Sua Santità il Dalai Lama interviene alla conferenza “Celebrare la diversità nel mondo musulmano” presso il Centro Internazionale dell’India a Nuova Delhi, India, il 15 giugno 2019. Foto di Tenzin Choejor
15 giugno 2019. Nuova Delhi, India – Oltre 350 partecipanti hanno affollato oggi l’auditorium dell’India International Centre per partecipare alla conferenza “Celebrare la diversità nel mondo musulmano”. Ispirato e incoraggiato da Sua Santità il Dalai Lama, l’evento è stato organizzato dai musulmani del Ladakh. Al suo arrivo, Sua Santità è stato accolto dal dottor Abdul Qayoom dell’Anjuman Moin-ul-Islam e da Ashraf Ali Barcha dell’Anjuman Imamia di Leh e ha poi salutato personalmente i numerosi imam presenti, prima di prendere posto sul palco.
Nelle sue osservazioni preliminari, ha ricordato che i musulmani Ladakhi sono arrivati a Lhasa al tempo del V Dalai Lama, che donò loro un appezzamento di terra su cui costruire una moschea. Da allora, i rappresentanti della loro comunità sono sempre stati invitati alle funzioni di governo tibetano.
Pur non avendo sentito parlare di dispute tra musulmani sciiti e sunniti in India – ha detto il Dalai Lama – altrove i membri di queste diverse confessioni continuano a combattersi. E’ davvero drammatico che questo possa accadere tra persone della stessa fede, che adorano lo stesso Dio, che leggono gli stessi testi sacri e seguono lo stesso rituale di preghiera cinque volte al giorno.
“Credo che i musulmani indiani dovrebbero essere più attivi nel promuovere l’armonia religiosa”, ha aggiunto. “Quindi ho pensato che un incontro tra musulmani qui a Delhi avrebbe potuto essere utile e apprezzo molto il fatto che sia stato organizzato. Sono anche felice di sapere che fratelli e sorelle provenienti dall’Iran si sono uniti a noi oggi. Dobbiamo far capire al mondo intero quanto sia importante mantenere l’armonia religiosa”.
Siddiq Wahid ha dato il benvenuto ai relatori e ai partecipanti, spiegando che l’ospite d’onore, l’ex vicepresidente Hamid Ansari, era ritardato ma sarebbe comunque arrivato. Ha accennato alla lunga relazione tra musulmani e tibetani, risalente all’VIII secolo. Ha inoltre osservato che la lingua tibetana è impiegata in quattro paesi del SAARC (South Asian Association for Regional Cooperation): India, Nepal, Pakistan e Bhutan. Ha poi chiesto a Hafiz Ghulam Mohammad di recitare il Tilawaat e il Quran Sharief, il cui senso generale è: “Non dividetevi: Allah vi unisce, siete fratelli”.
Qayum Giri ha spiegato che l’intento della conferenza era celebrare la diversità all’interno del mondo islamico. Anche se i musulmani del Ladakh sono poco numerosi, hanno dato l’avvio a questo tipo di incontri che continueranno e cresceranno in futuro. Vogliamo rendere il mondo consapevole dell’armonia che c’è sul “tetto del mondo” e chiederci come questo possa essere applicato altrove, in questo paese e oltre. “Abbiamo intenzione di imparare, di portare a casa ciò che impariamo e di diffonderlo nel mondo musulmano”.
Ashraf A. Barcha ha osservato che il Ladakh è una regione remota e i musulmani sono in minoranza, ma sono stabili, calmi e pacifici. Auspica che gli oratori della conferenza individuino i passi concreti da intraprendere per evitare problemi futuri e stimolare un dialogo costruttivo.
Nel suo discorso, Sua Santità ha osservato che dei sette miliardi di esseri umani vivi oggi, un miliardo non ha alcun interesse per la religione, mentre i restanti sei seguono diverse tradizioni religiose. La pratica indiana di coltivare una mente tranquilla e stabile, shamatha, ha dato origine alle tradizioni di non-violenza e compassione (ahimsa e karuna). Rispetto alle antiche civiltà della Cina e dell’Egitto, quella della valle dell’Indo ha portato a sviluppi filosofici particolarmente sofisticati.
