Sua Santità il Dalai Lama osserva le protesi bioniche di Tilly Lockey durante la discussione su “Robotica e telepresenza” alla Nieuwe Kerk di Amsterdam, Paesi Bassi, il 15 settembre 2018. Foto di Olivier Adam
15 settembre 2018, Amsterdam, Paesi Bassi Olanda – Ieri mattina, sotto un cielo azzurro e soleggiato, Sua Santità il Dalai Lama ha lasciato Malmö per raggiungere Rotterdam dove è stato ricevuto dai membri della Fondazione Dalai Lama, che hanno organizzato la sua visita nei Paesi Bassi, e che lo hanno accompagnato in città. Ad attenderlo di fronte all’hotel c’erano alcune centinaia di persone tra cui numerose famiglie di tibetani. Sua Santità ha salutato tutti, mentre alcuni artisti in abito tradizionale si sono esibiti per dargli il benvenuto. Una volta che Sua Santità ha raggiunto la sua stanza, l’ambasciatore indiano nei Paesi Bassi, S.E. Venu Rajamony e sua moglie gli hanno fatto una breve telefonata. Il Dalai Lama ha poi incontrato privatamente anche quattro persone, in rappresentanza di un gruppo più ampio di una dozzina, che hanno presentato un rapporto scritto sugli abusi fisici e psicologici che sostengono di aver subito da parte di alcuni insegnanti tibetani e che chiede a Sua Santità di farsi carico della questione.
Stamattina presto Sua Santità ha raggiunto Amsterdam, dove è stato ricevuto nella Chiesa Nuova (oggi non è più un edificio spirituale, ma è la Chiesa Nazionale del Regno dei Paesi Bassi; vi si tengono tutte le incoronazioni, oltre a mostre, eventi importanti e concerti. n.d.r). La direttrice Cathelijne Broers lo ha accompagnato nell’edificio cinquecentesco dove lo attendeva un pubblico di oltre 450 persone. Nel suo discorso di benvenuto, Cathelijne Broers ha detto che oggi erano presenti persone di tutti i ceti sociali, compresa la famiglia reale, e che molte altre, in tutto il mondo, avrebbero seguito il dibattito in diretta streaming. “Colleghiamoci attraverso la compassione e la tecnologia” ha aggiunto “e celebriamo la vita del Buddha attraverso opere d’arte, antiche e moderne, tra cui l'”Albero” di Ai Wei Wei Wei (il noto artista cinese dissidente, n.d.r) sotto il quale siete seduti. Abbiamo riunito giovani e scienziati per discutere con lei”. La moderatrice Christa Meindersma ha spiegato che ci saranno due discussioni di circa 40 minuti ciascuna, la prima dedicata al tema “Robotica e telepresenza”, la seconda su “Malattia, invecchiamento e morte”.
Dopo un breve video su “Robotica e telepresenza”, è intervenuta una ragazza inglese, Tilly Lockey, che a causa della meningite ha perso entrambe le mani a 15 mesi. Le sue condizioni erano così gravi che si pensava sarebbe morta, ma è sopravvissuta. “Quando ho perso le mani ero così piccola che non ricordo di averle mai avute” ha detto Tilly a Sua Santità “ma ho collaborato tanto con gli scienziati che stanno sviluppando questi arti bionici. Non mi dispiace essere diversa e so che anche altre persone perdono improvvisamente gli arti. Il lavoro che stiamo facendo può dare loro sostegno”.
Tilly ha chiesto a Sua Santità come la tecnologia e la compassione possano essere di aiuto ad altre persone in tutto il mondo. Il Dalai Lama ha risposto:
“Le macchine sono molto importanti, ma sono controllate dagli esseri umani. E noi esseri umani non siamo soltanto entità fisiche, ma abbiamo anche delle menti. Se siamo motivati da emozioni positive, le nostre azioni fisiche saranno costruttive. La psicologia moderna conosce le coscienze sensoriali, ma non le distingue chiaramente dalla coscienza mentale, che coinvolge emozioni come la rabbia. Apprezzo molto il conforto e il sollievo che la tecnologia può fornire e vorrei vedere i suoi effetti implementati anche nei paesi meno sviluppati, dove c’è ancora molta sofferenza”.
Christa Meindersma ha poi presentato lo studioso Martin Steinbuch, titolare della cattedra di robotica alla Singularity University, e Karen Dolva, la sviluppatrice dell’AV1, il primo robot di telepresenza al mondo. Una breve video ha presentato Jade, una ragazza inglese che soffre di una condizione medica cronica che le impedisce di uscire di casa per lunghi periodi. Il robot di telepresenza, dotato di testa e spalle mobili, le permette di partecipare alle lezioni a scuola anche quando non può andarci e le permette di rimanere in contatto con i suoi amici. Ha una connessione audio bidirezionale, ma solo Jade ha accesso al feed video. Jade ha chiesto a Sua Santità se c’è mai stato un Dalai Lama donna e, in caso contrario, se ce ne potrebbe essere uno in futuro?
