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2009: l’anno nero per diritti umani in Cina
Gennaio 28th, 2010 by admin

Il 25 dicembre il Tribunale di Pechino ha condannato il dissidente Liu Xiaobo, a sinistra con la moglie, a 11 anni di carcere per “incitamento alla sovversione” per avere scritto “Carta 08”, documento che chiede al governo il rispetto dei diritti umani riconosciuti nella Costituzione cinese e riforme democratiche. Liu è in carcere dall’8 dicembre 2008.
Il 25 dicembre il Tribunale di Pechino ha condannato il dissidente Liu Xiaobo, a sinistra con la moglie, a 11 anni di carcere per “incitamento alla sovversione” per avere scritto “Carta 08”, documento che chiede al governo il rispetto dei diritti umani riconosciuti nella Costituzione cinese e riforme democratiche. Liu è in carcere dall’8 dicembre 2008.

Nel 2009 il governo cinese ha inasprito la repressione contro dissidenti e attivisti, con carcerazioni, gravi condanne detentive anche per semplici proteste o contro gli avvocati che difendono i diritti civili e umani, una sistematica persecuzione contro tibetani e uiguri, la mancanza di riforme legali. All’opposto, sono diminuite le proteste e le critiche della comunità internazionale.  E’ il triste quadro dell’annuale Rapporto mondiale del gruppo Human Rights Watch, pubblicato ieri. Lo dice Human Rigths Watch nella sua relazione annuale. Pechino ha molto inasprito la persecuzione contro dissidenti e attivisti. Intanto l’Occidente diminuisce sempre più le critiche e la difesa dei diritti umani. Solo per il mese di dicembre, il rapporto ricorda come il 19 dicembre il governo cambogiano, pressato da Pechino, ha rimpatriato con la forza 20 profughi uiguri. L’Alto Commissario Onu per i rifugiati aveva espresso “preoccupazione” che i profughi, se rimpatriati, fossero soggetti a torture o arresti arbitrari. Il 25 dicembre il Tribunale di Pechino ha condannato il dissidente Liu Xiaobo (nella foto) a 11 anni di carcere per “incitamento alla sovversione” per avere scritto “Carta 08”, documento che chiede al governo il rispetto dei diritti umani riconosciuti nella Costituzione cinese e riforme democratiche. Liu è in carcere dall’8 dicembre 2008.

Il 28 dicembre il tribunale di Xining ha condannato a 6 anni di carcere il regista tibetano Dhongdup Wangchen per “istigazione al separatismo”, per avere prodotto un film, “Leaving Fear Behind” (Lasciare la paura alle spalle), che critica la politica cinese in Tibet. Wangchen è in carcere dal marzo 2008 e il tribunale ha rifiutato l’avvocato da lui scelto Li Dunyong, sostituendolo con uno scelto dal governo. Li aveva incontrato il cliente nel luglio 2009 e aveva detto che era stato torturato.

Il 31 dicembre un tribunale del Sichuan ha condatto il chierico tibetano Phurbu Tsering a 8 anni di carcere, per accuse politiche e una dubbia detenzione di armi. Nel processo Phurbu ha denunciato che la confessione gli è stata estorta in un interrogatorio durato 4 giorni e 4 notti e con la minaccia di arrestare anche la moglie e il figlio se non ammetteva il possesso di armi. Ma il tribunale ha ritenuto la confessione valida, senza fare accertamenti.

Sempre nel 2009, a febbraio il Segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha dichiarato che i diritti umani “non devono interferire” nei rapporti tra Cina e Stati Uniti. Il presidente Usa Barack Obama  ha deciso di non incontrare il Dalai Lama, leader spirituale tibetano in esilio, prima della sua visita a Pechino in novembre. Durante la visita ha parlato di diritti umani, ma non ha fatto alcuna richiesta concreta su libertà di espressione, minoranze religiose, persecuzioni contro avvocati prodiritti umani, repressione in Tibet e Xinjiang. L’Unione europea, accogliendo le richieste cinesi, ha limitato la partecipazione dei gruppi prodiritti al “Seminario Ue-Cina per i diritti umani”.

Sophie Richardson, responsabile di Hrw per l’Asia, ha definito “ironico che quest’anno il governo cinese abbia pubblicato un piano di azione nazionale per la tutela dei diritti, il vero piano sembra ridurre con decisione i diritti, non proteggerli”.

L’elenco degli abusi si allunga ogni giorno. Il 25 dicembre un tribunale dello Jiangsu, a porte chiuse, ha confermato la condanna a 10 anni di prigione al dissidente Guo Quan per “sovversione”, per avere organizzato un partito politico a Xinmin. Per la attivista Duan Chunfang la corte di appello di Shanghai ha confermato la condanna ad “appena” un anno e mezzo per “intralcio agli affari ordinari”: la polizia accusa la donna di avere assalito un funzionario, ma l’avvocato parla di rappresaglia per le sue molte petizioni atte a chiedere giustizia. Il 17 dicembre il Dipartimento di giustizia do Fujian ha sospeso la licenza all’avvocato Lin Hongnan per un anno: Lin ha difeso molti attivisti prodiritti e aveva ricevuto varie minacce.


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