“Oggi, tutti vogliono vivere una vita felice. Nessuno vuole soffrire. In effetti, la felicità è parte fondamentale della nostra sopravvivenza. Gli scienziati sono giunti alla conclusione che la natura umana è naturalmente compassionevole perché la sopravvivenza individuale dipende dal resto della comunità. Coloro che crescono in un’atmosfera più compassionevole tendono a essere più felici e ad avere maggior successo mentre – suggeriscono gli scienziati – chi vive in un costante stato di rabbia o di paura mina il proprio sistema immunitario. Interdipendenza significa che tutti i sette miliardi di esseri umani appartengono ad un’unica comunità umana”.
“Nel mondo contemporaneo, nonostante lo sviluppo materiale, molti dei problemi che dobbiamo affrontare li abbiamo creati noi, sono stati prodotti dalla nostra tendenza a vedere gli altri in termini di “noi” e “loro”. I bambini non fanno tali distinzioni, a loro non importa a quale religione, razza o nazione appartengono i compagni di gioco, a patto siano socievoli e simpatici. Dobbiamo ricordare che l’umanità è un’unica famiglia e che nell’essere umani siamo tutti uguali, e mi impegno a farlo sapere alla gente”.
“Tutte le nostre tradizioni religiose trasmettono un messaggio d’amore. Noi buddhisti diciamo di considerare cari tutti gli esseri senzienti come la nostra stessa madre. I musulmani in Tibet erano molto pacifici. A Turtuk, il villaggio più a nord dell’India, un imam mi ha detto che un musulmano dovrebbe amare ogni creatura di Allah. Altrove un altro anziano mi ha detto che chi fa spargimenti di sangue non è più un vero musulmano”.
“Siamo in pace, qui e ora, ma in Afghanistan, Siria e Yemen i bambini soffrono terribilmente. E per quale ragione? Dobbiamo sforzarci di creare un mondo più pacifico, coltivando la pace interiore in noi stessi. Certo, seguiamo tradizioni diverse, abbiamo punti di vista filosofici diversi, ma il messaggio di fondo è quello dell’amore”.
“Le fedi teistiche suggeriscono che siamo tutti creature di un Dio misericordioso, come i figli di un unico padre. Dobbiamo pensare a ciò che ci unisce non a ciò che ci rende diversi. Tutte le religioni hanno lo stesso potenziale per creare un essere umano felice; trasmettono lo stesso messaggio d’amore. In tutte le tradizioni ci sono persone meravigliose”.
“Nel frattempo però, ci sono continui scontri tra musulmani e buddhisti in Bangladesh, Birmania o Sri Lanka, tra musulmani e cristiani in Egitto, in nome della religione. E’ inaccettabile. Se la nostra mente è in pace, anche la pace nel mondo è possibile. Ma l’armonia religiosa è essenziale. Se vi state chiedendo se non sia un’utopia, la mia risposta è: guardate l’India, guardate l’esempio degli zoroastriani o dei parsi – che sono poco più di 100.000 – ma che vivono tra milioni di indù e musulmani a Mumbai completamente tranquilli”.
“Sciiti e sunniti sono fratelli e sorelle, eppure nel nostro vicino Pakistan si stanno uccidendo a vicenda. Credo che i musulmani indiani dovrebbero mostrare al resto del mondo, specialmente alle persone di altri paesi islamici, che l’armonia religiosa è possibile, cosa che mi impegno anch’io a condividere con gli altri”.
Sua Santità ha spiegato che, in quanto persona in cui i tibetani, dentro e fuori il Tibet, ripongono la loro fiducia, ha la responsabilità di considerare il loro benessere, di proteggere l’ambiente naturale del Tibet, fonte di tanti grandi fiumi asiatici. Ha segnalato che c’è il pericolo reale di una riduzione della quantità d’acqua disponibile a causa dei cambiamenti climatici. Ha aggiunto di cercare di educare la gente sul patrimonio culturale del Tibet e dell’Università del Nalanda da cui deriva. A questo si unisce l’impegno a cercare di far rivivere l’interesse per l’antica conoscenza indiana riguardante il funzionamento della mente e delle emozioni.
Dopo una breve pausa per il tè, Sua Santità ha risposto alle domande del pubblico. Ha espresso grande simpatia per i rifugiati rohingya provenienti dalla Birmania e la convinzione che il Buddha avrebbe protetto queste persone. Aung San Suu Kyi gli ha detto che a causa del coinvolgimento militare la situazione è difficile da gestire.
