettura del testo, Sua Santità ha incoraggiato i suoi ascoltatori a rileggerlo ogni volta che hanno tempo, assicurando loro che sarebbe utile farlo.
“Oggi abbiamo completato questa serie di insegnamenti. Per quanto riguarda l’iniziazione di ieri, prima visualizzate Lokeshvara di fronte a voi come veniva rappresentata nella Thangka. Quindi, immaginando che si dissolva in voi, recitate il mantra di sei sillabe per dieci volte della tua “mala” o rosario. Tuttavia, se la tua mente rimane indisciplinata, questo non ti sarà di grande aiuto. Invece di liberarti dalle emozioni afflittive, ti logorerà le unghie. Cerca di non pensare solo a te stesso, ma a tutti gli esseri senzienti.”
Sua Santità ha trasmesso i mantra del Buddha, Avalokiteshvara, Manjushri e Arya Tara, dichiarando di essere stato felice di poter insegnare e di essere grato agli interpreti che avevano reso ciò che aveva detto in hindi, inglese e cinese in modo da poter essere facilmente compreso.
“Se il Dharma è efficace o meno dipende dal fatto che riesci a trasformare la tua mente. Avendo ascoltato gli insegnamenti, sta a te effettuare questa trasformazione. Cosicché i tuoi vicini dovrebbero essere in grado di vedere in te una differenza, se pratichi bene. Prega che Avalokiteshvara si prenda cura di te di vita in vita. Fino al nostro prossimo incontro.”
Un rappresentante degli organizzatori ha relazionato sulla situazione finanziaria.
Sua Santità lascia il palco e torna al monastero di Ön Ngari. Il tempo ha ora iniziato a migliorare.
Tradotto dal Dr. Luciano Villa, nell’ambito del Programma Free Dalai Lama Teachings per il beneficio di tutti gli esseri senzienti, da https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=13538, https://livestream.com/DalaiLamaEnglish/manali2019/videos/195178627