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Il Dalai Lama a Milano: “Un’etica che parta dal superamento della divisione tra l’Io e gli altri”.
Ottobre 24th, 2016 by admin

Sua Santità il Dalai Lama: Il tuo sorriso fa del bene a te, ma anche a chiunque ti veda mentre sorridi.
Sua Santità il Dalai Lama: Il tuo sorriso fa del bene a te, ma anche a chiunque ti veda mentre sorridi.

Sua Santità il Dalai Lama: Altruismo, amorevole gentilezza e calma mentale.

A Milano arriva anche Richard Gere

L’attore, buddista tibetano praticante, era in prima fila ad assistere all’incontro con Sua Santità, che giovedì ha ricevuto la cittadinanza onoraria. Nella seconda giornata del Dalai Lama a Milano, oltre 8mila persone hanno preso parte alla lezione a Rho Pero. E a sorpresa venerdì tra gli ospiti c’era anche Richard Gere, accompagnato dalla fidanzata. L’attore americano, 67 anni – in prima fila al fianco della compagna, la socialite spagnola Alejandra Silva, 32 anni – è buddista tibetano praticante ormai da decenni ed è anche un sostenitore dei diritti umani in Tibet. In mattinata il Dalai Lama, circondato dai monaci e seduto su una poltrona con i tradizionali simboli del buddismo tibetano, ha parlato dell’interdipendenza, uno dei punti chiave della filosofia buddista.

L’interdipendenza

Nella sua mattinata di insegnamenti, il Dalai Lama ha parlato di fronte a 9000 persone di due famosi testi composti da Lama Tzong Khapa, studioso, maestro, saggio e meditatore tibetano vissuto nel XIV secolo. Tra gli ascoltatori più attenti proprio Richard Gere, arrivato per la lezione delle ore 13. Nella prima parte, intitolata «Lode all’interdipendenza», Tenzin Gyatso ha affrontato uno dei punti chiave della filosofia buddhista, spiegando che l’esistenza di tutte le cose si fonda su una continua relazione con le altre e che niente e nessuno esiste in modo autonomo o indipendente. Di conseguenza, tutti i fenomeni mancano di un’esistenza intrinseca, ma al tempo stesso esistono. Questo pensiero – secondo gli insegnamenti impartiti dal Dalai Lama – permette di ottenere la saggezza capace di percepire la natura ultima delle cose, ovvero la vacuità, superando la nostra ignoranza innata che ci impedisce di vedere la realtà. Comprendendo inoltre che tutti gli esseri sono legati gli uni agli altri, questa consapevolezza è la base dell’amore, della compassione e dell’altruismo.

L’iniziazione

Dopo la pausa Tenzin Gyatso, il cui discorso è stato trasmesso in live stream e tradotto in otto lingue, ha dato spazio alle domande del pubblico, compresa quella di un bambino, che gli ha chiesto come affrontare il momento dell’intervallo a scuola: «Quando iniziate a giocare prova a tenere un volto contento e rilassato, poi vedrai – ha risposto al piccolo – che proprio per questo gli altri bambini si uniranno al tuo gioco». Nella seconda sessione il Dalai Lama ha commentato i tre principali aspetti del Sentiero delineati da Lama Tsong Khapa: la rinuncia, la mente dell’Illuminazione (Bodhicitta), la saggezza che realizza la vacuità.

Iniziazione di Avalokiteshvara – Milano, 22 ottobre 2016 https://www.youtube.com/watch?v=VvKckgMftYI

La cittadinanza onoraria

Sabato mattina il Dalai Lama, che ha ricevuto giovedì la cittadinanza onoraria di Milano, conferirà l’iniziazione di Avalokiteshvara, la rappresentazione della compassione di tutti i Buddha, che può essere ricevuta anche solo come benedizione da chi non è buddhista. La tre giorni milanese si concluderà nel pomeriggio con una conferenza pubblica su «L’etica secolare», in cui Sua Santità illustrerà il percorso che porta a trovare la fonte dell’autentica felicità, le cui basi sono in quei principi comuni che superano qualsiasi divergenza di opinione.

http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/16_ottobre_21/8mila-lezione-dalai-lama-66e4670a-9787-11e6-bd66-b2bce124488b.shtml

Dalai Lama cittadino di Milano, replica alla Cina: “Non cerco divisioni, solo rispetto per la nostra cultura”

Attimi di tensione attimi di tensione tra manifestanti, interviene la polizia. Il ministro degli Esteri cinese tuona: “A rischio le relazioni bilaterali”

