Sua Santità il Dalai Lama durante la prima giornata di insegnamenti presso il Tempio Tibetano Principale di Dharamsala, 3 ottobre 2017. Foto di Tenzin Choejor
Tempio Tibetano Principale, Dharamsala – Sono oltre 6000 i praticanti che hanno atteso l’arrivo di Sua Santità il Dalai Lama al Tempio Tibetano Principale per l’inizio dei quattro giorni di insegnamenti richiesti dalla comunità cinese di Taiwan. In piedi, dinanzi al suo trono, il Dalai Lama ha salutato tutti. Un gruppo di monaci thailandesi ha recitato in lingua pali il Mangala Sutta (Il discorso sulla felicità), seguito da oltre 1300 praticanti cinesi, arrivati per l’occasione da Taiwan e appartenenti a 22 organizzazioni culturali facenti parte della International Association of Tibetan Buddhist Dharma, che hanno recitato in cinese il Sutra del Cuore.
Sua Santità il Dalai Lama ha esordito dicendo che è proprio ai praticanti cinesi che sono dedicati gli insegnamenti che avrebbe dato durante la giornata. Ha aggiunto poi che sono presenti anche numerosi praticanti provenienti da altri paesi tradizionalmente buddhisti – India, Nepal, Corea, Russia e Vietnam – e da paesi relativamente nuovi al buddhismo come Israele, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito e USA. Messi insieme, rappresentano 69 nazioni. Il Dalai Lama ha poi detto che avrebbe fatto una breve introduzione prima degli insegnamenti.
“Ci definiamo buddhisti, ma spesso non prestiamo abbastanza attenzione a che cos’è davvero il buddhismo. Felicità e dolore provengono da cause e condizioni, e noi esseri umani siamo i soli esseri senzienti a poterlo comprendere. Prego ogni giorno per il benessere di tutti gli esseri senzienti, ma gli unici che possono davvero esaudire questa mia preghiera sono i miei fratelli e sorelle umani che vivono su questo pianeta. Tuttavia, poiché i sistemi educativi prestano sempre più attenzione agli obiettivi materiali, con la conseguenza che la gente cerca la felicità nei piaceri sensoriali, sempre meno attenzione viene dedicata allo sviluppo del nostro mondo interiore, alla pace della mente, alla moralità”.
“Come risultato di questo modo di agire, ci vediamo costretti ad affrontare problemi che, in larga misura, noi stessi abbiamo creato. La poca compassione fa scatenare le guerre e tutti noi assistiamo a terribili uccisioni. Perseguiamo il commercio di armi, il cui solo scopo è la morte e la distruzione. Pensate a quello che è appena successo a Las Vegas: quasi 60 persone uccise e più di 500 ferite. In altri luoghi, condizioni igienico sanitarie del tutto inadeguate e penuria di cibo sono la principale cause di morte dei bambini. Rabbia e odio, dividere i nostri fratelli e sorelle in “noi” e “loro” limita la nostra capacità di avere una visione ampia e ci conduce all’aggressività, alla sopraffazione, all’uccisione. Questo ci raccontano quotidianamente i notiziari.
“Siamo animali sociali, viviamo in comunità, dipendiamo gli uni dagli altri per sopravvivere. Dunque, dobbiamo relazionarci con il nostro prossimo con amore e compassione. Gli scienziati hanno trovato le prove, osservando i neonati, che la natura umana è fondamentalmente compassionevole. Tuttavia, la nostra compassione istintiva tende poi a discriminare, a favore di coloro che ci sono più vicini. Ma dato che siamo tutti interdipendenti, tutti ne abbiamo beneficio se chi è vicino a noi vive in pace, sia che si tratti dei vicini di casa o di stati confinanti con il nostro. Dobbiamo ampliare il raggio della nostra compassione all’intera umanità”.
Passando poi al testo che aveva stabilito di commentare, Sua Santità ha iniziato dicendo che le “Quattrocento Stanze di Aryadeva” e “L’Introduzione alla Via di Mezzo” di Chandrakirti sono testi fondamentali in tutte le scuole di buddhismo tibetano. Ha ricordato di aver ricevuto la trasmissione orale del testo di Chandrakirti da Ling Rinpoche, che a sua volta l’aveva ricevuta da Choney Lama Rinpoche. Successivamente, Sua Santità ricevette anche la trasmissione dell’auto commentario di Chandrakirti da Kunga Wangchuk, abate di tradizione Sakya che trascorse molti anni in prigione nel Tibet occupato.
