Il “modello Wukan” può salvare il Tibet
Non il darsi fuoco, ma il “modello Wukan” può salvare il Tibet
di Wang Lixiong
Soltanto cercando vera autonomia a livello di base, nei villaggi, i tibetani possono sperare di vincere la loro guerra contro la Cina. Il coraggio di chi si è auto-immolato non può nascondere il fatto che, in questo modo, il Tibet è condannato a sparire per sempre.
Dharamsala (AsiaNews) – Nel corso del 2011, secondo i dati ancora parziali delle Ong, in Tibet sono state uccise dalla polizia circa 70 persone. Altri 16, quasi tutti monaci, si sono dati fuoco in piazza per protestare contro la repressione cinese e per chiedere libertà religiosa e il ritorno del Dalai Lama. Le autorità comuniste hanno arrestato e condannato 230 tibetani per aver manifestato contro il governo, e il numero dei detenuti politici è così arrivato a 830. Read the rest of this entry »
Dieci, cento, mille Wukan, campagne cinesi in rivolta
La protesta di Wukan
di Paolo Solom, Corriere della Sera – 28 gennaio 2012
La parola d’ordine corre di villaggio in villaggio. “Impariamo da Wokan”, gridano i contadini e residenti stufi delle “prepotenze” di costruttori e funzionari locali che – spesso in combutta – strappano loro, letteralmente, la terra sotto i piedi. Perché la Cina non si può fermare. Deve continuare a costruire, espandersi, produrre. Autostrade, ferrovie, palazzi: intorno alle megalopoli lo spazio vale oro, mentre spesso chi lo abita non vale nulla, almeno agli occhi di chi ha obiettivi “più alti”. “Impariamo da Wokan”, ovvero il villaggio che il 15 gennaio, dopo mesi di rivolta contro espropri e mancati indennizzi, aveva ottenuto un’incredibile “vittoria”: rimozione dei responsabili cittadini del partito comunista e, addirittura, promozione a segretario del leader della sommossa, Lin Zuluan, 65 anni.Nei giorni scorsi è stata la volta di un altro piccolo centro del Sud della Cina, Wanggang, alle porte di Canton. Mille rivoltosi hanno marciato fino alla capitale provinciale per reclamare i propri diritti. “Se la Cina non cambia e non comincia ad aiutare i residenti più deboli dei villaggi – ha dichiarato spavaldo alla Reuters un trentatreenne di nome Wang – ogni villaggio si trasformerà in una nuova Wukan”.
La protesta era inscenata contro il capo del partito, Li Zihang, accusato di aver sottratto la terra ai legittimi proprietari con l’inganno. Read the rest of this entry »
Cresce la protesta tibetana nel Sichuan: altri cinque morti
Le forze cinesi di sicurezza hanno sparato su manifestanti che gridavano libertà per il Tibet e per il ritorno del Dalai Lama. A Serthar imposta la legge marziale. Critiche di Pechino alle notizie sulle uccisioni a Draggo, due giorni fa. Il premier tibetano in esilio critica il silenzio della comunità internazionale. Le “preoccupazioni” degli Stati Uniti, che in febbraio riceveranno in visita il vice-presidente cinese Xi Jinping.
Dharamsala (AsiaNews/Agenzie) – Le forze cinesi di sicurezza hanno ucciso almeno cinque tibetani e ferito altri 40 nel secondo giorno di proteste scoppiate nella prefettura di Kardze (Ganzi, in cinese), nella provincia del Sichuan. Secondo fonti tibetane, la polizia ha sparato contro i dimostranti a Serthar (Seda, in cinese), dove è stata imposta la legge marziale. “I tibetani – dice una fonte – sono confinati nelle loro case e la polizia spara su chiunque si avventuri nelle strade”.
I morti e i feriti di Serthar si aggiungono ai sei morti e agli oltre 30 feriti, anch’essi dimostranti, che la polizia ha colpito a Draggo (Luhuo, in cinese), sempre nel Sichuan. Secondo fonti locali, “12 di loro sono in gravissime condizioni, con un proiettile nel cranio” (nella foto uno dei dimostranti, ucciso a Draggo).
