Sua Santità il Dalai Lama: “La mia esperienza personale di oltre 60 anni di studio, meditazione analitica e costante uso della logica mi hanno insegnato che non c’è nessuna logica a sostegno delle emozioni distruttive, mentre quelle positive possono essere sviluppate e accresciute sulla base della ragione”.
Leh, Ladakh (India) – Ultima tappa del soggiorno in Ladakh di Sua Santità il Dalai Lama per quest’anno è stata Choglamsar, presso l’Auditorium Arya Nagarjuna dell’Istituto Centrale di Studi Buddhisti (CIBS).
È stato accolto come ospite d’onore dal direttore dell’Istituto, il professor Konchok Wangdu, all’inaugurazione di una tre giorni di seminari dedicati al buddhismo in Ladakh. Per dare inizio formalmente alla sessione di apertura, Sua Santità ha acceso una lampada votiva e poi ha preso posto. Nel frattempo, gli studenti dell’Istituto hanno intonato commoventi preghiere di buon auspicio in sanscrito, compreso il Sutra del Cuore.
Il professor Konchok Wangdu ha aperto la sessione porgendo i suoi omaggi a Sua Santità a nome di tutto il popolo del Ladakh e ha dato il benvenuto agli altri ospiti e dignitari presenti. Ha dichiarato che è un grande onore per il CIBS e per il Consiglio Indiano per le Ricerche Filosofiche (ICPR) accogliere Sua Santità a questo evento.
Ha spiegato che la scelta del tema del seminario “Il Buddhismo in Ladakh” è stata dettata dal fatto che, nonostante i progressi materiali che si sono visti in molti settori, le persone continuano ad essere insoddisfatte. Il Buddhismo ha un ruolo fondamentale nello sfidare questo senso di disagio ed è per questo che agli studenti è stato suggerito di trovare la pace nella loro mente, contrastando le loro emozioni negative e coltivando qualità positive come la compassione. Convinto del valore della psicologia Buddhista, il direttore ha proposto di istituire un dipartimento ad hoc, dedicato alla scienza della mente.
Il professor SR Bhat, presidente del Consiglio Indiano per le Ricerche Filosofiche (ICPR), ha poi preso la parola.
“E’ un immenso piacere e privilegio avere Sua Santità il Dalai Lama all’inaugurazione di questo prestigioso seminario sul Buddhismo” ha dichiarato. “Si tratta sia della visione della realtà sia del modo di vivere insegnato dal Buddha, qualcosa che continua ad essere rilevante e necessario anche oggi. E’ quindi importante per ciascuno di noi studiare gli insegnamenti e la cultura Buddisti per essere di beneficio al popolo del Ladakh, dell’India e del mondo intero. Dopo un intenso periodo di meditazione, il Buddha ha realizzato che esistono due livelli di realtà – quella empirica e quella che va oltre la realtà empirica. A livello empirico, tendiamo a essere egoisti, autoreferenziali, convinti che i fenomeni siano permanenti. Questo fraintendimento fa sorgere la sofferenza. Dunque non soltanto dobbiamo acquisire la conoscenza, ma anche imparare a vivere insieme, a collaborare, così come ci dimostra il Sangha. Solo allora non ci sarà più posto per la rabbia, per l’odio e per i conflitti. Dobbiamo condurre vite disciplinate, governate da un senso di amicizia, compassione, gioia ed equanimità, ovvero dalle quattro Brahma Vihara”.
Descrivendo il Buddhismo come l’espressione più raffinata della cultura indiana, il professor Bhat ha suggerito che europei e americani iniziano a studiarlo e a comprenderlo, e che anche il popolo del Ladakh dovrebbe fare altrettanto. Ha citato una conferenza, tenutasi la scorsa settimana in Cina, in cui accademici Tibetani hanno presentato la logica indiana. Si è augurato che lo stesso possa accadere anche in India, esprimendo l’auspicio che gli studenti dell’Istituto si dedichino ad approfondite ricerche con la rassicurazione di ricevere il massimo supporto da ICPR. Il professore infine si è rammaricato per la perdita dell’originale sanscrito di molti testi classici, ma ha manifestato riconoscenza per la loro disponibilità nella versione in lingua Tibetana.
