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La tremenda condizione di vita dei bambini tibetani
Ottobre 13th, 2016 by admin

tibet-enfanIn Tibet vivono ormai circa sei milioni di tibetani ed otto milioni di cinesi. Quando parliamo di popolo tibetano parliamo dunque di una minoranza etnica. Ed è difficile capire cosa significa essere una minoranza nel proprio paese.

Il governo cinese nonostante dica di tutelare i diritti dei bambini tibetani, poi in concreto non lo fa, non gli permette infatti di ricevere una educazione, non gli concede la libertà di espressione, non gli garantisce nessun tipo di assistenza sanitaria.

Il Tibet è un paese che raggiunge i 6.000 metri di altitudine e in alcune zone rurali i bambini non ricevono un’alimentazione adeguata al loro fabbisogno giornaliero. L’accessibilità alla scuola è preclusa alla maggior parte degli studenti, data la distanza dai centri maggiori, l’elevato costo delle tasse scolastiche e la difficile viabilità.

Il tasso di analfabetizzazione sta aumentando, i bambini tibetani non studiano più la loro lingua nelle scuole, studiano il cinese e il tibetano è vietato parlarlo, la matrice culturale tradizionale della minoranza tibetana è in via di estinzione e forse nella prossima generazione, saranno sempre meno i bambini che potranno leggere e scrivere in tibetano. Molti bambini vivono in piccoli villaggi rurali dove non ci sono strutture scolastiche, altri percorrono lunghi tratti di strada a piedi per raggiungere i villaggi dove ci sono delle scuole , ma sempre meno sono quelli che hanno la possibilità di imparare a leggere e scrivere. Molti bambini nelle aree rurali e periferiche della Cina e del Tibet occupato sono analfabeti e saranno automaticamente esclusi dallo sviluppo economico e dal mercato del lavoro.

Tale analfabetismo è da imputarsi prevalentemente a fattori socio-economici. La legge cinese prevede un’offerta di istruzione per tutti i bambini, anche se il sistema non è gratuito; ma i costi per portare l’offerta di istruzione anche nei piccoli villaggi rurali sono molto alti, per alcune famiglie proibitivi, visto che nel villaggi tibetani ci sono famiglie contadine e vivono solo di agricoltura ma non hanno nessun tipo di introito. In particolare, l’insegnamento delle lingue locali, pur essendo previsto da una recente normativa, spesso trova difficoltà ad essere finanziato, anche perché spesso altri interventi sono da considerarsi prioritari per risolvere problemi più immediati.

La crisi del sistema economico tradizionale e la scarsa presenza di istruzione ha ripercussioni inevitabili sull’istruzione dei bambini. Il rischio di perdita del patrimonio culturale locale viene incrementato da fenomeni di emigrazione da parte dei giovani di tradizione tibetana verso i centri urbani, molti giovani di dodici o tredici anni vanno a lavorare nei ristoranti delle grandi città cinesi come lavapiatti lavorano dieci o dodici ore e guadagnano due euro al giorno.

La cultura di matrice tibetana è molto vasta e al contempo molto specifica e fa parte del patrimonio culturale mondiale, la comunità internazionale dovrebbe farsi quindi carico della salvaguardia delle culture tradizionali.

La Convenzione dei Diritti del Bambino riconosce che lo scopo dell’educazione è di sviluppare le proprie idee o percezioni. Ai bambini tibetani è invece vietato, a scuola, indossare i vestiti tradizionali, osservare le festività del loro paese e, talvolta, anche mangiare il cibo tipico.

Spesso a scuola viene implicitamente insegnato che il popolo tibetano è inferiore a quello cinese e che le tradizioni tibetane sono arretrate. Inoltre gli studenti vengono costantemente indottrinati sulla grandezza dei leader comunisti cinesi.

Molti bambini di due o tre anni o addirittura neonati, vengono mandati in India dalle loro famiglie, che li consegnano a delle guide che attraverso diversi mesi di cammino a piedi attraverso l’Himalaya li condurranno in India.

I genitori spendono quasi tutti i loro risparmi per pagare le guide, fanno prestiti da tutte le persone dei villaggi perché è l’unica possibilità che i loro figli hanno per avere una vita migliore. Il viaggio dura almeno quattro settimane ed espone gran parte dei bambini al gelo e all’ipotermia, al punto che alcuni muoiono durante il viaggio.

Se sopravvivono, ci sono poche possibilità che possano mai rivedere i propri famigliari. Se i genitori prendono queste difficili decisioni, rischiando la vita dei figli e la propria nel caso in cui la fuga sia scoperta dalle autorità cinesi, costituisce una prova sufficiente del fallimento del governo cinese in materia di tutela dei diritti dei bambini in Tibet.

In Tibet i cinesi applicano brutali misure repressive contro ogni espressione di libertà, trattando con uguale durezza adulti e bambini. Esistono prove di detenzione di minorenni in varie prigioni cinesi sul territorio tibetano.Sono detenuti in prigioni per adulti, privi di rappresentanti legali e della possibilità di comunicare con le famiglie. Al pari dei detenuti adulti, sono obbligati a svolgere lavori pesanti e sono sottoposti alle medesime forme di abuso e tortura.

L’alternativa legale di affidare i minori alla sorveglianza dei propri genitori non viene applicata. Senza essere processati, i prigionieri minorenni ricevono spesso un semplice ordine amministrativo di detenzione e vengono inviati a campi di lavoro per scontare la pena.

Nonostante la legge cinese sancisca l’obbligo della separazione dei giovani criminali e indagati dai detenuti adulti, negli ultimi anni numerose testimonianze riferiscono l’assoluta non applicazione di tale norma nelle carceri tibetane. Nessun prigioniero politico minorenne sembra essere mai stato incarcerato in una sezione giovanile o in un centro di detenzione per giovani.

Dopo l’arresto, i giovani vengono abitualmente espulsi da scuole e monasteri e, una volta liberati, hanno difficoltà a trovare un lavoro.

Detenuti in prigioni per adulti, i bambini vivono in un ambiente in cui la tortura è all’ordine del giorno. Sono costretti a subire le medesime torture e punizioni applicate ai prigionieri politici adulti. Tortura non significa solo tortura fisica, come le percosse o le violenze, ma anche tortura psicologica, come gli interrogatori ripetuti con le stesse domande talvolta per giorni interi senza pause.

Per un giovane, gli effetti psicologici della tortura possono essere particolarmente devastanti. Il periodo di detenzione può sembrare infinito, anche se dura solo un mese, e un bambino spesso non è in grado di elaborare razionalmente i veri motivi della propria incarcerazione.

I monasteri maschili e femminili sono le sole istituzioni didattiche in cui i bambini possono imparare la lingua, la cultura e la religione tibetana. Ma con la campagna “Colpisci Duro” lanciata dalla Cina nell’aprile 1996, ai bambini e ragazzi al di sotto dei 18 anni è vietato entrare a far parte di istituzioni religiose. Più di 3.000 novizi e novizie d’età inferiore ai 18 anni sono già stati costretti a lasciare i monasteri. Nel solo 1999, il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia ha constatato l’espulsione dai monasteri di 244 monaci e monache d’età inferiore ai 18 anni.

I bambini sono il futuro di ogni società. In Tibet, allo stato attuale, il futuro non sembra riservare altro che istruzione carente, disoccupazione, perdita d’identità e soppressione di una cultura millenaria.

Fonte: Sostibet

English version,Tibet Justice:

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