Nell’introdurre l’evento, la dottoressa Geeta Ramana ha detto che l’Università, e in particolare il Dipartimento di Filosofia, erano onorati dalla presenza di Sua Santità e ha spiegato che questa conferenza di tre giorni avrebbe affrontato il concetto di gentilezza amorevole da un punto di vista filosofico. Il primo ospite d’onore, Shri Rajkumarji Badole, buddhista, ha iniziato il suo intervento recitando la preghiera del rifugio in lingua Pali. Ha parlato prima in Marathi e poi in inglese definendo ‘maitri’ come lo stato d’animo che favorisce la felicità, all’interno delle famiglie e delle comunità.
Il Vice Rettore, il professor Subhas Pednekar, ha espresso il suo apprezzamento al Dipartimento di Filosofia per aver organizzato questa conferenza e per il tema che è stato scelto. Si è detto onorato della presenza di Sua Santità, il cui impegno per la pace e l’armonia nel mondo è noto a tutti.
Fondata nel 1857, l’Università di Mumbai è una delle prime università statali dell’India. Con più di cinquecentomila studenti e oltre 700 atenei affiliati è anche una delle istituzioni accademiche più grandi. Inoltre, è l’unica ad aver laureato cinque vincitori del “Bharat Ratna”, la più alta onorificenza civile indiana.
“Stimate sorelle e fratelli”, ha esordito Sua Santità, “il mondo contemporaneo ha bisogno che facciamo uno sforzo speciale per promuovere l’amorevolezza e in questo senso le donne hanno un ruolo importante poiché sono generalmente più sensibili al dolore del prossimo. Nel mio caso, è stata mia madre a insegnarmi la gentilezza, ne ha piantato il seme nella mia mente. E’ la madre a dare alla maggior parte di noi un esempio vivente di gentilezza, fin dall’inizio della nostra esistenza”.
“Se ci pensate, i guerrieri del passato erano quasi sempre uomini. Sono celebrati come eroi eppure erano degli assassini. Non è forse vero anche che la maggior parte dei macellai sono uomini? Quindi, è ragionevole salutare prima le nostre sorelle”.
“Apprezzo molto il tema di questa conferenza; abbiamo bisogno di questo tipo di discussione. Per certi versi, la gentilezza amorevole è qualcosa che diamo per scontato, mentre in realtà dovremmo sempre cercare di svilupparla. Il nostro livello di istruzione è molto avanzato, ma guardate il mondo che ci circonda. Qui siamo in pace, ma altrove, in questo momento, in questo preciso istante, ci sono persone che vengono uccise e bambini innocenti che muoiono di fame. Pensate a quello che sta succedendo in Siria e nello Yemen. Diamo troppo peso alle differenze di nazionalità, fede o razza e trascuriamo la sofferenza degli altri perché non sono “come noi”.
“Nel XX secolo, la violenza e la guerra hanno provocato immani sofferenze, eppure ancor oggi tendiamo a pensare di poter risolvere i problemi ricorrendo all’uso della forza. Questo non è un buon segno, anche se la maggior parte delle persone su questo pianeta sono davvero stanche della violenza. Pensate alle manifestazioni contro la guerra in Iraq o alla creazione dell’Unione europea da parte di nazioni che si sono combattute per secoli. Dopo gli orrori della prima e della seconda guerra mondiale, gli europei hanno capito che era più importante proteggere l’interesse comune piuttosto che affermare la sovranità nazionale”.
“La convivenza richiede impegno e fatica, ma dobbiamo lavorare perché questo secolo sia un’era di pace e non violenza. Abbiamo bisogno di un approccio umano per risolvere i problemi. Dobbiamo parlare anziché scontrarci, impegnandoci in un dialogo sincero, basato sul rispetto reciproco. La rabbia è radicata in questo distorto senso di ‘noi’ e ‘loro’. Dobbiamo invece rispettare gli altri come membri della stessa famiglia umana a cui tutti apparteniamo. Dobbiamo puntare a creare un mondo smilitarizzato, ma per ottenere il disarmo materiale, è necessario per prima cosa operare un disarmo interiore. Ed è qui che entra in gioco “maitri”, l’amorevolezza”.
“L’economia globale e la minaccia del cambiamento climatico non riconoscono i confini nazionali, sono questioni che riguardano tutti noi ed è per questo che è indispensabile lavorare insieme”. Sua Santità ha spiegato che l’educazione moderna è orientata verso obiettivi materialistici, ma dovrebbe invece concentrarsi anche sui valori interiori. Accanto all’igiene fisica, abbiamo bisogno di igiene emotiva e imparare ad affrontare le nostre emozioni distruttive.