“A volte sembra che dove vado, creo problemi”: scherza ma non troppo, il Dalai Lama, durante l’incontro in Arcivescovado a Milano con il cardinale Angelo Scola, il primo tra gli impegni istituzionali di questa trasferta a Milano, la quarta nella sua ‘carriera’ da leader spirituale. Il riferimento è all’incontro dei premi Nobel per la pace che si è tenuto a Roma nel 2014. Ma l’aria che tira oggi, tra Lombardia e Pechino è la stessa. Nel corso della giornata si registrano anche tensioni tra i sostenitori del ‘Tibet Libero’ e della Repubblica Popolare Cinese che ha richiesto l’intervento della polizia, ma non ci sono stati feriti. Intanto da Roma l’ambasciata cinese tuonava: “Il fatto che il Consiglio comunale, le altre istituzioni siano presenti con connivenza alla visita del Dalai Lama e gli conferiscano la cittadinanza onoraria ha ferito gravemente i sentimenti del popolo cinese”. Non è tutto: “Tutto ciò ha un impatto negativo sui rapporti bilaterali e sulle cooperazioni tra le regioni dei due Paesi”. Il caso diplomatico, esploso nei giorni scorsi, si inasprisce: “La Cina –  conclude la nota dell’ambasciata – con i suoi rappresentanti istituzionali , esprime forte rimostranza e ferma opposizione”.

La risposta del premio Nobel per la pace non si fa però attendere: “Non è vero che io sto cercando l’indipendenza del Tibet, né voglio separarlo dalla Cina – dice davanti a 2500 studenti agli Arcimboli – Nel passato erano due regioni divise e diverse, ma oggi vedo bene che ci sia un’unica entità. I tibetani potranno avere grandi vantaggi anche economici dall’unione con la Cina. Io stimo molto il popolo Han, sono grandi lavoratori. Amo come tutti il cibo cinese (a parte quando cucinano gli insetti). Noi tibetani chiediamo solo di avere il diritto a preservare la cultura buddista, la nostra religione, la lingua e un’ecologia anche sociale della terra. Ci saranno grandi benefici reciproci se le cose andranno così”. A chi gli chiede perché non prova a tornare in Tibet, Tenzin sorride allargando le braccia: “Vorrei tanto, ma in questo momento non è possibile.  La linea del governo cinese nei miei confronti è molto dura, quindi al momento non posso rientrare perché verrei arrestato. Ma spero in cambiamenti nel futuro, sono ottimista”. Ma la cittadinanza, nonostante le tensioni politiche, gli è stata conferita. Ed è stata accolta da un fortissimo applauso e da uno sventolio di bandiere tibetane. Il Dalai Lama ha accolto la cittadinanza con una battuta: “Adesso vorrei sapere quali sono i miei diritti e i miei doveri, anche se preferisco i diritti”. Fuori dal teatro, un piccolo presidio di protesta della comunità cinese contro la scelta del Comune. “Questo incontro – ha detto dal palco degli Arcimboldi il rettore della Bicocca Cristina Messa – non vuole offendere nessuno, tantomeno i nostri amati studenti cinesi”. Una ragazza si è alzata per fare una domanda sulla pace. E il leader buddista ha risposto sorridente come sempre: «Dobbiamo essere ottimisti – ha commentato il Dalai Lama – e ci sono stati segnali di miglioramento rispetto al secolo scorso, quando le guerre fra gli Stati vicini venivano dichiarate con una frequenza allarmante. Non è possibile risolvere i conflitti con altri conflitti. Le violenze di oggi derivano da errori di ieri, del secolo passato, e dalla distinzione erronea, quasi ossessiva, fra “noi” e “gli altri”: il sistema educativo potrebbe avere un grande ruolo nell’intervenire su questo problema e rendere le persone più consapevoli». Fuori dal teatro però un gruppo di attivisti della causa tibetana è stato intercettato da un centinaio di cittadini cinesi in presidio di protesta, tenuti a debita distanza dall’ingresso. Immediatamente sono volati insulti ma la polizia è intervenuta per separare il gruppetto di tibetani (5-6 persone con una bandiera tradizionale) riportando immediatamente la calma. Nessuno è rimasto ferito e la questura non ha avuto necessità di denunciare nessuna delle persone coinvolte. La calma è immediatamente tornata all’esterno del teatro. Prima c’era stato l’incontro con Scola. Un incontro scandito dall’armonia, dalla ricerca delle affinità e dal reciproco rispetto. Il Dalai Lama era arrivato con dieci minuti di anticipo in piazza Fontana, dove Scola lo aspettava nel cortile dell’Arcivescovado per un colloquio che ha emozionato entrambi i religiosi. Tenzin Gyatso appena sceso dall’auto si è inchinato davanti all’arcivescovo, gli ha baciato le mani e gli ha regalato la “sciarpa bianca della felicità”, un indumento tibetano tradizionale. Il cardinale ha ricambiato con una Madonnina d’oro e un libro su Sant’Ambrogio. Più rapido e riservato, invece, l’incontro con il sindaco Sala che ha atteso il leader a Linate. http://milano.repubblica.it/cronaca/2016/10/20/news/milano_dalai_lama-150174777/

