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Sua Santità il Dalai Lama Dialoga con gli scienziati cinesi 3° giorno
Novembre 4th, 2018 by admin

Il professor Yuan Tseh Lee ha parlato delle sfide e delle opportunità per un pianeta sostenibile nel terzo giorno di discussioni tra gli scienziati cinesi di Taiwan e Stati Uniti e Sua Santità il Dalai Lama nel tempio tibetano principale a Dharamsala, in India, il 3 novembre 2018. Foto di Ven Tenzin Jamphel

3 Novembre 2018. Thekchen Chöling, Dharamsala, India – Il professor Yuan Tseh Lee ha aperto la terza giornata di dialogo tra gli scienziati di Taiwan e degli Stati Uniti e Sua Santità il Dalai Lama, esprimendo il grande apprezzamento dei relatori per questo incontro. Ha poi parlato a lungo delle sfide e delle opportunità per un pianeta sostenibile. Dopo aver richiamato l’attenzione sull’enorme fonte di energia rappresentata dal sole, ha mostrato una fotografia del nostro pianeta dallo spazio, commentandola con l’osservazione di un filosofo: vedere il mondo da questa prospettiva e senza confini può ispirare le persone a lavorare insieme per proteggerlo, come è già successo? Il professor Lee ha parlato dell’evoluzione degli esseri umani, due milioni di anni fa, e della comparsa dell’agricoltura, 10.000 anni fa, che ha portato alla nascita degli insediamenti e alla costruzione di strutture più grandi in cui vivere. Sua Santità ha chiesto informazioni sulla migrazione degli esseri umani dall’Africa e il professor Lee ha risposto che ha avuto inizio 50.000 anni fa.

E’ stata però la rivoluzione industriale a causare i cambiamenti più significativi. Fino ad allora, la maggior parte dell’energia proveniva dal sole, ma con la rivoluzione industriale e l’estrazione del carbone è iniziata la produzione dell’acciaio, del cemento e così via. Ben presto la maggior parte dell’energia ha cominciato a essere ricavata dai combustibili fossili come il carbone, il petrolio e il gas naturale, i consumi sono cresciuti enormemente e con essi anche la popolazione. All’inizio del XX secolo la popolazione globale era di 1,5 miliardi, alla fine del ‘900 era di 6 miliardi e ora è di oltre 7 miliardi.

Man mano che la popolazione aumenta, cresce anche l’inquinamento che ora avvelena l’aria delle nostre città. La combustione per la produzione di energia aumenta le emissioni di gas serra con il risultato che, mentre l’energia del sole continua a entrare nell’atmosfera, il calore che un tempo ne fuoriusciva non può più farlo.

Il professor Lee ha riferito che l’aumento del riscaldamento globale sta provocando fenomeni meteorologici estremi. Quest’anno, il 2018, ha battuto tutti i record di temperatura, tifoni e incendi boschivi. Se non adottiamo misure correttive, ha aggiunto, sarà presto difficile vivere sulla terra. Nel 2015, a Parigi, l’ONU ha fissato gli obiettivi per uno sviluppo sostenibile:

1. limitare l’aumento medio della temperatura globale a 2°C o meglio a 1,5°C.

2. accantonare 100 miliardi di dollari per aiutare i Paesi in via di sviluppo entro il 2020

3. rispettare gli impegni di riduzione delle emissioni di carbonio entro il 2020

Il professore ha osservato con ironia che, anche dopo terribili disastri, la gente continua a considerarli delle anomalie eccezionali piuttosto che qualcosa che probabilmente accadrà di nuovo. Ha citato un libro, scritto da uno scienziato giapponese nel 2000, che prevede l’estinzione dell’umanità entro 80 anni se non si interviene immediatamente per modificare il corso degli eventi. Purtroppo quel libro non è stato preso sul serio.

