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Sua Santità il Dalai Lama: Il Sutra del Diamante
Gennaio 23rd, 2018 by admin

22 gennaio 2018 Bodhgaya, Bihar, India – Quando Sua Santità il Dalai Lama è arrivato al Kalachakra Maidan questa mattina, è stato accolto come al solito da migliaia di volti sorridenti e mani giunte. Il Dalai Lama ha sorriso a tutti e ha salutato alcuni vecchi amici, tra i quali alcuni Lama già presenti sul palco. Ha poi preso posto sul trono ed è iniziata la recitazione in cinese del Sutra del Cuore.

Oggi spiegherò il “Sutra del Diamante” principalmente su richiesta degli studenti cinesi, come è già capitato in un’altra occasione” ha annunciato Sua Santità “e sto anche pensando di spiegare il Sutra del Cuore. Ogni anno dò insegnamenti ai cinesi a Dharamsala, ma oggi ci troviamo qui insieme in questo luogo sacro. All’inizio di questa serie di insegnamenti ho insegnato a un gruppo di buddhisti indiani, ricordando che il buddhismo ha avuto origine in India, prima di diffondersi in tutta l’Asia”.

La tradizione Pali, con le sue tradizioni esemplari del Vinaya, si è diffusa in paesi come lo Sri Lanka, la Birmania e la Thailandia; la tradizione sanscrita, così come è stata formulata dall’Università del Nalanda, si è invece diffusa in Cina e da lì in Corea, in Giappone e Vietnam. In seguito è giunta anche in Tibet e in Mongolia. La Cina è stata quindi tra i primi paesi nei quali si è propagato il buddhismo. Al giorno d’oggi, ovunque nel mondo ci siano dei cinesi, troviamo anche dei templi buddhista, il che dimostra quanto il buddhismo sia nel cuore di questo popolo: è la religione tradizionale della Cina”.

Nel 1954, ho visitato Pechino e altre regioni della Cina dove ho potuto visitare molti templi buddhisti. In particolare, ricordo uno stupa a Pechino che raffigurava il legame tra i Maestri buddhisti tibetani e gli imperatori cinesi e che conteneva una statua di Vajrabhairava. Successivamente, durante la Rivoluzione Culturale tutte le religioni sono state considerate nient’altro che fede cieca e si fece di tutto per distruggerle. Tuttavia, non fu possibile  sradicare una fede radicata da così tanto tempo nel cuore delle persone e dopo Deng Xiao Ping, quando le restrizioni diminuirono, il buddhismo ricominciò a fiorire. Un sondaggio condotto da un’università, alcuni anni, rivelava che in Cina ci sono 300 milioni di buddhisti, cifra che alcuni amici mi dicono essere oggi cresciuta a 400 milioni. Il presidente Xi Jinping ha dichiarato, a Parigi e a Delhi, che il buddhismo ha un ruolo importante nella cultura cinese”.

Sua Santità ha espresso la sua ammirazione per il fatto che tutte le principali religioni del mondo siano fiorite in India e che queste diverse tradizioni religiose, autoctone e provenienti da altre parti del mondo, teistiche o non teistiche, da secoli convivano in rispettosa armonia .

Sono un monaco buddhista” ha detto il Dalai Lama “ma rispetto tutte le tradizioni religiose. Ciò che conta è essere sinceri e mettere in pratica ciò in cui si crede. Per quanto diverse tra loro da un punto di vista filosofico, tutte queste tradizioni insegnano l’amore, la compassione e la tolleranza. Ho un immenso rispetto per le posizioni filosofiche buddhiste, ma non dico mai che il buddhismo è la tradizione migliore. Sarebbe sbagliato, tanto quanto affermare che una medicina in particolare è la migliore per curare chiunque in qualunque circostanza.

Il Buddha ha incoraggiato i suoi seguaci ad essere scettici e ad esaminare ciò che ascoltavano alla luce della ragione. Ha detto:

O monaci e studiosi,
Così come l’oro viene testato bruciandolo, tagliandolo e sfregandolo,
Allo stesso modo esaminate a fondo le mie parole
E solo allora accettatele, non per rispetto nei miei riguardi.

Sua Santità ha poi parlato di quando, da bambino, fosse affascinato dai giocattoli meccanici e di come, quando visitò la Cina nel 1954, fosse grande la sua curiosità di capire il funzionamento delle fabbriche e delle centrali elettriche che aveva visitato. Mao Zedong gli disse che aveva una mente scientifica. Una volta in esilio, il Dalai Lama ha detto di aver pensato di aprire un dialogo con gli scienziati. Quando gli dissero che la scienza uccide la religione, dopo aver riflettuto sul ruolo della ragione e della logica nella Tradizione del Nalanda, arrivò però alla conclusione che il buddhismo non correva alcun pericolo. Anzi, questa interazione tra scienza e buddhismo alla fine ha prodotto notevoli vantaggi reciproci e oggi la scienza fa parte a pieno titolo del curriculum standard di molte istituzioni monastiche tibetane. Le conoscenze scientifiche hanno permesso una maggiore comprensione della filosofia buddhista.