Le manifestazioni sono tutte iniziate con la distribuzione di volantini che esaltavano le auto-immolazioni di giovani tibetani e con slogan sulla libertà del Tibet e sul Dalai Lama. In quasi un anno almeno 16 persone – in maggioranza giovani monaci – si sono dati fuoco per criticare la politica cinese sul Tibet. Read the rest of this entry »
Ancora sangue in Tibet: la polizia uccide 6 manifestanti
I fatti sono avvenuti a Draggo, nella provincia settentrionale del Sichuan: migliaia di persone hanno marciato per chiedere libertà religiosa e il ritorno del Dalai Lama fino agli uffici governativi, dove i soldati hanno sparato a vista.
Lhasa (AsiaNews /Agenzie) – La polizia cinese ha aperto il fuoco contro una manifestazione pacifica che chiedeva il ritorno del Dalai Lama in Tibet: almeno un manifestante è morto colpito alla testa, mentre altri 30 sono feriti in maniera grave. La Xinhua, agenzia di stampa del regime cinese, conferma il conteggio delle vittime ma punta il dito contro i “separatisti” e la “cricca del Dalai Lama che incita la popolazione alla violenza”. Secondo altre fonti, le vittime tibetane sono almeno sei. Read the rest of this entry »
Monaco buddista ucciso dalle torture della polizia
Geshi Tsultrim Gyatso
Geshi Tsultrim Gyatso, 51 anni, è deceduto dopo 6 mesi di detenzione in un carcere del Qinghai. La polizia non nega l’accaduto, ma spiega di “non essere responsabile” della morte di un uomo fuori dal carcere. Continua la repressione cinese del Tibet. Dharamsala (AsiaNews/Rfa) – Geshi Tsultrim Gyatso, monaco buddista molto rispettato per la sua attività religiosa e per il suo impegno a favore della cultura tibetana, è morto a causa delle torture inflitte dalla polizia nel corso di sei mesi di detenzione. Non si ferma dunque la repressione cinese in Tibet e nelle province a maggioranza tibetana. Secondo la scrittrice tibetana Woeser, che vive a Pechino, le autorità hanno arrestato il monaco 51enne nel luglio del 2011 nella prefettura di Hainan: alla fine del dicembre 2011, è stato rilasciato e portato per un paio di giorni in ospedale. Tuttavia le cure non sono servite a nulla: dimesso anche dall’ospedale, è morto in casa il 22 gennaio. Citando fonti locali, Woeser racconta: “Subito dopo il ricovero, è stato dimesso. La sua famiglia ha subito notato la sua fragilità e le sue diverse ferite, inflitte in carcere. È morto senza che si potesse fare nulla”. Le autorità non negano l’accaduto. Un responsabile della polizia del Qinghai dice: “Non siamo responsabili per la morte di un ex detenuto, se avviene fuori dalla prigione”. Woeser spiega che Gyaltso era nel mirino delle autorità sin dal 2006, quando aveva partecipato al rituale Kalachakra in India sotto la guida del Dalai Lama. Nel marzo 2008, inoltre, aveva preso parte a una protesta pacifica con altri 60 monaci del suo monastero per chiedere la libertà del Tibet e il ritorno del Dalai Lama. Inoltre, combatteva da tempo per preservare la lingua e la cultura tibetana. Read the rest of this entry »
Il 2011 è stato un anno davvero speciale per il Tibet
Intervento del dr Claudio Cardelli, Presidente dell’Associazione Italia-Tibet
Il 2011 è stato un anno davvero speciale per il Tibet; sotto molti punti di vista un anno drammatico come il paese non aveva vissuto da anni, ma anche importante per il messaggio che ci è arrivato forte e chiaro dalla gente di quella nazione; gente che ci dimostra ancora una volta che non è assolutamente disposta a farsi normalizzare da Pechino. Mentre vi scrivo ho sotto gli occhi queste ultime immagini arrivate dal Tibet.
