Sua Santità il Dalai Lama: Il clima in Tibet rimane estremamente cupo e repressivo”Richard Gere a Milano per il Dalai Lama: «Davanti a lui come uno studente. Qui c'è inclusione»
Milano, Richard Gere all’incontro con il Dalai Lama: “Lui ci fa sentire tutti fratelli”
L’attore americano parla davanti alle 13mila persone radunate in attesa della cerimonia che conclude la tre giorni del leader tibetano. “Qui ci sentiamo tutti benvenuti. E’ un grande abbraccio collettivo che ci unisce”
di Zita Dazzi. C’era anche Richard Gere, in prima fila, alla Fiera di Rho per l’appuntamento con il Dalai Lama che ha concluso la tre giorni del leader religioso tibetano a Milano. E l’attore, da anni impegnato per difendere i diritti della popolazione tibetana nella lotta per l’indipendenza, ha preso la parola dal palco prima della cerimonia guidata da Tenzin Gyatso. “Siamo qui in 13mila – ha detto Gere – e sembriamo in 10 persone in tutto, perché quando c’è sua Santità si crea sempre questa atmosfera speciale che fa sentire tutti uniti, tutti fratelli, con lo stesso cuore e le stesse intenzioni, gli stessi bisogni e lo stesso animo”, ha detto il protagonista di tanti film hollywoodiani, adesso quasi refrattario alla sua stessa notorietà. Richard Gere è salito sul palco e ha fatto un breve intervento prima dell’inizio della conferenza pubblica del premio Nobel per la Pace-
Dovunque lui va si crea questa atmosfera meravigliosa che vediamo oggi qui – ha proseguito l’attore – una sensazione di calore, di unità, di intensità, ci sentiamo tutti in grado di abbracciare il mondo e gli altri esseri umani. Ci sentiamo tutti benvenuti, inclusi, facenti parte di un insieme. C’è una sensazione di inclusione ognuno con le sue specificità, le sue diversità, le sue fragilità, per questo qui ci sono rappresentanti di tutte le fedi, cristiani, musulmani, ebrei, sufi. Qui abbiamo la piena dimostrazione che noi esseri umani siamo fatti per stare assieme ed essere una cosa sola”. La benedizione del Dalai Lama: in 13mila a Milano, Richard Gere tra i monaci
“In questo momento – ha spiegato ancora Richard Gere – mi viene in mente questo poema di Rumi che cito a memoria e che dice: ‘Vieni tu, vieni, chiunque tu sia, qualunque sia la tua origine, vieni tu, vieni, qualunque sia la tua disperazione, vieni con noi’. Ecco noi cadiamo e sbagliamo e rompiamo tante volte il nostro voto, ma lo stesso siamo chiamati ad andare avanti assieme con le nostre debolezze, i nostri sbagli, il nostro desiderio spasmodico di felicità. Siamo qui tutti uniti in un grande abbraccio, con sua Santità, come fratelli. E poi questo – ha concluso – è un momento speciale perché i tibetani in fondo sono un po’ gli italiani asiatici. E questo ci rende più felici ancora di questo incontro qui a MIlano, in questa bellissima città”.Poi è seguito un affettuoso abbraccio fra lui e il XIV Dalai Lama, che l’ha definito “un mio carissimo amico da tanto tempo”.
http://milano.repubblica.it/cronaca/2016/10/22/news/milano_dalai_lama_richard_gere-150344233/
Il Dalai Lama a Milano incontra Sala e Scola, protesta cinese: “Impatto negativo sui rapporti””
Il ministero degli Esteri: “Salvaguardate le nostre relazioni”. L’ambasciata minaccia conseguenze. La risposta del religioso: “Le solite minacce, il Tibet spina per Pechino”
Il Dalai Lama è arrivato all’Arcivescovado di Milano dove è stato accolto dal Cardinale Angelo Scola, cui ha fatto dono di una sciarpa bianca. La massima autorità spirituale buddista è atterrata questa mattina all’aeroporto di Linate, dove ha avuto – come confermato dal suo entourage – un breve incontro riservato con il sindaco, Giuseppe Sala. All’arcivescovado è stato accolto da monsignor Bressan e da una delegazione di vescovi della Diocesi. dove riceverà la cittadinanza onoraria – e agli incontri col sindaco Giuseppe Sala e il cardinale Angelo Scola. «Speriamo – ha detto Hua in conferenza stampa – che i vari Paesi possano rispettare la posizione della Cina e ci auguriamo possano prendere iniziative tangibili a tutela della reciproca fiducia per salvaguardare le relazioni bilaterali».
L’ambasciata cinese a Roma fa un passo in più e minaccia ripercussioni: «Il fatto che il Consiglio Comunale di Milano, le altre Istituzioni e persone siano presenti con connivenza alla visita del Dalai Lama a Milano e conferiscano a lui la Cittadinanza Onoraria, ha ferito gravemente i sentimenti del popolo cinese». Tutto ciò ha un impatto negativo sui rapporti bilaterali e sulle cooperazioni tra le regioni dei due Paesi. La Cina, con i suoi Rappresentanti Istituzionali, esprime forte rimostranza e ferma opposizione».
La risposta del Dalai Lama è stata asciutta: «Alcuni protestano perché non sanno cosa sto promuovendo, altri sono organizzati dalle ambasciate cinesi per creare queste problematiche». Le proteste, ha detto, «sono un fatto molto normale, che avviene sempre». «Il clima in Tibet rimane estremamente cupo e repressivo, caratterizzato da controlli costanti sui tibetani ai quali sono negati molti diritti umani fondamentali», dichiara il Dalai Lama. «Lo ammettano o no, il Tibet resta una spina per la Cina che intende svolgere un ruolo importante nel mondo». Parlando di guerre ed esuli in Medio Oriente, il Dalai Lama invita a guardare «gli esempi di gente qualunque che in tutto il mondo mostra grande compassione verso le sofferenze dei profughi, coloro che li hanno salvati dal mare e quanti li hanno accolti o fornito amicizia e sostegno, come nel vostro Paese». Tuttavia, evidenzia, «se è dovere di tutti aiutarli in ogni modo possibile, accogliere i rifugiati in numero schiacciante non è una soluzione pratica. L’intera popolazione del Medio Oriente non può muoversi in massa verso l’Europa. Più importante nel lungo termine è riportare la pace nelle terre dalle quali stanno fuggendo in modo che possano poi tornare a casa». Infine, Tenzin Gyatso si dice «in disaccordo con chi parla di `terroristi islamici´. I terroristi sono terroristi e basta le cui azioni spaventose sono in contrasto con tutti gli insegnamenti religiosi e i codici del buonsenso».
