Sua Santità il Dalai Lama durante il suo insegnamento al monastero di Ganden Lachi a Mundgod, 17 dicembre 2017. Foto di Lobsang Tsering
Mundgod, Karnataka, India 17 dicembre 2017 – Oltre ottomila persone, quasi tutte tibetane e provenienti dalle regioni dell’Himalaya, si sono riunite questa mattina per ascoltare gli insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama. I monaci hanno preso posto nelle sale dei monasteri di Ganden Lachi e Ganden Shartse, mentre il resto della folla è rimasta nel cortile esterno, dove mega schermi e altoparlanti hanno permesso loro di assistere a ciò che stava accadendo all’interno.
Sua Santità ha percorso le scale che conducono dai suoi alloggi giù al tempio dove, prima di salire sul trono, ha reso i suoi omaggi alle immagini sacre e poi agli illustri Lama.
“Il nostro programma originale è cambiato perché ho preso l’influenza”, ha spiegato Sua Santità. “Dopo le ordinazioni a Drepung ero molto stanco ma oggi, dopo un giorno di riposo, mi sento meglio”.
Ganden è la madre di tutti i monasteri della nostra tradizione, fondato da Je Tsongkhapa https://www.sangye.it/altro/?cat=10 e descritto meravigliosamente da Gyalwa Gendun Drup nella sua Canzone della montagna orientale innevata:
Sopra le vette delle montagne orientali innevate
Le nuvole bianche fluttuano alte nel cielo.
Sorge una visione dei miei insegnanti.
Ancora e ancora mi ricordo della loro gentilezza,
Ancora e ancora sono commosso dalla fede.
Ad est delle nuvole bianche che corrono nel cielo
sorge l’illustre monastero di Ganden, eremitaggio della gioia.
Vi hanno abitato tre esseri preziosi, difficili da descrivere,
il mio padre spirituale Lobsang Drakpa e i suoi due discepoli principali.
Vasti sono i vostri insegnamenti sul Dharma profondo,
sugli yoga dei due stadi del sentiero.
Per i praticanti fortunati, in questa terra delle nevi,
La vostra gentilezza, o maestri, trascende il pensiero.
Je Rinpoche è stato una delle più grandi personalità al servizio del Buddismo nella Terra delle Nevi. Una volta uno studioso giapponese mi disse che, leggendo quello che Je Rinpoche aveva scritto, si poteva capire che tipo di persona sia stata.
“Venendo qui a Ganden ho deciso di impartire questo insegnamento: non sarei venuto senza fare qualcosa di utile”.
“Il Maestro di Je Rinpoche, Je Rinpoche Jetsun Rendawa, ha ispirato un’intera generazione a interessarsi in modo particolare alla Via di Mezzo. La vastissima intelligenza di Rendawa è stata paragonata alla vastità senza ostacoli dello spazio. Ora quando leggiamo gli scritti di Je Rinpoche, basati sullo studio di numerosi commentari indiani, possiamo tracciare la costante evoluzione del suo pensiero. Allo stesso modo, le sue opere su Guhyasamaja illustrano il modo in cui è stata chiarita la sua comprensione del corpo illusorio”.
Sua Santità ha sottolineato che lo studio dei testi classici e deii grandi trattati è una tradizione che stata adottata da tutte le scuole buddhiste tibetane, ognuna delle quali si è anche applicata nell’epistemologia e nella logica. Il Dalai Lama ha poi fatto notare che mentre la Tradizione del Nalanda era influente sia in Cina che in Tibet, le principali opere di Dharmakirti e Dignaga sulla logica sono tutte disponibili in tibetano, mentre solo una piccola parte dei testi di Dharmakirti è stata tradotto in cinese.
I primi studiosi Sakya – Kunga Nyingpo, Drogon Chögyal Phagpa e Sakya Pandita – prestarono particolare attenzione alle regole e al funzionamento della logica. Rendawa ereditò questa tradizione, diventando uno dei molti eccellenti eruditi che influenzarono profondamente Je Rinpoche. Un altro fu Lhodrak Namkha Gyaltsen che lo istruì sullo Dzogchen. Sua Santità ha lodato Tsongkhapa non solo per essere stato erudito in molti campi, ma anche per aver applicato ciò che aveva imparato nella pratica. Questo modello di studio e pratica è stato mantenuto nei tre monasteri vicini a Lhasa – Ganden, Sera e Drepung – e a Tashi Lhunpo.
“Qui in esilio abbiamo mantenuto questa tradizione e ora anche le monache hanno intrapreso studi rigorosi. La determinazione del popolo tibetano è una costante fonte di incoraggiamento. La tradizione che sosteniamo è la pura tradizione del Nalanda e vi esorto tutti a continuare a preservarla”.
“Tsakho Ngawang Drakpa ha scritto a Tsongkhapa dal Tibet orientale chiedendo come praticare il Dharma. Come risposta ha ricevuto i “Tre aspetti principali del sentiero” https://www.sangye.it/altro/?p=489 e una rassicurazione: “Se seguirai le mie parole, ti guiderò in tutte le tue vite e quando raggiungerò l’illuminazione, sarai il primo a cui darò insegnamenti”.