Mostrano plotoni interi di soldati cinesi in tenuta antisommossa. Sono vestiti di nero e armati di tutto punto. Attraversano le strade di un villaggio tibetano.. Sullo sfondo si riconosce lo stupa di Kirti. Altre immagini li mostrano adunati a centinaia, forse migliaia, che ascoltano probabilmente istruzioni su come reprimere i “facinorosi”. Poi ancora ci sono soldati che trascinano dei tibetani tenendogli il capo chino quasi fin sul terreno.. e altre con dei monaci trascinati fuori dal monastero e con dei cartelli al collo con su scritti i reati di cui sono accusati.. Chi sa il cinese legge “separatista”
Immagini sinistre che ci riportano agli anni bui della rivoluzione culturale.Nulla sembra essere cambiato. I tamzing, le delazioni, le torture e gli imprigionamenti arbitrari. Infine monaci caricati sui camion con le teste fuori dalle sponde del cassone e i cartelli che penzolano dai loro colli a monito per tutti..Via verso destinazioni ignote. Di molti si prederanno le tracce. Read the rest of this entry »
È morto Norbu Damdul: tre mesi fa si era dato fuoco per la libertà del Tibet
Norbu Damdul
È morto Norbu Damdul: tre mesi fa si era dato fuoco per la libertà del Tibet
Nessuno sapeva che fine avesse fatto il giovane monaco tibetano. In fin di vita, era stato portato via dalla polizia. Le autorità cinesi hanno cremato il corpo e consegnato le ceneri alla famiglia, impedendo così gli ultimi rituali religiosi. Norbu aveva 19 anni.
Dharamsala (AsiaNews) – È morto Norbu Damdul, il giovano monaco tibetano di Kirti che si era dato fuoco il 15 ottobre 2011 . Il decesso è avvenuto il 5 gennaio scorso in un ospedale di Barkham, nella regione autonoma tibetana di Ngaba. Norbu aveva solo 19 anni. Quando si è dato fuoco, aveva urlato “Libertà per il Tibet” e “Lasciate tornare il Dalai Lama”. Dal giorno della sua autoimmolazione, la polizia aveva fatto scomparire il monaco in fin di vita e per circa tre mesi nessuno ha saputo nulla delle sue condizioni. Alla morte, le autorità cinesi si sono rifiutate di restituire il corpo del giovane alla famiglia, per celebrare gli ultimi rituali religiosi. Dopo aver cremato la salma, ufficiali di Pechino hanno consegnato ai familiari le sue ceneri. Dal marzo 2011, sono in tutto 15 i casi di autoimmolazione. Solo in questi primi giorni del 2012, già tre monaci hanno cercato di suicidarsi dandosi fuoco chiedendo la libertà per il Tibet e il ritorno del Dalai Lama. Di questi, due sono morti mentre il terzo è ferito in modo grave. (NC)
Un altro monaco tibetano si è dato fuoco
Sonam Wangyal, il monaco tibetano appena immolatosi.
Un altro monaco tibetano si è dato fuoco a Dharlang, una città della Contea di Golok, nella regione orientale del Qinghai. È il terzo tibetano che ha sacrificato la propria vita nel giro di pochi giorni in segno di protesta contro il governo cinese in Tibet, il quindicesimo dallo scorso mese di marzo 2011. Nel febbraio 2009 si era immolato Tapey, un giovane monaco del monastero di Kirti.
Sonam Wangyal, quarantadue anni, conosciuto anche come Sopa, era un monaco molto venerato tra la sua gente, un Tulku o, forse, l’abate di Nyanmo, il suo monastero. Prima di darsi fuoco, è salito su una collina, ha bruciato dell’incenso e ha pregato. Poi ha distribuito numerosi volantini nei quali ha scritto che si apprestava a compiere l’estremo gesto per il Tibet e per la felicità del popolo tibetano. “La gente del Tibet non deve perdere la fede e la speranza” – recitavano i volantini -.” “Certamente, un giorno i tibetani saranno felici, non devono abbandonare il sentiero della speranza”.