http://www.lastampa.it/2016/10/20/italia/cronache/il-dalai-lama-a-milano-vede-sala-e-scola-protesta-la-cina-LU4RxJqlKAdrgp9BQK5oQM/pagina.html
Dalai Lama a Milano, Tenzin Gyatso riceve la cittadinanza onoraria. La Cina protesta: “La scelta del Comune ci ferisce”
La massima autorità del buddismo tibetano nel capoluogo lombardo. Prima l’incontro riservato con Sala a Linate, poi col cardinale Scola in Arcivescovado. Manifestazione di rimostranza della comunità cinese nei pressi del teatro Arcimboldi, mentre la diplomazia di Pechino rilascia dichiarazioni indignate: “Tutto ciò ha un impatto negativo sui rapporti bilaterali”. Ma il monaco minimizza, e cita Berlinguer
Una visita annunciata da tempo, e che non ha mancato di generare tensioni. Il Dalai Lama è arrivato a Milano, dove riceverà la cittadinanza onoraria. Decisione che ha provocato le prevedibili proteste contro la massima autorità del buddismo tibetano ad opera del governo di Pechino e della comunità cinese, numerosa e ben radicata nel capoluogo lombardo.
Ad accogliere Tenzin Gyatso è stato, in mattinata, Beppe Sala: tra i due si è svolto un breve incontro riservato in un locale dell’aeroporto di Linate. “Milano città aperta. Nel passato, nel presente e nel futuro”, ha scritto il sindaco in un post su Facebook. Accompagnato da una delegazione di monaci e scortato dalla sicurezza, il Dalai Lama ha poi raggiunto l’Arcivescovado di Milano, dove è stato ricevuto da monsignor Bressan e da una delegazione di vescovi della Diocesi. Poi l’incontro col cardinale Angelo Scola, al quale Tenzin Gyatso ha offerto in dono la Kata, la cosiddetta sciarpa bianca della felicità, indumento tipico del cerimoniale civile e religioso del buddismo tibetano.
Milano, il Dalai Lama incontra il Cardinale Scola https://www.youtube.com/watch?v=wYbOSitBOlw
20 ottobre 2016 L’incontro in Arcivescovado tra il card. Scola e il Dalai Lama https://www.youtube.com/watch?v=-IpD04xuZnY
Nel frattempo, però, un gruppo di attivisti cinesi residenti a Milano ha dato vita, nei pressi del teatro Arcimboldi, ad una protesta contro il conferimento della cittadinanza onoraria a Tenzin Gyatso. È stato organizzato un piccolo presidio, raccolto intorno ad uno striscione rosso su cui si legge “Il Tibet è Cina. La Cina è il Tibet da secoli”. Proprio la questione tibetana, com’è noto, è al centro delle tensioni tra il Dalai Lama e Pechino, che contesta il ruolo politico ricoperto Tenzin Gyatso. “La nostra posizione è chiara: ci opponiamo con forza a ogni contatto e incontro con funzionari di altri Paesi”, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying. “Speriamo – ha detto Hua in conferenza stampa – che i vari Paesi possano rispettare la posizione della Cina e ci auguriamo possano prendere iniziative tangibili a tutela della reciproca fiducia per salvaguardare le relazioni bilaterali”. Ancora più esplicita la protesta dell’ambasciata di Pechino a Roma. “Il fatto che il Consiglio Comunale di Milano, le altre Istituzioni e persone siano presenti con connivenza alla visita del Dalai Lama a Milano e conferiscano a lui la Cittadinanza Onoraria, ha ferito gravemente i sentimenti del popolo cinese”. Nella nota ufficiale si precisa inoltre che “tutto ciò ha un impatto negativo sui rapporti bilaterali e sulle cooperazioni tra le regioni dei due Paesi. La Cina, con i suoi Rappresentanti Istituzionali, esprime forte rimostranza e ferma opposizione. Il quattordicesimo Dalai Lama – si legge ancora – non è una figura puramente religiosa, ma è un politico in esilio che da anni si presenta in veste religiosa nello svolgimento delle attività separatiste contro la Cina”.
L’arrivo del Dalai Lama al Teatro degli Arcimboldi 20 ott 2016 https://www.youtube.com/watch?v=mHSNIZTPZLQ
Etica e consapevolezza in un mondo globale – Incontro con il XIV Dalai Lama al Teatro degli Arcimboldi, organizzato dall’Università di Milano-Bicocca e dall’Istituto Studi di Buddhismo Tibetano Ghe Pel Ling https://www.youtube.com/watch?v=6YxOEJ5gXrQ
Proteste che il Dalai Lama liquida comunque come “un fatto molto normale” che “avviene sempre”. Alcune di queste rimostranze sarebbero in realtà, secondo Tenzin Gyatso, “organizzate apposta dalle ambasciate cinesi per creare questo tipo di problematiche”. Quanto alla questione politica al centro delle tensioni diplomatiche, rispondendo alle domande dei cronisti in occasione dell’incontro col cardinale Scola, il Dalai Lama ha precisato: “Io non promuovo l’indipendenza del Tibet. Anzi, noi vogliamo restare insieme alla comunità cinese, ma ci sono molti testardi che dicono che io sono separatista, ma non lo sono”. “I cinesi – ha proseguito Tenzin Gyatso – sono più preoccupati per il Dalai Lama di quanto lo sia il Dalai Lama per il Dalai Lama stesso. Se siete tanto preoccupati per la reincarnazione del Dalai Lama – ha continuato, rivolgendosi direttamente a chi lo contesta – dovreste prima accettare il sistema della reincarnazione e poi pensare alla prossima reincarnazione di Mao Tse Tung e Den Xiaoping. I cinesi comunisti devono accettare una rinascita”. Criticando poi l’ateismo propagandato dal regime cinese, il Dalai Lama ha fatto riferimento al leader storico del Pc: “Mi hanno detto che Berlinguer aveva tanto rispetto per le religioni e portava la moglie in macchina in chiesa tutte le domeniche. Ho apprezzato molto”. http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10/20/dalai-lama-a-milano-tenzin-gyatso-riceve-la-cittadinanza-onoraria-la-cina-protesta-la-scelta-del-comune-ci-ferisce/3110513/
Il Dalai Lama a Milano: «Dite alla Cina che non vogliamo l’indipendenza del Tibet»
Milano – “A volte sembra che dove vado, creo
problemi”. Il Dalai Lama ironizza. E’ appena arrivato a Milano, accolto all’aeroporto dal sindaco Sala. Un incontro breve ma significativo, viste le dure proteste della Cina. “Persino i Paesi buddisti, Giappone a parte, non mi danno il visto”. Come dire che la sua condizione di profugo tibetano resta sempre difficile. Il buonumore però non lo abbandona come dimostra anche più tardi quando arriva super scortato nella sede dell’arcivescovado dove ci sono il cardinale Angelo Scola e la
