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Consapevoli, disinteressati e compassionevoli: ecco come dovrebbero essere i leader secondo il Dalai Lama
Marzo 8th, 2019 by admin

Nel corso degli ultimi sessant’anni, ho avuto l’opportunità di confrontarmi con molti leader di governo, di aziende e di altre organizzazioni e ho potuto comprendere in che modo le nostre società si sono sviluppate ed evolute. Sono quindi felice di condividere con voi alcune mie osservazioni, nel caso in cui altri possano trarre beneficio da ciò che ho imparato.

I leader, qualunque sia il settore in cui operano, hanno un forte impatto sulla vita delle persone, della collettività e dell’ambiente. Dovremmo però sempre ricordare che siamo semplici visitatori su questo pianeta, vi trascorriamo novanta o al massimo cento anni, e dovremmo impegnarci a lasciare un mondo migliore di quello che abbiamo trovato.

Ma che cosa significa “un mondo migliore”? Credo che la risposta sia molto semplice: un mondo migliore è quello in cui le persone sono più felici. Perché? Perché tutti gli esseri umani vogliono essere felici e nessuno desidera la sofferenza. Il desiderio di felicità è qualcosa che accomuna tutti quanti.

Oggi, però, il mondo sembra trovarsi di fronte a una crisi emotiva. I livelli di stress, ansia e depressione sono più alti che mai. Il divario tra ricchi e poveri, tra gli amministratori delegati ai vertici di un’azienda e i loro dipendenti è al massimo storico. L’attenzione al profitto spesso prevale su quello per le persone, l’ambiente e la società.

Questa tendenza a considerarci in termini di “noi” e “loro” è la dimostrazione di quanto ignoriamo la nostra interdipendenza. Facciamo tutti parte della stessa economia globale, dipendiamo l’uno dall’altro; i cambiamenti climatici e l’ambiente riguardano ciascuno di noi. Inoltre, come esseri umani, siamo fisicamente, mentalmente ed emotivamente uguali.

Pensate alle api: non hanno una costituzione, forze dell’ordine o una formazione morale, eppure lavorano insieme per sopravvivere. Anche se possono occasionalmente “litigare”, lo sciame sopravvive grazie alla cooperazione. Gli esseri umani, invece, hanno carte costituzionali, sistemi giuridici complessi e polizia; abbiamo anche una notevole intelligenza e una grande capacità di amore e affetto. Ma nonostante le nostre straordinarie qualità, sembriamo meno capaci di cooperare.

Nelle organizzazioni, le persone lavorano insieme, a stretto contatto ogni giorno, eppure si sentono sole e stressate. Anche se siamo animali sociali, prevale la mancanza di un senso di responsabilità reciproca. Dobbiamo chiederci che cosa sta andando storto.

Credo che l’attenzione quasi esclusiva allo sviluppo materiale e all’accumulazione di ricchezze ci abbia portato a dimenticare il nostro bisogno umano fondamentale di gentilezza e cura. Rinnovare collettivamente l’impegno a considerarci un’unica famiglia umana e agire con altruismo verso i nostri fratelli e sorelle è fondamentale, se davvero vogliamo che le società, le organizzazioni e gli individui prosperino a lungo. Ognuno di noi ha la responsabilità di far sì che questo accada.

Che cosa possono fare i leader?
Essere consapevoli

Coltivate la pace della mente. Come esseri umani, abbiamo una notevole intelligenza che ci permette di analizzare e pianificare il futuro. Abbiamo il linguaggio, che ci consente di comunicare agli altri. Dal momento che le emozioni distruttive – come la rabbia e l’attaccamento – oscurano la capacità di utilizzare la nostra intelligenza in modo lucido, abbiamo bisogno di affrontarle.