Ha scritto inoltre di voler rendere omaggio a tutti i tibetani morti dal 2009 per la libertà del Tibet e per il ritorno del Dalai Lama. Si è quindi cosparso di cherosene e ne ha bevuto in abbondanza tanto che il suo corpo, avvolto dalle fiamme, è letteralmente esploso. La polizia cinese, arrivata sul luogo dell’auto immolazione, ha portato via ciò che restava del povero corpo. Risparmiamo ai lettori altri macabri particolari. Poiché Wangyal era un monaco di alto rango e un venerato leader spirituale, circa 2000 tibetani si sono immediatamente radunati in una veglia di preghiera. In centinaia hanno poi marciato verso la stazione di polizia chiedendo alle autorità la restituzione dei suoi resti mortali. La polizia in un primo momento ha rifiutato la richiesta provocando l’ira dei tibetani che, riferisce Radio Free Asia , hanno reagito fracassando porte e finestre dell’edificio. Solo allora le forze dell’ordine hanno consegnato alla folla ciò che restava del monaco, la testa e parte del busto. I tibetani li hanno portati in processione per le vie della città. Read the rest of this entry »
Qinghai, una folla porta in processione i resti di un monaco auto-immolato
Centinaia di tibetani hanno costretto la polizia a rilasciare i resti di Nyage Sonamdrugyu, un “buddha vivente” che ha scelto il suicidio con il fuoco dopo che il governo gli ha negato il visto per l’India, e li ha portati per le strade di Dari. Nonostante l’opposizione del Dalai Lama, sale a 15 il numero dei suicidi. Dharamsala (AsiaNews) – Una folla composta da centinaia di tibetani inferociti ha portato questa mattina per le strade della contea di Dari – nella provincia cinese a maggioranza tibetana del Qinghai – i resti di un monaco buddista che si è auto-immolato con il fuoco per protestare contro l’occupazione comunista e il bando del Dalai Lama. Nonostante gli appelli proprio del leader buddista, sale così a 15 il numero di religiosi che hanno scelto di suicidarsi con il fuoco.
Secondo Radio Free Asia , la folla ha costretto la polizia a cedere i resti del monaco 42enne, Nyage Sonamdrugyu noto come Sopa, che sono poi stati portati per le strade della contea. Sopa si è ucciso ieri mattina dopo aver bevuto cherosene, di cui aveva già gli abiti imbevuti: secondo alcuni testimoni, “il suo corpo è esploso dopo che ha avvicinato una fiamma”. Il suo è un caso particolare perché si tratta di un bodhisattva, un “buddha vivente”: monaci considerati rinascite di grandi maestri del passato. Le autorità cinesi avevano negato il visto al monaco, che voleva recarsi in India per ascoltare gli insegnamenti del Dalai Lama e del Karmapa Lama. Secondo alcuni, questo è il motivo che lo ha spinto ad auto-immolarsi. Inoltre, altri 2 monaci giovani hanno compiuto lo stesso gesto fra il 5 e il 6 gennaio: uno è morto, mentre l’altro è ferito in maniera molto grave. Secondo il governo cinese si tratta di “criminali comuni che appartengono alla cricca del Dalai Lama”.
Il leader buddista ha più volte chiesto ai suoi seguaci in Tibet e nelle province cinesi a maggioranza tibetana di non commettere suicidio: “La vita è il bene più prezioso che abbiamo. Conosciamo bene le sofferenze di queste persone, ma in questi casi serve pazienza”. I monaci che scelgono il suicidio appartenevano quasi tutti al monastero di Kirti, che non ha una grande tradizione storica e il cui abate vive in esilio a Dharamsala. Anche il lama geshe Gedun Tharchin, che da anni studia i Cinque grandi trattati del buddismo, ha spiegato ad AsiaNews : “Per la nostra religione ogni vita è sacra, e uccidersi è un danno enorme per l’anima. Ma chi vive in Tibet ha fame di libertà, soprattutto religiosa: una fame che sta attraversando tutta la Cina. E il governo è sicuramente molto duro con loro: ho visto i video delle immolazioni apparsi sulla Rete, e non sono riuscito a provare altro che compassione per queste persone”.