Quando gli è stato chiesto di spiegare come coltivare la pace interiore, Sua Santità ha suggerito che credere in “Dio padre” può aiutare. Altrimenti, riconoscere che le cose non esistono così come ci appaiono, e coltivare l’altruismo, possono contrastare le emozioni distruttive che ci affliggono. Ha aggiunto che sia ‘ahimsa‘ e ‘karuna‘ implicano un addestramento della mente.
Sua Santità, rispondendo a una domanda su che cos’è il nirvana, ha detto che è un argomento complicato, ma che in generale può essere definito come uno stato d’animo purificato attraverso una profonda comprensione della realtà. Poiché l’ignoranza non fa parte della natura della mente, può essere eliminata, ma raggiungere questo obiettivo richiede studio, riflessione e meditazione.
Un insegnante voleva sapere come educare gli studenti all’amore e alla compassione. Sua Santità ha suggerito che la vera amicizia non si basa sul denaro e sul potere, ma sulla fiducia, che a sua volta si sviluppa come risultato della sincera preoccupazione per il benessere degli altri. In altre parole, bisogna spiegare agli studenti che l’amicizia si fonda sulla cordialità. Sua Santità ammesso che è naturale preoccuparsi per se stessi, ma ha chiarito che nel perseguire i propri interessi c’è una sostanziale differenza tra farlo con saggezza o follia.
Invitato a suggerire come conciliare le differenze tra sciiti e sunniti, o tra Iran e Arabia Saudita, Sua Santità ha sottolineato che i politici fanno affermazioni in nome della religione che tendono a provocare una risposta emotiva. Alcune persone vedono l’Iran con sospetto, cosa che lui non fa, descrivendolo come un paese democratico che segue la tradizione sciita. D’altra parte, ha osservato, Bin Laden veniva dal lato sunnita. Non possiamo generalizzare sugli sciiti nel loro insieme, né sui sunniti nel loro insieme. Non è possibile generalizzare su un’intera comunità sulla base del comportamento scorretto di pochi individui. Infine Sua Santità, rispondendo a una domanda sulla meditazione, ha chiarito che c’è differenza tra la coscienza mentale e la consapevolezza sensoriale. Abbiamo un accesso più chiaro alla coscienza mentale quando sogniamo, perché in quel momento le nostre coscienze sensoriali sono dormienti. Addestrare la mente, coltivare la compassione e la comprensione della realtà, tutto questo coinvolge la coscienza mentale. Il successo nello sviluppare una mente e una capacità di analisi imparziali e stabili dipende da quanto ci impegniamo e da quanto bene si comprende il funzionamento della mente e delle emozioni.
Terminato il discorso di Sua Santità hanno preso la parola alcuni rappresentanti musulmani. Maulana Abdul Qadir Qadir Noorudin della tradizione Bohra di Mumbai ha parlato delle diversità presenti in India, ma anche dell’armonia che vi prevale. Ha detto che il Sacro Corano incoraggia la ricerca di valori condivisi con gli altri, che servono come base della fiducia reciproca. Il popolo indiano, ha suggerito, è unito da uno stile di vita condiviso. Tuttavia, le persone malintenzionate cercano sempre di promuovere le divisioni, mentre quelle di buon cuore favoriscono l’amicizia. Ha concluso che tutti gli esseri umani hanno bisogno di tolleranza e perdono.
Maulana Syed Kalbi Jawad Naqavi, un insegnante sciita di Lucknow, ha sollevato tre punti: il primo è che la maggior parte di noi non è un vero musulmani; non siamo veri musulmani, ma musulmani finti, perché i veri musulmani sono tenuti ad aiutare gli altri, a lavorare per servire tutti gli esseri umani. Un musulmano è colui che aiuta gli altri esseri umani, qualunque sia la sua fede.
Il secondo punto riguarda il significato della vittoria nell’Islam. Tendiamo a pensare che la vittoria implichi la conquista o la prevaricazione degli altri, mentre il suo significato è stabilire la pace tra gli esseri umani. In terzo luogo, lMaulana ha chiesto, che cos’è la jihad ? Ha spiegato che quando l’oscurità viene dissipata dall’accensione di una candela, questo è “jihad”. Quando si lavora per eliminare l’analfabetismo, questo è “jihad”. Quando una madre nutre il figlio per placare la sua fame – questo è “jihad”. Lo spargimento di sangue non e’ “jihad”.
