Sua Santità il Dalai Lama saluta affettuosamente l’ex Kalön Tripa, Tenzin Namgyal Tethong, mentre si dirige dalla sua residenza al Tempio Principale Tibetano a Dharamsala, India, il 5 luglio 2019. Foto di Tenzin Choejor
5 luglio 2019. Thekchen Chöling, Dharamsala, India – Il 5 luglio, alla vigilia dell’ottantaquattresimo compleanno di Sua Santità il Dalai Lama, circa trecento membri dell’Amministrazione Centrale Tibetana (CTA) in pensione e oltre duecento loro famigliari hanno offerto preghiere e un elaborato rituale per la lunga vita di Sua Santità. Il cortile fino al Tsuglagkhang, il Tempio Principale Tibetano, e i viali di accesso era stati addobbati da decorazioni dai colori cerimoniali brillanti, in netto contrasto con il cielo grigio dell’imminente monsone. Sua Santità è stato accompagnato dalla sua residenza al Tempio dall’ex Kalön Tripa, Tenzin Namgyal Tethong, Presidente del Comitato del personale del CTA in pensione, da Lobsang Jinpa e dal Disciplinare del Monastero di Namgyal, il Venerabile Tenzin Norbu.
Come è sua consuetudine, Sua Santità si è fermato a salutare amici e devoti lungo la strada, soprattutto con i bambini del Tibetan Children’s Village. Nel tempio, Sua Santità ha salutato il Sikyong e i membri dell’attuale Kashag, il Presidente della Giustizia e Presidente del Parlamento in esilio e, facendosi largo tra la folla di funzionari in pensione intorno al trono, è andato a sulutare Garje Khamtrul Rinpoche, che ora in sedia a rotelle.
Il presidente del Comitato per le offerta di lunga vita del CTA Lobsang Jinpa ha offerto il mandala e la rappresentazione del corpo, della parola e della mente del Buddha; gli ex segretari hanno offerto delle kata all’inizio delle preghiere. Dopo una lode di Trulshik Rinpoche, Racconto delle vite precedenti del Dalai Lama, emanazioni di Avalokiteshvara, Sua Santità ha preso la parola.
“Oggi, lo staff in pensione del CTA mi offre questa cerimonia. La vostra fede, la vostra devozione e il vostro legame spirituale sono forti. Vi ringrazio per aver pregato perché la mia vita possa essere lunga. Questa mattina, l’ex Kalön Tripa, Tenzin Namgyal mi ha accompagnato fin qui. Lo conosco da quando era un ragazzino, quando suo padre era un ufficiale tibetano a Mussoorie”.
“Come rifugiati in esilio ci siamo lasciati alle spalle molte vecchie abitudini e per me è stata una liberazione. Qualcuno ha detto che prima vivevo in una gabbia dorata. Fortunatamente, grazie alla gentilezza dei miei tutor, ho potuto studiare”.
“Abbiamo perso il nostro Paese e siamo fuggiti in esilio, ma ognuno di noi ha lavorato duramente per preservare la nostra religione, la nostra cultura e la nostra identità. Sono passati 60 anni da quando abbiamo perso la nostra patria e non siamo più liberi, ma abbiamo instaurato rapporti di lunga data, qui in India. In esilio, abbiamo potuto studiare i classici testi buddhisti dei maestri del Nalanda, il simbolo della relazione unica che c’è tra India e Tibet”.
“In passato, c’era chi si riferiva alla tradizione tibetana come al lamaismo, come se non fosse una pura tradizione buddhista. Ciò che abbiamo mantenuto in vita è invece l’autentica tradizione del Nalanda. Perdendo il nostro Paese abbiamo avuto l’opportunità di studiare, praticare e condividere le vaste e profonde istruzioni degli insegnamenti del Buddha; possiamo spiegarle nella nostra lingua, il tibetano. Siamo stati in grado di preservare e promuovere le nostre tradizioni buddhiste, non sulla base di una fede cieca, ma utilizzando il ragionamento e la logica. Di conseguenza, oggi persone provenienti da altri paesi buddhisti e da paesi che precedentemente non avevano alcun interesse per il buddhismo si sono interessati a ciò che sappiamo”.
“Comunque, come si suole dire, “Noi anziani dovremmo stare insieme, divertirci e festeggiare”.
“Il Tibet è una terra di cui si prende cura Avalokiteshvara. Basta ripercorrerne la storia e ricordare le sue incarnazioni in Tibet. Avalokiteshvara ha mille occhi e mille braccia, ma siccome io posso parlare e relazionarmi direttamente con le persone, mi considero un suo messaggero. All’inizio del nostro esilio, quando ero ancora allo Swarag Ashram, ho sognato che ero nel Jokhang a Lhasa, e che la statua di Avalokiteshvara dai cinque volti mi chiamava e abbracciandomi mi diceva che non dovevo abbattermi né arrendermi. Successivamente, durante la Rivoluzione Culturale, quella statua è stata distrutta, ma alcuni pezzi dei volti sono stati salvati e mi sono stati portati qui. Alcuni di loro si trovano ora all’interno della statua di Avalokiteshvara dalle Mille Braccia che c’è qui; altri sono conservati in uno scrigno accanto ad essa.