Milano, 20 ottobre 2016 – Questa mattina, il Dalai Lama è arrivato a Milano. Dopo che il volo è atterrato all’aeroporto di Linate, la massima autorità spirituale buddista ha incontrato privatamente il sindaco Giuseppe Sala, poi si è diretto in Arcivescovado, dove lo ha accolto ilcardinale Angelo Scola. Qui si è tenuto un incontro interreligioso. E ha anche fatto un breve passaggio al Centro tibetano di Milano. Poi, la massima autorità spirituale buddista è andata al Teatro degli Arcimboldi,dove ha incontrato gli studenti dell’Università Bicocca e dove gli verrà conferita la cittadinanza onoraria di Milano. Proprio davanti al teatro, c’è stata una protesta della comunità cinese. Domani e sabato mattina il Dalai Lama terrà ai padiglioni 1 e 3 della fiera di Rho-Pero gli insegnamenti e le benedizioni, per poi concludere il programma con una conferenza pubblica, nel pomeriggio di sabato. Qui il sindaco di Rho, Pietro Romani, in fascia tricolore, gli conferirà anche la cittadinanza onoraria di Rho.

L’INCONTRO CON SCOLA – Il Dalai Lama è arrivato in Arcivescovado, dove è stato accolto dalCardinale Angelo Scola, cui ha fatto dono della sciarpa bianca tibetana. Insieme all’Arcivescovo di Milano, erano presenti monsignor Bressan, Vicario episcopale per la Cultura, la Carita’, la Missione e l’Azione Sociale, e una delegazione di vescovi della Diocesi.  Accompagnato da una delegazione di monaci e scortato dalla sicurezza, il Dalai Lama al suo arrivo ha stretto calorosamente le mani del cardinale, con cui si era già visto in diverse occasioni, ma mai in Curia. “Sono molto felice di essere qui”, ha detto ed è stato accompagnato al primo piano, nella Sala del Trono, per l’incontro interreligioso riservato.

Milano, il Dalai Lama incontra il Cardinale Scola https://www.youtube.com/watch?v=wYbOSitBOlw

20 ottobre 2016 L’incontro in Arcivescovado tra il card. Scola e il Dalai Lama https://www.youtube.com/watch?v=-IpD04xuZnY

DALAI LAMA – “ARMONIA RELIGIOSA” – “Il messaggio principale è quello di promuovere l’armonia religiosa. Purtroppo c’e’ chi si appropria del nome della religione per portare avanti conflitti. Invece i tratti comuni a tutte le religioni sono la pace e la tolleranza, l’amore e la compassione”. E’ il messaggio che il Dalai lama ha voluto subito comunicare, in Arcivescovado, quando il suo incontro con il cardinale Angelo Scola e fra le due delegazioni, buddista e della Diocesi, e’ stato aperto alla stampa. “Apprezzo molto quello che ha detto Scola e il mio impegno principale – ha detto – e’ quello di sviluppare l’armonia e di promuovere i valori umani. Siamo una grande famiglia di 7 miliardi di esseri umani e dobbiamo sviluppare i valori umani che sono dentro di noi per natura”.

DALAI LAMA – “SEMBRA CHE DOVE VADO CREO PROBLEMI” – “A volte sembra che dove vado, creo problemi”: scherza ma non troppo, il Dalai Lama, durante l’incontro in Arcivescovado. Il riferimento è all’incontro dei premi Nobel per la pace che si è tenuto a Roma nel 2014: “Inizialmente era previsto in Sud Africa, ma le autorità non mi diedero il visto e allora gli altri premi Nobel per solidarietà si rifiutarono di andare e gli organizzatori spostarono l’evento a Roma”. Ma “anche altre nazioni, anche buddiste, non mi hanno dato il visto perché buddista”.

SCOLA: “COMUNE CONFRONTO” – “Ho ringraziato molto il Dalai Lama per aver scelto Milano e ho inserito nel nostro dialogo il riferimento allo speciale momento che sta passando Milano, di effettivo risveglio, in cui le possibilita’ stanno generando una nuova responsabilita'”, ha detto Scola, nella parte conclusiva del suo incontro con Tenzin Gyatso.  “Questo ha permesso di rivolgere uno sguardo alla situazione mondiale e di auspicare un comuneconfronto nella generazione dell’amore, della pace e della tolleranza”.  “Ci siamo incontrati su un punto importante: le differenze nei contenuti nelle fedi – ha detto Scola – non vanno dimenticate o superate ma indagate. E sul piano pratico, siccome dobbiamo vivere insieme, possiamo trovare punti comuni e costruttivi sui temi della pace, dell’amore, del rispetto dei diritti dell’uomo e di uno sviluppo sociale giusto”