delegazione dei vescovi ad attenderlo con tutti gli onori per il primo appuntamento formale della giornata. Il XIV Dalai Lama insiste molto sul dialogo e sulla compassione, afferma che il clima interreligioso in questi ultimi vent’anni è sostanzialmente migliorato e che se tutti facessero la loro parte, la terra sarebbe un paradiso terrestre. “Dobbiamo tutti lavorare per migliorare l’umanità”. E le proteste della Cina? “Organizzate dall’ambasciata cinese. Forse a Pechino non sanno che noi non cerchiamo l’indipendenza del Tibet. Se potete, fateglielo sapere voi. Qualche testone continua a pensare che io sia un separatista ma non è vero”. Il Dalai Lama, infatti, da tempo propone una terza via che riguarda l’autonomia del Tibet, una regione strategica per il futuro per via delle immense riserve di acqua dolce custodite delle nevi eterne dei ghiacciai. Gli viene anche chiesto se è rimasto deluso a non essere stato invitato da Papa Francesco ad Assisi per il trentesimo anniversario del primo raduno interreligioso. La faccenda il leader del buddismo tibetano la ha archiviata con filosofia. “Il Vaticano probabilmente e’ preoccupato
per la sorte dei cristiani in Cina. E’ una preoccupazione genuina che
va rispettata e io non voglio creare nessun problema o preoccupazione
in quella direzione”. Intanto la portavoce del ministero degli Esteri, Hua
Chunying, a proposito della visita del Dalai Lama a Milano, lancia messaggi nemmeno troppo velati all’Italia a “rispettare la
posizione della Cina; ci auguriamo possa prendere iniziative
tangibili a tutela della reciproca fiducia per salvaguardare le
relazioni bilaterali”.
Giovedì 20 Ottobre 2016 – Ultimo aggiornamento: 21-10-2016 18:14 http://www.ilmessaggero.it/primopiano/vaticano/dalai_lama_milano_dite_cina_non_vogliamo_indipendenza_tibet-2036925.html
LA CONSEGNA DELLE CHIAVI DELLA CITTA’
Dalai Lama, il giorno della cittadinanza. Palazzo Marino: «Nessun imbarazzo»
Non cambia il cerimoniale dopo la contestazione dei cinesi. L’incontro con Scola, di Rossella Verga
Il sindaco andrà a prenderlo a Linate e gli stringerà la mano. Con buona pace dei cinesi. Le proteste dell’ambasciata e della comunità milanese non hanno modificato i programmi istituzionali legati alla visita del Dalai Lama, che sarà in città fino a domenica e che giovedì agli Arcimboldi riceverà la cittadinanza onoraria. Alle 9.30 Giuseppe Sala incontrerà sua Santità Tenzin Gyatso in una saletta privata messa a disposizione dalla Sea in aeroporto, poi la massima autorità spirituale del buddismo tibetano raggiungerà l’Arcivescovado, dove l’accoglierà il cardinale, Angelo Scola, e dove è previsto un incontro con la stampa.
«Nessun imbarazzo» da parte del sindaco per la visita del Dalai Lama. «Per gestire dei buoni rapporti si deve essere in due – ha spiegato in relazione alle polemiche – e noi, rispetto alla comunità cinese, abbiamo sempre offerto grande collaborazione e grande vicinanza, quindi credo che debba essere lo stesso anche dall’altra parte». Sala riconosce che la visita di Tenzin Gyatso per la comunità cinese «possa essere un problema». «Ma certamente – ha aggiunto – rispetto quel che è stato deciso dal precedente consiglio comunale. E poi vi dico che lo incontrerò anche io. Ciò non toglie che considero la comunità cinese estremamente importante nella vita economica della città di Milano». E non si aspetta ripercussioni, il sindaco. Del resto il conferimento della cittadinanza onoraria è stato votato dall’assemblea municipale quando il primo cittadino era Giuliano Pisapia. Oggi sarà il presidente del consiglio comunale, Lamberto Bertolè, a consegnare simbolicamente le chiavi della città al Dalai Lama, in occasione dell’incontro con gli studenti delle università (2.400 iscritti ed evento full) organizzato dalla Bicocca e in programma dalle 13 gli Arcimboldi. La comunità cinese milanese conferma il presidio di protesta, considerando un’offesa l’attribuzione della cittadinanza, «un’iniziativa che non tiene conto dell’effettiva realtà storica e attuale del rapporto tra la Cina e la regione del Tibet e presenta la figura del Dalai Lama non semplicemente come esponente religioso ma come capo di uno stato che in realtà non esiste». Scola si tiene a distanza dalle polemiche. «Il momento di domani (oggi per chi legge, ndr ) si inserisce nella sensibilità del dialogo interreligioso – ha puntualizzato il Cardinale -. Il Dalai Lama passa da Milano e lo saluto, con tutto il resto io non c’entro». Era stata la Lega a presentare a Palazzo Marino la proposta per la cittadinanza onoraria, primo firmatario l’ex consigliere Luca Lepore. «Rinnovo l’invito – ha rilanciato – che feci nel dibattimento all’ex sindaco Pisapia, difensore dei diritti per tutti, che possa essere presente quando con il conferimento della cittadinanza ad un uomo che lotta per la propria indipendenza e autonomia eleveremo Milano a città modello». Domani e sabato il Dalai Lama sarà alla Fiera di Rho-Pero «a portare il suo messaggio per la pace e per un’autentica felicità». Due giorni di insegnamenti aperti promossi dall’Istituto studi di buddismo tibetano Ghe Pel Ling. http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/16_ottobre_20/dalai-lama-giorno-cittadinanza-palazzo-marino-nessun-imbarazzo-a8aba318-968a-11e6-9c27-eb69b8747d1f.shtml
Il Dalai Lama a Milano vede Sala e Scola, protesta la Cina
Milano – Il Dalai Lama è arrivato all’Arcivescovado di Milano dove è stato accolto dal Cardinale Angelo Scola, cui ha fatto dono di una sciarpa bianca. La massima autorità spirituale buddista è atterrata questa mattina all’aeroporto di Linate, dove ha avuto – come confermato dal suo entourage – un breve incontro riservato con il sindaco, Giuseppe Sala. All’arcivescovado è stato accolto da monsignor Bressan e da una delegazione di vescovi della Diocesi.
