4 giugno 2018. Nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 i carri armati dell’Esercito di Liberazione Popolare cinese uccisero a Piazza Tienanmen centinaia di persone, mettendo fine alle proteste degli studenti che reclamavano la democrazia.
La protesta a piazza Tienanmen era iniziata un mese e mezzo prima, il 15 aprile. In quell’anno, quello della caduta del Muro, molti regimi comunisti furono rovesciati in Europa. Il 27 aprile, studenti provenienti da più di 40 università marciarono su piazza Tienanmen dove furono raggiunti da operai, intellettuali e funzionari pubblici. A maggio, più di un milione di persone riempì la piazza, la stessa in cui nel 1949 Mao Zedong aveva dichiarato la nascita della Repubblica Popolare Cinese. Il 20 maggio il governo impose la legge marziale a Pechino.
Truppe corazzate furono inviate per disperdere i manifestanti. Di fronte all’immensa folla le forze governative in un primo tempo si ritirarono, poi Deng Xiaoping all’epoca capo della Commissione militare, uno dei maggiori leader del paese, diede ordine di far fuoco. Il risultato fu un massacro il cui bilancio ufficiale non è ancora stato accertato, poiché il governo cinese non ha finora mai reso pubblico alcun documento in merito ai fatti.
La foto simbolo della protesta è quella di uno studente, passato alla storia come il Rivoltoso sconosciuto, che da solo e completamente disarmato si para davanti a una colonna di carri armati per fermarli. Ventinove anni dopo, alcune famiglie hanno chiesto al presidente cinese Xi Jinping di “riabilitare” i loro congiunti morti nel tragico evento che ancora oggi è un tabù in Cina. “Ogni anno quando vogliamo commemorare i nostri congiunti, siamo controllati, posti sotto residenza sorvegliata o allontanati da casa”, hanno dichiarato le “madri di Tienanmen”, associazione che raggruppa i genitori che hanno perduto i figli nella repressione. “Come leader di un grande paese – hanno continuato rivolgendosi direttamente a Xi – lei non è certamente insensibile al massacro che si è svolto ventinove anni fa, né al dolore delle famiglie delle vittime”.
La lettera aperta è stata diffusa dall’organizzazione non governativa Human Rights in China. Intanto, ventinove anni dopo il massacro, i turisti continuano ad affollare piazza Tienanmen ma ai giornalisti stranieri non è permesso entrare. La veglia di commemorazione per le vittime si terrà come ogni anno a Hong Kong dove sulle bancarelle tra le magliette spuntano repliche in miniatura della Dea della Democrazia e della Libertà, la statua in polistirolo e cartapesta alta dieci metri che fu costruita dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Pechino durante le proteste del 1989. Fu eretta il 30 maggio in piazza Tienanmen proprio di fronte alla grande fotografia di Mao Zedong e distrutta il 4 giugno dall’Esercito Popolare di Liberazione.
Fonte: RaiNews.it http://www.italiatibet.org/2018/06/06/ventinove-anni-fa-il-massacro-di-piazza-tienanmen/