Gli artisti del Tibetan Institute for Performing Arts recitano il rifugio e il saluto dalla “Saggezza Fondamentale della Via di Mezzo” di Nagarjuna all’inizio degli insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Bodhgaya, Bihar, India, 14 gennaio 2018. Foto di Lobsang Tsering
14 gennaio 2018 Bodhgaya, Bihar, India – Il cielo era freddo e nebbioso questa mattina, quando Sua Santità il Dalai Lama ha percorso la breve distanza dal Tempio Tibetano al Kalachakra Maidan, ma poco dopo è finalmente uscito il sole. Il Dalai Lama era atteso da oltre 30.000 persone, tra cui 10.000 monaci e monache, che ha salutato mentre si dirigeva verso il palco per prendere posto sul trono.
Gli studenti dell’Istituto Centrale di Studi Superiori Tibetani di Sarnath, giovani uomini e donne, laici e ordinati, hanno recitato il Mangala Sutta in Pali e, dopo di loro, un gruppo del Tibetan Institute for Performing Arts ha recitato il rifugio e il saluto della “Saggezza Fondamentale della Via di Mezzo” di Nagarjuna con un accompagnamento musicale.
Infine, un gruppo di praticanti proveniente da Taiwan ha recitato il “Sutra del Cuore” in cinese. Tra i presenti agli insegnamenti si contano oltre 3300 stranieri provenienti da 70 diversi paesi e per i quali è stata prevista la traduzione in simultanea delle parole del Dalai Lama, trasmesse localmente attraverso FM in inglese, cinese, hindi, russo, mongolo, vietnamita, coreano, giapponese, francese, italiano, spagnolo, rumeno oltre ai dialetti tibetani dell’Amdo e di Tawo.
“L’ultimo insegnamento è stato per lo più dedicato ad un pubblico indiano ed è stato tradotto in hindi” ha esordito Sua Santità. “Oggi sono presenti molti mongoli, laici e ordinati, che sono venuti fin qui per ascoltare l’insegnamento del Buddha. Quando si ascoltano gli insegnamenti la cosa più importante è avere una motivazione perfetta: da parte del maestro ciò significa non insegnare per ottenere ricchezza o fama. Trasformare il Dharma in un business è molto negativo. Quando ho scoperto i tre impegni di Tulku Tsullo – non mangiare cibo non vegetariano, non cavalcare gli animali e non chiedere alcun compenso per gli insegnamenti – sono rimasto molto impressionato”.
“Se ci sono persone che si domandano che cosa sia il Dharma, non c’ è alcuna restrizione, non abbiamo nulla da nascondere e tutti sono benvenuti. E’ qualcosa che ci è familiare da più di mille anni. Alla fine della loro recitazione del Sutra del Cuore i cinesi hanno aggiunto una strofa che dice così:
Possano i tre veleni essere eliminati
Possa la luce della saggezza divampare,
Possiamo noi non dover affrontare ostacoli interni o esterni
E addestrarci nel sentiero del bodhisattva.
“Questa strofa ci dice che il popolo cinese è tradizionalmente buddhista e che la saggezza a cui fa riferimento questo testo non è una conoscenza ordinaria, ma la saggezza che realizza l’assenza del sé. Dopo le devastazioni prodotte dalla rivoluzione culturale, la popolazione buddhista in Cina sta nuovamente crescendo”.
“Anche in Mongolia il buddhismo ha vissuto diverse fasi: è arrivato grazie alla Via della Seta e attraverso la Mongolia, è stato poi influenzato dai Sakya e infine dal Terzo Dalai Lama, chiamato dai mongoli Dalai Bakshi. Il buddhismo dunque si è diffuso in Mongolia provenendo dal Tibet e quando ho visitato quel paese per la prima volta, nel 1979, vi incontrai vecchi monaci che in realtà non erano in grado di parlarmi, ma potevano comunicare con me attraverso il tibetano scritto. Erano autorizzati a praticare all’interno del monastero di Ganden Thekchenling, ma non al di fuori”.
“Il loro canto era molto commovente. Mi ha fatto ripensare ai tempi di Sonam Gyatso, il Terzo Dalai Lama, a Yönten Gyatso, il Quarto Dalai Lama che è nato lì, e al Quinto Dalai Lama con il quale avevano stretti rapporti”.
“Oggi il buddhismo sta vivendo una rinascita: abbiamo ancora accesso agli scritti di molti grandi maestri mongoli ed è stato uno dei miei assistenti al dibattito, Ngödrup Tsognyi, un mongolo, che ha stimolato il mio interesse per la scuola di pensiero Madhyamaka. Diverse centinaia di monaci mongoli si trovano ora nei monasteri dell’India del Sud e ho ricordato loro quanto sia importante che continuino gli studi”.