«Sono molto felice di essere qui«ha detto il Dalai Lama al cardinale Angelo Scola e a chi l’ha accolto all’arcivescovado di Milano. A Scola Tenzin Gyatso ha offerto in dono la Kata, la sciarpa bianca del cerimoniale civile e religioso del buddismo tibetano, detta anche sciarpa della felicità. Accompagnato da una delegazione di monaci e scortato dalla sicurezza, il Dalai Lama al suo arrivo ha stretto calorosamente le mani del cardinale, con cui si era già visto in diverse occasioni, ma mai in Curia.
Ma subito sono scoppiate proteste ufficiali per la sua visita da parte del ministero degli esteri cinese. «La nostra posizione è chiara: ci opponiamo con forza a ogni contatto e incontro con funzionari di altri Paesi»: così la portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying, sulla visita del Dalai Lama a Milano – dove riceverà la cittadinanza onoraria – e agli incontri col sindaco Giuseppe Sala e il cardinale Angelo Scola. «Speriamo – ha detto Hua in conferenza stampa – che i vari Paesi possano rispettare la posizione della Cina e ci auguriamo possano prendere iniziative tangibili a tutela della reciproca fiducia per salvaguardare le relazioni bilaterali».
La risposta del Dalai Lama è stata asciutta: «Alcuni protestano perché non sanno cosa sto promuovendo, altri sono organizzati dalle ambasciate cinesi per creare queste problematiche». Le proteste, ha detto, «sono un fatto molto normale, che avviene sempre».
«Il clima in Tibet rimane estremamente cupo e repressivo, caratterizzato da controlli costanti sui tibetani ai quali sono negati molti diritti umani fondamentali», dichiara il Dalai Lama. «Lo ammettano o no, il Tibet resta una spina per la Cina che intende svolgere un ruolo importante nel mondo». Parlando di guerre ed esuli in Medio Oriente, il Dalai Lama invita a guardare «gli esempi di gente qualunque che in tutto il mondo mostra grande compassione verso le sofferenze dei profughi, coloro che li hanno salvati dal mare e quanti li hanno accolti o fornito amicizia e sostegno, come nel vostro Paese». Tuttavia, evidenzia, «se è dovere di tutti aiutarli in ogni modo possibile, accogliere i rifugiati in numero schiacciante non è una soluzione pratica. L’intera popolazione del Medio Oriente non può muoversi in massa verso l’Europa. Più importante nel lungo termine è riportare la pace nelle terre dalle quali stanno fuggendo in modo che possano poi tornare a casa». Infine, Tenzin Gyatso si dice «in disaccordo con chi parla di “terroristi islamici”. I terroristi sono terroristi e basta le cui azioni spaventose sono in contrasto con tutti gli insegnamenti religiosi e i codici del buonsenso».
http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2016/10/20/AS4gJPmE-milano_protesta_scola.shtml
Milano conferisce la cittadinanza onoraria al Dalai Lama | Teatro Arcimboldi
Il Dalai Lama agli studenti: “Il mondo è vostro, violenze di oggi dagli errori di ieri”
L’incontro agli Arcimboldi con gli studenti della Bicocca. E Milano conferisce al Dalai Lama la cittadinanza onoraria nonostante le proteste della Cina (e dei cinesi che vivono in città)
Milano conferisce la cittadinanza onoraria al Dalai Lama al Teatro Arcimboldi
E’ toccato a Lamberto Bertolè, presidente del consiglio comunale, conferire al Dalai Lama Tenzin Gyatso la cittadinanza onoraria di Milano. Come già annunciato, la cerimonia è avvenuta al teatro degli Arcimboldi nel pomeriggio del 20 ottobre, durante l’incontro con gli studenti dell’Università della Bicocca. «Lei – ha affermato Bertolè – è un punto di riferimento per il suo impegno a favore del dialogo tra i popoli, le religioni, gli scienziati, i filosofi e i teologi, e soprattutto per la libertà e la pace».“
Milano conferisce la cittadinanza onoraria al Dalai Lama | Teatro Arcimboldi
Il Dalai Lama, consegnando a Bertolè la “Sciarpa della Tradizione”, ha ringraziato e ha scherzato: «Accetto con piacere, ma vorrei sapere ora quali sono i miei diritti e i miei doveri, sottolineando che mi piacciono soprattutto i diritti».
All’incontro erano presenti circa 1.800 studenti. Nel suo discorso, il quattordicesimo Dalai Lama ha parlato del ruolo dei giovani (e dell’istruzione) nel futuro dell’umanità, ma anche dei grandi problemi ecologici nel mondo odierno, senza dimenticare il dialogo interreligioso. «Il Ventesimo secolo è passato e ora è il vostro turno. Voi avete davvero la possibilità e la responsabilità di creare un mondo migliore, non per rispondere ad un precetto morale, ma nel vostro stesso interesse».
Alla domanda, di due studentesse, se esiste una ‘giusta’ filosofia di vita, il Dalai Lama ha risposto di sì: «E questo modo di vivere consiste nel pensare di essere uno dei sette miliardi di individui che popolano questo pianeta. Siamo tutti uguali, abbiamo tutti dei problemi. Voi avete i vostri e io ho i miei, ma la mia mente è calma. Quindi vado in giro per il mondo e sorrido a tutti, e se qualcuno non ricambia, allora gli faccio il solletico!».
«Sarà possibile un giorno vivere realmente in un mondo di pace?», ha domandato una studentessa di psicologia. «Dobbiamo essere ottimisti – ha replicato il Dalai Lama, che è anche Premio Nobel per la Pace – e ci sono segnali di miglioramento rispetto al secolo scorso, quando le guerre fra gli Stati vicini venivano dichiarate con una frequenza allarmante. Non è possibile risolvere i conflitti con altri conflitti. Le violenze di oggi derivano da errori di ieri, del secolo passato, e dalla distinzione erronea, quasi ossessiva, fra “noi” e “gli altri”: il sistema educativo potrebbe avere un grande ruolo nell’intervenire su questo problema e rendere le persone più consapevoli».