A Sua Santità è stata poi richiesta una dedica su tre libri, due dei quali editi da CIBS: “Istruzioni profonde per la meditazione”, tradotto in inglese dal dottor Konchok Rigzin e “Istruzioni definitive del Grande Sigillo – Mahamudra”, curato sia nella versione tibetana sia nella versione in hindi dal dottor Thinlay Gurmet. Il terzo libro è “Vaisheshik Praman Darshan” del dottor VK Panday.
Invitato a parlare di fronte a un pubblico di oltre 600 persone, Sua Santità ha detto che era per lui un onore inaugurare questo seminario.
“La tradizione del Nalanda che Shantarakshita ha portato in Tibet e che i tibetani hanno mantenuto viva per oltre mille anni è fiorita in tutta la regione himalayana. Anche la Cina è tradizionalmente un paese buddhista e storicamente i cinesi sono un popolo buddhista. Ancor oggi, ovunque nel mondo si stabilisca una comunità cinese troviamo un tempio buddhista. I cinesi hanno preservato la loro fede, ma non studiano abbastanza. Soltanto i tibetani hanno mantenuto la tradizione di un rigoroso studio, basato sull’apprendimento dei testi chiave e dei commentari dei maestri del Nalanda e di coloro che vennero dopo di loro in Tibet. Anch’io ho fatto così, ho iniziato a studiare quando avevo 6 o 7 anni. Nutro rispetto per tutte le tradizioni religiose, perché tutte sono di beneficio per l’umanità; il cristianesimo, l’ebraismo, l’islam, le varie dottrine induiste, il giainismo, la fede Sikh e così via. Tuttavia soltanto il Buddha si è raccomandato con i suoi discepoli in questo modo:
O monaci e studiosi così come l’oro viene testato bruciandolo, tagliandolo e lucidandolo esaminate le mie parole scrupolosamente e accettatele soltanto allora e non semplicemente per rispetto nei miei confronti.
Il Buddha ci ha dato la libertà di verificare la coerenza logica di ciò che ha insegnato, seguendo l’impostazione logica di Dignaga, Dharmakirti e Shantarakshita. I loro testi sono meravigliosi, ma molto difficili”.
“Se oltre a osservare i rituali studiate, sarete in grado di capire che cosa il Buddha ha insegnato e di difenderlo durante le discussioni con gli altri. Più di 30 anni fa, quando ho deciso di iniziare un dialogo con gli scienziati, un amico americano mi ha suggerito di fare molta attenzione “la scienza uccide la religione”, mi ha detto. Ci ho riflettuto, ho riflettuto sul consiglio che il Buddha ci ha dato e ho deciso che non si correvano grandi rischi.
Con gli scienziati abbiamo parlato soprattutto di cosmologia, di neurobiologia, di fisica e di psicologia traendone reciprocamente beneficio. Naturalmente, per me una delle “vittime” di queste conversazioni è stato che da quel momento non ho più accettato o creduto alla descrizione buddhista tradizionale del cosmo, con il Monte Meru al centro. D’altra parte sono convinto che il Buddha si sia manifestato nel mondo per insegnare le Quattro Nobili Verità e le Due Verità e non per descrivere come è fatto l’universo.
Quando visito paesi non-buddhisti, sto molto attento a non diffondere il Buddhismo e suggerisco sempre alle persone di origini cristiane, ebraiche o musulmane di non abbandonare la propria religione. Quando invece visito paesi tradizionalmente buddisti incoraggio le persone a studiare: è molto più utile che costruire statue e altari. Qualche anno fa sono stato invitato a Tsopema per consacrare una enorme statua di Guru Rinpoche. Faccio pratiche legate a Guru Padmasambhava e ho trovato splendida la statua che era stata eretta, ma ho anche ribadito che quand’anche resistesse per più di mille anni, non potrebbe mai parlare.
Anziché fare un passo indietro verso una fede cieca, è molto meglio usare la nostra intelligenza per trasformare le nostre emozioni. La mia esperienza personale di oltre 60 anni di studio, meditazione analitica e costante uso della logica mi hanno insegnato che non c’è nessuna logica a sostegno delle emozioni distruttive, mentre quelle positive possono essere sviluppate e accresciute sulla base della ragione”.
