Sua Santità il Dalai Lama, al termine degli insegnamenti presso il Tempio Tibetano Principale di Dharamsala (India), insieme ai praticanti del Ghe Pel Ling di Milano che hanno sostenuto l’apertura della nuova scuola presso il Monastero di Namgyal, 3 novembre 2017. Foto di Tenzin Choejor
Thekchen Chöling, Dharamsala (India) – L’annuncio che Sua Santità il Dalai Lama avrebbe conferito insegnamenti anche oggi è stato dato con un preavviso relativamente breve. Nonostante ciò, più di 4000 persone hanno affolato il Tsuglagkhang, il Tempio Tibetano Principale, per ascoltarlo. Preso posto sul suo trono, Sua Santità ha raccontato di aver partecipato, il giorno prima, all’inaugurazione di una nuova scuola presso il Monastero di Namgyal. I giovani monaci che ora frequenteranno la scuola potranno ricevere all’interno del monastero anche un’educazione generale.
Tra i sostenitori di questo progetto ci sono 45 italiani dell’Istituto Studi di Buddhismo Tibetano Ghe Pel Ling di Milano e 130 vietnamiti, studenti di Thomthog Rinpoche, Abate del Monastero. Ed è proprio su loro richiesta che Sua Santità ha deciso di insegnare i Tre Aspetti del sentiero https://www.sangye.it/altro/?p=489 di Je Tzongkhapa, aggiungendo che anche i genitori dei giovani studenti del Monastero provenienti da Mon, Arunachal Pradesh, e i Tibetani provenienti dal Tibet avrebbero rappresentato i principali destinatari di questi insegnamenti. Dopo la recitazione del Sutra del Cuore in italiano e in tibetano, Sua Santità ha annunciato, come sua abitudine, che avrebbe innanzitutto ribadito l’importanza di impegnarsi nella pratica spirituale e ricordato di che cosa si occupa il Buddhismo.
“Nel XXI secolo, abbiamo assistito a un impressionante sviluppo materiale che si è tradotto in migliori cure mediche, in un’economia fiorente e in sistemi di comunicazione sempre più sofisticati. La vita delle persone è più semplice. Gli standard di vita si sono innalzati. Tre generazioni fa si pensava che questo tipo di progresso avrebbe risposto a tutti i nostri bisogni. Invece ha fatto sorgere anche dei problemi, come la creazione di armi sempre più devastanti, il cui unico scopo è di distruggere e uccidere”.
“Un enorme divario tra i ricchi e i poveri in molte parti del mondo è di fatto il risultato di uno sviluppo economico che non ha tenuto in alcuna considerazione per i valori interiori. Persino la religione oggi viene strumentalizzata da alcuni per dividere “noi” da “loro”: una contraddizione inconcepibile dal momento che la religione si presume abbia l’obiettivo di sviluppare amore e buon cuore. In Birmania, ad esempio, la gente segue gli insegnamenti del Buddha eppure vediamo i buddhisti attaccare i musulmani. Altrove, ci sono conflitti tra sciiti e sunniti, tra cattolici e protestanti”.
“Ora noi siamo qui in pace, ma in altre parti del mondo le persone si uccidono tra di loro e i bambini muoiono di stenti. Tutti dobbiamo affrontare la nascita, la crescita, la malattia e la morte eppure ci rifiutiamo di prendere in considerazione i bisogni degli altri a causa della mancanza di valori interiori. Preghiamo per il beneficio di tutti gli esseri senzienti, ma forse sarebbe meglio fare concretamente qualcosa per aiutarli”.
“La causa dei nostri problemi è la nostra mente indisciplinata. Possiamo contrastarla sviluppando il buon cuore. Dobbiamo produrre una trasformazione interiore, capire che l’amore e l’affetto sono l’autentica fonte della nostra gioia. Noi esseri umani siamo animali sociali, dipendiamo gli uni dagli altri. E’importante avere buon cuore e non essere egoisti. In questo modo ci ammaleremo di meno, vivremo più a lungo e avremo più amici di quanti ne abbiamo ora. Pertanto dobbiamo cercare di integrare l’amore e la compassione all’interno dei nostri sistemi educativi”.
“Lo sviluppo materiale assicura la gratificazione dei sensi, ma è un appagamento effimero e di breve durata se paragonato ai benefici di una mente calma e di un cuore gentile. Ciò che disturba la pace della nostra mente sono emozioni come la rabbia, l’avidità, l’attaccamento e la gelosia. Dunque è utile comprendere i vari fattori che fanno sorgere queste emozioni distruttive, imparare a riconoscerli e contrastarli. Così come è giusto fare di tutto per stare bene fisicamente, è altrettanto importante impegnarsi per stare bene mentalmente”.
Sua Santità ha poi ricordato che, mentre le tradizioni giudaico-cristiane e musulmane si fondano sulla fede in un dio creatore, le numerose tradizioni filosofiche indiane hanno il loro fondamento nella concentrazione (shamata) e nella visione profonda (vipashyana) della mente. Ha fatto notare che mentre i vietnamiti sono sempre stati storicamente buddhisti, e in particolare seguaci della tradizione del Nalanda, gli italiani – che sono in generale cristiani – si interessano e sono attratti dal Buddhismo perché si basa sul ragionamento e sulla logica.
