Sua Santità il Dalai Lama saluta la folla al suo arrivo al Kalachakra Maidan per il terzo giorno di insegnamenti a Bodhgaya, 7 gennaio 2018. Foto di Lobsang Tsering
7 gennaio 2018, Bodhgaya, Bihar, India – Nel terzo giorno di insegnamenti richiesti dal Nalanda Shiksha, la nebbia fredda si è finalmente sollevata e il sole ha ricominciato a splendere. Arrivato al Kalachakra Maidan, il Dalai Lama ha assistito alla recitazione del Mangala Sutta in lingua pali fatta dai i bambini della scuola Maitreya, alla quale è poi seguita la “Lode ai 17 Maestri del Nalanda” in sanscrito. Sua Santità ha invitato tutti a riflettere su quanto magnifici siano stati gli eruditi del Nalanda e quanto sia importante che gli insegnamenti del Buddha trovino un fondamento nella ragione e della logica. “Che meraviglia avere ancora a disposizione questi scritti dei grandi maestri! Possiamo leggerli e studiarli, usarli come libri di testo e possiamo trasmettere agli altri ciò che avevano da dire”.
“Oggi desidero iniziare con la cerimonia per la generazione della mente risvegliata di bodhicitta. Di questi tempi, poi, sarebbe bene anche riflettere sul fatto che, accanto al suo messaggio di amore e compassione, il Buddha ha sottolineato l’importanza della non violenza. Dobbiamo pensare ai vantaggi e agli svantaggi della violenza. Allo stesso modo, dobbiamo confrontare i benefici dell’altruismo i pericoli derivanti dall’egocentrismo. Bodhichitta significa sviluppare un desiderio di ampia portata di aiutare tutti gli esseri e questo luogo sacro è l’ideale per farlo”.
Sua Santità ha guidato i presenti nella visualizzazione del Buddha circondato dagli otto bodhisattva, tra cui Maitreya e Manjushri, fondatori rispettivamente dei lignaggi del vasto e del profondo. Ha citato Nagarjuna e Saraha, gli 84 Mahasiddha, Mahakashyapa e i sette patriarchi che sono venuti dopo il Buddha. Della tradizione Nyingma ha indicato Shantarakshita, Guru Padmasambhava, Trisong Detsen, i 25 discepoli di Padmasambhava e così via; della tradizione Kagyu Marpa, il grande traduttore, Milarepa e Gampopa; della tradizione Sakya, i Cinque patriarchi venuti dopo Virupa e i detentori dei lignaggi Sakya, Ngorpa e Tsarpa; Atisha e Dromtönpa quali rappresentanti della tradizione di Kadampa; Je Tsongkhapa e i suoi discepoli, come Jampel Gyatso, e detentori dei lignaggi Sey ed Ensa, tutti testimoni della grande aspirazione all’illuminazione per il bene di tutti gli esseri.
Sua Santità ha guidato i presenti nella recitazione della la preghiera dei sette rami, del rifugio e della generazione di bodhicitta:
Nel Buddha, nel Dharma e nella comunità spirituale
fino all’illuminazione io prendo rifugio.
Grazie ai meriti creati attraverso la pratica della generosità e dall’ascolto degli insegnamenti
Possa io raggiungere l’illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.
Sua Santità ha proseguito con lo yoga supremo, che aggiunge l’esperienza di bodhicitta assoluta all’aspirazione precedente. Ha concluso dando la trasmissione dei mantra di Buddha Shakyamuni, Avalokiteshvara, Manjushri e Arya Tara.
Sua Santità ha poi ripreso la lettura del “Sutra della pianticella di riso”, iniziando con una domanda: “Che cos’è l’ignoranza?” L’ignoranza è il fraintendimento della vera natura delle cose ed è alla radice di tutti gli errori e delle sofferenze. Dopo aver notato che è un segno di coloro che hanno spiccate facoltà il fatto di basare la propria fede sulla ragione, ha citato una strofa della “Lode ai 17 Maestri del Nalanda”:
Comprendendo il significato delle due verità, il modo in cui le cose esistono,
determiniamo attraverso le quattro verità in che modo entriamo e in che modo possiamo uscire dal ciclo dell’esistenza.