“Studiare nei monasteri, femminili o maschili, e nelle scuole è il modo appropriato per mantenere vive le nostre tradizioni buddiste. Il fatto che la nostra natura umana sia fondamentalmente compassionevole è motivo di speranza ed è per questo che, come esseri umani, abbiamo bisogno di un’etica secolare. Se siamo onesti e compassionevoli, ci conquisteremo la fiducia del prossimo e ci faremo nuovi amici. Sarà decisamente più utile che spendere soldi in armamenti, i quali rappresentano l’approccio più sbagliato alla risoluzione dei problemi”.
Sua Santità ha poi ribadito quali sono i suoi tre impegni: promuovere nel mondo la compassione e incoraggiare l’armonia tra le religioni. Il terzo impegno riguarda il fatto di essere un tibetano a cui si affidano 6 milioni di persone. Ha ricordato che nel 2011 non solo si è completamente ritirato dalle sue responsabilità politiche, ma ha anche messo fine al tradizionale potere temporale, prerogativa dei Dalai Lama, dichiarando che innalzare i Lama a una simile posizione non solo è obsoleto, ma rimanda a sistemi feudali che non hanno più ragione di essere.
Ha voluto ricordare che nel 1993, alla conferenza degli insegnanti di Buddhismo a Dharamsala, emersero delle lamentele riguardo alla condotta scorretta di alcuni insegnanti di Dharma. In quella occasione, si convenne che qualora la loro condotta non fosse cambiata, la cosa sarebbe dovuta diventare di dominio pubblico. In merito alle recenti e circostanziate denunce rese pubbliche da alcuni studenti su Sogyal Rinpoche e analoghi fatti accaduti a Taiwan, Sua Santità ha detto chiaramente che le caratteristiche e le qualifiche del maestro spirituale, così come i modi in cui il discepolo deve seguirlo, enunciati da Je Tzong Khapa negli “Stadi del Sentiero” devono essere rispettati in tutte le tradizioni del buddhismo tibetano, non solo dai Gelupka. Ha ribadito ancora una volta la necessità dello studio, per acquisire una vasta comprensione della struttura del sentiero.
Il professor RK Shukla, Segretario generale dell’ICPR, inizia i suoi ringraziamenti in sanscrito, in omaggio alla tradizione buddhista sanscrita sviluppatasi in Ladakh. Ha ricordato le nobili ambizioni del seminario ha nobili ambizioni e l’apprezzamento di tutti i presenti per la partecipazione di Sua Santità.
Durante il commiato finale, nell’enorme spiazzo di Shiwatsel, il Vice Presidente della LBA ha accolto Sua Santità e gli altri ospiti. Di fronte ai cittadini del Ladakh ha ringraziato Sua Santità ancora una volta per aver trascorso più di un mese nella regione e per aver dato insegnamenti a Nubra, Zanskar e Leh. Ha anche espresso il fervente augurio di un suo ritorno per il prossimo anno.
Gli studenti della Moravian School, della Riglam School, della SOS TCV School and della Ladakh Public School si sono esibiti in un magnifico spettacolo di canti e danze. Due ragazzi, che un paio di giorni prima avevano salvato la vita a un bambino che era caduto nelle rapide del fiume Indo, sono stati presentati a Sua Santità.
Sua Santità ha ringraziato tutti gli studenti per il loro spettacolo e ha ricordato ancora una volta che, nonostante il Buddhismo sia fiorito dall’Arunachal Pradesh (a oriente) fino al Ladakh (in occidente) potrà sopravvive soltanto grazie allo studio e alla pratica. Ha ribadito l’importanza della tradizione del Nalanda come scienza della mente. Infine, ha manifestato la sua soddisfazione e il suo apprezzamento per l’armonia religiosa e il senso di comunità che regnano in Ladakh, invitando gli astanti a prendersene cura.
Il Presidente della LBA Youth Wing, Rinchen Namgyal, ha ringraziato Sua Santità e gli altri illustri ospiti per la loro partecipazione e manifestato la sua profonda gratitudine agli organizzatori e a tutti coloro che hanno reso possibile la buona riuscita dell’evento. Dopo pranzo Sua Santità ha fatto ritorno a Shiwatsel Phodrang. Il 2 agosto ha lasciato Leh alla volta di Delhi.
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