E mentre il Dalai Lama pronunciava queste parole, fuori dagli Arcimboldi la “comunità cinese di Milano” protestava per la cittadinanza onoraria asserendo che Tenzin Gyatso sia una «personalità più politica che religiosa», e l’ambasciata cinese in Italia in questi giorni ha parlato di gesto «offensivo». Il Dalai Lama avrà fatto un ideale «solletico» anche a loro. http://www.milanotoday.it/cronaca/cittadinanza-onoraria-dalai-lama.html
Sua Santità trova da Scola l’unico porto accogliente
Sala vede il Dalai Lama a Linate, il Vaticano non lo invita. “Il Papa? È preoccupato per i cristiani in Cina”
Sarà l’emozione di riparare a un torto. Si stringe il cuore di chi assiste a questo incontro speciale: due uomini teneri e imponenti, chiusi in abiti strani e colorati, si avvicinano, si sfiorano, si toccano. Un arcobaleno di civiltà che si mischiano. Due grandi vecchi, maestri di spirito e di vita.
Tenzin Gyatso, quattordicesimo Dalai Lama, massima autorità spirituale del buddismo tibetano, ha 81 anni ed è in esilio dal Tibet dal 1959, da sempre, se sempre nella vita di un uomo è un tempo che dura cinquant’anni e oltre. Angelo Scola, centoquarantasettesimo arcivescovo di Milano, professore e cardinale, compirà 75 anni il 7 novembre e vive l’attesa di un ritiro che a qualcuno può somigliare a un esilio, in questo tempo di happy ageing, un modo di dire che invecchiare è bello se si rimane giovani leoni. Non è la prima volta che si incontrano, è accaduto almeno altre volte in passato, ma oggi è una giornata speciale.
Il Dalai Lama arriva in Arcivescovado come in un porto sicuro dopo la tempesta, accolto con affetto dall’arcivescovo e dai suoi vicari schierati. Se non fossero severi sacerdoti in abito talare, verrebbe da dire che lo coccolano. La gentilezza dell’abbraccio è merce rara di questi tempi, anche, soprattutto, per un premio Nobel per la Pace in passato non ricevuto dal Papa, ieri insignito della cittadinanza onoraria di Milano eppure quasi schivato da Giuseppe Sala. Al suo atterraggio a Linate, dove il Dalai Lama è arrivato con un aereo privato, il sindaco gli ha concesso un incontro formale: tè nero e biscotti a colazione in una saletta dell’aeroporto per non inferocire una comunità cinese potente e rumorosa.
Così, quest’abbraccio tra fratelli di religione diversa tocca anche un uomo abituato a mostrare il suo lato forte e a tratti duro come Scola. Il Dalai Lama scende da una Bmw, prende la Kata, la lunga stola tibetana intrecciata di fili bianchi che è il simbolo della felicità, l’avvicina alla sua fronte da monaco e la offre a un cardinale commosso.
Poco dopo, al tavolo dell’incontro, scoppiano le risate. «Ah ah ah ah», «ih, ih, ih, ih» esplode spesso Tenzin Gyatso. È un uomo che trasmette allegria e, chiediamo venia ai buddisti per la semplificazione tagliata con l’accetta, abituato per spirito a cercare il buono nelle cose. Un non violento che ha trovato nell’ironia la più potente delle armi per difendersi da chi non lo vorrebbe nemmeno tra i piedi. «Le proteste? Sono normali quando arrivo» dice come se ormai ci fosse tanto abituato da non trovare motivo di scandalo. E non si tratta solo di Sala o di altri politici.
C’è il mancato invito che pesa e che accomuna, al di là delle intenzioni, il Dalai Lama e il cardinale. È quello di Papa Francesco, anche perché ha colpito Tenzin Gyatso proprio in uno dei temi a lui più cari, il dialogo interreligioso. All’udienza con i Nobel nel 2014 e poi alla veglia della pace di Assisi, nel settembre scorso, il Dalai Lama non è stato invitato da Francesco, nonostante fosse accanto a Giovanni Paolo II nel 1986, la prima volta che avvenne quell’evento ai tempi rivoluzionario. È capitato anche all’arcivescovo Scola di ascoltare malignità sugli incontri mancati con Papa Francesco: il rinvio della visita del Papa a Milano, dovuto a impegni per il Giubileo, e due udienze romane diventate impossibili. Un improvviso malore di Bergoglio.
Arriva la domanda al Dalai Lama: deluso? «Certo, il punto è che il Vaticano è molto preoccupato per la sorte di alcuni cristiani in Cina. È una preoccupazione genuina che deve essere rispettata e non voglio creare nessun problema in quella direzione». Poi ricorda: «L’incontro dei Nobel nel 2014 era previsto in Sudafrica ma le autorità non mi diedero il visto. Gli altri Nobel si rifiutarono di partecipare e allora lo spostarono a Roma… A volte sembra quasi che dove vado creo problemi!». L’arcivescovo non aggiunge nulla, ma sembra di sentire un’eco di saggezza. http://www.ilgiornale.it/news/milano/sua-santit-trova-scola-lunico-porto-accogliente-1321686.html
Tre giorni del Dalai Lama Dagli onori a metà alla rabbia dei cinesi
Da oggi in città il leader dei buddisti tibetani Agli Arcimboldi la sospirata cittadinanza
Mani giunte, sorriso serafico, abiti sgargianti, ottantun anni ben portati («è per le cinque ore di meditazione al giorno» assicura lui), eppure sembra che il Dalai Lama faccia più terrore di un agente di Wikileaks. Le autorità lo incontrano in visita privata, in luoghi improbabili, in territorio neutro. L’ultima novità è che addirittura i giornalisti sono stati banditi da molti momenti clou, come l’incontro con il sindaco Giuseppe Sala. Comportamento po’ singolare con la massima autorità spirituale del buddismo tibetano, ma soprattutto con l’uomo che oggi riceverà la cittadinanza onoraria del Comune, dopo che Giuliano Pisapia nel 2006 gli aveva già dato le chiavi della città.