Fondata su una conoscenza valida, la nostra fede nei tre rifugi sarà stabile.
Possa io essere benedetto e stabilire la radice del cammino per la liberazione.
E’ seguito poi un breve intervallo, nell’attesa che arrivasse il Primo Ministro del Bihar, Shri Nitish Kumar, per dare inizio alla presentazione della pubblicazione in inglese del primo volume della serie “La scienza e la filosofia nei classici buddhisti indiani”. Arrivato sul palco, il Primo Ministro ha raggiunto Sua Santità e, per l’ufficio del Dalai Lama, Tenzin Taklha gli ha dato il benvenuto e ha invitato Thupten Jinpa, direttore editoriale della serie, a presentare il primo volume, “Il Mondo Fisico”.
Il dottor Jinpa ha esordito dicendo quanto fosse onorato di poter presentare il progetto “La scienza e la filosofia nei classici buddhisti indiani” prima di Sua Santità e del Primo Ministro. Ha poi continuato:
“Questa serie è stata concepita da Sua Santità il Dalai Lama in persona e compilata sotto la sua attenta supervisione da un team di studiosi, nel corso di molti anni. Presenta le indagini scientifiche e filosofiche buddhiste classiche sulla natura della realtà, in un quadro accessibile al lettore moderno. Dei quattro volumi della serie, il primo, dedicato alla scienza del mondo fisico, viene ufficialmente presentato oggi”.
“La creazione di questa serie rappresenta una conquista davvero storica. In primo luogo, l’attenta selezione e organizzazione delle teorie dei grandi pensatori buddhisti indiani in un quadro di indagine scientifica è di per sé un risultato rivoluzionario nella storia del pensiero buddhista. Grazie alla visione di Sua Santità, i lettori contemporanei avranno per la prima volta l’opportunità di confrontarsi, da un punto di vista scientifico, con le idee e le intuizioni dei pensatori buddhisti indiani”.
“In secondo luogo, questi volumi possono dare un contributo significativo alla storia delle idee. Finora, la storia delle idee, e soprattutto del pensiero scientifico, è stata prevalentemente eurocentrica e ha dato poca attenzione alle grandi civiltà al di fuori del mondo occidentale. Questi volumi sulla scienza, tuttavia, documentano la sofisticata tradizione di pensiero scientifico fiorita nell’antica India. Tutte le grandi scuole indiane hanno sviluppato sofisticate teorie sul funzionamento della mente umana, così come le tecniche meditative utili ad addestrare la nostra mente e governare le nostre emozioni”.
“In terzo luogo, dato che tutte le fonti indiane classiche raccolte in questi volumi sono state tratte dalle due collezioni canoniche tibetane del Kangyur e del Tengyur, la creazione di questa serie speciale rappresenta anche un importante dono all’India, e al mondo intero, da parte del popolo tibetano che queste tradizioni indiane ha saputo mantenere in vita”.
“E’ davvero appropriato lanciare questa storica serie qui, a Bodhgaya, nello Stato del Bihar, dove un tempo fiorirono le grandi università monastiche indiane del Nalanda, di Vikramashila e di Odantapuri”.
Il dottor Jinpa ha fatto notare anche il valore simbolico della presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri del Bihar insieme a Sua Santità il Dalai Lama per il lancio ufficiale di questa serie. Ha poi ricordato la relazione maestro-discepolo che si è creata tra India e Tibet e il loro comune patrimonio di conoscenze. Ha osservato che, recentemente, Sua Santità ha parlato spesso del suo impegno nel contribuire a rinnovare la consapevolezza della saggezza delle tradizioni indiane classiche tra le giovani generazioni di indiani. Jinpa ha concluso con i ringraziamenti a Ian Coghlan, che ha curato la traduzione in inglese, e agli editori del libro, la Wisdom Publications negli Stati Uniti e Simon & Schuster, in India.