MADONNINA E LIBRO SUL PATRONO –  Al termine dell’incontro, nella Sala del Trono, per le foto di rito Tenzin Gyatso ha voluto tenere per mano il cardinale e i monsignori piu’ vicini a lui, fra gli altri Luca Bressan, Erminio De Scalzi, Gianantonio Borgonovo. Dalle mani dell’arcivescovo ha ricevuto la copia in miniatura della Madonnina,“simbolo della fede dei milanesi e punto di riferimento per tutta la citta'”, ha detto Scola, e il volume sul patrono Sant’Ambrogio.
L’INCONTRO CON IL SINDACO SALA – Prima di andare in Arcivescovado, il Dalai Lama ha avuto un incontro provato con il sindaco di Milano, Giusppe Sala, in aeroporto a Linate. Il primo cittadino, con indosso la tradizionale sciarpa bianca tibetana, segno di saluto e di buon auspicio, ha immortalato il momento della loro stretta di mano e ha postato una fotografia sul suo profilo Facebook. Accanto, la scritta: “Milano città aperta. Nel passato, nel presente e nel futuro”. http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/dalai-lama-1.2608336

Il Dalai Lama a Milano: ecco la mia giornata con il leader spirituale del Tibet

Tenzin Gyatso arriva alla fiera di Rho alle 9.30. Nessuno spinge, nessuno urla. Lui, sorride. Per Io Donna c’è la nostra inviata, nella doppia veste di giornalista e buddista praticante, di MICHAELA K. BELLISARIO

Dicono che il Dalai Lama si svegli presto al mattino: alle 3.30. E che vada a letto la sera verso le 18.30. Ovunque si trovi. Così, cerco di immaginarmi la sua routine mentre, in treno, alle sette del mattino, vado alla prima giornata della sua due giorni milanese a Rho fiera. A dispetto della location, fredda e dispersiva come solo un padiglione fieristico può essere, confesso di essere eccitata all’idea di vedere da vicino Tenzin Gyatso, 80enne, XIV Dalai Lama, reincarnato, secondo la dottrina tibetana, 13 volte in 600 anni. Confesso che seguo il buddismo (quello giapponese, però, non quello tibetano) e la curiosità è tanta. Del resto, l’ultima volta di Tenzin Gyatso a Milano era stata nel 2012.

Mi metto in fila e compro subito una sciarpa bianca, un Khatag di seta, a 5 euro: è un simbolo di benvenuto dicono i tibetani. Ovunque ci sono bancarelle con libri sul Dalai Lama, campane tibetane dal suono emozionante, incensi, collane e bracciali di sandalo. Tutto sembra interessante. «Grazie per la cittadinanza onoraria: quali sono i miei diritti?», ha chiesto il Dalai Lama al sindaco Sala quando gli ha offerto le chiavi della città al suo arrivo a Milano.

«Sorrideva sempre», racconta una giornalista mentre i volontari dell’Istituto Studi di Buddhismo Tibetano Ghe Pel Ling chiedono a noi cronisti e fotografi di accodarci per poterlo immortalare sotto il palco al suo arrivo alle 9.30. Ci sono 8mila persone assiepate al padiglione 3, dove il Dalai Lama darà i suoi insegnamenti spirituali. A colpo d’occhio la sala impressiona: tantissimi i giovani, ma non mancano le persone più anziane.

«Lo sai che non è vegetariano? Ha il suo chef personale: si chiama Gianni Tota, lavora al Major di Milano. Pensa, ama gli straccetti di cavallo», dice un fotografo a un altro. Gli straccetti di cavallo? Sarà che sono vegetariana, ma per qualche secondo non riesco a togliermi quest’immagine dalla testa. Il buddismo, ad ogni modo, non impone precetti. Pare che il Dalai Lama sia ghiotto anche di funghi e torta mimosa, leggo su Google mentre lo aspettiamo sotto il palco. E le voci si rincorrono: «Sta rilasciando un’intervista a Sky», «Sta lasciando l’albergo», «È qua!».

Alle 9.30 entra. Sul palco, a sinistra, ci sono file di monaci che meditano, si guardano intorno, qualcuno fa foto con l’iPad. A destra, ci sono gli ospiti. Quando entra, il Dalai Lama, sembra decisamente più giovane dei suoi 80 anni e poi, sì, è proprio vero: sorride sempre. La polizia controlla tutto e tutti, ma la massima autorità spirituale del Tibet si concede a chiunque voglia fotografarlo. Nessuno spintona, nessuno urla. Mi colpisce questo ordine, io abituata agli show di moda dove i nervi sono sempre tesi.

«Siamo fatti tutti allo stesso modo, siamo tutti uguali, abbiamo occhi, naso e bocca e vogliamo solo una cosa: essere felici. Nessuno vuole soffrire. Ma per essere felici dobbiamo coltivare la compassione. La natura dell’uomo ce l’ha per sua natura: non la proviamo forse quando ci abbracciamo e amiamo?», esordisce. Parla in inglese, seduto nella posizione del loto, e per due ore ininterrotte, fino alle 11.30, non smette. Parla a braccio, spiega concetti complicati, semplici in apparenza, ma complessi e dottrinali. Parla di concetti chiave della filosofia buddista: “La lode all’interdipendenza” e “I tre aspetti principali del sentiero”. (Per la mattina del 22 ottobre, invece, è prevista l’iniziazione di Avalokitesvara, una benedizione per stimolare compassione e gentilezza, come risposta all’intolleranza e alla violenza). Intanto, io fatico a seguirlo. Non sono l’unica, credo. Comincio a notare un via vai al bar. Poi, il traduttore spiega che quando il Dalai Lama medita tutto passa in secondo piano. «Altruismo, gentilezza amorevole e calma mentale favorita dalla meditazione sono gli ingredienti per una vita piena e significativa e sono alla portata di tutti: i problemi esistenziali possono, infatti, essere affrontati con un approccio positivo e con un’attitudine interiore che faccia leva sulla consapevolezza».