Per rimanere alle stranezze, nel 2006 il Dalai Lama aveva ricevuto tutti gli onori, incluso il poter parlare in consiglio comunale. Ora che diventa cittadino, il sindaco Sala si limita a un incontro semiclandestino all’aeroporto di Linate. Sarà il presidente del consiglio comunale, Lamberto Bertolè, a concedergli la cittadinanza al Teatro Arcimboldi.
Il perché di tanta cautela lo conoscono tutti e per chi non lo sapesse si chiama Cina. Nonostante Tenzin Gyatso abbia da tempo affermato di aver rinunciato al suo potere politico, mantenendo solo quello spirituale, le sue rassicurazioni evidentemente non bastano. La forza simbolica di colui nel quale tante persone vedono la manifestazione del Buddha della Compassione infastidisce la Repubblica popolare cinese e anzi Pechino spinge perché il suo successore sia scelto in Cina. Così rimane sanguinante la ferita aperta: dopo la repressione della rivolta di Lhasa, il quattordicesimo Dalai Lama fu costretto a fuggire dal Tibet e da allora vive in esilio a Dharamsala, nel nord dell’India.
Fatti dell’oggi sono le polemiche, intrise di interessi economici ed elettorali. Sono ancora negli occhi di tutti le immagini dei membri della comunità cinese accorsi alle primarie per votare Sala. E poi magnati della finanza, dello sport, della moda che hanno preso squadre, griffe, sedi a Milano e muovono capitali milionari. La comunità cinese si sente ed è abbastanza forte da aver firmato un proclama pubblico contro il conferimento della cittadinanza al Dalai Lama. E mentre l’Ambasciata parla di connivenze dei politici, c’è anche la minaccia di una manifestazione di protesta agli Arcimboldi.
Tenzin Gyatso, abituato a polemiche globali, non ha intenzione di rinunciare alla tre giorni milanese, anche se gli inconvenienti partiranno già oggi alle 9,30, all’atterraggio a Linate. Lo staff del Dalai Lama ha ricevuto comunicazioni dalla Sea, la società che gestisce lo scalo aeroportuale, che le autorità non desiderano la presenza dei giornalisti. Tradotto dal gergo ufficiale, il Comune ha detto no a una conferenza stampa.
Il Dalai Lama incontrerà poi in forma privata, come previsto, in Arcivescovado, il cardinale Angelo Scola. L’arcivescovo si sottrae a ogni polemica: «Viene a Milano e lo saluto, con tutto il resto non c’entro. L’ho già incontrato tre o quattro volte e ho anche partecipato a una tavola rotonda con lui».
Dopo un appuntamento al centro tibetano Ghe Pel Ling, il Dalai Lama incontrerà agli Arcimboldi gli studenti della Bicocca (se ne sono registrati 2.400). Domani e sabato sono invece previste sessioni di insegnamenti pubblici alla Fiera di Rho, aperti al pubblico, a pagamento. http://www.ilgiornale.it/news/milano/tre-giorni-dalai-lama-dagli-onori-met-rabbia-dei-cinesi-1321274.html
Berlinguer, Mao e l’eutanasia. Dal Dalai Lama corso (semiserio) ai giovani
Agli Arcimboldi la lezione a oltre duemila universitari. E lì, dopo tanti rinvii, riceve la cittadinanza onoraria di Milano
Tra i ragazzi qualche infiltrato con i capelli bianchi, papà con i bambini, rari ex teenagers, ma nella gran parte dei casi si tratta di giovani. Arriva Lamberto Bertolè, presidente del consiglio comunale, a conferirgli la cittadinanza onoraria. Poi si parte con le domande dei ragazzi, timide, prima di diventare più audaci e mescolarsi con i temi di politica estera trattati al mattino con i giornalisti in Curia (a seguire le risposte su questi argomenti date in entrambe le sedi).
La Cina, le religioni, gli attentati. «È un pensiero perverso usare la religione per danneggiare gli altri. Impensabile». E ancora: «Purtroppo c’è chi si appropria del nome della religione per portare avanti conflitti. Invece i tratti comuni a tutte le religioni sono la pace e la tolleranza, l’amore e la compassione». Un pensiero pieno di ottimismo, rivolto anche al futuro, nonostante il terrorismo che il Dalai Lama si rifiuta di chiamare islamico.
Ma pur in mezzo ai drammi personali e storici, la cifra di Tenzin Gyatso è l’ironia. Battute continue. «A parte il Giappone, tutte le altre nazioni buddiste non mi hanno dato il visto. Perché sono buddista!» dice con un sorriso.
Poi entra nelle controversie con la Cina, che riguardano anche il futuro Dalai Lama, che la Cina pretenderebbe di poter indicare: «È dal 1969 che dico che l’istituzione del Dalai Lama dipende dal volere dei tibetani, se il popolo lo vuole ci sarà, altrimenti… Invece sembra molto importante per i cinesi». Ironizza: «Sono più preoccupati della reincarnazione del Dalai Lama di quanto non lo sia il Dalai Lama stesso! Perché non pensano alla reincarnazione di Mao Tse Tung e Deng Xiaoping?». In ogni caso, aggiunge, lui da tempo ha abbandonato ogni incarico politico ed è anche contrario alla separazione del Tibet dalla Cina.
La contraddizione della Cina («eppure il Partito comunista cinese non professa alcuna fede in niente»), dove comunque vivono 400 milioni di praticanti buddisti, fa venire in mente al Dalai Lama un ricordo molto comunista e molto italiano: «Mi hanno detto che Enrico Berlinguer aveva tanto rispetto per le religioni che portava la moglie in macchina tutte le domeniche».