A nome dell’Ufficio di Sua Santità il Dalai Lama, Tenzin Taklha ha chiesto a Sua Santità e al Primo Ministro di mostrare formalmente il libro, cosa che hanno fatto. Ha poi espresso la sua gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito al successo del progetto. Ha ringraziato il presidente del team di ricerca Thamthog Rinpoche, abate del Monastero di Namgyal, nonché i consiglieri e redattori Geshe Yangteng Rinpoche, del Collegio Monastico di Sera Me; Geshe Jangchup Sangyey, abate del Monastero di Ganden Shartse; Geshe Chisa Drungchen Rinpoche, del Ganden Jangtse College; Geshe Lobsang Khechok del Drepung Gomang College, tutti presenti sul palco, e Geshe Ngawang Sangye del Drepung Loseling College, che purtroppo era assente.
Rivolgendosi al pubblico in hindi, Shri Nitish Kumar ha detto quanto fosse felice di essere presente a questa cerimonia e alla presenza di Sua Santità. Ha ricordato anche di aver partecipato, a Bodhgaya, al Kalachakra dello scorso anno. Ha espresso la sua gioia e soddisfazione per il fatto che la pubblicazione di questa serie di libri renderà disponibili a un vasto pubblico, nella propria lingua, la saggezza della Tradizione del Nalanda. Ha aggiunto che riteneva davvero appropriato che il primo volume della serie venisse lanciato proprio nello Stato in cui si trovano sia il luogo dell’illuminazione del Buddha sia le grandi università di Nalanda, Vikramashila e Telhara, recentemente scoperta. Ha ringraziato Sua Santità per averlo invitato a partecipare a questa occasione.
“Il mio amico, il Primo Ministro, è un uomo sincero” ha esordito Sua Santità “e la presentazione di questo libro, qui oggi, è un’occasione speciale per tutti noi. Il Primo Ministro ha già manifestato i suoi interessi spirituali con l’istituzione del Buddha Memorial Park a Patna. Forse io e lui abbiamo una connessione karmica che risale al tempo del Buddha”.
“Quando siamo arrivati in esilio in India avevamo enormi problemi da affrontare. Tuttavia, a tempo debito, è diventato chiaro che la psicologia, la filosofia e la logica che abbiamo studiato in Tibet fin dall’infanzia avevano ancora una grandissima rilevanza anche nel mondo contemporaneo. Mi è sembrato che la scienza della mente, la filosofia e la logica della nostra letteratura potessero essere studiata anche in modo accademico, al di là del contesto religioso. Arrivare a capire meglio il funzionamento della mente ci permette di imparare ad affrontare le nostre emozioni distruttive e le afflizioni mentali, cosa che certo non possiamo fare né con le armi né con il denaro”.
“Se pensiamo alla nostra letteratura in termini di scienza, filosofia e religione, la parte religiosa è rilevante solo per i buddhisti, ma la scienza e la filosofia possono essere di interesse per chiunque. Credo che introdurre le idee e i valori racchiusi in questi scritti nel moderno sistema educativo possa essere di grande utilità. In un mondo in fermento a causa delle menti indisciplinate delle persone, quello che stiamo facendo non è proselitismo a favore del buddhismo, ma dimostrare come noi buddhisti possiamo contribuire al benessere dell’umanità”.
“Ringrazio i Geshe che hanno affrontato il lavoro di ricerca che ha portato alla compilazione originale del materiale e ringrazio i vari traduttori che stanno contribuendo alle edizioni in inglese, cinese, russo, mongolo, hindi e ad altre edizioni. Noi tibetani abbiamo mantenuto viva la tradizione del Nalanda e questo è qualcosa di cui siamo orgogliosi. Ora abbiamo l’opportunità di contribuire a farla rivivere nella sua terra di origine e ovunque nel mondo”.
Sua Santità ha infine donato al Primo Ministro una thangka del Buddha circondato dai 17 Maestri del Nalanda e insieme hanno lasciato il palco.
http://it.dalailama.com/news/2018/terzo-giorno-di-insegnamenti-e-presentazione-del-primo-volume-de-la-scienza-e-la-filosofia-nei-classici-buddhisti-indiani