Non provo vibrazioni profonde, anche se medito da quattro anni e mezzo. O, almeno, credo. La fiera di Rho è davvero una location fredda. O forse la mia veste di cronista mi rende più “scientifica” e quindi critica osservatrice? Suppongo di sì, perché poi quando si arriva alla sessione di domande e risposte esplode e mi travolge tutta la sua umanità. Gli domandano: perché sono disabile? Perché sono depresso? Perché noi esseri umani soffriamo? Risponde a tutti, ripetendo che gioia e sofferenza esistono. Risponde che lui di problemi ne ha avuti tanti e parecchi, ma che non bisogna concentrarsi sul singolo istante di disagio ma lavorare su noi stessi.

Il sorriso, continuo, caloroso, disarmante e, forse, apparentemente beato del Dalai Lama, mi si imprime nel cuore. Al netto della retorica facile. Mentre mi rimetto in fila, a fine sessione, con i colleghi, per fotografarlo sotto al palco, penso che sarà questo il ricordo semplice e fondamentale che mi porterò a casa: la sua profonda umanità. «Quando sorridi, il tuo sorriso fa del bene a te, ma anche a chiunque ti veda mentre sorridi», ha detto una volta il Dalai Lama. Ed è così.

http://www.iodonna.it/attualita/appuntamenti-ed-eventi/2016/10/21/il-dalai-lama-a-milano-ecco-la-mia-giornata-con-il-leader-spirituale-del-tibet/

Dalai Lama a Milano: card. Scola, “Santità, la sua presenza è una benedizione”. La “vera arma capace di darci futuro è la preghiera”

Santità, la sua presenza a Milano e il suo insegnamento sono una benedizione. Permettono alla nostra città, che sta ancora raccogliendo i frutti di Expo 2015, di non di-menticare il grande compito che uomini e donne delle religioni hanno consegnato a quell’evento: ricordare all’umanità che senza cibo spirituale non c’è futuro per la vita”. Lo ha affermato il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano, ricevendo nel palazzo vescovile di piazza Fontana il XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso. Il Dalai Lama ha salutato il cardinale Scola che lo attendeva nel cortile dell’episcopio e gli ha fatto dono del kata, la sciarpa bianca simbolo di buon auspicio. Quindi il cardinale e il Dalai Lama, insieme alle loro delegazioni, hanno avuto un colloquio nella sala d’onore della curia, al termine del quale l’arcivescovo di Milano ha regalato all’ospite una riproduzione della Madonnina del Duomo. Nel suo intervento, Scola ha aggiunto: “Ci troviamo qui questa mattina a scambiarci i nostri saluti e i nostri auguri di pace, e sappiamo che questa è una condizione di privilegio: ci sono luoghi nemmeno troppo lontano da noi che nello stesso momento soffrono e vivono il dramma della violenza e della guerra. A loro va innanzitutto il nostro pensiero e il nostro impegno: come religioni non possiamo non testimoniare la nostra voglia di pace, il nostro desiderio di incontro e di dialogo, il nostro impegno per il riconoscimento e il sostegno reciproco”. E ancora: “A coloro che pensano di scrivere il futuro della storia con le armi della violenza, magari anche invocando in modo menzognero il nome di Dio, questo nostro incontro intende ricordare che la vera arma capace di darci futuro è la preghiera: così insieme portiamo il nostro contributo reale ed operoso per un futuro di pace, per un mondo di pace”.
Scola più avanti ha affermato: “Prendersi cura della nostra casa comune, il mondo; prendersi cura e custodire il mistero che ogni persona umana è per tutte le altre, invogliare ad una vita sobria e capace di ricercare il mistero dell’amore e della compassione che ci abita: sono proprio tanti i passi che possiamo fare, e che a Milano abbiamo imparato a percorrere insieme in questi dieci anni di vita del Forum delle Religioni. La sua presenza in questi giorni, Santità, è sicuramente un incoraggiamento a procedere ancora più spediti in questo cammino di dialogo e di annuncio al mondo”. http://agensir.it/quotidiano/2016/10/20/dalai-lama-a-milano-card-scola-santita-la-sua-presenza-e-una-benedizione-la-vera-arma-capace-di-darci-futuro-e-la-preghiera/

Dalai Lama: umanità individuo al centro di un nuovo sistema educativo

Milano, 20 ott. (AdnKronos) – “Il mio impegno fondamentale per migliorare il mondo su cosa si basa? Credo che la cosa più importante sia l’istruzione”. Così il Dalai Lama, in occasione della sua lectio magistralis all’Università Bicocca a Milano, in un passaggio del suo intervento. “Dobbiamo agire – spiega – iniziando dall’asilo e fino alla università”. Ma la cosa fondamentale, avverte, è che oggi “l’istruzione mondiale è troppo diretta a un sistema materialistico e non tiene presente quella che è l’umanità dell’individuo. A questo è unito il concetto dell’etica secolare. Non un’etica laica, ma rispetto per tutte le religioni, anche rispetto per coloro che non appartengono a nessuna religione”.

