Sua Santità il Dalai Lama
Questo articolo è tratto da Turning Points, magazine del New York Times che fa il punto su quali sono stati i momenti chiave del 2017. E su quale potrebbero essere l’impatto che avranno sull’anno a venire.
Sulla calotta polare dell’Antartide, una crepa raggiunge il suo punto di rottura. Il ghiaccio si spacca e crea un enorme iceberg che galleggia nei mari. E’ un’immagine piuttosto calzante per descrivere un mondo che si sente sotto pressione e in balia di qualsiasi cosa: pronto a spezzarsi e andare alla deriva. La temperatura politica globale è in aumento, il futuro della verità è oggetto di dibattito e aleggia lo spettro dei conflitti nucleari. Abbiamo chiesto a Sua Santità il Dalai Lama come affrontare ciò che ci aspetta.
Ci troviamo di fronte a un periodo di grande incertezza e di radicali cambiamenti in molte parti del nostro pianeta. Rendere il mondo un posto migliore, equivale a preoccuparsi degli altri.
Il nostro futuro è nelle nostre mani. Ognuno di noi ha il potenziale per contribuire positivamente alla società. Anche se un singolo individuo, in mezzo ai tanti che vivono su questo pianeta, può sembrare davvero insignificante nell’avere effetto sul corso dell’umanità, sono i nostri sforzi personali che determineranno la direzione che prenderà la nostra società.
Ovunque io vada, mi considero semplicemente uno dei 7 miliardi di esseri umani che vivono oggi. Condividiamo un desiderio fondamentale: vogliamo tutti vivere una vita felice e questo è un nostro diritto di nascita. Non ci sono formalità quando nasciamo né quando moriamo. Nel mezzo, dovremmo comportarci come fratelli e sorelle perché condividiamo una caratteristica: il desiderio di pace e contentezza.
Purtroppo, ci troviamo di fronte a problemi di ogni genere, molti dei quali creati proprio da noi. Perché? Perché siamo governati da emozioni come l’egoismo, la rabbia e la paura.
Uno dei rimedi più efficaci per affrontare queste emozioni distruttive è coltivare la gentilezza amorevole, pensando all’unicità di tutti i 7 miliardi di esseri umani del mondo. Se consideriamo in quanti modi siamo tutti uguali, le barriere tra di noi diminuiranno.
La compassione rafforza la nostra calma e la fiducia in noi stessi, permettendo alla nostra meravigliosa intelligenza umana di funzionare senza ostacoli. L’empatia è programmata nei nostri geni: studi scientifici hanno dimostrato che persino i bambini di 4 mesi la sperimentano. Sempre più ricerche continuano a provare che la compassione porta a una vita di successo e appagante. Perché allora non ci concentriamo maggiormente nel coltivare la compassione in età adulta? Quando siamo arrabbiati, il nostro giudizio è parziale, perché non siamo in grado di prendere in considerazione tutti gli aspetti della situazione. Con una mente calma, possiamo raggiungere una visione più completa di tutte le circostanze che ci troviamo ad affrontare.
L’umanità è ricca di quella diversità che sorge naturalmente dalla vastità del nostro mondo, dalla varietà di lingue e modi di scrivere, fino alle nostre norme e tradizioni. Tuttavia, quando diamo troppo peso alla razza, alla nazionalità, alla fede, al reddito o al livello di istruzione, dimentichiamo le nostre tante somiglianze. Vogliamo un tetto sopra la testa e cibo nella pancia, vogliamo sentirci sicuri e protetti e per i nostri figli desideriamo che possano crescere e diventare forti. Mentre cerchiamo di preservare la nostra cultura e la nostra identità, dobbiamo però anche ricordare che come esseri umani siamo una cosa sola e impegnarci ad avere un atteggiamento sinceramente cordiale con tutti.
Nel secolo scorso, la tendenza a risolvere i problemi con la forza si è dimostrata invariabilmente distruttiva e ha portato al perpetuarsi delle guerre. Se vogliamo fare di questo secolo un tempo di pace dobbiamo risolvere i problemi attraverso il dialogo e la diplomazia. Poiché la nostra vita è così interconnessa, gli interessi degli altri sono anche i nostri. Ritengo che fomentare divisioni e discordia vada contro i nostri interessi.
La nostra interdipendenza ha dei pro e dei contro. Traiamo vantaggio da un’economia globale e dalla capacità di comunicare e conoscere ciò che sta accadendo istantaneamente in tutto il mondo, ma allo stesso tempo dobbiamo affrontare problemi che minacciano tutti. Il cambiamento climatico, in particolare, è una sfida che ci invita più che mai a compiere uno sforzo comune per difendere il bene comune.
A coloro che si sentono impotenti di fronte a sofferenze insormontabili, dico che siamo ancora nei primi anni del XXI secolo: c’è ancora tempo per creare un mondo migliore e più felice, ma non possiamo sederci e aspettarci il miracolo. Ognuno di noi deve fare la sua parte, vivendo la vita in modo significativo e al servizio degli altri esseri umani, aiutando gli altri ogni volta che è possibile e facendo ogni sforzo per non far loro del male.
Affrontare le emozioni distruttive e praticare la gentilezza amorevole non è qualcosa che possiamo rimandare alla prossima vita, a quando saremo in cielo o nel nirvana, ma che dobbiamo fare qui e ora, nel presente. Sono convinto che possiamo diventare individui più felici, comunità più felici e un’umanità più felice coltivando buon cuore e permettendo alla parte migliore di noi di prevalere.