“Avete lavorato tanto per il CTA e per certo Avalokiteshvara avrà cura di voi, vita dopo vita. E non lo dico per devozione cieca, ma sulla base del ragionamento e della logica: la coscienza ha una sua causa sostanziale, la mente è preceduta da un continuum mentale che non ha inizio. E poiché avete grazie al vostro impegno avete creato un legame speciale con Avalokiteshvara, di certo si prenderà cura di voi. Cerca di coltivare la compassione, l’amorevole gentilezza e la saggezza che comprende la vacuità”.
“In questo momento difficile della nostra storia, avete fatto del vostro meglio, quindi pregate Avalokiteshvara perché vi aiuti a realizzare la vacuità e lamente del risveglio di bodhichitta. Ricordate quello che Milarepa ha detto sul lavorare insieme insieme in modo che tutti possano raggiungere l’illuminazione”.
“In quest’epoca dominata dalle emozioni distruttive, dalla rabbia e dall’attaccamento, cercate di sviluppare amore e compassione e dedicate i vostri meriti alla pace nel mondo. Preghiamo per il benessere di tutti gli esseri senzienti, anche se in realtà gli unici per i quali possiamo essere di beneficio sono i 7 miliardi di esseri umani, i nostri compagni su questa terra. Per questo motivo, ovunque io vada, incoraggio tutti ad avere buon cuore. Se siete gentili nella vostra vita quotidiana, troverete sicuramente più pace e soddisfazione”.
“Moriremo tutti, ma quando accadrà potrete andarvene senza rimpianti. Ricordatevi di aver seguito i consigli di Sua Santità e che avete fatto del vostro meglio per far sì che Avalokiteshvara continui a prendersi cura di voi vita dopo vita”.
Guidati dal loro abate Thamtog Rinpoché, i monaci del monastero di Namgyal hanno condotto un rituale di lunga vita basato sulla pratica di Amitayus, tratto dalle visioni segrete del V Dalai Lama. Nel frattempo, una lunga processione di ex funzionari del CTA ha portato una serie di offerte.Terminata la cerimonia, gli ex Kalön e i funzionari del CTA, compreso Khamtrul Rinpoche, hanno consegnato personalmente delle kata a Sua Santità.
I membri dell’Istituto Tibetano delle Arti hanno poi eseguito canti e danze.
Prima dell’offerta del mandala di ringraziamento, Sua Santità ha preso nuovamente la parola.
“Quelli di voi che hanno dedicato corpo, parola e mente alla causa del Tibet e alla preservazione del nostro patrimonio spirituale hanno avuto una vita significativa. Da parte mia, sono sempre determinato a vivere ancora a lungo. Trulshik Rinpoche mi ha raccomandato di fare come Thangtong Gyalpo, che visse fino a 125 anni. Potrebbe essere difficile…. Altri amici mi hanno suggerito di seguire l’esempio di Panchen Lobsang Chögyen e visse fino a 108 anni. Non lo so, ma sento che potrei vivere fino a 90 o 100 anni. Comunque, prego sempre per gli esseri senzienti e per la fioritura del Dharma.
Finché esiste lo spazio,
finché ci saranno esseri senzienti
fino ad allora, possa anch’io rimanere
e contribuire a dissipare la miseria del mondo.
“Sento di essere fino ad ora di una qualche utilità e credo che se vivrò più a lungo potrò essere ancora di aiuto.
Nelle regioni dove il supremo, prezioso insegnamento non è ancora arrivato
o dove si è diffuso, ma poi è scomparso,
possa io illuminare quel tesoro di felicità e beneficio
con una mente profondamente mossa dalla grande compassione.
Diversamente, sperare in una lunga vita, senza uno scopo significativo, non ha senso. “Ora potete offrire il mandalo di ringraziamento.”
Molti anziani tibetani che, negli anni e a vario titolo, hanno servito Sua Santità, gli hanno poi offerto una kata, che il Dalai lama ha restituito loro con un affettuoso buffetto sulla testa. Mentre si dirigeva dal tempio fino all’auto che lo aspettava nel cortile, Sua Santità ha continuato a ricevere auguri e omaggi che ha contraccambiato con ampi sorrisi, parole gentili e strette di mano. http://it.dalailama.com/news/2019/preghiere-per-la-lunga-vita-di-sua-santit%C3%A0-il-dalai-lama