Sua Santità il Dalai Lama arriva a Somaiya Vidyavihar Campus per la seconda giornata di insegnamenti a Mumbai, 9 dicembre 2017. Foto di Lobsang Tsering
Mumbai – Questa mattina 09/12/2017 Sua Santità il Dalai Lama ha raggiunto nuovamente il Somaiya Vidyavihar Campus per il secondo giorno di insegnamenti in programma. Raggiunto l’ auditorium ha salutato un pubblico di oltre 350 giovani che gli hanno dato un festoso benvenuto. Oggi ci dedicheremo ai punti essenziali di questo testo” ha detto loro “ma dato che il mio inglese è inadeguato, dirò quello che devo dire in tibetano “.
Il Dalai Lama ha iniziato ricapitolando quello che era stato detto il giorno precedente: che il primo giro della ruota del dharma riguardava la rivelazione delle Quattro Verità Nobili. Ha citato le 16 caratteristiche di queste verità e ha chiarito che le quattro caratteristiche della verità della sofferenza sono l’impermanenza, la sofferenza, la vacuità e l’assenza di un sé. Ha parlato dei diversi aspetti dell’impermanenza, non solo del modo in cui le cose nascono, esistono, decadono e si distruggono, ma anche del modo in cui sono soggette a cambiamenti momento dopo momento. Ha aggiunto che, poiché è soggetta alle emozioni distruttive e al karma, la nostra stessa esistenza è nella natura della sofferenza.
La sofferenza è vuota di esistenza intrinseca, come entità separata dalla combinazione mente-corpo. La sua assenza di un sé si riferisce ad una assenza più sottile ed è stata spiegata nel dettaglio con il secondo giro della ruota del dharma, quando il Buddha ha spiegato la perfezione della saggezza. Nel Sutra del Cuore i cinque aggregati psicofisici sono descritti come privi di qualsiasi sé indipendente. La persona, che si basa sui cinque aggregati, è vuota di esistenza intrinseca, e altrettanto lo sono gli aggregati.
Sia la scuola di pensiero “Solo la Mente” che la scuola della Via di Mezzo affermano l’assenza di esistenza intrinseca dei fenomeni. Nella Preziosa Ghirlanda, Nagarjuna dice:
Finché c’è un afferrarsi agli aggregati,
altrettanto a lungo ci sarà l’attaccarsi a un sé.
Inoltre, quando ci si attacca al sé,
C’è azione e da ciò deriva anche la nascita.
“Circa quarant’anni fa ho avuto qualche intuizione sull’assenza di esistenza intrinseca de sé” ha rivelato Sua Santità “ma quando ho esaminato più attentamente, ho compreso che un conto è pensare alla assenza di un sé della persona, un conto è applicare questo stesso ragionamento ai fenomeni. La mia era una comprensione grossolana. È necessario realizzare sia l’assenza di esistenza intrinseca del sé sia quella dei fenomeni”.
La Scuola Consequenzialista della Via di Mezzo non ammette nemmeno una particella dotata di esistenza intrinseca, né accetta una differenza di sottigliezza tra l’assenza di esistenza intrinseca della persona e quella dei fenomeni; c’è solo una differenza di oggetto. Il terreno, il sentiero e il risultato non hanno un’esistenza intrinseca, esistono come semplici nomi. Nulla ha una solida entità intrinseca, anche se le cose sembrano esistere in questo modo. Capire questo aiuta a ridurre il nostro abituale modo esagerato di vedere le cose”.
Aprendo la “Via della Bodhisattva” di Shantideva al Capitolo IX, quello dedicato alla saggezza https://www.sangye.it/altro/?p=2425, Sua Santità ha letto i primi due versi: “Tutti questi rami della dottrina il Saggio Illuminato li ha esposti per amore della saggezza. Pertanto, coloro che vogliono porre fine alla sofferenza dovrebbero coltivare questa saggezza. Due tipi di verità sono riconosciute, quella convenzionale e quella ultima, ma la verità ultima non è alla portata della mente concettuale perché questa si riferisce alla verità convenzionale”.