Tibet: le prime due auto-immolazioni del 2012, per protesta contro Pechino
Nel pomeriggio di ieri due persone, a breve distanza, si sono date fuoco nei pressi del monastero di Kirti, nella città di Ngaba. Un uomo sarebbe morto, ma non vi sono conferme ufficiali. Le autorità cinesi hanno rimosso i corpi e imposto una rigida censura. Decine di migliaia di fedeli in pellegrinaggio per assistere alle lezioni del Dalai Lama.
Dharamsala (AsiaNews) – Due tibetani si sono dati fuoco nel pomeriggio di ieri, per protestare contro la fine del “colonialismo” cinese nella regione e “l’immobilità” dei governi occidentali che, in un periodo di crisi economica, non vogliono creare frizioni con il governo di Pechino. Si tratta del primo episodio registrato nel 2012, per un totale di 14 casi di auto-immolazione a partire dal marzo scorso. Secondo alcuni testimoni una delle due persone sarebbe deceduta, ma non vi sono conferme ufficiali e le autorità cinesi hanno imposto una rigida censura. Intanto decine di migliaia di pellegrini buddisti di tutto il mondo si muovono verso Bodhgaya, città nel nord dell’India, dove sono in programma i “Kalachakra”, insegnamenti religiosi tenuti dallo stesso Dalai Lama. Read the rest of this entry »
Altri due tibetani si sono auto immolati a Ngaba
Il 6 gennaio 2012, attorno alle ore 14.40, ora locale, altri due tibetani si sono auto immolati a Ngaba. Ne hanno appena dato notizia il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia e numerose agenzie. Due uomini, un monaco e un laico, con le mani giunte in segno di preghiera, si sono dati fuoco gridando “Lunga vita al Dalai Lama” e invocando il suo ritorno in Tibet.
Nel giro di pochi minuti sono arrivati sul luogo dove si era consumato il disperato gesto forze della Polizia Armata del Popoli (PAP) e dell’Ufficio di Pubblica Sicurezza (PSB) che hanno estinto le fiamme e portato in un luogo per ora sconosciuto i due tibetani.
Nonostante al momento non siano pervenute notizie certe sulle loro condizioni di salute, alcune fonti riferiscono che le ustioni riportate potrebbero essere talmente gravi da far temere per le sorti dei due nuovi eroi. Non sono ancora noti i nomi, l’età e i particolari della loro vita.
È inoltre di questi minuti la notizia, battuta da numerose agenzie di stampa, che le autorità indiane hanno rafforzato le misure di sicurezza a protezione del Dalai Lama, in questi giorni a Bodh Ggaya per il conferimento dell’iniziazione di Kalachakra. Secondo il quotidiano Times of India , la polizia di Nuova Delhi ha ricevuto informazioni sulla possibilità che alcuni tibetani, probabilmente agenti dei servizi di Pechino, siano entrati clandestinamente in India per raccogliere informazioni sul governo tibetano in esilio e colpire il Dalai Lama. Fonti: Tibetan Centre for Human Rights and Democracy – Agenzie-Associazione Italia Tibet.
