Bhubaneswar, India – Questa mattina 21.11.17 Sua Santità il Dalai Lama si è recato in visita al campus del Kalinga Institute of Social Sciences (KISS) dove era atteso da una folla di ragazzi e ragazze sorridenti, alcuni con cartelli di benvenuto. Al suo arrivo, è stato ricevuto da Achyuta Samanta, fondatore dell’Istituto, e dai suoi rappresentanti. Al Dalai Lama è stata offerta una ghirlanda di fiori da apporre sulla statua del Buddha e poi una targa e una pianta da interrare come ricordo della sua visita.
Arrivato sul palco, Sua Santità come di consuetudine ha acceso una lampada votiva per dare inizio alla giornata. Parlando in lingua oriya, l’idioma dello stato di Orissa, il fondatore dell’istituto ha introdotto il Dalai Lama a un pubblico di oltre 25.000 studenti, spiegando il significato e l’importanza di ciò che egli avrebbe detto e accennando in che cosa consiste l’addestramento di un monaco buddhista tibetano. Infine ha consegnato al Dalai Lama il KISS Humanitarian Award e lo ha invitato a prendere la parola. Dopo aver salutato come sua consuetudine i suoi fratelli e sorelle, maggiori e più giovani, Sua Santità ha espresso la sua gioia nel trovarsi in mezzo a loro.
“Sono convinto che il tipo di futuro che vivremo sta nelle nostre mani. Il passato è passato e non possiamo cambiarlo, ma il futuro non è ancora arrivato. I giovani come voi hanno l’opportunità e la responsabilità di rendere il mondo un posto migliore. Nonostante numerosi e importanti progressi, il XX secolo è stato un’epoca di violenze, un tempo in cui, tristemente, la brillante intelligenza di molti scienziati è stata messa al servizio di scopi distruttivi, come la progettazione e la costruzione delle armi nucleari che hanno colpito per due volte il Giappone”.
“Anche se le uccisioni sono proseguite all’inizio di questo XXI secolo, bisogna fare tutto ciò che è necessario per rendere questo secolo un’epoca di pace. Le emozioni negative, come la rabbia e la gelosia, distruggono la pace e dunque se davvero vogliamo ottenere la pace nel mondo dobbiamo trovare un modo per contrastarle. E’ importante chiedersi se ci si sente felici quando si è in collera. La rabbia e il risentimento conducono molto facilmente alla violenza. Come possiamo allora ridurre la rabbia? Incrementando il nostro senso di amore e compassione”.
“Gli scienziati hanno dimostrato che la natura umana è essenzialmente compassionevole. Se così non fosse, non ci sarebbe alcuna speranza. La nostra comune esperienza ci insegna che tutti siamo nati da una madre e che siamo sopravvissuti grazie alle sue cure. Il buon senso ci suggerisce inoltre che anche se i nostri vicini sono poveri, se ci dimostrano affetto e simpatia, li consideriamo buoni vicini. In più, la rabbia e la violenza causano solo disastri. Ci fanno perdere la pace della mente, rovinano l’atmosfera di qualunque luogo viviamo”.
“Da giovani apprezziamo l’amore e la compassione, ma diventando adulti ci interessano di più i soldi e lo status sociale. E una delle ragioni di questo fatto è che l’educazione moderna tende a proporre solo obiettivi materiali di poco conto e trascura i valori interiori, dimostrandosi pertanto completamente inadeguata”.
“Vale anche la pena ricordare a noi stessi che noi, sette miliardi di esseri umani, siamo fisicamente, mentalmente ed emotivamente uguali. Se però continuiamo a considerarci dei privilegiati o dei meno privilegiati, di casta alta o bassa, non faremo altro che rafforzare le divisioni. E’ un comportamento totalmente inutile, obsoleto e affatto democratico. Ricordarci invece il senso di appartenenza a un’unica umanità, il fatto di essere tutti indistintamente degli esseri umani, è invece una grande fonte di coraggio e fiducia”.
“Il mondo moderno manca di principi morali e non sa come domare le emozioni negative. Per questa ragione, ciò che possiamo imparare dall’antica conoscenza indiana sul funzionamento della mente e delle emozioni oggi è più che mai rilevante. Molti indiani trascurano questa saggezza, ma io sto incoraggiando tutti i giovani indiani che incontro, come voi, a prestarvi attenzione perché è solo sulla base di questo tipo di conoscenza e comprensione che potremo costruire una società più compassionevole”.
