16 aprile 2018, Thekchen Chöling, Dharamsala, India – Questa mattina, Sua Santità il Dalai Lama era di buon umore quando ha lasciato la sua residenza e ha salutato gli oltre 1500 visitatori provenienti da 68 paesi che si lo attendevano nel cortile del Tempio Tibetano Principale.
Ha stretto la mano ad alcuni, scherzato e scambiato qualche parola con altri. Lentamente si è fatto strada lungo il cortile, fermandosi per alcune foto di gruppo, prima di sedersi sotto il portico del tempio. “Da tempo penso che quando si riuniscono qui fratelli e sorelle di paesi diversi” ha esordito “non sia semplicemente per vedermi. Voglio dimostrare quanto sia brillante il mio cervello parlando con voi”.
“Noi buddhisti preghiamo per il benessere di tutti gli esseri senzienti, ma dobbiamo pensare a qual è il vero significato di questa azione. Se pensiamo agli animali, agli insetti o ai pesci, non c’è molto che possiamo fare per loro, a parte pregare. Tuttavia, gli altri 7 miliardi di esseri umani su questo pianeta sono come noi. Hanno lo stesso tipo di cervello che abbiamo noi. Sono gli unici che possiamo realisticamente aiutare”.
“Gli scienziati dicono che la natura umana è essenzialmente compassionevole, il che è positivo perché diversamente non ci sarebbe speranza. Inoltre, gli scienziati hanno osservato che la rabbia, la paura e l’odio costanti indeboliscono il nostro sistema immunitario, mentre avere un cuore compassionevole è molto meglio anche per la nostra salute. Ecco perché è importante usare il cervello per promuovere questi valori”.
“I bambini piccoli non prestano attenzione alle differenze di nazionalità, di cultura o di confessione religiosa. Se i loro compagni sorridono, ci giocano insieme. Il nostro sistema educativo e sociale sembra cambiare questa situazione e mentre cresciamo impariamo a fare distinzioni in base alla provenienza e alla cultura delle persone. Qui in India, per esempio, esiste il cosiddetto sistema delle caste ed è giunto il momento di riconoscere che la costituzione indiana conferisce a tutti i cittadini pari diritti, per cui non c’è spazio per la discriminazione sulla base della casta: siamo tutti fratelli e sorelle”.
“Oggi il mondo si trova ad affrontare una crisi di emozioni e credo che l’antica conoscenza indiana del funzionamento della mente possa essere di grande utilità nell’affrontarla. Quando ho iniziato a studiare questi argomenti, memorizzando i testi classici, che all’epoca non capivo, ero riluttante e pigro. Tuttavia, più tardi mi sono reso conto di quanto questa conoscenza sia preziosa per raggiungere la pace della mente. Richiede anche fiducia in se stessi e determinazione, per le quali è importante essere onesti e sinceri”.
“Mentalmente ed emotivamente noi esseri umani siamo tutti uguali. Tutti noi sperimentiamo la rabbia e l’odio, anch’io, ma abbiamo anche il potenziale per coltivare la compassione, il perdono e la tolleranza. Le emozioni distruttive si basano sull’ignoranza; in base alle osservazioni fatte da un mio amico, il terapista cognitivo Aaron Beck, i giudizi negativi derivanti dalla rabbia sono al 90% una proiezione mentale. Emozioni costruttive come l’amore e la compassione sono sostenute dalla ragione, per cui possiamo usare il nostro cervello per svilupparle e rafforzarle”.
Rivolgendosi a un gruppo di persone che aveva appena ultimato un corso di Buddhismo presso il Tushita, un centro di meditazione locale, Sua Santità ha consigliato di prestare attenzione alla “Guida allo stile di vita del Bodhisattva” composto dal grande maestro indiano Shantideva. Ha suggerito il sesto e l’ottavo capitolo come utili per contrastare la rabbia e l’egocentrismo, dicendo che anche le persone non buddhiste possono trarre beneficio dalla loro lettura. Ha aggiunto che la lettura ripetuta di questo libro, da quando l’ha sentito spiegare per la prima volta nel 1967, lo ha aiutato a trasformare la propria mente.