Il capo spirituale tibetano spiega poi che “in India, con le università americane e indiane, stiamo sviluppando un curriculum di studi, un percorso educativo che parte dall’asilo e arriva fino all’università che tiene conto anche di scoperte scientifiche moderne, che si basa sugli individui non sulle religioni, pensa all’individuo all’interno della nella nostra società”. http://www.sardegnaoggi.it/adnkronos/2016-10-20/6f24f28c0b4d97540c8d8c35e02c71ab/Dalai_Lama_umanit_individuo_al_centro_di_un_nuovo_sistema_educativo.html

Non è forse troppo noto, ma per i suoi primi seguaci e per tutta la tradizione buddhista il principe Siddhartha è divenuto il Buddha, lo “Svegliato”, l’Illuminato precisamente per avere visto l’assenza di realtà propria, di realtà stabile, in ogni fenomeno e l’“interdipendenza” dei fenomeni. Questa conoscenza è stata poi indagata, articolata, sperimentata nel corso dei millenni e si presenta oggi come una convinzione forte, duttile, altamente benefica. Non stupisce allora che Sua Santità il Dalai Lama vi dedichi un’intera mattinata (quella di venerdì 21 ottobre) dell’ammaestramento che offrirà a Milano al termine della prossima settimana.

Di che cosa si tratta? Come è apparsa al Buddha la verità delle cose? Ossia, com’è fatta per lui la manifestazione? Ogni fenomeno è generato da fattori di esistenza che si sollecitano a vicenda provocando le parvenze istantanee che costituiscono l’intero universo percepibile. Questi fattori sono simili – per intenderci – agli atomi di Democrito o di Lucrezio, ma se ne distinguono per una differenza radicale: gli atomi sono reali, nel senso pieno del termine, cioè metafisicamente; esistono autonomamente, indipendentemente dal combinarsi, disaggregarsi, essere o meno percepiti. I fattori di esistenza no! Sono appunto fattori, impulsi, che generano la manifestazione solo reciprocamente sollecitandosi per un istante. Ad esempio: in questo momento, i fattori di esistenza del testo sul giornale che state leggendo, combinandosi con quelli della facoltà visiva di ciascuno di voi, generano il fenomeno della lettura. Una infinita serie di relazioni identiche a questa genera la manifestazione intera, non solo sul piano fisico, ma anche su quelli psichico e mentale.

Che cosa ne consegue? Il numero, la velocità e la frequenza delle mutue sollecitazioni sui vari piani è tale da provocare l’illusione di una realtà sostanziale che si manifesta e di un soggetto che la conosce. Ciascuno di voi conclude (o presuppone) istintivamente: io (soggetto conoscente) vedo e capisco l’articolo de «Il Sole» (oggetto conosciuto) che sta nelle mie mani, o appoggiato su un tavolino in questa stanza, o in giardino (mondo esistente in sé). La conclusione, almeno agli occhi del Buddha, è assolutamente illegittima: nulla esiste sostanzialmente. Per tornare all’esempio: non esiste di per sé il testo dell’articolo, non esistono coloro che lo leggono, solo si manifesta ora, qui, il fenomeno della visione (lettura). In altre parole, la successione istantanea e incessante di questi abbinamenti di fattori di esistenza, un po’ come per le singole immagini distaccate di un fumetto, scorre con tale velocità da darci l’illusione di un soggetto stabile, ciascuno di noi, e di un mondo stabile che possono talora subire dei mutamenti. L’intera manifestazione, e ogni suo aspetto, è invece per il Buddha istantanea e impermanente, quindi in ogni momento mutevole, come ricorda un testo più tardo con immagini suggestive: «Proprio come nella vasta sfera dell’etere che è puro vuoto, le stelle, le tenebre, la luce e il miraggio, la rugiada, la schiuma, i lampi e le nubi, emergono, divengono visibili e poi svaniscono come le sembianze di un sogno così si devono considerare tutte le cose dotate di una forma individuale». Le forme individuali sono infatti “vuote” di sostanza propria: è quello che i filosofi del “Grande Veicolo” chiamano “vacuità”; le cose non sono irreali, ma non hanno, nessuna, un nucleo stabile, identico a se stesso, eterno.

