25 dicembre 2017, Bengaluru, Karnataka, India – Questa mattina il regista indiano Bharath Subbarao e sua moglie Soumya hanno presentato a sua Santità il Dalai Lama “Mandala”, una nuova app https://play.google.com/store/apps/details?id=com.mandala.thedailywheel che ha lo scopo di diffondere la saggezza e la psicologia buddiste in modo chiaro e accessibile affinché sempre più persone possano applicarle nella loro vita quotidiana. L’app è ideata e studiata da Thupten Jinpa https://www.youtube.com/watch?v=fK-SmpRLJsE,
un ex monaco buddista che ha completato la sua formazione come Geshe Lharampa nel monastero di Ganden, si è poi laureato in filosofia e ha conseguito un dottorato in studi religiosi all’Università di Cambridge. Thupten Jinpa https://fpmt.org/mandala/online-features/cultivating-compassion-geshe-thupten-jinpa-brings-dharma-into-the-secular-world/ è stato al servizio di Sua Santità come traduttore dal 1985 e ha tradotto e pubblicato numerosi libri. L’app, attualmente disponibile in inglese, francese, spagnolo, russo e cinese, propone – alla voce “Impara” – insegnamenti e dialoghi che integrano la saggezza buddhista con le scoperte scientifiche: ricercatori e autori famosi come Daniel Goleman hanno dato il loro contributo. Nella sezione “Live”, sono disponibili una serie di meditazioni guidate, mentre “Esplora” offre la possibilità di scoprire e approfondire ulteriormente in concetti chiave del buddismo.
Sua Santità ha apprezzato il fatto che le linee guida che possono aiutare le persone a trovare la pace della mente e a sviluppare un buon cuore siano state rese in un modo così semplice e accessibile.
Un breve tragitto in auto ha condotto poi Sua Santità alla King’s Court del Palace Ground. Una folla festante di oltre 2500 persone, per lo più giovani studenti tibetani, ma anche circa 300 bhutanesi e altri provenienti dalla regione himalayana, aspettavano di ascoltarlo. Tutte le spese per l’evento sono state sostenute dal monastero di Ganden Jangtse.
Accolto da Chophel Thupten, Sua Santità ha ricevuto il tradizionale benvenuto all’ingresso della sala, mentre all’interno un gruppo di cantanti e musicisti si sono esibiti per lui. Chophel Thupten ha presentato una breve relazione sugli obiettivi raggiunti e sulle sfide per il futuro; poi ha chiesto a Sua Santità di prendere la parola.
“Sono stato impegnato a visitare gli insediamenti nel Karnataka” ha esordito “e ho preso un’influenza che mi ha un po’ provato. Ma ora sono qui, a Bengaluru, e sono molto felice di incontrarvi tutti”.
“I tibetani hanno dovuto affrontare grandi difficoltà nella loro terra. Nonostante tutti gli sforzi compiuti per risolvere i problemi che sono sorti, alla fine non siamo stati in grado di trovare una soluzione e siamo stati costretti all’esilio. Il Primo Ministro indiano Nehru si è assunto la grande responsabilità personale di aiutare noi tibetani. Lo incontrai per la prima volta a Pechino, nel 1954, poi di nuovo in India nel 1956, prima del mio esilio iniziato nel 1959. Su sua iniziativa, il governo indiano ha fatto tutto il possibile per aiutarci. Qui nel Karnataka, il Primo Ministro Nijalingappa ha fatto tutto quello che gli era possibile per offrirci sostegno”.
“I tibetani in Tibet hanno uno spirito impavido e una devozione incrollabile alla nostra religione e nella nostra cultura. Ovunque siamo finiti a vivere, nel mondo, che sia in India, in Europa, negli Stati Uniti, in Canada o in Australia, non abbiamo mai dimenticato di essere tibetani. È nel nostro sangue. I 150.000 tibetani che vivono da persone libere, anche se in esilio, sono una fonte di speranza per i loro fratelli e sorelle rimasti in Tibet. Siamo riusciti a mantenere vivo il nostro patrimonio storico e culturale. Da quando siamo esilio, molte persone che prima non ci non conoscevano si sono interessate alla nostra religione e alla nostra cultura. In particolare, gli scienziati sono sempre affascinati da ciò che sappiamo riguardo alla mente”.
“In passato, lo studio della filosofia e della logica, così come la conoscenza della mente, erano in gran parte appannaggio dei monaci che vivevano nelle università e nelle istituzioni monastiche. La gente comune non vi prestava particolarmente attenzione. Tuttavia, in esilio, i monaci e le monache hanno ripreso lo studio della logica e della filosofia e in tutta la regione himalayana, dal Ladakh all’Arunachal Pradesh, i laici stanno diventando buddhisti del XXI secolo: studiano che cosa significa veramente il buddhismo”.
“Quanti di voi sanno a memoria il Sutra del Cuore? Il messaggio principale degli insegnamenti è la vacuità. La vacuità dimostra che le cose esistono in dipendenza da altri fattori, quindi non hanno una propria esistenza indipendente. Esperti in fisica quantistica mi hanno detto che quello che oggi loro stanno scoprendo è coerente con quanto Nagarjuna ha scritto a proposito dell’origine dipendente, secoli fa”.