La paura e l’ansia cedono facilmente il posto alla rabbia e alla violenza. L’opposto della paura è la fiducia che, insieme al buon cuore, aumenta la fiducia in noi stessi. Anche la compassione riduce la paura perché riflette la preoccupazione per il benessere degli altri. Questo, non i soldi e il potere, è ciò che attira davvero gli amici. Quando siamo sotto l’influenza della rabbia o dell’attaccamento, siamo limitati nella nostra capacità di avere una visione completa e realistica della realtà. Quando la mente è compassionevole e calma siamo in grado di usare il nostro intelletto in modo pratico, realistico e con determinazione.

Essere altruisti

Siamo naturalmente spinti dall’interesse personale; è necessario per sopravvivere. Ma abbiamo bisogno di un “egoismo saggio” che sia generoso e cooperativo, che tenga in considerazione anche degli interessi degli altri. La cooperazione proviene dall’amicizia, l’amicizia nasce con la fiducia e la fiducia si basa sulla gentilezza. Una volta che si ha un genuino senso di preoccupazione per gli altri, non c’è spazio per la manipolazione, per l’arroganza o per lo sfruttamento; al contrario, si può essere onesti, sinceri e trasparenti nella propria condotta.

Essere compassionevoli

La fonte ultima di una vita felice è la compassione. Anche gli animali ne dimostrano un certo grado. Quando si tratta degli esseri umani, la compassione può essere combinata con l’intelligenza. Unita alla ragione, la compassione può essere estesa a tutti i sette miliardi di esseri umani. Le emozioni distruttive sono legate all’ignoranza, mentre la compassione è un’emozione costruttiva, legata all’intelligenza. Di conseguenza, può essere insegnata e imparata.

La fonte di una vita felice è dentro di noi. In molte parti del mondo spesso sono le persone più istruite quelle che creano i problemi maggiori; quindi l’istruzione da sola non è sufficiente, abbiamo bisogno di prestare attenzione ai valori interiori.

La differenza tra violenza e non violenza sta soprattutto nella motivazione che precede l’azione, più che nell’azione in sé. Le azioni dettate dalla rabbia e dall’avidità tendono a essere violente, mentre quelle motivate dalla compassione e dalla preoccupazione per gli altri sono generalmente pacifiche. La pace nel mondo non si costruisce semplicemente pregando; dobbiamo adottare dei provvedimenti che ci permettano di affrontare la violenza e la corruzione che compromettono la pace. Non possiamo aspettarci un cambiamento se non facciamo nulla.

Pace significa anche essere indisturbati, liberi dai pericoli. Si riferisce al nostro atteggiamento mentale, al fatto di avere una mente calma. E’ quindi cruciale rendersi conto che, in ultima analisi, la pace è dentro di noi; richiede buon cuore e intelligenza. Le persone spesso non si rendono conto che l’altruismo, la compassione e l’amore sono in realtà fattori determinanti per la nostra sopravvivenza.

La tradizione buddhista descrive tre stili di leadership compassionevole: il pioniere, che guida dalla prima linea, corre dei rischi e dà l’esempio; il traghettatore, che si prende cura delle persone che gli sono affidate e governa gli alti e bassi della traversata; e il pastore, che mette la sicurezza del suo gregge prima di qualsiasi altra cosa. Tre stili, tre approcci, tre metodi, ma ciò che hanno in comune è una preoccupazione globale per il benessere del prossimo.

Il Dalai Lama è il leader spirituale del popolo tibetano. Ha ricevuto il premio Nobel per la pace nel 1989 e la medaglia d’oro del Congresso degli Stati Uniti nel 2007. Rasmus Hougaard è il fondatore e amministratore delegato di Potential Project, una società di leadership globale e sviluppo organizzativo, e il coautore del libro La mente del leader: come guidare te stesso, il tuo staff e la tua organizzazione per ottenere risultati straordinarie di una app per sviluppare consapevolezza, altruismo e compassione nella leadership.

Il Dalai Lama con Rasmus Hougaard

Pubblicato dalla Harvard Business Review
20 febbraio 2019

http://it.dalailama.com/news/2019/consapevoli-disinteressati-e-compassionevoli-ecco-come-dovrebbero-essere-i-leader-secondo-il-dalai-lama


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