L’incessante movimento che genera la manifestazione è autonomo e impersonale. In esso ogni fenomeno, apparentemente semplice come una foglia che cade dal ramo, o invece complesso come il momento di una relazione interpersonale o un ecosistema in una circostanza data, non esiste mai di per sé, ma risulta soltanto, istante per istante, dall’aggregazione di fattori che, esaminando a fondo il processo, coinvolgono l’universo intero. In altre parole, tutte le cose sono prive di esistenza intrinseca e la loro manifestazione si fonda su una continua serie di relazioni con altre; l’apparire di una determina (o meglio sollecita) necessariamente l’apparire di un’altra in una rete di sequenze causali che dà le vertigini: la consapevolezza di questa catena causale, dell’“interdipendenza”, costituisce per la tradizione buddhista la vittoria sull’ignoranza, il “risveglio”.

Per gli esseri senzienti, e gli esseri umani in particolare, le conseguenze di questa realtà delle cose sono incalcolabili, soprattutto sul piano etico; a questo tema appunto Sua Santità dedica da qualche anno la sua riflessione fervida e distaccata a un tempo, come pure la sua testimonianza di vita, e dedicherà a Milano la lezione conclusiva di sabato 22 nel pomeriggio. Se tutti gli esseri sono legati gli uni agli altri, e al mondo naturale, un comportamento incentrato su di sé è completamente illogico; anche perché nella rete infinita dell’interdipendenza nulla va perso: non solo un’azione, ma anche un pensiero o un’intenzione malevola non si esaurisce, non rimane per niente senza effetti, ma provocherà conseguenze nocive, magari lontanissime da chi ha innescato la catena negativa. Vale fortunatamente, e nella stessa misura, o forse in misura superiore, l’opposto: anche l’atto, l’intenzione, il pensiero improntato per esempio alla benevolenza o alla gratitudine, sono necessariamente fattori di conseguenze positive. Questa consapevolezza è il fondamento dell’altruismo, della compassione, dell’amicizia spirituale, dell’amore, sentimenti preziosi e forieri, innanzi tutto per chi li coltiva, di serenità, di pace e, come dichiara il Dalai Lama con il titolo stesso della sua lezione, di “autentica felicità”.

http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2016-10-14/ogni-cosa-e-concatenata–193828.shtml?uuid=ADwe6CaB&refresh_ce=1

Richard Gere dal Dalai Lama a Milano

C’è anche Richard Gere, accompagnato dalla fidanzata Alejandra Silva, tra i 9000 partecipanti alle lezioni del Dalai Lama, oggi alla Fiera di Rho (Milano). Il celebre attore – in prima fila da questa mattina al fianco della bionda e bella compagna, una 32enne socialite spagnola – è buddista praticante ormai da decenni ed è anche un sostenitore dei diritti umani in Tibet. In mattinata il Dalai Lama – circondato dai monaci e seduto su una poltrona con i tradizionali simboli del buddismo tibetano – ha parlato dell’interdipendenza, uno dei punti chiave della filosofia buddista. Dopo la pausa, Sua Santità si è offerto di rispondere alle domande del pubblico, compresa quella di un bambino, che gli ha chiesto come affrontare il momento dell’intervallo: “quando iniziate a giocare prova a tenere un volto contento e rilassato, poi vedrai – ha risposto al piccolo – che proprio per questo gli altri bambini si uniranno al tuo gioco”. http://www.ansa.it/lombardia/notizie/2016/10/21/richard-gere-dal-dalai-lama-a-milano_bc1d48b8-c556-41de-9697-1bc2ae7b0dd0.html

Il Dalai Lama in Italia. Una riflessione.