“Per noi la scienza moderna è qualcosa di nuovo, non l’abbiamo mai studiata prima in Tibet. Più di 30 anni fa, per soddisfare la mia curiosità, ho iniziato a discutere con gli scienziati. Ciò che ho imparato mi ha portato a credere che la scienza può completare ciò che già conosciamo. Alcuni vecchi abati non ne erano convinti, ma alla fine hanno dovuto ricredersi. Ho spiegato che per me non c’è alcuna contraddizione nell’integrazione dei nostri due approcci alla conoscenza”.
Sua Santità ha spiegato che, per quanto riguarda la politica, si considera un pensionato: semi pensionato, dopo l’elezione della nuova leadership nel 2001, e definitivamente in pensione dopo l’elezione del 2011.
Ha ricordato che Nehru gli aveva detto che gli Stati Uniti non sarebbero mai entrati in conflitto con la Cina a causa del Tibet. Successivamente, nel 1974, si decise di non cercare più di ottenere l’indipendenza del Tibet, né di lanciare ulteriori appelli alle Nazioni Unite. Nehru disse anche che prima o poi si sarebbe dovuto negoziare con le autorità cinesi. La costituzione cinese contiene precise disposizioni per l’autonomia del Tibet che dovrebbero essere attuate. I tibetani nel Tibet centrale, nel Kham e nell’Amdo devono essere in grado di proteggere la loro identità e la loro cultura. Sua Santità ha sottolineato che l’approccio della “via di mezzo” è stato proposto dopo che Deng Xiaoping aveva iniziato ad allentare le restrizioni ed espresso la disponibilità al dialogo. Dopo la follia della “rivoluzione culturale”, ha aggiunto il Dalai Lama, aveva sperato che prevalesse il buon senso.
Sua Santità ha osservato che lo spirito instancabile e incrollabile dei tibetani in Tibet e gli sforzi di coloro che sono in esilio hanno fatto sì che la questione tibetana non fosse dimenticata. Ha ribadito la necessità di mantenere viva la cultura e la lingua tibetana.
Sua Santità ha lamentato l’immane spreco di vite umane dovuto ai conflitti del secolo scorso e il fatto che la violenza ancora oggi non è cessata. Quando Mahatma Gandhi, ha aggiunto, si impegnò nell’ahimsa, la resistenza non violenta, i suoi avversari lo considerarono un segno di debolezza. Eppure alla fine ebbe successo.
Sua Santità ha detto agli studenti che è convinto che l’antica conoscenza indiana del funzionamento della mente e delle emozioni può essere combinata con l’educazione moderna e ciò potrà dare un contributo significativo alla pace nel mondo.
Rispondendo alle domande del pubblico, il Dalai Lama ha detto che la morte è un processo naturale e che tutti coloro che sono nati prima o poi moriranno. Ciò che può aiutare nel momento della morte è avere uno stato d’animo pacificato e buon cuore. Ha affermato che le donne possono diventare leader religiosi e ha citato gli esempi di Shugseb Jetsun e Samdhing Dorje Phagmo e ha ricordato che dopo aver affrontato un rigoroso programma di studio, 20 monache lo scorso anno hanno conseguito il diploma di Geshe-ma.
Una giovane donna del Ladakh ha fatto notare come, sebbene Sua Santità si definisca abitualmente come un semplice monaco buddhista, i tibetani e il popolo himalayano lo considerino Chenrezig e ha chiesto se Sua Santità avesse qualcosa da dire al riguardo.
“Quest’anno in Ladakh, una bambina mi ha chiesto senza tanti giri di parole: “Sei un Dio?” e io ridendo le ho detto “No”. Il primo Dalai Lama, Gendun Drup aveva visioni di Avalokiteshvara e Tara, i Dalai Lama dal II al XIII anche tutti loro ebbero delle visioni. Sono nato in un villaggio molto isolato, vicino al monastero di Kumbum, ad Amdo. Il gruppo di ricerca fu inviato lì in seguito alle visioni che il reggente aveva avuto sulla superficie del lago di Lhamo Latso, un lago indicato da Gendun Gyatso. Dunque si potrebbe dire che questo Dalai Lama sia stato riconosciuto da Palden Lhamo. Ho un forte legame karmico con i precedenti Dalai Lama e mi sento protetto da Palden Lhamo”.
“Ho avuto diversi sogni rivelatori riguardo al mio passato. In uno ero detenuto come prigioniero nell’antico Egitto e fui rilasciato per ordine del faraone, in un altro avevo uno stretto legame con Krishnacharya e con il fondatore del monastero di Drepung, Jamyang Chöjey.
“Comunque sia, ognuno di noi ha avuto rinascite precedenti. L’importante è condurre una vita significativa, qui e ora “.
Sua Santità ha dato la trasmissione dei mantra di Buddha Shakyamuni, Avalokiteshvara, Manjushri e Arya Tara, così come delle strofe del rifugio nel Buddha, nel Dharma e nel Sangha e per la generazione della mente del risveglio. L’ultimo consiglio lo ha dato ai giovani: aiutate il vostro prossimo, se potete; e se non potete evitate almeno di far loro del male. http://it.dalailama.com/news/2017/incontro-con-tibetani-e-gli-abitanti-della-regione-himalayana