Sua Santità il Dalai Lama durante l’evento Thank You Karnataka a Bangalore, Karnataka, India, il 10 agosto 2018. Foto di Tenzin Choejor
10 agosto 2018. Bangalore, India – Ieri mattina, Sua Santità il Dalai Lama ha lasciato Goa per un breve volo che lo ha portato a Bangalore. Arrivato al suo hotel, è stato accolto da un folto gruppo di tibetani che vivono nel Karnataka. Tashi Shölpa e Gyal Shay si sono esibiti sul piazzale dell’hotel, mentre due giovani in costume tibetano tradizionale hanno offerto il tradizionale chemar changpu. Ganden Tri Rinpoche, seguito da altri dignitari, ha formalmente salutato Sua Santità. Gli abati dei vari monasteri sorti negli insediamenti tibetani attendevano nel frattempo il Dalai Lama nella hall.
Questa mattina, prima di partire, Sua Santità ha rilasciato un’intervista a Shoba Narayan, giornalista e scrittrice di Bangalore che gli ha innanzitutto chiesto come si fa ad invecchiare bene. Dipende da persona a persona – ha detto il Dalai Lama – nel suo caso è grazie alla sua formazione nella Tradizione del Nalanda, con il suo uso della ragione e della logica. Anche se da bambino era riluttante a studiare, col passare del tempo ha iniziato ad apprezzare il valore di ciò che aveva imparato.
“C’è una differenza tra gli uomini e le donne?” ha chiesto la giornalista. “Bisogna essere chiari su questo punto – ha risposto Sua Santità – l’addestramento della mente coinvolge la coscienza mentale e dunque, a questo livello, non c’è alcuna differenza di genere. Possiamo imparare a focalizzare la mente in modo che non corra dietro alle distrazioni e poi usarla per analizzare la differenza tra come le cose appaiono e loro realtà più profonda, e gli svantaggi di cedere a emozioni distruttive come la rabbia e la gelosia”.
Quando la giornalista ha chiesto a Sua Santità se si fosse mai sentito triste e cosa avesse fatto al riguardo, le ha risposto che questa mattina presto aveva visto dalla finestra dei giovani che si allenavano e si era reso conto che lui non poteva più farlo. Rispetto ai rimpianti, il Dalai Lama ha detto che, ripensando al passato, è soddisfatto delle decisioni che ha preso in momenti particolarmente delicati e cruciali perché si sono rivelate corrette.
La Narayan ha concluso l’intervista chiedendo a Sua Santità qual è il suo cibo preferito e il Dalai Lama le ha spiegato che i seguaci del Buddha mangiano ciò che viene loro donato. Il Buddha, ha aggiunto, non apparteneva a nessuna istituzione religiosa e non aveva una cucina, nemmeno un paio di scarpe, possedeva solo una ciotola per l’elemosina e le sue vesti.
Sua Santità si è poi recato all’Hotel West End dove si è tenuto l’evento “Thank You Karnataka” nell’ambito delle celebrazioni volute dall’Amministrazione Centrale Tibetana (CTA) per ringraziare l’India in occasione dei sessant’anni di esilio dei tibetani.
Il Rappresentante locale della comunità tibetana, Chophel Thupten, ha dato il benvenuto a Sua Santità, al Primo Ministro, al Presidente della Central Tibetan Administration, Lobsang Sangay, al Presidente, a Khenpo Sonam Tenphel e a tutti gli altri presenti. Ha ricordato i legami secolari tra India e Tibet, sottolineando che il buddhismo è diventato parte dell’identità tibetana.
Khenpo Sonam Tenphel, parlando in tibetano, ha detto che l’India e il Tibet intrattengono strette relazioni da oltre mille anni e ha citato l’ex Primo Ministro indiano Moraji Desai affermando che l’India e il Tibet sono due rami dello stesso albero.
Il dottor Lobsang Sangay ha parlato in inglese: “Come Sua Santità ha consigliato, restiamo vicini ai nostri vecchi amici e cerchiamo di farne di nuovi. Ricordiamo e siamo grati a tutti coloro che ci hanno aiutato. Quest’anno la CTA ringrazia l’India e il bellissimo Karnataka per la gentilezza e la generosità che ci hanno dimostrato. Il capo del governo Kumaraswamy ha dato ai tibetani l’accesso a tutte le strutture della popolazione del Karnataka. Questo stato conta la più numerosa popolazione tibetana in India, il maggior numero di monaci e monache tibetane e il maggior numero di scuole tibetane”.
“Nel frattempo, in Tibet, il grado di oppressione è tale che 152 persone hanno deciso di auto-immolarsi in segno di protesta. I tibetani sono cittadini di seconda classe nella loro terra. Sono economicamente emarginati. Al contrario, in India, e nel Karnataka in particolare, hanno delle opportunità, per questo saremo sempre grati; ringraziarvi è la nostra risposta naturale”.
