Sua Santità il Dalai Lama durante il suo insegnamento all’Hallenstadion di Zurigo, Svizzera, il 23 settembre 2018. Foto di Manuel Bauer
23 settembre 2018, Zurigo, Svizzera – Questa mattina, Sua Santità il Dalai Lama si è recato all’Hallenstadion di Zurigo, dove più di novemila persone lo aspettavano per ricevere i suoi insegnamenti. Ha preso posto sul trono, dietro al quale erano appese tre colossali thangka raffiguranti Buddha, Manjushri e Avalokiteshvara. Le preghiere sono state brevi e il Dalai Lama ha iniziato con una sintetica introduzione al Buddhismo. Il Dalai Lama spiegato che nell’antica India le persone che ricordavano le loro vite passate postularono l’esistenza di un sé unico, permanente e autonomo che continua da una vita all’altra; inoltre, molte tradizioni spirituali indiane avevano in comune pratiche per ottenere una mente stabilmente tranquilla e una visione profonda.
“Coltivando la calma dimorante, cerchiamo di eliminare le distrazioni della mente” ha detto Sua Santità. “Calmare la mente e focalizzarla su un singolo punto si sviluppa in nove stadi, che sono spiegati nel volume intermedio degli “Stadi della Meditazione”. È necessario evitare torpore e pigrizia da un lato, ed eccitazione dall’altro. Conosco un meditatore che è emerso da un ritiro di tre anni e che ha ammesso che la sua mente era più opaca di prima: aveva permesso alla sua mente di sprofondare nel torpore. La mente invece deve essere completamente vigile. Ha bisogno dell’intensità della consapevolezza”.
“La visione profonda è una mente che si concentra sul modo in cui le cose e i fenomeni esistono. La calma dimorante e la visione profonda si trovano anche in tradizioni non buddhiste che esplorano gli assorbimenti meditativi del regno del desiderio, della forma e senza forma”.
“Attraverso la pratica della meditazione il Buddha ha scoperto che l’attaccamento ad una visione distorta del sé è la fonte di tutti i problemi e che l’assenza del sé è la via da seguire. Fu così che raggiunse l’illuminazione, a seguito della quale tuttavia rimase in silenzio per 49 giorni e, in una strofa che gli viene attribuita, rifletteva così:
“Profondo e pacifico, libero da elaborazioni, una luminosità non composta:
ho trovato un Dharma simile a un nettare.
Eppure, se lo insegnassi, nessuno lo capirebbe,
Così rimarrò in silenzio, qui nella foresta”.
“Profondo e pacifico” si riferisce alla natura dell’esistenza ciclica e della cessazione. “Libero da elaborazioni”, indica l’assenza sottile del sé e la vacuità, ovvero il nucleo degli insegnamenti sulla Perfezione della Saggezza. La ‘Luminosità non composta’ indica la chiara luce, descritta nel “Sutra che rivela il Pensiero’ e che è stata spiegata a coloro per i quali ‘nulla ha un’esistenza intrinseca’. Ma per evitare di cadere nell’estremo del nichilismo, il Buddha insegnò anche le tre nature: la natura designata, che non implica alcuna esistenza intrinseca; la natura dipendente, che non si crea da sé; e la natura perfetta che non ha un’esistenza ultima e indipendente.
“Quando i primi cinque discepoli del Buddha lo videro avvicinarsi, gli chiesero di raccontare quello che aveva scoperto e così insegnò le Quattro Nobili Verità con i loro 16 attributi. Questa è la sintesi perfetta di tutto il suo insegnamento. Successivamente, il Buddha spiegò anche la Perfezione della Saggezza, un insegnamento trasmesso in centomila versi, in venticinquemila versi, in ottomila versi, in centocinquanta versi, il ‘Sutra del Diamante’ e il ‘Sutra del Cuore’. La versione più breve è rappresentata dalla lettera ‘a’, che indica la negazione dell’esistenza indipendente delle cose e dei fenomeni”.
Nyengön Sungrab distingue tra la struttura generale degli insegnamenti, che include le Quattro Nobili Verità e la Perfezione della Saggezza, e gli insegnamenti speciali destinati a persone specifiche, che includono il Tantra. Anche la disciplina monastica fa parte della struttura generale. Il Buddha ha prescritto ai suoi monaci dei precetti che devono governare la loro condotta, come ad esempio il modo in cui indossare le vesti. Man mano che i monaci commettevano degli errori, vennero introdotti altri precetti. L’ordinazione completa nella tradizione Mulasarvastavadin, preservata in Tibet, consiste in 253 voti. L’ordinazione Theravada comporta 227 voti, ma essenzialmente le due tradizioni riflettono la stessa disciplina.
Sua Santità ha poi fatto notare che abitualmente si rende omaggio ai “Sei ornamenti e Due Supremi”, i grandi maestri buddhisti indiani del passato, ma che questo elenco non è completo. Per rimediare alle omissioni ha composto la “Lodi ai Diciassette Maestri del Nalanda” e commissionato una nuova thangka per illustrarli.
