Sua Santità il Dalai Lama si unisce alle preghiere in occasione del quindicesimo anniversario della morte di Khenpo Jigme Phuntsok, il celebre Lama Nyingma attorno al quale si è riunita in Tibet la fiorente comunità buddhista di Larung Gar. Mahabodhi Stupa, Bodhgaya, Bihar, India, 13 gennaio 2018. Foto di Tenzin Choejor
13 gennaio 2018, Bodhgaya, Bihar, India – Una fredda nebbia invernale ha accompagnato questa mattina Sua Santità il Dalai Lama nel breve viaggio dal Ganden Phelgyeling al Mahabodhi Stupa. Dopo aver reso omaggio al Vajra Asana e all’Albero della Bodhi, il Dalai Lama ha fatto i giri dello stupa, salutando la folla che si accalcava nel giardino; poi è entrato nel tempio e ha acceso una lampada davanti alla celebre statua del Buddha. Dopo aver completato le circumambulazioni, il Dalai Lama ha preso posto di fronte all’albero della Bodhi e sotto la guida del maestro dei canti si è unito alle preghiere in occasione del quindicesimo anniversario dalla morte di Khenpo Jigme Phuntsok, il celebre Lama Nyingma attorno al quale si era riunita in Tibet la fiorente comunità buddhista di Larung Gar. Dopo una quindicina di minuti, Sua Santità ha fatto ritorno al Tempio Tibetano dove ha preso parte a un incontro con gli Abati e gli insegnanti di tradizione Gelukpa. Shartse Khensur Jangchub Chöden ha dato il benvenuto al Dalai Lama, al Ganden Tripa e ad altri illustri ospiti e ha invitato il titolare del trono Ganden ad aprire la riunione. Tri Rinpoche ha dichiarato che in questo momento propizio a Bodhgaya, con Sua Santità che sta impartendo insegnamenti ed iniziazioni e si celebra il Gelukpa Mönlam, era opportuno discutere su come migliorare l’educazione nelle sedi di studio Gelukpa. Tri Rinpoche ha anche espresso gratitudine per gli insegnamenti e i consigli di Sua Santità e ha pregato per la sua lunga vita.
“L’insegnamento del Buddha riguarda addestrare la mente non solo sulla base della fede, ma in dipendenza dalla ragione e dalla logica” ha detto Sua Santità “tuttavia, la gente in Tibet non ha prestato molta attenzione a questo aspetto. Era appannaggio della comunità monastica studiare e imparare. Dopo l’esilio, iniziato nel 1959, abbiamo ristabilito i nostri centri di studio, ma è stato con la mia prima visita in Europa, nel 1973, che mi sono veramente reso conto che potevamo imparare dagli altri e che anche gli altri avrebbero potuto imparare molto da noi”.
“Nei testi classici indiani leggiamo punti di vista non buddhisti. Ora che ne abbiamo l’opportunità, dovremmo invitare coloro che hanno tali opinioni a condividere con noi le loro conoscenze. Per secoli abbiamo conservato le nostre tradizioni, ma non si sono sviluppate molto. Nei collegi monastici l’attenzione si concentra sui libri di testo più che sulle opere di Je Rinpoche o sui classici indiani. Dovremmo ampliare dunque la gamma dei nostri studi. Sarebbe bene anche se, per esempio, i Gelukpa imparassero ciò che Nyingmapa hanno da dire e se Nyingmapa dedicassero attenzione alla dottrina dei Gelukpa. Dobbiamo rinvigorire le nostre tradizioni. Essere soddisfatti di noi, oggi, non farà altro che creare difficoltà in futuro. Dobbiamo valutare le circostanze attuali e verificare se vi siano svantaggi e manchevolezze in ciò che stiamo facendo e porvi rimedio”.
Rispondendo a un Geshe che raccontava di aver studiato per più di vent’anni, ma di sentire di non aver raggiunto la trasformazione interiore che cercava, Sua Santità ha detto che oltre all’istruzione, c’è urgente bisogno di persone che abbiano una reale esperienza.
Un altro insegnante ha parlato delle difficoltà incontrate in Mongolia, una roccaforte tradizionale Gelukpa. I fautori di Dolgyal affermano in modo fuorviante di essere loro i veri detentori delle tradizioni Gelukpa e creano confusione,mentre i missionari cristiani aprono strutture educative e sanitarie con l’obiettivo di convertire la popolazione locale. Esprimendo la sua disapprovazione per questo comportamento, Sua Santità ha ricordato quanto lui stesso sia attento nel non essere considerato come qualcuno che fa proseliti a favore degli insegnamenti buddhisti nei paesi di tradizione giudaico-cristiana.
Nelle sue osservazioni finali, Sua Santità ha detto che, sebbene la tradizione dello studio rigoroso sia stata ben restaurata nei centri monastici, non sembra catturare l’attenzione e l’interesse degli studenti delle scuole, le cui ambizioni e aspirazioni guardano sempre più verso Occidente. “E questo – ha detto – è qualcosa su cui riflettere”.
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