Il punto cruciale è che dobbiamo studiare. Non è sufficiente rendere omaggio ad Amitabha e recitare sutra. Ho sentito dire che in Cina ci sono molti templi e monasteri: meglio sarebbe trasformarli in centri di studio. Grazie ai nostri sforzi nell’ampliare le opportunità di studio tra i tibetani, oggi abbiamo monache alle quali è stato conferito il titolo di  Geshema, a coronamento di quasi 20 anni di studio rigoroso. E’ necessario cambiare di orientamento. Ricordo di aver visitato Singapore nel 1965 o 1966 e di essermi molto commosso nell’ascoltare il Sutra del Cuore recitato in cinese. Tuttavia i monaci presenti,  molto attenti quando ho dato le iniziazioni, si sono appisolati quando ho spiegato gli insegnamenti più generali. Gli occidentali invece, che non sono tradizionalmente buddhisti, quando vengono agli insegnamenti prendono appunti”.

Passando poi al Sutra del Diamante, Sua Santità il Dalai Lama ha spiegato che, dopo aver raggiunto l’illuminazione, il Buddha ha detto “profondo e pacifico, libero da costrutti, di una luminosità incomparabile: ho scoperto un Dharma che è come un nettare. Eppure, se dovessi insegnarlo, nessuno lo capirebbe e dunque resterò qui, in silenzio nella foresta”. Quando però i suoi vecchi compagni di ascetismo lo incontrarono di nuovo gli chiesero di insegnare ciò che aveva scoperto e così il Buddha insegnò le Quattro Nobili Verità, le quattro caratteristiche di ciascuna verità e i 37 fattori per l’illuminazione. Tutti questi insegnamenti si trovano nei tre canestri della tradizione Pali. La lingua Pali fu anche l’idioma adottato nel primo concilio, avvenuto a Rajgir, durante il quale venne steso il Vinaya.

Successivamente, il Buddha diede insegnamenti sulla Perfezione della Saggezza presso il Picco dell’Avvoltoio, insegnamenti che vennero trascritti in lingua sanscrita. Il Dalai Lama ha chiarito che gli insegnamenti della tradizione Pali sono quelli che il Buddha diede in pubblico a tutti, mentre quelli della tradizione sanscrita furono trasmessi a un pubblico più ristretto. Così, gli insegnamenti della tradizione Pali rappresentano le fondamenta del buddhismo, mentre gli insegnamenti riguardanti la Perfezione della Saggezza rappresentano le istruzioni supreme.

Riguardo al Sutra del Diamante, Sua Santità ha ricordato di averne ricevuto la trasmissione dal precedente detentore del trono di Gaden, Rizog Rinpoche, nonostante non esista una trasmissione esplicativa. Come in altri tesi conservati nel Kangyur e nel Tengyur, il titolo Vajracchedika Prajnaparamita Sutra è in sanscrito a indicare che non si tratta di un’opera originariamente composta in tibetano. Il testo inizia con il Venerabile Subhuti che fa al Buddha questa domanda: “O Beato, se i figli e le figlie delle nobili famiglie vogliono fare sorgere la più elevata e completa mente del risveglio, su che cosa dovrebbero basarsi e che cosa dovrebbero fare per governare la loro mente?”

Nello spiegare che il più alto punto di vista Madhyamaka è che le cose esistono solo per designazione, il Dalai Lama ha citato Nagarjuna che diceva che i bodhisattva che aspirano all’onniscienza non possono essere perfettamente qualificati se continuano ad aggrapparsi all’idea di un’esistenza oggettiva e indipendente. Ha aggiunto che il capolavoro filosofico di Nagarjuna “La saggezza fondamentale della Via di Mezzo” è disponibile anche il lingua cinese ed è davvero un testo prezioso: “Io lo leggo, lo memorizzo e rifletto su questo testo ogni giorno”.

Il Dalai Lama ha poi aggiunto che leggendo i capitoli 26, 18, 24 e 22 dell’opera di Nagarjuna si può arrivare a comprendere in che modo entriamo nell’esistenza ciclica, la ragione per cui  non esiste un sé indipendente e in che modo le cose non possiedono un’esistenza oggettiva,  ma sono interdipendenti. Ha invitato gli studenti cinesi a leggere anche, tradotti nella loro lingua, le 400 Stanze di Aryadeva, l’Ingresso nella via di mezzo di Buddhapalita e Chandrakirti e le Chiare spiegazioni.

Durante il primo giro della ruota del Dharma, ha proseguito Sua Santità, il Buddha ha spiegato che non esiste un sé permanente, indipendente e separato. Nel secondo giro, ha approfondito questi insegnamenti, spiegando che, ad esempio, la forma e il colore non hanno alcuna esistenza indipendente, così come indicato nella famosa strofa del Sutra del Cuore “La forma è vacuità e la vacuità è forma”. Riguardo alle Due Verità, quella convenzionale è quella designata dalle convenzioni mondane. L’individuo non solo è una mera designazione, vuoto di esistenza indipendente, ma anche gli aggregati psicofisici, che rappresentano la base di designazione, sono a loro volta privi di qualsiasi esistenza indipendente.

Ritornando su quanto detto precedentemente a proposito dell’osservanza del Vinaya in Thailandia, il Dalai Lama ha ricordato che i monaci devono consumare il pasto prima di mezzogiorno e quindi ha concluso la sessione di insegnamenti, con l’intenzione di proseguire il giorno successivo. I partecipanti hanno manifestato il loro grande entusiasmo sorridendo, applaudendo e salutando Sua Santità mentre lasciava il palco.

http://it.dalailama.com/news/2018/il-sutra-del-diamante


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