Il Dalai Lama riceve a Bodh Gaya il Premio Internazionale Mahatma Gandhi
Sua Santità il Dalai Lama nel corso dei suoi insegnamenti al Kalachakra a Bodh Gaya ha ricevuto il Premio Internazionale Mahatma Gandhi per la Riconciliazione e della Pace. In rappresentanza della Gandhi Development Trust a Durban, Sud Africa, Ela Gandhi, nipote del Mahatma Gandhi, il padre della nazione indiana, ha personalmente consegnato il premio al leader spirituale tibetano, aggiungendo: “Abbiamo il privilegio di onorare Sua Santità il Dalai Lama a riconoscimento del suo lavoro e per il contributo per la pace nel mondo”. Il Dalai Lama avrebbe dovuto ricevere il premio lo scorso ottobre nell’ambito di una sua visita tanto attesa in Sud Africa. Read the rest of this entry »
Il Dalai Lama inizia gli insegnamenti del Kalachakra
Le danze rituali dei monaci del Namgyal Monastery per la purificazione del sito hanno preceduto gli insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama al Kalachakra
Il leader spirituale tibetano Sua Santità il Dalai Lama ha iniziato sotto la pioggia i suoi dieci giorni d’insegnamenti sul Kalachakra a Bodh Gaya. Centinaia di migliaia di pellegrini provenienti da Tibet, dalle regioni himalayane, dal Bhutan, dalla Corea, dalla Cina, e dall’Occidente si sono seduti sotto l’immensa tenda che li ospitava per ascoltare il Dalai Lama. Il 76enne leader tibetano ha esordito ringraziando i convenuti per aver intrapreso un viaggio di tanto impegnativo per ricevere i suoi insegnamenti, con una menzione speciale del gran numero di tibetani del Tibet. “Questo è un luogo molto sacro perché qui il Buddha raggiunse l’illuminazione e quelli di voi tibetani che sono venuti dal Tibet, nonostante le molte difficoltà, tutti voi vi considero tra i miei devoti speciali a questo Kalachakra”, ha ribadito il Dalai Lama.
Chiedendo a tutti i pellegrini cinesi di alzare la mano, il leader spirituale tibetano ha salutato la loro presenza, esortando tutti i suoi devoti a praticare i suoi insegnamenti sulla base della ragione e non della “fede cieca”. Read the rest of this entry »
The Dalai Lama receives Mahatma Gandhi Award
His Holiness the Dalai Lama receives the Mahatma Gandhi International Award for Reconciliation and Peace from Ela Gandhi, the granddaughter Mahatma Gandhi, in Bodh Gaya, India, on January 4, 2011. Photo/Tenzin Choejor/OHHDL
The Dalai Lama receives Mahatma Gandhi International Award in Bodh Gaya
Bodh Gaya, Bihar, India, 4 January 2012 (by Tendar Tsering, phayul.com) – His Holiness the Dalai Lama formally received the Mahatma Gandhi International Award for Reconciliation and Peace earlier today during his Kalachakra teachings at Bodh Gaya.
Representing the Gandhi Development Trust in Durban, South Africa, Ela Gandhi, grand daughter of Mahatma Gandhi, the father of the Indian nation, personally presented the award to the Tibetan spiritual leader.
“We are privileged in honouring His Holiness the Dalai Lama in recognition of his work and contribution for world peace,” Ela Gandhi announced.
The Dalai Lama was supposed to have received the award last October as part of a much anticipated visit to South Africa. The visit had to be called off at the eleventh hour following a five-week wait for a visa to be issued. Read the rest of this entry »
Migliaia di devoti accolgono Sua Santità il Dalai Lama a Bodh Gaya per il Kalachakra
Circa 400.000 persone sono accorse a Bodhgaya per ricevere l'Iniziazione al Kalachakra da Sua Santità il Dalai Lama
Migliaia di devoti da tutto il mondo, stimati attorno a 400.000 persone, hanno accolto il leader spirituale tibetano Sua Santità il Dalai Lama a Bodh Gaya, il luogo per gli insegnamenti odierni di Sua Santità al 32° Kalachakra. I devoti provenienti da moltissimi paesi, tra cui diverse migliaia di pellegrini provenienti dal Tibet, allineati nelle strette vie che conducono al luogo più sacro del mondo per i buddisti, hanno salutato il Dalai Lama scandendo lo slogan ‘lunga vita al Dalai Lama’. All’arrivo, il Dalai Lama ha subito raggiunto il Tempio Mahabodhi, il luogo dell’illuminazione del Buddha, per offrire preghiere. Il Mahavihara Mahabodhi è tra i 84.000 santuari fatti costruire dal re Asoka il Grande nel 3 ° secolo aC. Parlando alla stampa poco dopo il suo arrivo, Sua Santità ha chiamato l’India, la “terra delle religioni”, riferendosi alla tolleranza mostrata dal suo popolo verso tutte le maggiori tradizioni religiose del mondo. Rispondendo ad una domanda sulla questione del Tibet e della Cina, il 76enne leader tibetano ha detto che “la verità è sempre più potente”, affermando che la verità è dalla parte dei tibetani. Read the rest of this entry »
H. H. Dalai Lama: Chinese understanding of Tibetan issue is growing
His Holiness the Dalai Lama speaking to peoples from the Himalayan Regions during the Kalachakra for World Peace in Bodh Gaya, India, on January 3, 2012. Photo/Tenzin Choejor/OHHDL
Chinese understanding of Tibetan issue is growing says the Dalai Lama
Bodh Gaya, Bihar, India, 3 January 2012 (Tendar Tsering, phayul.com) – Speaking exclusively to an audience of Tibetans, Chinese, and people from the Himalayan region attending the Kalachakra, Tibetan spiritual leader His Holiness the Dalai Lama noted that the understanding of the Tibetan issue as well as sympathy towards Tibetans among Chinese in mainland China is growing.