L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha raccomandato di mettere in atto importanti cambiamenti. Il cambiamento climatico deve essere riconosciuto come un problema globale che richiede una soluzione globale, con un obiettivo di emissioni di carbonio zero entro il 2050. Dal punto di vista sociale, è necessario abbandonare lo sviluppo. Il professor Lee ha ricordato che al vertice di Rio del 1992 il primo ministro norvegese aveva detto che lo sviluppo sostenibile è ciò che soddisfa la generazione attuale senza compromettere le esigenze della prossima. Dal punto di vista tecnologico, è necessario passare completamente dai combustibili fossili a fonti alternative più economiche per la produzione di energia.

Il professore ha elencato cinque percorsi verso la sostenibilità globale:
a) risposte globali a problemi globali
b) ritorno alla natura, ritorno al sole
c) vivere meglio con meno
d) controllare l’incremento demografico
e) migliorare l’uguaglianza in tutto il mondo, il che significa almeno colmare il divario tra ricchi e poveri.

“Meraviglioso!”, ha commentato Sua Santità. “Il riscaldamento globale è davvero grave e sta causando sempre più disastri naturali. Poiché tutto è interdipendente, dobbiamo rivalutare il nostro stile di vita e adottare fonti energetiche alternative. Le grandi aziende e le grandi nazioni devono assumersi le proprie responsabilità. Il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi è molto preoccupante. In queste circostanze è importante che gli scienziati parlino dei pericoli che affrontiamo e rendano consapevole l’opinione pubblica. Concordo sul fatto che anche il divario tra ricchi e poveri è molto grave e che dobbiamo adottare misure per colmarlo, aiutando i poveri”.

“Negli ultimi due giorni le nostre discussioni si sono concentrate su fenomeni esterni, ma il vero cambiamento nel mondo avverrà solo grazie a un cambiamento interiore. L’egoismo e l’egocentrismo sono dannosi; dobbiamo pensare invece in termini globali. Possiamo cambiare il modo di pensare delle persone attraverso l’educazione e gli scienziati possono dare il loro contributo, fornendo informazioni dettagliate. In definitiva, dobbiamo cambiare il nostro atteggiamento, non per legge ma per educazione, perché i problemi appena descritti riguardano il mondo intero”.

“In una riunione dei Premi Nobel per la Pace, qualche anno fa, abbiamo discusso dell’eliminazione delle armi nucleari e ho suggerito di fissare un’agenda e di coinvolgere le nazioni interessate. All’epoca erano presenti rappresentanti dell’IPCC. C’è la necessità che un altro incontro di questo tipo si concentri sui cambiamenti climatici e sulle misure pratiche che devono essere adottate per contrastarli”.

Dopo una breve pausa per il tè, il dottor Thupten Jinpa ha assunto il ruolo di moderatore. Prima di aprire le discussioni ha colto l’occasione per presentare due ospiti: Susan Bauer-Wu, presidente del Mind & Life Institute negli USA e Amy Varela, presidente del Mind & Life Institute in Europa, elogiandone l’eccellente lavoro svolto.

Il professor Maw-Kuen Wuen Wu ha chiesto a Sua Santità di chiarire in che modo le cose evolvono dallo spazio.

“Quando parliamo di spazio vuoto”, ha risposto, “dobbiamo avere una chiara prospettiva del contesto in cui lo facciamo. C’è molto spazio qui, in questa stanza, per esempio. Ci sono anche molte particelle. A livello atomico, ogni atomo occupa dello spazio. Il modo in cui lo spazio vuoto svolge il suo ruolo è complicato. Le particelle hanno spazio per muoversi e possono anche incontrarsi l’una con l’altra. Nelle presentazioni di fisica quantistica che abbiamo sentito, ci siamo concentrati sul mondo fisico. Ora dobbiamo concentrarci sul mondo interiore, prestando maggiore attenzione alla coscienza mentale”.

“Molti specialisti del cervello ancora non accettano un’idea di mente diversa da una mera funzione del cervello. Tuttavia, ci sono meditatori che possono rimanere concentrati per un’ora o più. Conosco un americano che può mantenere la sua concentrazione fino a tre ore e durante questo periodo di tempo sorgono le esperienze più profonde. Ho già citato Richie Davidson che sta esaminando la coscienza sottile che si manifesta dopo la morte”.