Sua Santità ha poi dato la trasmissione orale della Lode, a partire da Buddha Shakyamuni, per poi esaltare le qualità di Nagarjuna, Aryadeva, Buddhapalita, Bhavaviveka, Chandrakirti, Shantideva, Shantarakshita e Kamalashila del lignaggio profondo. Al lignaggio delle vaste azioni appartengono invece Asanga, che ha trascritto i cinque testi di Maitreya, Vasubandhu, i logici Dignaga e Dharmakirti, Vimuktisena, Haribhadra, i maestri del Vinaya Gunaprabha e Shakyaprabha, e Atisha.
Sua Santità ha poi spiegato le Due Verità, la verità convenzionale e la verità ultima. “La mia esperienza della vacuità è tale che se faccio uno sforzo posso capirla. Affidandomi alla ‘Guida’ di Shantideva posso capire i difetti dell’egocentrismo e coltivare la bodhicitta per superarli. Non si tratta di un mero esercizio intellettuale: queste pratiche hanno un impatto diretto sulle mie emozioni inquietanti”.
“In passato, gli autori occidentali avevano etichettato il Buddhismo tibetano come lamaismo. Oggi invece, gli studiosi riconoscono che esso rappresenta l’autentica tradizione del Nalanda”.
Sua Santità ha poi iniziato a spiegare la ‘Preziosa Ghirlanda” di Nagarjuna. Nei primi versi, l’opera menziona le condizioni indispensabili per poter praticare il Dharma, condizioni risultanti da cause specifiche, poste evitando di commettere tredici azioni: uccidere, rubare e commettere adulterio; mentire, creare discordie, parlare con aggressività o di argomenti futili; avidità, malevolenza e concezioni errate. Vi sono poi altre tre ulteriori attività da cui astenersi: il consumo di alcol, vivere con mezzi di sussistenza scorretti e fare del male. Le attività da adottare invece sono: praticare rispettosamente la generosità, onorare chi è meritevole di essere onorato e amare.
Sua Santità ha letto rapidamente il primo capitolo della “Preziosa Ghirlanda” per poi richiamare l’attenzione su venti versi, a partire dalla strofa 466, che Nagarjuna stesso raccomanda di recitare quotidianamente. Il Dalai Lama ha poi spiegato che i tre volumi degli “Stadi della Meditazione” furono scritti su richiesta di Trisong Detsen dopo che Kamalashila, allievo di Shantarakshita, aveva sconfitto i monaci cinesi nel dibattito. Sua Santità ha consigliato a tutti di leggere e studiare la “Preziosa Ghirlanda” di Nagarjuna e “Gli stadi della meditazione” di Kamalashila, oltre alla “Trentasette pratiche del Bodhisattva” come guida alla pratica quotidiana. Poi Sua Santità ha trasmesso i voti del Bodhisattva.
Al termine degli insegnamenti, è stato letto un rendiconto finanziario relativo a queste giornate organizzate dalla Comunità Tibetana Svizzera e del Liechtenstein e dall’Istituto Tibetano Rikon. Questo ha dato lo spunto a Sua Santità per ribadire il fatto che non richiede mai compensi per gli insegnamenti, ma di aver assunto i tre impegni di Tseley Rangdol: non spostarsi da un luogo all’altro a cavallo, mangiare solo cibo vegetariano e non prendere alcun compenso per il suo insegnamento.
Infine, Daniel Aitken, Presidente della Wisdom Books, ha presentato a Sua Santità l’edizione in brossura di “The Life of My Teacher: A Biography of Kyabjé Ling Rinpoche’, di cui il Dalai Lama è autore.
“Ling Rinpoche mi ha dato l’ordinazione da Bhikshu e mi ha incoraggiato a studiare i grandi testi e di questo gli sono profondamente grato”, ha dichiarato Sua Santità, prima di lasciare la sala per il pranzo con alcuni deputati svizzeri, Mario Fehr e il Presidente della Città di Zurigo.
In seguito, ha incontrato oltre seimila tibetani e sostenitori del Tibet.
“Ovunque ci siano dei tibetani, nati in Tibet o fuori dal Tibet, siamo tutti fatti di sangue, carne e ossa tibetani. La parola “tibetano” non potrà mai essere cancellata dal mondo mentre siamo ancora vivi”.
Il Dalai Lama ha passato in rassegna quasi 70 anni di alti e bassi delle relazioni con la Cina e li ha paragonati al tempo: a volte è burrascoso e grandina, poi esce un po’ di sole finché le nuvole si addensano un’altra volta. Ha fatto riferimento alle epoche dei diversi leader, a partire da Mao Zedong, e ai cambiamenti che hanno avuto luogo. Ha fatto riferimento all’approccio della Via di Mezzo che lui stesso aveva elaborato e che poi è stato adottato dal Sikyong. Ha aggiunto che i cinesi che continuano a considerarlo un separatista reazionario non hanno più un gran seguito e che sarebbe più utile accogliere il Dalai Lama.
Nelle sue parole di ringraziamento, il Presidente della Comunità Tibetana Svizzera e del Liechtenstein ha guidato i presenti nella recitazione della preghiera per la lunga vita di Sua Santità e per la realizzazione dei suoi desideri. Sua Santità ha sorriso, ha salutato la folla e ha lasciato il palco.
Domani parteciperà ad un evento a Winterthur, organizzato dall’Università di Scienze Applicate di Zurigo, dall’Istituto Tibetano Rikon e dalla Fondazione Ganden Phodrang del Dalai Lama.
http://it.dalailama.com/news/2018/insegnamenti-a-zurigo