Nel vicino auditorium del Kalinga Institute of Industrial Technology (KIIT), di fronte a un pubblico di 1600 persone, il Dalai Lama ha detto di considerare il Buddha come un grande pensatore e a tratti uno scienziato e di considerare anche se stesso per metà monco e metà scienziato.
Il Dalai Lama ha poi sottolineato che uno degli aspetti peculiari del Buddhismo Tibetano è che oltre ad aver espresso una filosofia e una psicologia profonde, ha anche adottato la logica e il ragionamento ed è per questo che oggi suscita l’interesse degli scienziati. Il Buddha stesso, ha aggiunto, ha suggerito ai suoi seguaci di non basarsi sulla fede cieca, ma di sottoporre i suoi insegnamenti alla prova della logica e all’indagine ed è per questo che oggi la cosmologia tradizionale buddhista è stata rigettata.
Tornando sul tema dell’educazione contemporanea e alla sua inadeguatezza, il Dalai Lama ha ribadito quanto sia importante includervi l’etica secolare e i valori universali.
Per rispondere alle numerose domande che gli sono state rivolte dal pubblico, Sua Santità ha ribadito che tutti gli esseri umani desiderano essere felici e che la felicità è un diritto. Ha citato la recente pubblicazione di due volumi il “Compendio alla scienza” e il “Compendio alla filosofia”, due raccolte basate sul Kangyur e sul Tengyur e che raccolgono la traduzione di buona parte della letteratura buddhista sanscrita. I volumi sono dedicati alla scienza della mente e alla corretta visione, basata sul superamento del divario tra realtà ed apparenza.
Dopo pranzo, circa 1600 tibetani provenienti dall’insediamento di Phuntsokling, nel sobborgo di Chandragiri, hanno preso posto nell’auditorium. Il responsabile dell’insediamento ha presentato la sua relazione, ricordando che il Phuntsokling fu inaugurato nel 1963, su un appezzamento di terra di 3 chilometri quadrati, dove risiedeva una comunità comprendente anche 300 monaci e monache. Oggi l’insediamento si compone di 5 villaggi e ha una popolazione di circa 2000 persone, sono state costruite scuole e strutture per gli anziani, grazie al sostegno della comunità tibetana in svizzera, e provvede all’erogazione di 4 borse di studio universitarie per studenti tibetani presso la KIIT University.
Il Dalai Lama ha ricordato ai tibetani l’importanza dello studio, sia per la propria formazione personale sia per la preservazione degli insegnamenti del Buddha. Quarant’anni fa, ha aggiunto, ha chiesto ai monasteri maschili e femminili – che all’epoca si occupavano principalmente di rituali – di sviluppare dei programmi di studio. Oggi tra i risultati che possiamo vedere c’è anche il conferimento del titolo di Geshe-ma a 20 monache, che hanno brillantemente completato la loro rigorosa formazione buddhista. Allo stesso modo, la determinazione di Penor Rinpoche nell’incoraggiare lo studio e il dibattito presso il suo monastero, il Namdrolling, nel sud dell’India, nonostante Chatral Rinpoche fosse contrario, ha fatto sì che oggi ci sia un buon numero di “khenpo” di tradizione Nyingma (il più alto livello accademico negli studi buddhisti) molto qualificati.
“Viviamo da rifugiati – ha concluso – ma abbiamo mantenuto vive le nostre tradizioni. Il nostro spirito è forte e resiliente. Verrà un tempo in cui i tibetani, in Tibet e in esilio, torneranno a vivere insieme”.
Considerando infine che non li avrebbe incontrati di nuovo per un po’ di tempo, Sua Santità ha deciso officiare per i tibetani presenti una breve cerimonia per la generazione di bodhicitta, la mente dell’illuminazione. Ha dettagliatamente spiegato i buddha, i bodhisattva, i maestri indiani e tibetani che dovevano visualizzare davanti a sé, quali testimoni della loro aspirazione, e li ha incoraggiati ricordando loro che tutta la felicità del mondo viene dall’occuparsi della felicità degli altri. La cerimonia si è conclusa con la trasmissione dei mantra di Avalokiteshvara, Manjushri e Tara.
Al termine dell’incontro la folla ha aspettato di ricevere un saluto e un sorriso dal Dalai Lama, cosa che Sua Santità ha fatto col maggior numero di persone possibili, procedendo molto lentamente verso l’uscita dell’auditorium. Domani Sua Santità il Dalai Lama si rimetterà in viaggio alla volta di Calcutta. http://it.dalailama.com/news/2017/discorso-agli-studenti-del-kalinga-institute-of-social-science