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Le immense ricchezze del sottosuolo tibetano
Febbraio 24th, 2010 by admin

flag_of_tibetsvgL’industria mineraria cinese, da molti considerata a torto fatiscente e non tecnologicamente avanzata, sta rapidamente cambiando la propria fisionomia e si appresta a divenire incontrastata leader mondiale nel settore estrattivo già dai prossimi anni.

La strategia dei piccoli passi che così ben denota l’intero sistema produttivo del colosso orientale, ancora una volta ha dato i suoi frutti: la Cina ha raggiunto dapprima la quasi totale autosufficienza e oggi si appresta a esportare parte di quelle ricchezze minerarie che un generoso sottosuolo le dispensa in modo copioso.

L’anno 2007 ha visto la Cina coronare il sorpasso nei confronti della Repubblica del Sud Africa, quale primo produttore d’oro al mondo. …

La Società Leyshon Resources – quotata all’AIM [Alternative Investment Market, di Londra] e alla Borsa di Sydney (Australian Securities Exchange), sviluppa l’attività estrattiva di una miniera d’oro nel Heilongjang, provincia nel Nord-Est della Cina.

” La Cina ha il doppio vantaggio di disporre di un vasto potenziale minerario ancora non sfruttato e delle necessarie infrastrutture”, spiega Paolo Atherley, Direttore della Società. ” Risultato e logica conseguenza: la Cina è diventata il più grande produttore mondiale di oro in meno di dieci anni.”

Sono i Britannici che hanno aperto la via.

Nel 1997, la Griffin Mining di Londra, quotata all’AIM, ha ottenuto, ed era la prima volta che accadeva dalla fondazione della Repubblica Popolare avvenuta nel 1949, la concessione per lo sfruttamento di una miniera.

Oggi i Britannici hanno consolidato la loro presenza in tutta la Cina e guardano, in particolare, a quello che viene considerato “ il nuovo Eldorado” minerario: il Tibet.

Tra il 1999 e il 2006, uno studio geologico condotto in tutta segretezza da un’equipe di studiosi cinesi ha rivelato la presenza in Tibet di imponenti riserve di rame, ferro, piombo, zinco e altri minerali ancora.

Si stima che il Tibet possa custodire nel proprio sottosuolo tra i 30 e i 40 milioni di tonnellate di rame e 40 milioni di tonnellate di piombo e zinco. Numeri da capogiro.

Pensate: l’industria automobilistica cinese ha importato, nel corso del 2007, 386 milioni di tonnellate di ferro, il 18% in più rispetto al 2006. Questo dato rappresenta quasi la metà del totale delle importazioni mondiali di ferro. La cifra potrebbe essere notevolmente ridotta dando corso allo sfruttamento delle riserve di ferro presenti nel sottosuolo tibetano.

Le autorità di Pechino stimano che il totale delle risorse minerarie del Tibet si aggira attorno agli 80 miliardi di euro!

Nel 2006, la Compagnia Central China Goldfields(CCG), l’unica società britannica presente in Tibet, ha ceduto alla tentazione, nonostante le minacce di dimostrazioni da parte di gruppi pro-Tibet.

Creata nel 2004, dopo l’apertura del settore minerario da parte del Governo cinese alle società straniere, la CCG ha dapprima incentrato i suoi progetti sullo sfruttamento di miniere d’oro per poi,lo scorso anno, rivolgere le proprie attenzioni allo studio geologico del sottosuolo nella regione di Nimu vicino a Lhasa, alla ricerca di rame.

Nimu si trova sulla cintura trans-himalaiana “ del rame”, che si estende dall’Afghanistan fino alla provincia dello Yunnan, nel sud-ovest della Cina. Il progetto CCG è ancora nella fase esplorativa, ma diverse società cinesi hanno già iniziato a scavare miniere lungo la cintura.

Si trova proprio in questa area la miniera di Yulong, destinata a diventare la più grande miniera di rame di tutta la Cina.

La Società Continental Minerals, con sede a Vancouver, Canada, dovrebbe ottenere entro la fine dell’anno, la licenza per l’estrazione del minerale. Fatto storico in quanto è questo il primo caso di una concessione ottenuta da una Società non tibetana.

Il rame abbonda in questa cintura. Da un punto di vista geologico questa regione assomiglia enormemente a quella andina in Sud America. E’ solo una questione di tempo, poi l’estrazione del rame sarà fatta a tempo pieno”, conferma Jeff Malaihollo, Direttore del GCC.

Come tutte le società minerarie straniere, la CCG ha dovuto costituire una joint venture con una società cinese. L’obbligo fatto agli stranieri di collaborare con una società cinese per iniziare l’attività estrattiva ha spinto molti esuli tibetani e vari gruppi di pressione – come Free Tibet- a criticare il comportamento di quelle Compagnie che mirano a trarre dei profitti economici dall’apertura del settore minerario in Cina.

Per queste ultime, tuttavia, il Tibet sembra essere, per gli anni a venire, il nuovo Eldorado.

Jules Previ per Finanzainchiaro.

L’autore: Jules Previ è giornalista freelance e traduttore news-online presso agenzie stampa internazionali. Collabora al progetto Finanzainchiaro.it dal 2007.

Di redazione (del 10/04/2009 @ 18:00:42, in Gli Speciali Della Redazione,

http://www.finanzainchiaro.it/dblog/articolo.asp?articolo=857


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