Tra i tanti, a un certo punto una coda, che si mettono in fila per domandargli qualcosa, ecco il cinese Sergio Gao, da 30 anni in Italia, che chiede al Dalai Lama di tornare in Cina. Lui è dolce ma realista: «Ora il governo cinese ha una linea molto più dura di prima. Se vado in Cina, mi prendono e mi mettono in prigione». Racconta che in Cina ci sono 300 milioni di persone che seguono la tradizione tibetana. «La popolazione Han (il gruppo etnico maggioritario in Cina, ndr) e tibetana hanno legami e conflitti molto stretti. Ogni settimana ho cinesi che vengono a trovarmi dalla Cina a casa mia e quando mi vedono piangono».C’è anche una domanda sull’eutanasia che ha chiesto, o almeno evocato, il prelato anglicano Desmond Tutu, amico di Mandela e del Dalai Lama. «Tutu è un grande essere umano, uno dei miei amici di più lunga data. Scherziamo e ci prendiamo in giro a vicenda. Ma per quanto riguarda come è quando si muore non abbiamo nessun potere su questa cosa». Scherza anche su un tema così difficile: «Non so quali siano le ragioni per cui ha da etto questa cosa ma so che recentemente è andato in ospedale a farsi curare, così non credo abbia troppo a voglia di morire».
http://www.ilgiornale.it/news/milano/berlinguer-mao-e-leutanasia-corso-semiserio-ai-giovani-1321684.html
«Il futuro è nelle vostre mani». Così Tenzin Gyatso, il XIV Dalai Lama, ha aperto questo pomeriggio l’incontro “Etica e consapevolezza in un mondo globale” rivolgendosi agli studenti dell’Università di Milano-Bicocca e degli altri Atenei milanesi (Statale, Politecnico, Bocconi, Cattolica, IULM, San Raffaele e Humanitas). Sono stati quasi 1.800 gli studenti che hanno preso parte all’incontro organizzato al Teatro degli Arcimboldi, comunque pieno in tutti i suoi oltre 2.300 posti, dall’Università Bicocca e dall’Istituto Studi di Buddhismo Tibetano Ghe Pel Ling.
Il Rettore dell’Università Bicocca, Cristina Messa, ha salutato gli studenti sottolineando la «grande opportunità di poter dialogare oggi con una personalità di grande spicco, Premio Nobel per la Pace, su quegli aspetti della vita e della coscienza che sono universali e quindi devono trovare casa nelle Università. Al tempo stesso, siamo molto fieri della collaborazione con la comunità cinese, fieri dei loro studenti iscritti ai nostri corsi di studio».
Prima del suo intervento, il Dalai Lama è stato insignito della cittadinanza onoraria di Milano dal presidente del Consiglio comunale Lamberto Bertolé. «Lei è un punto di riferimento – ha detto Bertolé, motivando il conferimento – per il Suo impegno a favore del dialogo fra i popoli, le religioni, gli scienziati, i filosofi e i teologi, e soprattutto per la libertà e la pace». Il Dalai Lama, consegnando al presidente la Sciarpa della Tradizione, ha replicato così: «Accetto con piacere e vi ringrazio, ma vorrei sapere ora quali sono i miei diritti e i miei doveri, sottolineando che mi piacciono soprattutto i diritti».
L’intervento del Dalai Lama si è concentrato sul ruolo dei giovani, dell’istruzione e dell’educazione nel futuro dell’umanità, sui grandi problemi ecologici del nostro tempo, come il riscaldamento globale, sul dialogo interreligioso e con il mondo della scienza. «Il XX secolo è passato – ha detto agli studenti – e ora è il vostro turno: voi avete davvero la possibilità e la responsabilità di creare un mondo migliore, non per rispondere ad un precetto morale, ma nel vostro stesso interesse. Anche perché i problemi creati dagli esseri umani, logicamente, possono essere risolti solo dagli esseri umani».
Dopo la lectio il Dalai Lama ha dedicato più di un’ora e mezza alle numerose domande degli studenti. Diana, studentessa di Comunicazione interculturale, e Lucrezia, di Biotecnologie, hanno chiesto se esista una giusta filosofia di vita. «Sì – ha risposto il Dalai Lama – e questo modo di vivere consiste nel pensare di essere uno dei 7 miliardi di individui che popolano questo Pianeta. Noi siamo tutti uguali, abbiamo tutti dei problemi: voi avete i vostri e io ho i miei, ma la mia mente è calma. Quindi vado in giro per il mondo e sorrido a tutti, e se qualcuno non ricambia, allora gli faccio il solletico!»
«Come può l’essere umano dialogare con la sofferenza? – ha domandato Alberto, studente di Economia – Va accettata o combattuta?» «I problemi ci sono, ma il modo di affrontarli può cambiare – ha risposto il Dalai Lama – così ci sono atleti che compiono sforzi fisici incredibili, ma sopportano la fatica con gioia perché hanno un obiettivo, un fine, da raggiungere. Un addestramento mentale adeguato, inoltre, può portare alla calma anche nel mezzo delle difficoltà: se puoi affrontare il problema, non aspettare e agisci per risolverlo, se invece non puoi, non dovresti preoccuparti perché non puoi fare niente».
«Sarà possibile un giorno vivere realmente in un mondo in pace – ha chiesto Selene, studentessa di Scienze e tecniche psicologiche – o è solo un’illusione ottimistica»? «Dobbiamo essere ottimisti – ha commentato il Dalai Lama – e ci sono stati segnali di miglioramento rispetto al secolo scorso, quando le guerre fra gli Stati vicini venivano dichiarate con una frequenza allarmante. Non è possibile risolvere i conflitti con altri conflitti. Le violenze di oggi derivano da errori di ieri, del secolo passato, e dalla distinzione erronea, quasi ossessiva, fra “noi” e “gli altri”: il sistema educativo potrebbe avere un grande ruolo nell’intervenire su questo problema e rendere le persone più consapevoli». http://www.pianetauniversitario.com/index.php?option=com_content&view=article&id=6252:milano-il-dalai-lama-agli-studenti-e-il-vostro-turno-per-fare-un-mondo-migliore&catid=41:notizie-dai-campus&Itemid=59
Dalai Lama: umanità individuo al centro di un nuovo sistema educativo Milano, 20 ott. (AdnKronos) – “Il mio impegno fondamentale per migliorare il mondo su cosa si basa? Credo che la cosa più importante sia l’istruzione”. Così il Dalai Lama, in occasione della sua lectio magistralis all’Università Bicocca a Milano, in un passaggio del suo intervento. “Dobbiamo agire – spiega – iniziando dall’asilo e fino alla università”. Ma la cosa fondamentale, avverte, e’ che oggi “l’istruzione mondiale è troppo diretta a un sistema materialistico e non tiene presente quella che è l’umanità dell’individuo. A questo è unito il concetto dell’etica secolare. Non un’etica laica, ma rispetto per tutte le religioni, anche rispetto per coloro che non appartengono a nessuna religione”.