Sua Santità ha fatto notare che l’educazione moderna è orientata verso obiettivi materiali piuttosto che verso valori interiori e questo sistema ha influenzato intere generazioni. Al contrario, le antiche tradizioni indiane, anche prima dell’epoca del Buddha, avevano una sofisticata comprensione del funzionamento della mente e delle emozioni, raggiunta grazie a pratiche che permettono di coltivare una mente calma (shamatha) e l’intuizione (vipashyana). Sua Santità ha detto ai presenti che anche loro potranno sviluppare le proprie qualità mentali se riusciranno a capire il funzionamento della mente e le emozioni. Imparando ad affrontare le emozioni – ha detto – è possibile difendere la propria pace della mente e la propria forza interiore.
“Fratelli e sorelle” ha continuato “vi prego, prestate maggiore attenzione al vostro mondo interiore, imparate a contrastare le vostre emozioni negative e trasformate la vostra mente. Quando un individuo ha sviluppato la tranquillità e condivide con gli altri ciò che ha imparato, ha un reale impatto. Potreste guardare ai problemi del mondo e pensare che non c’è molto da fare. Ricordatevi invece che le persone possono fare la differenza. Coltivare qualità positive nella vita quotidiana può creare le condizioni affinché l’umanità viva più serenamente. Si tratta di un approccio pragmatico”.
“Oggi, diamo troppa enfasi alle differenze secondarie tra individui e gruppi, enfasi che porta a divisioni tra “noi” e “gli altri”. Quando ciò accade dobbiamo ricordare che l’umanità è una. Questo è uno degli aspetti che dobbiamo introdurre nell’istruzione moderna. Se vogliamo rendere questo XXI secolo diverso da quello in cui più di 200 milioni di persone sono morte a causa delle violenze, dobbiamo agire adesso. E se ci impegniamo, vedrete che nell’arco di 30 anni il mondo sarà cambiato”.
“Questo è ciò che ho da dire. Ho 82 anni, a 16 anni ho perso la libertà e a 24 il mio paese. Ho incontrato difficoltà per tutta la vita, ma ho capito che è quando siamo siamo messi alla prova che siamo davvero in grado di imparare. Attraverso la trasformazione interiore, come individui, possiamo sviluppare la pace della mente. Per ottenere un cambiamento sociale, invece, dobbiamo migliorare l’istruzione”.
Rispondendo a una domanda sull’eventuale ritorno al Palazzo di Potala, Sua Santità ha affermato che è più importante lavorare per preservare la lingua e la cultura tibetana, che a sua volta ha mantenuto vive le antiche conoscenze indiane, come le tradizioni dell’Università del Nalanda. Il Dalai Lama spiegato che gli oltre 300 volumi del Kangyur e Tengyur, tutti tradotti in tibetano, contengono trattati di filosofia, psicologia e logica che continuano ad avere rilevanza e valore ancora oggi.
Sua Santità ha espresso apprezzamento per chi sceglie un’alimentazione vegetariana e ha aggiunto che le cucine dei monasteri tibetani e di altre istituzioni tibetane in esilio sono in gran parte vegetariane. Tuttavia, ha spiegato anche che la tradizionale pratica dei monaci buddhisti dell’elemosina impediva loro di esprimere le proprie preferenze rispetto al cibo che veniva loro donato. Ecco perché non sono né vegetariani né non vegetariani.
Infine, al Dalai Lama è stato chiesto di chiarire cosa intendesse quando ha detto che la compassione non è un lusso, ma una necessità se vogliamo sopravvivere. Sua Santità ha ribadito che la scienza e la tecnologia hanno dato agli esseri umani un immenso potere di distruzione. Allo stesso tempo, la realtà è cambiata e le persone sono ora più interdipendenti che mai. Il cambiamento climatico, ad esempio, è una minaccia che riguarda tutti e può essere affrontata solo lavorando insieme. C’è un bisogno urgente di essere realistici e di capire che, poiché i problemi non possono essere risolti con la forza, l’unica alternativa è quella di impegnarsi seriamente nel dialogo.
“Fratelli e sorelle, pensate a come siamo tutti parte dell’umanità. Se l’umanità è in pace, saremo tutti più felici. Naturalmente, siamo tutti spinti in una certa misura dall’interesse personale. Ma c’è una differenza tra un interesse personale sciocco e limitato e uno saggio, che include anche la preoccupazione per gli altri. Grazie”.
http://it.dalailama.com/news/2018/udienza-pubblica-con-visitatori-da-tutto-il-mondo