“Poi ci sono persone che ricordano le vite passate. Recentemente ho sentito parlare di un bambino che ricorda di essere morto durante l’attacco dell’11 settembre. Quando ero piccolo, mi ha raccontato mia madre, avevo ricordi nitidi della mia vita precedente. Tuttavia, sembra che tali ricordi persistano solo mentre il cervello è ancora giovane, ma svaniscono col tempo. C’era un ragazzo nato in Tibet e che fu riconosciuto come la reincarnazione di Geshe Thupten Tsering, del monastero di Ganden. Disse ai suoi genitori che doveva tornare a Ganden, ma quando sono arrivati in quel monastero in Tibet, ha detto: “No, quello in India”. Allora si sono diretti laggiù e mentre si avvicinavano a quel luogo il ragazzo fu in grado di indicare la casa dove il Ghesce era vissuto e, una volta entrati, di indicare un cassetto dove teneva i suoi occhiali e in effetti gli occhiali erano proprio lì”.

Il dottor Yueh-Nan Chen ha chiesto a Sua Santità se la sua comprensione della fisica quantistica facilita la sua meditazione, se questo incontro ha soddisfatto le sue aspettative e che cosa si augura per il futuro.

“La mia pratica quotidiana è meditare sulla vacuità”, ha risposto Sua Santità “e sull’altruismo. Je Tsongkhapa insegna a sviluppare la meditazione sulla vacuità dicendo che tutte le apparenze hanno un’origine dipendente, mentre la vacuità è libera da asserzioni”.

Finché queste due concezioni sono viste come separate, non si realizza lo scopo del Buddha. Quando invece queste due realizzazioni sono simultanee e concomitanti, da una mera comprensione dell’infallibilità dell’origine dipendente deriva una certa saggezza che distrugge completamente qualsiasi attaccamento mentale. A quel punto, l’analisi della visione profonda è completa”.

“Dopo tale esperienza non resta più alcuna base per l’oggettivazione. Le apparenze mondane servono solo a ricordarci che le cose sono vuote di esistenza intrinseca e questa comprensione taglia alla radice l’attaccamento all’esistenza intrinseca e alle false proiezioni. Il pensiero quantistico può davvero aiutare in questo senso”.

“Un modo per sconfiggere l’egocentrismo è quello di perseguire la comprensione della vacuità, che può basarsi sulla comprensione della fisica quantistica. Ma quando a questa comprensione si unisce l’aspirazione altruistica di scambiare sé con gli altri, allora diventa una combinazione davvero potente”.

“Per quanto riguarda il nostro incontro, è stato molto proficuo. Ciò che è stato discusso in precedenza e ciò che è stato espresso questa mattina sul riscaldamento globale è davvero importante. La chiave è ricordare che nulla esiste così come appare e addestrare la propria mente. Ho apprezzato molto le nostre conversazioni”.

Il professor Yuan Tseh Lee ha chiesto al Dalai Lama se una potenziale fine dell’umanità lo preoccupa e Sua Santità ha risposto che ci sono innumerevoli altri universi e innumerevoli altri esseri senzienti. Tuttavia, ha detto, sapremo affrontare meglio i nostri problemi se coltiviamo un senso di unicità dell’umanità, considerando gli altri esseri umani come nostri fratelli e sorelle.

Descrivendo gli ultimi tre giorni come meravigliosi, il professor Yuan Tseh Lee ha detto di aver imparato molto. Sua Santità ha risposto: “Spero che questo sia solo l’inizio. Spero che questi incontri possano ripetersi”; poi ha offerto a ciascuno dei relatori un kata, una sciarpa di seta bianca, e ha invitato loro e i loro accompagnatori a pranzare con lui.

Un particolare ringraziamento per la traduzione e per la sua amorevole gentilezza alla Dr.ssa Carolina Lami. http://it.dalailama.com/news/2018/dialogo-con-gli-scienziati-cinesi-terzo-giorno


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