L’ottimismo del Dalai Lama. Il Dalai Lama ha incontrato giovedì 20 ottobre i giovani studenti a Milano. La conferenza riguardava “Etica e consapevolezza” ma naturalmente è stata l’occasione per rispondere alle domande del pubblico che spaziavano dalla guerra, al futuro del pianeta, dal Tibet all’Europa, dalle religioni alle paure per il futuro e soprattutto la domanda era “cosa possiamo fare per migliorare la nostra vita?”.
Il Dalai Lama con il suo sorriso ha spiazzato chi si aspettava insegnamenti e il rigore di una autorità spirituale e ha parlato con semplicità direttamente al cuore di ciascuno.
Ha richiamato ciascuno alla propria responsabilità senza indicare facili o illusorie soluzioni, e lo ha fatto per le religioni come per le nazioni, per le donne e gli uomini come per i giovani.
Al Dalai Lama è permesso dire che è inutile chiedere a Dio ciò che compete all’uomo. Se i problemi sono creati dall’uomo chi altro li dovrebbe risolvere? A che serve pregare un Dio chiedendogli quello che ciascuno dovrebbe fare?
In nome delle religioni non si possono combattere delle guerre, ma ogni religione ha qualcosa che riguarda l’amore e non sono allora le religioni il problema. Ma l’etica deve essere un bisogno che prescinde dalle religioni stesse, il Dalai Lama ha parlato del confronto con esponenti religiosi, del mondo scientifico e di quello della cultura e della politica per costruire un’idea di un’etica che sia condivisa dall’umanità a prescindere che uno abbia o meno un credo religioso. Un’etica che parta dal superamento della divisione tra l’Io e gli altri che è alla base di ogni conflitto e che si ponga come comune impegno quello di salvare l’ambiente e trasformare il pianeta in un’unica Comunità.
Ogni cultura, a partire da quella tibetana oggi a rischio di cancellazione, va salvaguardata, ogni sensibilità rispettata ma non per contrapporle, non per ribadire supremazie ma per arricchire ciascuno nel confronto con gli altri.
Il Dalai Lama non propone il Buddismo come una soluzione, e nemmeno propone l’indipendenza come soluzione per il Tibet, perché non abbiamo bisogno di confini ma di comune libertà.
Solo il Dalai Lama riesce ad essere ottimista rispetto alle guerre e alla violenza che lacera il mondo. Ha parlato dell’Europa come una cosa impensabile dopo le due guerre mondiali eppure è stata costruita anche se siamo a metà del percorso. Ha parlato della durezza con la quale il governo cinese respinge il dialogo, ma riesce sempre a vedere un motivo di speranza nel fatto che ci sono anche cinesi che si rivolgono a lui come guida spirituale. Quando dice che i cinesi hanno bisogno dei tibetani non è esattamente quello che vediamo nelle manifestazioni contro di lui organizzate dalle comunità cinesi ma chiede di guardare oltre e in profondità. La ricerca della felicità ci dice è una cosa che riguarda tutti e non c’è felicità nell’odio, nella guerra e nemmeno nel possesso e nell’accumulazione.
Il Comune di Milano ha conferito al Dalai Lama la cittadinanza onoraria ma lui sembrava dirci che è più interessato ad essere cittadino vero, di poter esserlo nel suo Tibet e di poter essere cittadino del mondo.
Gli studenti che hanno accolto il suo messaggio sono stati colpiti dalla serenità di una persona che pur portando su di se la sofferenza di un popolo riesce a sorridere ai potenti del mondo e a preoccuparsi che il suo traduttore abbia un bicchiere d’acqua o che ognuno possa sedersi.
Non c’è sofferenza del corpo che non possa essere affrontata con la forza e la serenità dell’animo, ma non c’è benessere del corpo che possa compensare la sofferenza dell’animo. E non c’è contemplazione e amore che abbia senso se non è universale. Perché bisogna essere consapevoli, bisogna analizzare bene ogni cosa, e ci vuole molto impegno e fatica, non certo i facili percorsi della modernità, se si vuole avere poi la forza di non rimanerne schiacciati. Per questo il Dalai Lama insiste con l’educazione e la necessità di cambiare l’istruzione perché è nei bambini che abbiamo il futuro e la possibilità che sia migliore per tutti.
Sono convinto che chi esce più arricchito dagli incontri con il Dalai Lama sono proprio i giovani perché non entrano nei palazzetti sperando di avere qualche illuminazione o chiedendo consigli per trovare la serenità, entrano senza aspettative e proprio per questo escono con qualche domanda in più sulla loro vita e sul futuro del mondo. Ed escono con un po’ più di consapevolezza rispetto a quanto possono e debbono fare. Perché solo se ci convinciamo che il futuro non compete solo ai potenti e che dipende anche da ciascuno di noi potremo accantonare disperazione e depressione e condividere l’ottimismo del Dalai Lama.

Roberto Pinter (Trentino For Tibet) http://www.trentinofortibet.it/il-dalai-lama-in-italia-una-riflessione/

Iniziazione di Avalokiteshvara – Milano, 22 ottobre 2016 https://www.youtube.com/watch?v=VvKckgMftYI

Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama – Milano 21 ottobre 2016 (sessione del mattino https://www.youtube.com/watch?v=Z3KMOL3BjNk

Teachings from Milan – Session 3 – English Translation https://www.youtube.com/watch?v=ydGHSsStpuw

Dalai Lama’s talk on “The Source of Genuine Happiness” in Milan, Italy on October 22, 2016 https://www.youtube.com/watch?v=i9RueGrD–I

Conferenza Pubblica: La fonte dell’autentica felicità – Milano, 22 ottobre 2016 https://www.youtube.com/watch?v=nNALTSB-HB0

Milano, il Dalai Lama incontra il Cardinale Scola https://www.youtube.com/watch?v=wYbOSitBOlw

20 ottobre 2016 L’incontro in Arcivescovado tra il card. Scola e il Dalai Lama https://www.youtube.com/watch?v=-IpD04xuZnY

Dalai Lama – Visit to Ghe Pel Ling https://www.youtube.com/watch?v=KJi7B6D1nXQ

L’arrivo del Dalai Lama al Teatro degli Arcimboldi 20 ott 2016 https://www.youtube.com/watch?v=mHSNIZTPZLQ

Etica e consapevolezza in un mondo globale – Incontro con il XIV Dalai Lama al Teatro degli Arcimboldi, organizzato dall’Università di Milano-Bicocca e dall’Istituto Studi di Buddhismo Tibetano Ghe Pel Ling https://www.youtube.com/watch?v=6YxOEJ5gXrQ


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