“I have been meeting Chinese scholars, students, and various representatives of organisations in the last many years and there is a growing understanding of the Tibetan issue and a growing interest in Tibetan Buddhism among the mainland Chinese,” the Dalai Lama said earlier today in Bodh Gaya.
“I have heard that there are around three million Buddhists in China and that the number is increasing,” the 76-year old Tibetan leader who devolved all his political authority to the elected Tibetan leadership last year said. Read the rest of this entry »
The Dalai Lama begins ten-day Kalachakra teachings
His Holiness the Dalai Lama on his arrival at the Mahabodhi Stupa in Bodh Gaya on December 31, 2011. Photo/Tenzin Choejor/OHHDL
The Dalai Lama begins ten-day Kalachakra teachings
Bodh Gaya, Bihar, India, 2 January 2012 (byTendar Tsering, phayul.com) – Amidst a light rainfall, Tibetan spiritual leader His Holiness the Dalai Lama began his ten-day Kalachakra teachings yesterday in Bodh Gaya.
Thousands of pilgrims from Tibet, the Himalayan regions, Bhutan, Korea, China, and from the west sat under tents covering the large grounds to listen to the Dalai Lama.
The 76-year old Tibetan leader began by thanking the large gathering for making the journey to receive his teachings with a special mention of the huge number of Tibetans from Tibet.
“This place is a very holy place as the Buddha was enlightened here and those of you Tibetans who have come from Tibet despite lots of hardships, you all are among my special devotees for this Kalachakra,” the Dalai Lama said.
Asking all the Chinese pilgrims to raise their hands, the Tibetan spiritual leader acknowledged their attendance while urging all his devotees to practice his teachings based on reasons and not on “blind faith”. Read the rest of this entry »
Karmapa: nel 2012 privilegiamo compassione e amore
Karmapa Lama: nel 2012 privilegiamo compassione e amore, di Ogyen Trinley Dorje, XVII Karmapa Lama. Il “numero 3” del buddismo tibetano invia i suoi migliori auguri per coloro che hanno sofferto nel 2011 e invita il mondo a non dare credito alle voci che parlano di nuovi disastri. Compassione e amore sono la strada verso la felicità.
Dharamsala (AsiaNews) – Molte persone hanno espresso un sentimento di ansia per i disastri che dovrebbero colpire il mondo nell’anno 2012. Per calmarle, vorrei invitare tutti a riflettere sul fatto che non sappiamo mai cosa porti un nuovo anno: ma se siamo sinceri nel nostro impegno sulla strada del perdono e della compassione, questa incertezza del futuro non ci potrà causare alcuna preoccupazione. Qualunque cosa accada nella vita, possiamo semplicemente mantenere la nostra attenzione sulle cose più importanti: coltivare la compassione e l’equanimità, e agire in modo da fare del bene nei confronti degli altri. Se teniamo vivi questi sentimenti nei nostri cuori, saremo in grado di fare tutto quello che è positivo per noi e per gli altri. Read the rest of this entry »