Il dottor Sangay ha poi fatto ridere il pubblico con la storia di un tibetano residente in Canada. Fermato per un’infrazione al codice della strada, quando ha scoperto che l’agente era un emigrato del Karnataka si sono messi a chiacchierare e scherzare parlando in Kannada (la lingua del Karnataka) e si sono dimenticati della multa.
Come segno di gratitudine alla sua famiglia, Sua Santità ha presentato una Ruota del Dharma al professor. Nijalingappa, figlio minore dell’ex Primo Ministro Nijalingappa, che è stato il primo amico dei tibetani nello Stato del Karnataka. Poi Tenzin Choeden ha intonato una canzone in lingua Kannada.
Il capo del governo Kumaraswamy ha detto che è un privilegio e un onore essere presente in compagnia di Sua Santità. Ha ricordato che Nijalingappa aveva offerto ai tibetani terreni sui quali sono stati creati cinque insediamenti e ha anche riconosciuto il contributo che i tibetani hanno dato al Karnataka.
Sua Santità ha poi iniziato il suo discorso, salutando i suoi stimati fratelli e sorelle. “È un grande onore per me avere l’opportunità di ringraziare lo stato del Karnataka e la sua gente per la loro amicizia e il loro sostegno. Noi tibetani non dimenticheremo mai la vostra gentilezza. Abbiamo incontrato problemi in Tibet sin dal 1956, quando le autorità cinesi ci hanno imposto le stesse riforme che avevano attuato nella Cina continentale. Queste riforme non erano adatte al Tibet e i tibetani vi si sono opposti. Nel 1959 ci fu una grande repressione in tutto il paese che provocò un’ulteriore ondata di opposizione”.
“Nel 1954 andai in Cina e incontrai più volte il presidente Mao. Ero attratto da ciò che avevo sentito sul socialismo. Tornato a casa nel 1955, incontrai il generale Zhang Guohua e gli dissi che quando ero partito l’anno precedente ero preoccupato, ma ora mi sentivo più fiducioso. Tuttavia, dal 1956 in poi le cose sono andate diversamente”.
“Quando raggiungemmo l’India nel 1959, Pandit Nehru mi diede un consiglio cruciale: se volevamo mantenere viva la questione tibetana, dovevamo educare i nostri figli. Per farlo, e per preservare la lingua tibetana, avremmo avuto bisogno di scuole separate e iniziò ad aiutarci a costruirle. Inoltre, appoggiò il nostro desiderio di creare insediamenti tibetani e chiese ai vari Stati se potevano fornirci la terra necessaria. Nijalingappa, che avevo incontrato per la prima volta quando arrivai in India nel 1956, fu il più generoso”.
“Il patrimonio culturale che abbiamo mantenuto in vita in Tibet proveniva originariamente dall’India. Nel VII secolo l’imperatore tibetano promosse la creazione di una lingua scritta tibetana, basata sull’alfabeto Devanagari e sulla grammatica sanscrita. Nell’VIII secolo, l’Imperatore invitò i migliori studiosi dell’Università del Nalanda per stabilire il buddhismo in Tibet. Da quel momento in poi abbiamo sempre mantenuto viva la Tradizione del Nalanda. Oggi quella saggezza è ancora attuale e importante”.
“Oggi, mentre il mondo si trova ad affrontare una crisi emotiva, la soluzione non si trova pregando, ma educando la mente, imparando a ridurre le nostre emozioni distruttive e a rafforzare quelle positive. È in questo contesto che mi sono impegnato a cercare di far rivivere l’antica saggezza indiana, qui in India. Credo che l’India sia l’unico paese in grado di combinare l’antica psicologia e la comprensione della mente con l’istruzione moderna”.
“Quando siamo arrivati per la prima volta come rifugiati, eravamo demoralizzati, ma 60 anni dopo abbiamo riacquistato fiducia e oggi pensiamo a come poter dare il nostro contributo per il beneficio di tutti. Tutto questo grazie al sostegno del governo indiano, che ha le sue origini nella gentilezza di Pandit Nehru”.
“Rispetto a 40 anni fa, anche la Cina è cambiata molto. Il Tibet ha un futuro positivo davanti a sé. Non c’è motivo di sentirsi scoraggiati, dobbiamo tenere alto il nostro spirito e ringraziare i nostri amici per la loro generosità”.
Jigme Tsultrim ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito a rendere l’evento un successo, così come le persone e le organizzazioni che hanno dimostrato la loro amicizia ai tibetani nel corso degli anni.
Molta gente ha tentato di raggiungere Sua Santità mentre usciva dall’aula; Sua Santità ha salutato tutti con la mano, mentre saliva in auto per fare ritorno in albergo per il pranzo. http://it.dalailama.com/news/2018/grazie-karnataka Un particolare ringraziamento per la traduzione e per la sua amorevole gentilezza alla Dr.ssa Carolina Lami.