Una donna tibetana si è autoimmolata ed è deceduta il 27 maggio 2015 in Tibet, nella Contea di Chone, regione del Kanlho, provincia del Gansu. Si chiamava
Sangye Tso
, aveva trentasei anni ed era madre di due figli. Si è cosparsa di benzina e si è data fuoco attorno alle 4.00 (ora locale) di fronte alla sede del personale di sicurezza cinese, nelle vicinanze del monastero di Choekhorling.
Il suo corpo carbonizzato è stato subito requisito dalle forze di sicurezza che poco più tardi lo hanno restituito alla famiglia dispiegando però un ingente numero di poliziotti all’interno e attorno all’abitazione della defunta. Sale a 141 il numero dei tibetani che hanno cercato la morte con il fuoco in segno di protesta all’interno del Tibet.
Ieri Sangye Tso aveva inviato ai famigliari, tramite l’applicazione WeCaht, un messaggio di cui però non si conosce al momento il contenuto. Sembra che dopo aver ricevuto il messaggio avessero espresso preoccupazione.
Nuove tensioni nella Contea di Tawu dopo la morte di Tenzin Gyatso, immolatosi con il fuoco il 20 maggio. Il 22 maggio la popolazione locale, aveva chiesto che fossero liberate le dieci persone (quattro donne e sei uomini) arrestate dalla polizia in seguito all’autoimmolazione del tibetano. Per tutta risposta un alto funzionario della Contea aveva dichiarato di “essere pronto a fornire ai tibetani la benzina nel caso avessero voluto darsi fuoco”. Il 24 maggio un migliaio di tibetani, incluso l’abate del monastero di Nyitso, si sono riuniti in sit all’interno del monastero per protestare Read the rest of this entry »