Il capo spirituale tibetano spiega poi che “in India, con le università americane e indiane, stiamo sviluppando un curriculum di studi, un percorso educativo che parte dall’asilo e arriva fino all’università che tiene conto anche di scoperte scientifiche moderne, che si basa sugli individui non sulle religioni, pensa all’individuo all’interno della nella nostra società”.
http://www.ilfoglio.it/breakingnews/v/31467/dalai-lama-umanita-individuo-al-centro-di-un-nuovo-sistema-educativo.htm
L’ironia del Dalai Lama «La Cina? Pensi a Mao»
Cittadinanza onoraria, lezione a 2mila studenti e incontro con Scola
Ride di gusto il Dalai Lama, durante il suo incontro con gli studenti al Teatro degli Arcimboldi, nel giorno in cui diventa cittadino onorario di Milano. Le domande si mescolano con i temi di politica esteri trattati con i giornalisti in Curia. Entra nelle controversie con la Cina, che riguardano anche il futuro Dalai Lama, che la Cina pretenderebbe di indicare: Perché non pensano alla reincarnazione di Mao Tse Tung e Deng Xiaoping?». Un ricordo sui comunisti italiani: «Mi hanno detto che Berlinguer aveva tanto rispetto per le religioni da portare la moglie in macchina tutte le domeniche». http://www.ilgiornale.it/news/lironia-dalai-lama-cina-pensi-mao-1321683.html
Dalai Lama, istruzioni per l’uso della felicità: tra mente e social, le 10 regole da seguire
La “lectio” della massima autorità spirituale tibetana ai ragazzi dell’università di Milano riassunta in pochi punti. Davvero Facebook e gli altri? “Aiutano a stare in connessione, a sentirsi uniti e vicini agli altri”
di ZITA DAZZI
La strada per la felicità secondo il Dalai Lama passa per la consapevolezza e la calma interiore. Durante la “lectio” agli studenti universitari promossa dall’ateneo Milano-Bicocca al teatro degli Arcimboldi, Tenzin Gyatso ha provato a riassumere alcuni principi base per vivere un po’ meglio “perché ognuno di noi in fondo cerca una cosa sola: come essere felice”, ha esordito.
1) La felicità
Innanzitutto è importante condurre la propria vita in un modo giusto e il più possibile positivo, e tenere la mente calma, chiara e pulita anche con la meditazione e il controllo del respiro. Se le persone crescono e vengono istruite solo in una cultura materialistica, questo “essere positivo” può non essere semplice, perché non si apprendono gli strumenti per affrontare tutti i problemi che si presentano nella vita quotidiana.
2) La calma interiore
Problemi che vengono sì dall’esterno, ma anche dall’interno, dalla propria emotività, dalla propria capacità o meno di gestire questi problemi. Allora chi non ha questi mezzi spirituali, reagisce alle avversità della vita con rabbia, ansia, paura e spirito aggressivo. E questo non aiuta certo a stare meglio.
3) Il sorriso
E’ una cosa che aiuta molto a stare bene nel mondo. Io quando incontro le persone sorrido sempre il più possibile e se loro non sorridono a me, allora io faccio loro il solletico, in modo che sorridano anche loro, e quindi stiano meglio. E’ il valore terapeutico del sorriso che aiuta.
4) Il posto nel mondo
Io quando ho un dolore mi ricordo di essere solo uno dei 7 miliardi di persone che ci sono al mondo. E questo mi aiuta a capire che io ho i miei problemi come chiunque altro ha i suoi. Io come tutti soffro, ma la mia mente rimane calma.
5) La pace
Questo metodo vale sia a livello personale, sia a livello di Stati. Perché reagire a un conflitto che sorge con qualcun altro con la guerra e l’aggressione, certo non può che far precipitare le cose. Invece bisogna coltivare il pensiero, l’intelligenza, gli scambi culturali, gli scambi di studenti fra nazioni, i viaggi, le comunicazioni interpersonali.
6) I social
Persino la rete, i social network, secondo me, facilitano le relazioni positive fra le persone perché aiutano a stare in connessione, a sentirsi uniti e vicini agli altri. A sentirsi parte tutti di questa grande umanità. Il XXI secolo dovrà essere il secolo del dialogo, della pace e dell’amore.
7) La fede
Le religioni hanno il ruolo e il potere di aiutare le persone e i popoli a sviluppare sentimenti di armonia, di compassione e di misericordia gli uni verso gli altri. Dare un’istruzione non solo materialista ai giovani potrà aiutare ad avere un mondo più felice e in pace.
8) La sofferenza
Sicuramente la prima cosa che mi viene da dire è che il benessere fisico e materiale non può eliminare la sofferenza mentale: si può stare bene, avere tanto, e soffrire lo stesso moltissimo. Il tema è come si affronta mentalmente la sofferenza, tutto da come ci si mette in relazione al proprio problema. Alcuni reagiscono con una grande preoccupazione, ma questo può anche aumentare il problema per cui si soffre. Per le malattie bisogna curarsi con i farmaci, certo. Ma cercare di stare con la mente calma, fare meditazione, allontanare la paura, lo stress, aiuta molto a sopportare il dolore fisico. E poi bisogna ricordarsi sempre che una mente sana, aiuta ad avere un corpo sano.
9) La mente
Per accettare il dolore serve molto l’addestramento mentale, una sorta di consapevolezza, di autocontrollo delle rabbie e dell’aggressività. Ma è un processo lungo, ci vuole molta lungimiranza. Io stesso ci ho messo anni a raggiungere la capacità di tenere a bada la mia mente. Aiuta molto per esempio riuscire a concentrarsi e a tenere la mente presente, consapevole, facendo esercizi per esempio di controllo della respirazione. Un modo semplice per arrivare alla consapevolezza è quello di concentrare la mente sul ritmo del respiro.
10) Il male
Se hai un modo per risolvere il tuo problema, fallo. Se non ce l’hai, se non ci puoi fare niente, allora non aggiungere tutta la tua ansia, paura e preoccupazione, perché questo non serve a nulla e non fa che peggiorare la situazione.Quello che dobbiamo usare è la logica, la nostra intelligenza che ci distingue da tutti gli altri esseri umani, che ci serve per analizzare i nostri sentimenti negativi rispetto alla realtà e a quello che ci accade. L’intelligenza ci è utile per portare la mente verso sentimenti positivi e costruttivi di amore e di compassione, che aiutano a stare meglio e che rinforzano anche il sistema immunitario. http://milano.repubblica.it/cronaca/2016/10/21/news/dalai_lama_istruzioni_per_l_uso_della_felicita_-150216619/