Sua Santità il Dalai Lama incontra gli studenti della Woodstock School nella sala riunioni accanto al suo ufficio a Dharamsala, India, l’11 ottobre 2018. Foto del Venerabile Tenzin Jamphel
11 ottobre 2018. Thekchen Chöling, Dharamsala, India – Questa mattina Sua Santità il Dalai Lama ha incontrato un gruppo di studenti della Woodstock School, in visita a Dharamsala durante la loro settimana di attività extrascolastiche. Sua Santità conosce la Woodstock School fin dai primi anni del suo esilio, quando ha vissuto per un certo periodo nel distretto di Mussoorie, la regione collinare dove ha sede la scuola. Dopo aver chiesto quanti tibetani e bhutanesi erano presenti nel gruppo, Sua Santità ha voluto sapere la provenienza degli altri studenti: la maggioranza era indiana, ma erano presenti anche ragazzi e ragazze provenienti dalla Palestina, dalla Siria e dall’Afghanistan.
Sua Santità ha raccontato di aver incontrato un gruppo di indonesiani e di quanto lo rattristino le continue frizioni tra musulmani sciiti e sunniti. E’ impensabile, ha detto, che persone che adorano lo stesso Allah e seguono lo stesso Corano si scontrino in questo modo.
“Tuttavia non ho mai sentito parlare di simili attriti tra sunniti e sciiti qui in India” ha detto. “In effetti l’India è unica, nel senso che tutte le maggiori religioni del mondo, sia quelle autoctone sia quelle provenienti da altri paesi, qui coesistono pacificamente. La lunga tradizione di armonia interreligiosa dell’India è esemplare e ora è giunto il momento di condividere questa pratica con il resto del mondo”.
La prima delle tante domande che gli studenti hanno rivolto a Sua Santità riguardava i suoi passatempi.
“Quando ero ragazzo mi piaceva smontare le cose” ha risposto con una risata “ho esaminato i miei giocattoli e i miei orologi per vedere come funzionavano. Ho smontato e rimontato un proiettore cinematografico, appartenuto al XIII Dalai Lama, per farlo funzionare di nuovo. Da quando ero giovane mi piaceva anche coltivare dei fiori: avevo dei bellissimi tulipani nel giardino di Norbulingka a Lhasa. Ora però che sono invecchiato queste cose mi appassionano meno”.
Un altro studente ha voluto sapere chi è a decidere che cos’è “morale”. Tutte le maggiori religioni del mondo, ha risposto Sua Santità, insegnano l’amore, la compassione, la tolleranza e l’autodisciplina. Alcune tradizioni, come l’ebraismo, il cristianesimo e l’Islam, credono in un Dio creatore e considerano tutti figli di quel Dio. Altre tradizioni indiane, come il giainismo e il buddhismo, ritengono che siano gli esseri stessi a partecipare alla creazione, quindi la responsabilità del cambiamento ricade sulle nostre spalle.
“Non ci dobbiamo lasciar dominare solamente dalle coscienze sensoriali” ha suggerito Sua Santità, “ma dovremmo prestare attenzione anche alla coscienza mentale, sviluppare una mente capace di concentrazione e usarla per analizzare la natura del sé e la natura della realtà”.
“Ciò che sperimentiamo è il risultato delle nostre azioni. Se portano gioia, consideriamo ciò che abbiamo fatto come positivo; se portano all’infelicità, la nostra azione è stata negativa. Così come non possiamo dire che una medicina in particolare è la migliore in tutte le circostanze, non possiamo neppure affermare che una tradizione religiosa è la migliore in assoluto. Abbiamo bisogno delle nostre diverse tradizioni a causa delle diverse disposizioni individuali. Quindi dobbiamo trattare tutte le tradizioni religiose con rispetto”.
“Molti dei problemi che ci troviamo a dover affrontare dipendono dal fatto che siamo preda delle emozioni distruttive. Tendiamo a pensare in termini di ‘noi’ e ‘loro’, senza tenere conto che umanità è un’unica famiglia. Il cambiamento climatico, per esempio, riguarda tutti noi e questo significa che dobbiamo avere una visione globale. Non possiamo ignorarlo. Siamo interdipendenti. Pensate a come il Tibet e i suoi fiumi rappresentino la fonte di gran parte dell’acqua dell’Asia. Ma le nevicate sono drasticamente calate a causa del riscaldamento globale”.
Uno studente ha chiesto come è possibile superare l’apatia ed essere più intraprendente. Il Dalai Lama gli ha risposto che è necessario migliorare i sistemi educativi e che, così come siamo consapevoli dell’importanza dell’igiene fisica per preservare la salute, dobbiamo apprendere una sorta di igiene emotiva ovvero imparare ad affrontare le emozioni distruttive come la rabbia, la paura e l’odio. Addestrando le nostre menti, anziché fare ricorso a droghe o alcool, possiamo governare le nostre emozioni.
La psicologia indiana antica ha molto da dire su questo e anche se ormai l’India contemporanea è diventata abbastanza materialista è l’unico paese che, secondo Sua Santità, potrebbe sperimentare efficacemente l’integrazione dell’educazione moderna con l’antica comprensione indiana del funzionamento della mente e delle emozioni.
Alla domanda se avesse mai avuto dubbi sugli insegnamenti del Buddha, Sua Santità ha risposto che il Buddha stesso consigliava ai suoi seguaci di non accettare per fede o devozione i suoi insegnamenti, ma di interrogarsi e indagare sulla loro validità. Di conseguenza, il Buddhismo in generale e la Tradizione del Nalanda in particolare adottano un approccio realistico, fondato sul ragionamento e sulla logica ed è su tale base che il Dalai Lama è stato in grado di dialogare con gli scienziati per quasi quarant’anni.
“L’Università del Nalanda è ora in rovina, ma le tradizioni che vi fiorirono furono portate da Shantarakshita in Tibet nell’VIII secolo. Fu un grande studioso e logico, oltre che un monaco puro, e noi tibetani abbiamo mantenuto vivo ciò che ci ha insegnato”.
Prima che l’incontro si concludesse, Sua Santità ha fatto una distinzione tra le generazioni del XX e del XXI secolo. “Io appartengo al XX secolo, un tempo che è passato. Voi, però, appartenete tutti al XXI secolo e dovete pensare a come evitare di ripetere gli stessi errori. Il XX secolo è stato un’epoca di conflitti e violenza, oggi è necessario il disarmo”.
“In una riunione di Premi Nobel per la Pace, a Roma diversi anni fa, abbiamo discusso dell’importanza di eliminare le armi nucleari. Dissi che limitarsi a parlarne non era sufficiente e che bisognava fissare un’agenda e rispettarla. Credo che oggi quella proposta sia fattibile perché in generale la gente è stufa della violenza”.
“Oltre ad eliminare le armi nucleari, abbiamo bisogno di una più vasta demilitarizzazione. La chiave di tutto è la determinazione a risolvere i conflitti e qualsiasi altro problema attraverso il dialogo. Seguendo questa strada, voi che appartenete al XXI secolo avete l’opportunità di costruire un mondo migliore e più pacifico. Grazie”.
Dopo le consuete foto ricordo, Sua Santità ha fatto ritorno alla sua residenza per il pranzo.
Un particolare ringraziamento per la traduzione e per la sua amorevole gentilezza alla Dr.ssa Carolina Lami. http://it.dalailama.com/news/2018/conversazione-con-gli-studenti-della-woodstock-school