Sua Santità ha risposto che questa domanda gli era già stata rivolta spesso nel corso degli anni e che ha sempre risposto che se un corpo femminile dovesse rivelarsi più utile non esclude questa possibilità. Se poi ci sarà o meno un nuovo Dalai Lama in futuro è qualcosa che decideranno i tibetani, i mongoli e gli abitanti della regione himalayana.
Quando Christa Meindersma ha chiesto a Jade cosa significhi per lei AV1, la ragazza ha risposto che il robot le dà la libertà di frequentare a scuola e di stare con i suoi amici. Karen Dolva ha aggiunto che il robot di telepresenza, che può essere utile anche alle persone anziane affette dalla sindrome di Alzheimer, non sostituisce il contatto umano, ma lo amplifica e lo mantiene in vita.
“Macchina sofisticata” ha detto Sua Santità rivolgendosi al robot “puoi leggere la mia mente? Sei una tecnologia è meravigliosa, ma non credo tu possa riprodurre la mente umana. Tuttavia, potresti ancora dimostrare che mi sbaglio”.
Martin Steinbuch aveva con sé un robot giocattolo, piccolo un dinosauro.
“Queste macchine sono dispositivi materiali”, ha detto Sua Santità, “ma dobbiamo anche pensare alla coscienza. La nostra coscienza durante lo stato di veglia dipende dal cervello e dagli organi sensoriali ed è relativamente grossolana. Quando sogniamo i sensi sono a riposo e nel sonno profondo la coscienza è più sottile, come durante uno svenimento e così via, ma la coscienza ancor più sottile e profonda si manifesta al momento della morte. Ci sono casi di praticanti, come il mio tutor, il cui corpo è rimasto intatto per tredici giorni dopo la morte clinica – l’arresto del battito cardiaco e la morte cerebrale – perché quella coscienza sottile era ancora presente”.
Sua Santità ha spiegato che lo psicologo Richie Davidson dell’Università del Wisconsin-Madison ha intrapreso un progetto per indagare su ciò che accade in quelle circostanze. Ha sottolineato che mentre la tecnologia può migliorare la coscienza dell’occhio e dell’orecchio, ha scarso effetto sul livello più sottile della coscienza mentale che può essere estesa all’infinito. I valori interiori coinvolgono la mente e l’India antica ha sviluppato una vasta comprensione del funzionamento della mente attraverso pratiche che permettono di coltivare una mente stabilmente calma (shamatha) e l’intuizione analitica (vipashyana). L’illuminazione del Buddha è il prodotto di tali pratiche.
Martin Steinbuch ha poi spiegato che i robot possono imparare rapidamente il comportamento umano e sviluppare un’intelligenza acuta. Sua Santità ha chiesto se un robot è in grado di confortare una persona triste e demoralizzata e Steinbuch ha detto di sì, con una certa sorpresa da parte di Sua Santità. Quando il primo panel si è concluso, Sua Santità ha mandato dei baci a Jade attraverso il suo robot di telepresenza AV1.
Alla seconda discussione su “Malattia, invecchiamento e morte” hanno preso parte lo studioso Kris Verburgh, medico e ricercatore, la dottoressa Liz Parrish, CEO di Bioviva Sciences, Jeantine Lunshof, filosofa e studiosa di bioetica e la giovane Selma Boulmalf, studentessa dell’Università di Amsterdam e della IMC Weekend School. La difficile questione in oggetto era: “Vi piacerebbe vivere fino a 1000 anni?
Sua Santità ha risposto che è necessario essere realistici e che la domanda rappresentava un pensiero irrealistico. I Sadhu indiani e altri praticanti hanno cercato di raggiungere questo obiettivo attraverso lo yoga e il controllo del respiro, ma nessuno ha vissuto più di 200 anni. “La nostra terra alla fine scomparirà, il nostro sole scomparirà, anche la nostra galassia scomparirà, quindi non è realistico pensare di poter evitare la morte”. Verburgh ha convenuto che l’ipotesi di poter vivere oltre i 120 anni era remota, ma che recenti sperimentazioni sui topi ha dato risultati convincenti.
Sua Santità ha detto che la popolazione umana mondiale arriverebbe in questo modo a superare 10 miliardi, un numero troppo grande per le risorse naturali del pianeta e, con una battuta, ha suggerito che un metodo non violento per controllo della popolazione è che più persone decidano di diventare monaci e monache.