Ha concluso sottolineando che è davvero avvilente ammettere che sia necessario un non musulmano come Sua Santità per ricordare ai musulmani il valore della non violenza e della riconciliazione.
Maulana Mahmud Madani, di Deoband, ha parlato di una visita in Ladakh e a Turtuk. Lì ha incontrato sciiti e sunniti alcuni dei quali pregavano insieme. L’armonia comunitaria esiste quando i musulmani lavorano non solo per i musulmani ma per tutti. Concorda con l’osservazione di Sua Santità che molto spesso non sono le questioni religiose alla base del conflitto, ma considerazioni di natura politica. Troppo spesso la religione è usata come arma per un vantaggio politico a breve termine.
Il dottor Mohammed Husain Mokhtari (Cancelliere dell’Università Islamica Madhaheb di Teheran, Iran) ha detto che è un dovere religioso rispettarsi reciprocamente. Ha lodato l’accettazione della diversità tra i seguaci delle religioni, ma anche l’unità nel seguire la stessa religione. Ha detto che dobbiamo riconoscere la diversità come un dato di fatto e che per farlo è vantaggioso per tutti.
Il rispetto reciproco è importante. L’accettazione e il riconoscimento reciproco è il presupposto del dialogo e se l’obiettivo è l’unità, deve esserci dialogo. Ha incoraggiato il riconoscimento delle somiglianze e l’accettazione delle differenze. L’ignoranza e la negligenza sono i veri ostacoli. Non possiamo raggiungere l’unità se consideriamo con timore e diffidenza alcuni gruppi di persone. Né è utile criticare gli altri se sono non credenti.
L’ex vice presidente dell’India, Hamid Ansari ha parlato della diversità come di un concetto semplice e desiderabile.In natura regna la diversità: nessun fiore, albero o essere umano è esattamente identico a tutti gli altri. Ha elogiato gli sforzi compiuti per convocare questa conferenza, ma si è chiesto se sarebbe stata necessaria se davvero avessimo compreso adeguatamente il concetto di diversità.
I musulmani sono una comunità globale, ha detto Ansari. Sono 1,6 miliardi. Di questi, il 66% vive in Asia; il 15% vive in Asia occidentale o in Medio Oriente; il 20% vive in Africa. L’India, con 190 milioni di musulmani, è la seconda più grande popolazione musulmana dopo quella dell’Indonesia. I musulmani, ha suggerito, sono uniti nel loro credo e linguaggio religioso, ma diversi nelle loro usanze e tradizioni. L’unità della loro fede è dimostrata durante il pellegrinaggio annuale dell’Haj. C’è unità nella diversità e diversità nell’unità.
“L’Islam è presente in India da molto tempo e ha dimostrato non solo diversità ma anche adattabilità. Può essere un modello da emulare in tutto il mondo. Vivere insieme nella diversità come in India è tanto unico quanto raro”.
Nel concludere la sessione mattutina, Siddiq Wahid ha ricordato qualcosa che aveva imparato da Sua Santità molto tempo fa, quando aveva circa 13 anni: praticare esplicitamente una religione è praticarle implicitamente tutte . Ha ringraziato Sua Santità per la sua partecipazione e tutti coloro che hanno contribuito a rendere la conferenza un successo.
La delegazione iraniana ha fatto dei doni a Sua Santità e ad Ansari. Sua Santità ha pranzato con i rappresentanti musulmani, mentre il pubblico ha mangiato nel patio.
Nel pomeriggio, la conferenza ha visto la partecipazione di altri membri della delegazione iraniana, del professor Ali Khan che ha parlato del dialogo nel mondo musulmano, di Farah Naqvi sulle questioni di genere nel mondo musulmano e di Seems Mustafa su musulmani e i media.
Sua Santità tornerà domani a Dharamsala.
http://it.dalailama.com/news/2019/celebrare-la-diversit%C3%A0-nel-mondo-islamico
Un particolare ringraziamento, per la sua amorevole gentilezza, alla traduttrice Dr.ssa Carolina Lami.