Sua Santità ha concluso recitando due versi tratti dalla “Saggezza fondamentale della via di mezzo” di Nagarjuna:
Ciò che è di origine dipendente
È spiegato essere vacuità.
Ciò, essendo una designazione dipendente,
È esso stesso la via di mezzo.
Non esiste nulla
che non sia di origine dipendente.
Pertanto non esiste nulla
che non sia vacuità.
Durante una pausa per il tè, i Geshe e gli altri insegnanti qualificati che hanno guidato le sessioni pomeridiane di revisione si sono riuniti accanto a Sua Santità per ascoltare i suoi suggerimenti su come far rivivere l’antica saggezza indiana nell’India contemporanea. Il Dalai Lama ha detto loro di prestare particolare attenzione alle antiche tradizioni indiane della logica e dell’epistemologia, nonché alla comprensione del funzionamento della mente e delle emozioni. Questo è ciò che ritiene sia rilevante per le esigenze delle persone oggi.
Nel rispondere alle domande del pubblico, Sua Santità ha chiarito che la vacuità non implica una assenza assoluta, ma si riferisce all’assenza di un’esistenza indipendente. Ha incoraggiato chi gli ha rivolto questa domanda a chiedersi chi è il sé che ha fatto la domanda? E’ il sé del corpo? Una parte del corpo? Il proprietario del corpo? Ha citato poi Je Tsongkhapa che nella “Lode al sorgere dipendente” dice:
Qualunque siano le degenerazioni che esistono al mondo,
La loro radice è l’ignoranza;
Hai insegnato l’origine dipendente,
E vederla annullerà questa ignoranza.
Una psicologa ha chiesto come insegnare ai bambini la compassione di fronte all’opposizione delle autorità. Sua Santità l’ha incoraggiata ad adottare un approccio secolare, basato sulle scoperte scientifiche, sul buon senso e sull’esperienza comune. Un’altra persona ha sollevato la questione della popolazione mondiale in continua crescita. Sua Santità ha convenuto che si tratta di un problema grave, considerata anche la diminuzione delle risorse naturali. E scherzosamente ha aggiunto che mentre il controllo delle nascite offre una soluzione, un’altra strada non-violenta potrebbe essere quella di un maggior numero di persone che scelgono la vita monastica.
Invitato a spiegare come affrontare le emozioni distruttive, Sua Santità ha raccomandato di familiarizzarsi con le forze che vi si oppongono e di riflettere sugli svantaggi, ad esempio, della rabbia: la rabbia è sempre negativa, distrugge la pace della nostra mente. Quando siamo arrabbiati, non abbiamo voglia di vedere neppure il nostro migliore amico. Il Dalai Lama ha ricordato poi che il Capitolo VI della “Via della Bodhisattva” https://www.sangye.it/altro/?p=2405 affronta nel dettaglio la pazienza, che è uno degli antidoti alla rabbia. La rabbia spesso si accompagna a un forte egocentrismo. Il Capitolo VIII https://www.sangye.it/altro/?p=2412 dello stesso libro approfondisce e spiega dettagliatamente gli svantaggi dell’egoismo e i vantaggi dell’avere a cuore gli altri.
Qualunque gioia vi sia in questo mondo
viene dal desiderare la felicità degli altri,,
E qualunque sofferenza vi sia in questo mondo
viene dal desiderare la felicità solo per sé.
Arrivati alla fine della sessione, Sua Santità si è augurato che i presenti abbiano trovato in ciò che avevano sentito una fonte di ispirazione. Ha ringraziato Veer Singh per avergli dato l’opportunità di condividere i suoi pensieri.
Domani, Sua Santità terrà un discorso pubblico sulla rinascita della saggezza indiana nel mondo contemporaneo.
http://it.dalailama.com/news/2017/seconda-giornata-di-insegnamenti-a-mumbai