Il Dalai Lama ha poi aggiunto di avere l’intenzione di spiegare anche “La lode dell’origine dipendente” di Je Tzongkhapa, ricordando di aver imparato a memoria quel testo in circa un’ora quando era giovane e che vi sono versi della Lode che continua ancor oggi a recitare tutti i giorni.
“Penso che Je Tzongkhapa, come un secondo Nagarjuna, composte le sue opere non per devozione alla tradizione Gelugpa, ma sulla base dello studio e della comprensione. Prendete ad esempio “La spiegazione del pensiero” e l’”Essenza della vera eloquenza”: quando il pandita sanscrito Tripathi stava traducendo queste opere in indi, gli chiesi se ritenesse che Je Tzongkhapa potesse essere paragonato ai grandi eruditi del Nalanda ed egli rispose che non solo era possibile, ma che andava enumerato tra i più acuti”.
“Due dei miei maestri erano del distretto del Kinnaur, Khunu Lama Rinpoche e Geshe Rigzin Tenpa. Fu il secondo ad offrirmi la spiegazione della “Lode dell’origine dipendente”.
Iniziando il commento al “L’Introduzione alla via di Mezzo”, il Dalai Lama ha letto il titolo sanscrito, Madhyamakavatara, che ne indica l’autenticità, seguito dall’omaggio a Manjushri, che sta a indicare che il testo appartiene alla categoria della Conoscenza Superiore o Abhidharma.
Sua Santità ha ricordato che le raccolte scritturali in tibetano delle parole del Buddha, il Kangyur, consistono in circa 100 volumi, mentre vi sono 225 volumi di trattati esegetici nel Tengyur. Circa una dozzina sono stati tradotti dal cinese, ma i restanti sono di origine sanscrita o pali. Questi ultimi comprendono le opere principali di Maitreya riguardanti la condotta estesa e altre che spiegano la visione profonda di Nagarjuna.
Tra i testi di Nagarjuna, “La saggezza fondamentale della via di mezzo” si concentra soprattutto sulla vacuità, mentre la “Preziosa ghirlanda” rivela alcuni aspetti del sentiero. “L’ingresso nella via di mezzo” combina entrambi gli approcci, oltre a presentare le argomentazioni contro qualsiasi tesi filosofica diversa dalla Via di Mezzo. Le “Quattrocento Stanze” di Aryadeva rappresentano un commentario alla “Saggezza Fondamentale”, come il testo eponimo di Buddhapalita. Nella sua “Lampada della Saggezza”, Bhavaviveka critica Buddhapalita. Chandrakirti risponde a queste diatribe, applicando il metodo di criticare il punto di vista altrui, esporre il proprio e confutare qualsiasi ulteriore replica. Sua Santità ha ribadito quanto sia di valore e stimolante leggere e mettere a confronto le interpretazioni di questi differenti autori.
Sua Santità il Dalai Lama ha poi concluso dicendo che, più invecchia, più si rende conto di stancarsi velocemente. Alle 11.30 ha fatto una pausa per il pranzo, promettendo di riprendere gli insegnamenti il mattino seguente. Ha incoraggiato i presenti a partecipare alle classi di revisione in programma nel pomeriggio.
Camminando verso l’uscita del Tempio, il Dalai Lama si è fermato frequentemente per stringere mani e scambiare due parole con vecchi amici e sostenitori. Ha sorriso e ha salutato con la mano ancora una volta prima di salire in auto per rientrare nella sua residenza. Ai membri della International Association of Tibetan Buddhist Dharma è stato offerto un pranzo in un’area riservata all’esterno del Tempio, mentre il resto dei presenti ha ricevuto il pasto dal servizio di cucina.
http://it.dalailama.com/news/2017/lingresso-nella-via-di-mezzo-di-chandrakirti-prima-giornata-di-insegnamenti