Il Dalai Lama ha ricordato che quanto Shantarakshita introdusse il Buddhismo in Tibet, nell’VIII secolo, speigò in che modo bisognava studiare: attraverso la lettura e l’ascolto, la riflessione e la meditazione. Egli introdusse la scuola filosofica della Via di Mezzo e l’uso della ragione e della logica ai fini della sua comprensione. Shantarakshita e Kamalashila https://www.sangye.it/altro/?p=1698, suo discepolo principale, hanno insegnato come gestire le emozioni e mettere in atto una autentica trasformazione interiore.
“I buddhisti non credono in un dio creatore e neppure nell’esistenza di un sé indipendente – ha aggiunto – Nel primo giro della ruota del dharma, il primo insegnamento, il Buddha ha parlato della causalità e dell’assenza del sé dell’individuo. Nel secondo giro, ha annunciato anche l’assenza di un sé di tutti i fenomeni, la loro assenza di esistenza intrinseca. Ciò che insegnò durante il terzo giro di ruota è diventato la base della scuola filosofica della Sola Mente”.
“Troviamo posizioni filosofiche differenti all’interno del Buddhismo perché le persone hanno predisposizioni e inclinazioni differenti. Nel Buddhismo Tibetano sono presenti sia le traduzioni più antiche sia le più recenti e le scuole Nyingma, Kagyu, Sakya e Kadampa. Purtroppo in Tibet si è sviluppato un certo settarismo, ma dal momento che tutte le scuole si basano sugli stessi testi classici, dovremmo onorare rispettare ciascuno la tradizione degli altri”.
“Il testo su cui darò insegnamenti oggi è di Je Tzongkhapa, che si è formato con i grandi maestri sia della tradizione più antica sia di quella più recente. Studiò coscienziosamente sia i trattati dei Sei Ornamenti sia i Due Sublimi Maestri, considerando ciò che imparava come istruzioni da mettere in pratica. Pretese che i suoi studenti non adottassero mezze misure, ma che studiassero con lo stesso rigore con cui aveva studiato lui. Così come la grandezza di Nagarjuna si rivela dai suoi testi, lo stesso avviene per l’esemplare chiarezza delle opere di Je Tzongkhapa”.
“I Tre Principali Aspetti del sentiero furono scritti per Tsakho Ngawang Drakpa, per istruirlo sul modo corretto di praticare il dharma. Je Tzonkhapa gli disse “Se segui le mie istruzioni, ti guiderò in tutte le tue vite e quando raggiungerò l’illuminazione, sarai il primo a cui darò insegnamenti”.
Il Dalai Lama ha raccontato di aver ricevuto la trasmissione e le spiegazioni riguardanti questo testo da Tagdrak Rinpoche, Ling Rinpoche e da Trijang Rinpoche e ha ricordato che, se un maestro spirituale intende domare la mente degli altri, deve innanzitutto aver domato la propria, attraverso i tre addestramenti nell’etica, nella concentrazione e nella saggezza. Ha aggiunto la necessità di comprendere il senso della vera cessazione e di come la realizzazione del non sé ci conduca a questa comprensione. Ha spiegato che quando non si desiderano neppure per un istante i piaceri dell’esistenza ciclica e si rimane giorno e notte motivati dall’aspirazione alla liberazione, si realizza la determinazione ad essere liberi, si realizza cioé il primo dei tre principali aspetti del sentiero, la rinuncia.
Ha poi aggiunto che, a seconda di come li si legge, i versi delle strofe 7 e 8 possono essere intesi sia come un incitamento a rafforzare la determinazione ad essere liberi sia come uno stimolo alla generazione della mente della liberazione, la bodhicitta.
Travolti dalla forze dei quattro fiumi potenti
legati dalle strette catene delle azioni, così difficili da spezzare,
intrappolati nella gabbia di ferro dell’egocentrismo
completamente avvolti dall’oscurità dell’ignoranza
nati e rinati in un ciclo ininterrotto di esistenze
tormentati incessantemente dalle tre sofferenze:
tutti gli esseri, nostre madri, vivono in queste condizioni.
Pensa a loro e genera la mente dell’illuminazione.
Il Dalai Lama ha sottolineato che una volta che si è compreso che il nirvana, la liberazione, è possibile sorge l’aspirazione a raggiungerlo. Poi, realizzando che anche gli altri possono essere liberi dalla sofferenza, sorge l’aspirazione all’illuminazione per il loro beneficio.
Il Dalai Lama ha anche ulteriormente chiarito che – anche se si sono raggiunte la determinazione ad essere liberi e la mente dell’illuminazione – senza la saggezza, ovvero la realizzazione della vacuità, non è possibile eliminare alla radice la causa dell’esistenza ciclica. E ha aggiunto: “Quindi impegnatevi a comprendere il sorgere dipendente” e come Je Tzongkhapa raccomanda nella spiegazione sottile delle Conseguenze della Via di Mezzo, comprendete che le cose esistono solo per designazione”.
Considerando che la profondità degli insegnamenti del Buddha si esprime nella pratica della mente di bodhicitta, Sua Santità ha condotto una semplice cerimonia per la generazione della mente dell’illuminazione, terminando gli insegnamenti con questi versi:
Possa la suprema e preziosa bodhicitta
sorgere in coloro in cui ancora non è sorta
e in coloro in cui è già sorta
possa crescere sempre di più.
http://it.dalailama.com/news/2017/i-tre-aspetti-principali-del-sentiero-di-je-tzongkhapa