Selma Boulmalf ha dichiarato che non vorrebbe vivere più di 150 anni. “Da musulmana perché dovrei voler rimanere in questo mondo temporaneo?” e poi ha chiesto a Sua Santità se la malattia può avere un ruolo significativo nella vita. “Credo che affrontare il dolore e le difficoltà – ha detto il Dalai Lama – permetta ai credenti di ricordare il proprio cammino spirituale e Dio. Alla tua età ero uno studente pigro. Proprio come i musulmani memorizzano le scritture, i buddhisti tibetani imparano i loro testi a memoria e li studiano parola per parola”. Il Dalai Lama ha poi spiegato che esistono tre livelli di conoscenza: una comprensione di base acquisita attraverso l’ascolto o la lettura; la comprensione che deriva dal pensiero critico e l’esperienza derivante da una più profonda conoscenza acquisita attraverso la meditazione.
Liz Parrish ha detto che la genetica non dovrebbe avere lo scopo di prolungare la vita, ma di prevenire la predisposizione a certe patologie e migliorare la qualità della vita. Jeantine Lunshof ha chiesto perché gli esseri umani vogliono vivere più a lungo. Sua Santità ha risposto che anche gli animali amano la vita e fanno di tutto per difenderla. “Tutti noi amiamo istintivamente la vita e la morte vi pone un termine. Tendiamo a temere la morte perché è un mistero, ma attraverso l’addestramento possiamo sviluppare la fiducia in una vita successiva”.
Christa Meindersma ha annunciato che la discussione stava volgendo al termine. Sua Santità ha colto l’occasione ricordare il XX secolo e la grande violenza prodotta dalle guerre. “Tuttavia” ha osservato “verso la fine del secolo scorso sembra esserci stato un cambiamento di atteggiamento: la gente ha iniziato ad opporsi a ulteriori violenze e alle sofferenze che avrebbero comportato. Se possiamo estendere questo modo di pensare al XXI secolo, c’è speranza per il futuro. Dobbiamo concentrarci sul senso di unicità dell’umanità e sul mantenimento dell’armonia religiosa, di cui l’India è l’esempio vivente. Se c’è armonia religiosa lì, perché non può esserci anche altrove?”
Diederick Croese della Singularity University ha ringraziato i relatori, il personale della chiesa, l’organista e tutti coloro che avevano contribuito allo stimolante evento della mattina. Sua Santità ha donato ai vari partecipanti sciarpe di seta bianca, come è consuetudine tibetana.
Nel corso della conferenza stampa, Sua Santità ha ribadito che la tecnologia può chiaramente svolgere un ruolo significativo nell’alleviare la sofferenza fisica, ma che la pace della mente e il ruolo dei principi morali non possono essere sottovalutati. Il sistema educativo attuale fissa obiettivi materiali, ha aggiunto, incentivando ad avere solo aspirazioni materialistiche, e presta poca attenzione ai valori interiori.
Ha ricordato che i limiti posti dal Buddha al comportamento sessuale non interessano solo i membri della comunità monastica, ma si riguardano anche ai laici e che la questione degli abusi da parte di alcuni insegnanti buddhisti sarà affrontata nel corso della conferenza dei leader religiosi prevista a novembre.
Il Dalai Lama ha espresso la sua disapprovazione per l’uso della tecnologia per una sorveglianza oppressiva, ma ha fatto notare che il problema risiede nella motivazione di chi ne è responsabile e nel modo in cui la tecnologia viene usata piuttosto che nella tecnologia in sé. Ha ripetuto che i principi morali costituiscono la base di una vita felice per gli individui, le famiglie e le comunità.
Riguardo ai cambiamenti climatici e al riscaldamento globale, il Dalai Lama ha detto che l’educazione su questi temi è essenziale e ha deplorato il ritiro dell’America dagli accordi di Parigi. A chi gli chiedeva se ha senso continuare a usare gli aerei, ha risposto che vietarli completamente o mettere al bando tutte le automobili sarebbe un passo estremo, mente è necessario adottare soluzioni più equilibrate, più ampie e lungimiranti.
Sua Santità ha poi ammirato le opere d’arte, per lo più statue e dipinti, della mostra “Vita del Buddha”, in particolare una statua del Buddha durante il digiuno e una thangka con le dodici azioni della vita del Buddha.
Il Dalai Lama si è poi trattenuto per il pranzo con vecchi amici e sostenitori del Tibet, al termine del quale, uscendo dalla chiesa sotto un sole splendente, ha incontrato oltre 300 tibetani che desideravano salutarlo prima della sua partenza.
Domani il Dalai Lama darà udienza ai suoi connazionale e terrà una conferenza pubblica sul tema “L’importanza della compassione nei tempi di crisi”.
Un particolare ringraziamento per la traduzione e per la sua amorevole gentilezza alla Dr.ssa Carolina Lami.
http://it.dalailama.com/news/2018/compassione-e-tecnologia-alla-nieuwe-kirk-di-amsterdam