“Le madri hanno dato alla luce tutti i 7 miliardi di esseri umani vivi oggi. Sono sopravvissuti grazie alle loro cure e all’affetto. Da piccoli non non ci reoccupiamo della nazionalità, della fede o della casta, ma poi impariamo a discriminare sulla base di queste differenze, dando vita ad un senso di “noi” e “loro”. E’ così che diventiamo gli artefici dei nostri problemi, nonostante, a un livello più profondo, in quanto esseri umani siamo tutti uguali. Maitri e karuna, gentilezza amorevole e compassione, sono essenziali nella vita di tutti i giorni. Li troviamo descritti in testi religiosi, ma possiamo studiarli e metterli in pratica anche con un approccio laico e secolare”.
“È facile essere gentili con i nostri parenti e gli amici” ha proseguito Sua Santità “ma con i nostri nemici? Per quanto ostile ci possa apparire un nemico, resta pur sempre un essere umano come noi. L’amorevole gentilezza nei suoi confronti è la vera gentilezza amorevole, così come una compassione imparziale è la vera compassione”.
“I nostri veri nemici sono la rabbia e l’ostilità perché distruggono la nostra pace mentale. La rabbia rovina la nostra salute, mentre un atteggiamento compassionevole la preserva. Se la natura umana fosse essenzialmente cattiva, non ci sarebbe speranza, ma poiché è compassionevole, non ci dobbiamo scoraggiare. Ecco perché coltivare i valori interiori dovrebbe essere parte integrante dell’educazione e questa è la ragione per cui sto cercando di far rivivere l’antica conoscenza indiana del funzionamento della mente e delle emozioni. Il Buddha è stato il risultato di tradizioni indiane millenarie come ‘ahimsa’ e ‘karuna’. Dobbiamo far rivivere queste qualità, combinarle con l’istruzione moderna e condividerle con gli altri paesi asiatici.
“Dall’VIII secolo, noi tibetani abbiamo adottato la tradizione di Nalanda introdotta da Shantarakshita. Si tratta di studiare testi difficili, dedicando una particolare attenzione al ragionamento e alla logica. Il mio addestramento, proprio come quello di altri monaci e monache tibetani, ha comportato una tale immersione nella tradizione del Nalanda che, pur essendo fisicamente tibetano, ormai sono mentalmente indiano. Molti di voi sono indiani, ma ho il sospetto che mentalmente siano un po’ Occidentali. Le antiche conoscenze indiani possono aiutarci a coltivare la pace della mente e ‘maitri’ è un valore umano fondamentale che possiamo comprendere oggettivamente, non è solo un concetto buddhista “.
Nel corso delle risposte alle domande del pubblico, Sua Santità ha affrontato il tema del declino dell’attenzione verso i valori interiori, derivante dal fatto che – dopo la rivoluzione industriale – le istituzioni educative hanno cessato di essere influenzate dalla religione. Ora, c’è l’urgente necessità di sviluppare un’educazione laica più equilibrata, che tenga conto dei valori interiori. In questo modo comprenderemo anche quale inutile ed enorme spreco di risorse sono gli investimenti in armamenti nucleari che nessuno osa utilizzare. Meglio sarebbe spendere tutto quel denaro per la salute e l’istruzione.
Sua Santità ha ribadito che non otterremo alcun cambiamento soltanto con la preghiera; dobbiamo agire. Nel contesto dell’azione fisica, verbale e mentale, è l’azione mentale, la motivazione, che è la più efficace: per fare del bene ci vuole una motivazione positiva. Se adottiamo un approccio olistico, libero da pregiudizi emotivi, la nostra azione sarà più realistica.
La dottoressa Archana Malik-Goure ha concluso l’incontro ringraziando Sua Santità per la sua presenza, dicendo che è stato un privilegio ascoltarlo. Ha inoltre ringraziato tutti coloro hanno contribuito alla buona riuscita della conferenza: il Ministro, il Vice rettore e il cancelliere, nonché il comitato organizzatore.
“Quasi dieci anni fa,” ha concluso Sua Santità, offrendo una copia di “Scienza e Filosofia nei classici buddisti: il mondo fisico” al Vice Rettore, “abbiamo cominciato a riflettere sulla letteratura buddhista tradotta in tibetano dal sanscrito e, in parte dal Pali. Il contenuto di questi oltre 300 volumi può essere classificato come argomenti religiosi o puramente buddhisti, ma anche come filosofia e scienza buddhista. Abbiamo iniziato a selezionare tutto il materiale che si occupa di filosofia e scienza, pubblicandolo poi per la prima volta in tibetano in questo volume. La raccolta è stata poi tradotta in diverse lingue e desidero regalarle questo primo volume pubblicato in inglese. Vi prego di non lasciarlo a prendere polvere su uno scaffale della biblioteca, ma di incoraggiare la gente a leggerlo ancora e ancora”.
Sua Santità si è unito ai suoi ospiti per il pranzo prima di tornare in albergo.
http://it.dalailama.com/news/2018/maitri-o-metta-nel-buddhismo