“Ho ricevuto la trasmissione e la spiegazione di questo testo https://www.sangye.it/altro/?p=489 da Tagdrag Rinpoche, così come da Ling Rinpoche e da Trijang Rinpoche”.
Sua Santità ha spiegato che questo testo inizia sottolineando la difficoltà di ottenere una preziosa rinascita umana e l’importanza di sviluppare la rinuncia. Ha osservato che questo approccio è diverso da quello del “Fondamento di ogni eccellenza” https://www.sangye.it/altro/?p=492 che segue più da vicino la “Lampada sul sentiero” https://www.sangye.it/altro/?p=81 di Atisha.
Sua Santità ha poi fatto una digressione per ricordare che 3 o 4 anni fa uno studioso cinese della Columbia University gli aveva detto di aver esaminato documenti storici cinesi e di aver scoperto che facevano riferimento a tre diversi imperi – quello tibetano, quello mongolo e quello cinese – e che dalla dinastia T’ang alla dinastia Qing, che regnò al tempo del XIII Dalai Lama, non vi è alcuna menzione del fatto che il Tibet facesse parte della Cina. E’ anche chiaro è che, dopo che Shantarakshita contribuì alla fondazione del Monastero di Samye, c’erano monaci cinesi nella sezione del monastero dedicata allo sviluppo della stabilità concentrativa e con i quali Kamalashila, discepolo di Shantarakshita, ebbe dei dibattiti.
Nell’XI secolo, il re Jangchub Ö era così preoccupato per la degenerazione delle tradizioni buddhiste in Tibet che chiese ad Atisha di comporre un testo per restaurarle. Il risultato è la Lampada sul sentiero. Sua Santità ha spiegato che quel testo, e altre opere successive dedicate agli stadi del sentiero, iniziano tutte sottolineando l’importanza di affidarsi a un Guru o a un maestro spirituale. Sua Santità, però, sente profondamente che ora è più appropriato seguire l’approccio dell’Ornamento alla chiara realizzazione, che inizia introducendo le Due Verità, delle Quattro Verità Nobili https://www.sangye.it/altro/?p=3785 e delle qualità dei Tre Gioielli https://www.sangye.it/altro/?p=3785.
Le quattro nobili verità sono state insegnate sulla base della causalità. Tutte le scuole buddhiste le insegnano. Tuttavia, solo quando capiremo la terza nobile verità – la verità della cessazione – inizieremo a capire di che cosa tratta l’insegnamento del Buddha. Riguardo alla comprensione dell’origine della sofferenza, vi sono i Dodici Anelli del Sorgere Dipendente – e il primo anello è l’ignoranza – ovvero concepire la realtà in modo errato – che può essere sradicata dalla comprensione della vacuità. Come raccomanda Aryadeva nelle Quattrocento Stanze:
All’inizio, elimina ciò che è non-virtù,
nel mezzo elimina (le concezioni grossolane del) sè,
alla fine elimina tutte le visioni;
colui che comprende ciò è saggio.
La lettura del testo da parte di Sua Santità prosegue con i versi in cui si descrivono la determinazione ad essere liberi, i vantaggi della generazione di bodhichitta e gli svantaggi del non farlo. Il dalai Lama ha sottolineato che finché non si addestra la mente ad aspirare all’Illuminazione, non la si otterrà. Nell’illustrare gli svantaggi di un atteggiamento egoistico e i vantaggi del coltivare la preoccupazione per gli altri ha citato Shantideva:
Qualunque gioia c’è in questo mondo
Tutto viene dal desiderare la felicità degli altri,
E qualunque sofferenza ci sia in questo mondo
Tutto viene dal desiderare la felicità solo per sé.
Il punto cruciale della retta visione è che le cose non esistono nel modo in cui appaiono. Nonostante le apparenze, le cose sono vuote di qualsiasi esistenza intrinseca. Sua Santità ha citato un verso del VII Dalai Lama:
Proprio come una nuvola si disperde nel cielo autunnale,
Nella visione della mia mente come essere inseparabilmente uno con il vuoto
Tutte le esperienze e le percezioni si dissolvono;
Io, uno yogi non nato dello spazio.
Arrivato alla conclusione del testo, Sua Santità ha chiarito che le strofe del penultimo verso,
Le apparenze smentiscono l’estremo dell’esistenza,
La vacuità smentisce l’estremo della non-esistenza
rappresentano il punto di vista della scuola filosofica Prasangika-Madhyamaka, che afferma che le cose esistono come mera designazione. Il Dalai Lama ha poi aggiunto che questo breve testo presenta l’essenza stessa dell’insegnamento del Buddha e ha raccomandato di basarsi su di esso, esaminando attentamente in particolare quello che Je Rinpoche afferma nei suoi trattati sulla visione della Via di Mezzo.
“Pensavo di dare insegnamenti per un’ora e mezza e invece sono trascorse più di due ore e mezza. Spesso dico alla gente che una volta iniziato, posso andare avanti a parlare all’infinito. Ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questa giornata. Vorrei anche ringraziare tutti voi per le vostre preghiere per la mia buona salute”.
Domani, Sua Santità il Dalai Lama lascerà Mundgod per un viaggio di due giorni fino all’insediamento tibetano di Bylakuppe.
http://it.dalailama.com/news/2017/i-tre-aspetti-principali-del-sentiero