“Ci sono qui anche molte persone provenienti dalle regioni himalayane, compresi numerosi monaci e monache dei monasteri sorti presso quelle comunità; e poi persone provenienti da paesi che non sono storicamente buddhisti, ma di tradizione giudaico-cristiana. Grazie al progresso delle comunicazioni e della mobilità, un numero crescente di uomini e di donne si sono interessati alla religione e alla cultura tibetana, ci hanno offerto sostegno e sono state ispirate dagli insegnamenti del Buddha. Siete “nuovi buddhisti” e noi, “vecchi buddhisti” del Tibet e della regione himalayana, vi diamo il nostro benvenuto”.
Sua Santità ha spiegato che avrebbe dato insegnamenti dal “Commentario sulla Mente del Risveglio”, la cui strofa introduttiva deriva dal Guhyasamaja Tantra. Ha ricordato di aver ricevuto la trasmissione dei sei testi sul ragionamento di Nagarjuna da Serkhong Tsenshab Rinpoche e sulla “Saggezza fondamentale della via di mezzo” da Khunu Lama Rinpoche, il quale ebbe l’opportunità di mettere a confronto le edizioni sanscrita e tibetana. Il Dalai Lama ha aggiunto di aver ricevuto la trasmissione dell'”Inno alla Realtà Assoluta” dal precedente detentore del trono di Ganden, Rizong Rinpoche, nel luogo dove stava trascorrendo un ritiro di tre anni.
Sua Santità ha annunciato che avrebbe insegnato anche le “Trentasette Pratiche dei Bodhisattva” di Ngulchu Thogme Sangpo, considerato da alcuni egli stesso un autentico bodhisattva. Un volume contenente il Commentario sulla Mente del Risveglio e le “Trentasette Pratiche dei Bodhisattva” disponibile in tibetano, hindi, cinese, inglese e spagnolo è stato preparato per la distribuzione gratuita dal Comitato Organizzatore della Mongolian Sungchoe Organization. La sezione tibetana comprende anche la “Lode ai 17 Maestri del Nalanda” e Sua Santità ha scelto di leggerla prima di iniziare con gli altri testi.
Ha letto le strofe in lode di Nagarjuna, Aryadeva, Buddhapalita, Bhavaviveka, Chandrakirti, Shantideva, Shantarakshita e Kamalashila; ha fatto notare che Shantideva compose sia il “Compendio degli addestramenti” sia la “Guida al modo di vivere del Bodhisattva”, entrambi tra i sei testi favoriti dai maestri Kadampa. Il Dalai Lama ha osservato che è stato grazie agli sforzi dell’abate – Shantarakshita, l’Adepto – Padmasambhava e il re – Trisong Detsen – che i tibetani oggi possono essere orgogliosi di essere custodi della Tradizione del Nalanda.
Sua Santità ha ricordato che fu proprio sotto i loro auspici che venne fondato il monastero di Samye, con i suoi numerosi dipartimenti dedicati alla traduzione, alla disciplina, alla meditazione e così via. Alcuni insegnanti cinesi del dipartimento di meditazione sostenevano che la meditazione dovesse venire prima dello studio e fu per confutare questa loro posizione che il principale discepolo di Shantarakshita, Kamalashila, venne invitato dall’India a sfidarli nel dibattito. Dopo aver vinto, compose i tre volumi degli “Stadi della meditazione”.
Sua Santità ha proseguito poi nella lettura delle strofe dedicate alle lodi dei maestri del vasto lignaggio: Asanga, Vasubandhu, Dignaga, Dharmakirti, Vimuktisena, Haribhadra, Gunaprabha, Shakyaprabha e Atisha. Ha nuovamente reso omaggio alla gentilezza di Atisha, di Yeshe Ö e di Jangchub Ö per il loro grandissimo impegno nel restaurare il buddhismo in Tibet nell’XI secolo. Prima di concludere la lettura della “Lode ai 17 Maestri del Nalanda” il Dalai Lama ha fatto notare che in passato alcuni definivano il buddhismo tibetano”lamaismo”, ora, invece, non vi è alcuna esitazione nell’affermare che i tibetani sono seguaci della pura tradizione del Nalanda, di cui oggi rimangono solo rovine e il cui ritrovamento va attribuito, insieme a quello di altri luoghi sacri del buddhismo, ai britannici in India.
Passando poi al testo di Nagarjuna, Sua Santità ha letto integralmente il “Commentario alla Mente del Risveglio”, interrompendo la lettura di tanto in tanto per dare spiegazioni e commentare alcuni punti specifici. Successivamente ha letto un altro testo conciso, con un titolo simile, che è un commentario al verso introduttivo di Guhyasamaja.
Sua Santità ha annunciato che il giorno successivo avrebbe conferito a chi lo desidera i voti laici, condotto la cerimonia per la generazione della mente del risveglio e guidato il rituale preparatorio per l’iniziazione di Avalokokiteshvara, prevista per il 16 gennaio. Si è inoltre impegnato a leggere le “Trentasette pratiche dei Bodhisattva”.
Conclusa la sessione ha fatto ritorno al Ganden Phelgyeling.
http://it.dalailama.com/news/2018/commentario-della-mente-del-risveglio-di-nagarjuna