Sua Santità il Dalai Lama durante il secondo giorno di insegnamenti al Tempio Tibetano Principale di Dharamsala, India, il 4 ottobre 2018. Foto di Ven Tenzin Jamphel
4 ottobre 2018, Thekchen Chöling, Dharamsala, India – I rappresentanti degli studenti di Taiwan hanno scortato questa mattina Sua Santità il Dalai Lama dalla sua residenza al Tsuglagkhang. In piedi, davanti al trono prima di sedersi, il Dalai Lama ha guardato a lungo i volti del pubblico salutandoli con la mano. “Dall’India gli insegnamenti del Buddha si diffusero come tradizione Pali in Sri Lanka, Thailandia, Birmania e così via, e come tradizione sanscrita in Cina, Corea, Giappone e Vietnam e in Tibet. Nagarjuna è ben noto tra i seguaci della tradizione sanscrita. Leggendo i suoi scritti e quelli dei suoi discepoli possiamo apprezzare quanto fossero eruditi”.
“Con il primo giro della ruota del Dharma, il Buddha ha spiegato le Quattro Nobili Verità e le loro 16 caratteristiche. Per coloro che volevano comprenderle meglio, in particolare la vera cessazione e il vero sentiero, successivamente diede gli insegnamenti sulla Perfezione della Saggezza al Picco dell’Avvoltoio, nei pressi di Rajgir”.
“Le strofe che avete recitato dopo il “Sutra del Cuore” riguardano lo sviluppo della saggezza. Il verso in cui si parla del superamento degli ostacoli significa che è necessario sapere che cos’è l’ignoranza e quali sono i fattori che vi si oppongono. Il verso finale, riguardante l’impegno nelle pratiche dei bodhisattva, implica che, perché la saggezza sia efficace, è necessario un cuore gentile”.
“Nel “Sutra del Cuore”, Avalokiteshvara afferma che gli aggregati psicofisici sono vuoti, in quanto parte vacuità: “La forma è vacuità; la vacuità è forma. La vacuità non è altro che forma e anche la forma non è altro che vacuità”. Tendiamo a pensare che la forma sia solida, sostanziale e intrinsecamente esistente, ma se esistesse nel modo in cui appare dovrebbe essere rintracciabile se la cerchiamo. Anche la descrizione di Avalokiteshvara mostra che la forma e la vacuità sono della stessa natura. Aggiunge poi che gli aggregati rimanenti – sensazione, discriminazione, fattori compositivi e coscienza – sono anch’essi della natura della vacuità”.
Per quanto riguarda la vacuità della forma, Sua Santità ha citato due versi del capitolo 24 della “Saggezza Fondamentale della Via di Mezzo” di Nagarjuna;
Qualunque cosa sorga in modo dipendente
Si dice essere della natura della vacuità.
Questa, essendo una designazione dipendente,
è essa stessa la via di mezzo.
Poiché non c’è nulla
che non sia dipendente,
con c’è nulla
che non sia vacuità.
Sua Santità ha spiegato che il riferimento alla vacuità non significa che nulla esiste, ma piuttosto che le cose sono prive di esistenza indipendente, non esistono in sé e per sé, dalla loro parte. Le cose non sono solide e sostanziali come appaiono, esistono in dipendenza da altri fattori. La vacuità significa che qualcosa sorge in modo dipendente ed è privo di esistenza indipendente. Sua Santità ha menzionato le principali tipi di ragionamento usati per stabilire l’assenza del sé, tuttavia quello sull’origine dipendente è considerato il re dei ragionamenti, perché guarda alla vacuità dal punto di vista della causa, della sua natura e del risultato.
Sua Santità ha ricordato che il capitolo 26 della “Saggezza Fondamentale” tratta dei dodici legami di dipendenza che sorgono a partire dall’ignoranza, a causa della quale ci troviamo nell’esistenza ciclica, per poi passare al karma, al nome e alla forma, e concludere con la vecchiaia e la morte. Per invertire o superare questo processo dobbiamo eliminare l’ignoranza. Ha aggiunto che il capitolo 18 tratta dell’assenza del sé, mentre nel capitolo 24 Nagarjuna affronta le obiezioni dei Realisti buddhisti e la loro tesi secondo la quale se le cose mancassero di esistenza intrinseca, allora non esisterebbe nulla. Ad essi Nagarjuna risponde che semplicemente non hanno capito il significato e lo scopo della vacuità.
Gli insegnamenti della Perfezione della Saggezza affermano che le cose hanno un’esistenza puramente nominale; esistono in termini di nomi ed etichette. Sua Santità ha citato una strofa delle Quattrocento Stanze di Aryadeva in cui si afferma che l’ignoranza, ovvero la nostra concezione errata della realtà, permea le nostre afflizioni mentali.
Come il senso tattile [pervade] il corpo
l’ignoranza è presente in tutte le [afflizioni mentali].
Superando l’ignoranza potrete
superare tutte le afflizioni mentali.
Superare questa ignoranza richiede uno sforzo: la comprensione dell’origine dipendente. Sua Santità ha paragonato la nostra visione esagerata della realtà a ciò che lo psichiatra americano Aaron Beck ha detto di aver osservato nelle persone afflitte dalla rabbia: tendono a vedere la persona o la situazione con cui sono arrabbiati in una luce del tutto negativa, ma questa visione è per il 90% una loro proiezione mentale.
Durante una breve sessione di domande e risposte Sua Santità ha parlato dell’importanza di coltivare la mente risveglio di bodhicitta anche se si vive un’esistenza frenetica. Ha sottolineato che la pratica della vacuità si concentra sull’illuminazione, mentre la pratica della bodhicitta si concentra sugli esseri senzienti. Il Dalai Lama ha anche spiegato il valore di mantenere la pratica dello Yoga in Sei Sessioni in relazione alla purificazione dei voti che vengono infranti. Ha elogiato l’aspirazione degli studenti di Taiwan di studiare i testi classici buddhisti e ha consigliato loro di leggerli nella loro lingua: il cinese.
Riprendendo il testo di Chandrakirti, il Madhyamakavatara, Sua Santità ha annunciato che era sua intenzione di dare una trasmissione orale completa del testo nel tempo a disposizione. Ha aggiunto che, pur essendo arrivato l’anno scorso al sesto capitolo, visto che ora è presente un giovane lama bhutanese, Jangtrul Rinpoche, che non ha mai sentito questo testo, intendeva ricominciare dall’inizio. Ha detto di aver ricevuto a sua volta la trasmissione esplicativa di questo testo da Ling Rinpoche.
Partendo dal titolo in sanscrito e in tibetano, Sua Santità ha letto il testo senza interruzioni, fermandosi solo di tanto in tanto per offrire dei chiarimenti. Prima di concludere la sessione, ha raccomandato di esaminare e analizzare bene le posizioni filosofiche descritte nel testo e ha suggerito di assumere una prospettiva più ampia su diversi punti di vista perché ciò produce una comprensione più vasta e più solida.
La strofa 119 del sesto capitolo, dove Sua Santità è fermato, recita:
L’attaccamento alla propria fede,
l’avversione per il punto di vista altrui: tutto questo è pensiero.
Eliminati attaccamento e avversione
attraverso il ragionamento e l’analisi, saremo rapidamente liberati.
Dopo aver lasciato il tempio, Sua Santità si è fermato in mezzo alla gente per dare benedizioni, salutare e scambiare qualche parola. Gli insegnamenti proseguiranno domani.
http://it.dalailama.com/news/2018/secondo-giorno-di-di-insegnamenti-su-chandrakirti