Così Pechino cambia faccia al Tibet: Il Buddismo diventa un business
Pellegrini tibetani a Lhasa. La verità è che la situazione resta tesa non solo in Tibet ma anche nel confinante Sichuan, dove a marzo e ancora pochi giorni fa due monaci si sono dati fuoco e sono morti per protestare contro le restrizioni imposte da Pechino e per il ritorno a Lhasa del leader spirituale dei buddisti tibetani.
E’ tutto diverso il volto di Lhasa da quel 14 marzo del 2008 che ne insanguinò le strade. Non si fa più tappa obbligata davanti ai resti della guerriglia lungo la Beijing Rd, l’arteria principale che segna la città passando di fronte al Potala, con quei negozi messi a ferro e fuoco che per diversi mesi Pechino aveva ordinato di mostrare ai media stranieri per far vedere quanto fosse stata violenta la sommossa dei tibetani contro i cinesi Han. Tornare oggi a Lhasa, con un gruppo di giornalisti invitati dal governo centrale, significa assistere a tutt’altro film: quello di un agglomerato urbano che si espande sempre più velocemente come una qualunque città cinese, con l’ansia di modernizzazione che soffoca le radici di una spiritualità antica; quello di un’idea di sviluppo e di progresso che fa del cuore del buddismo tibetano una macchina per far soldi attraverso il turismo e le nuove attività d’impresa incoraggiate da Pechino con una mirata politica di sgravi e agevolazioni economiche. Read the rest of this entry »
Lhasa: La polizia chiude il monastero di Drepung
Un dissidente tibetano fuggito in India in stretto contatto con la popolazione in Tibet sottolinea che il controllo del governo è asfissiante e “vivere a Lhasa equivale ad essere in prigione”. Chi trasgredisce alle regole viene arrestato o scompare.
Tutte le monache costrette a fare ritorno ai propri distretti di origine. La polizia voleva fermare la continua crescita della comunità. Sconosciuta la sorte di 85 monaci arrestati in maggio.
Dharamsala (AsiaNews) – Ancora arresti e sfratti per monaci e monache tibetani. Lo scorso 14 agosto la polizia ha fatto sgombrare il monastero femminile di Drepung nella periferia di Lhasa. Secondo fonti locali la comunità aveva continue vocazioni e ciò ha spaventato le autorità che hanno chiuso il monastero e costretto tutte le monache a ritornare nei propri distretti.
Un dissidente tibetano fuggito in India in stretto contatto con la popolazione in Tibet sottolinea che il controllo del governo è asfissiante e “vivere a Lhasa equivale ad essere in prigione”. Chi trasgredisce alle regole viene arrestato o scompare.
A tutt’oggi resta sconosciuta la sorte di 85 monaci monaci dell’ex monastero di Tashi Lhunpu, arrestati in maggio. Dopo la chiusura della loro comunità nel 1995 essi erano riusciti a mantenere una loro dimensione “comunitaria”, aiutandosi l’un l’altro a trovare lavoro come camerieri, commercianti, autisti e sostenendo i più anziani. Nonostante gli appelli delle famiglie, le autorità non vogliono rivelare il luogo e le ragioni della loro detenzione.
Tibet: Scontri e arresti durante il funerale del monaco martire
Omaggio a Tsewang Norbu, il monaco di 29 anni immolatosi dandosi fuoco a ferragosto invocando la libertà del Tibet e il ritorno del Dalai Lama
Un numero imprecisato di persone sono state picchiate e arrestate in Tibet nei pressi del monastero di Tawu Nyitso, dove migliaia di tibetani si erano riuniti per rendere omaggio a Tsewang Norbu, il monaco di 29 anni immolatosi dandosi fuoco a ferragosto invocando la libertà del Tibet e il ritorno del Dalai Lama.
Le forze di sicurezza cinesi, circa un migliaio di agenti, dopo la morte del monaco, hanno cordonato il monastero tagliando luce ed elettricità. Nonostante il divieto delle autorità, i monaci hanno portato il corpo di Tsewang Norbu nel suo monastero dove oltre 10.000 tibetani lo hanno raggiunto per dargli un ultimo saluto.
A questo punto la polizia è intervenuta per bloccare l’adunata ordinando l’immediata cremazione del corpo del giovane deceduto. Secondo il sito Phayul, le autorità hanno presidiato il sito del funerale, impedendo ai locali di parteciparvi. “I locali – ha raccontato Khenrab, un monaco che vive a Dharamsala ma ha molte conoscenze a Tawu – hanno potuto dare l’ultimo saluto a Tsewang, solo da molto lontano, senza potersi avvicinare”.
I tibetani in esilio nel mondo, da New York a Dharamsla a Taiwan, hanno organizzato veglie di preghiera in segno di protesta e in ricordo del sacrificio di Tsewang Norbu. Il parlamento tibetano in esilio, da Dharamsala in India ha fatto sapere che “fatti come questo che accadono frequentemente in Tibet indicano chiaramente il profondo risentimento della gente del Tibet contro le politiche sbagliate del governo cinese nei confronti del Tibet”.
Intanto anche nella rete sono molti i messaggi di protesta e di denuncia per quanto accaduto. http://www.tio.ch/Estero/News/645977/Scontri-e-arresti-durante-il-funerale-del-monaco-martire
Tibet in Fiamme
L’immolazione di Tsewang Norbu (nella foto) è il secondo suicidio politico in meno di cinque mesi che avviene nelle aree tibetane dello Sichuan. Infatti lo scorso 16 marzo si era dato fuoco Phuntsog, un monaco di 20 anni appartenente al monastero di Kirti, nella contea di Ngaba.
Nonostante le rassicurazioni di Pechino, la situazione nella Regione Autonoma del Tibet e nelle aree tibetane incorporate dal 1965 in alcune province cinesi è tutt’altro che normalizzata a due anni dalla vasta e sanguinosa esplosione di collera della primavera 2008.
Tragica dimostrazione del perdurare di questo stato di crisi è l’immolazione di Tsewang Norbu un giovane monaco del monastero di Nyitso che, alle 12,30 del 15 agosto, si è dato fuoco dopo aver gridato per alcuni minuti slogans inneggianti all’indipendenza del Tibet e al ritorno in patria del Dalai Lama.
Secondo testimonianze attendibili, il cadavere di Tsewang Norbu è stato portato all’interno del monastero per i tradizionali riti funerari buddisti mentre diverse migliaia di soldati e poliziotti cinesi hanno immediatamente circondato il luogo di culto. Nella cittadina di Tawu (Daofu in mandarino), nelle cui vicinanze si trova Nyitso, è stato imposto una sorta di coprifuoco non dichiarato, con la popolazione impedita ad uscire di casa e le strade pattugliate da mezzi blindati e soldati armati. Ma questo imponente apparato repressivo non è riuscito ad impedire che diverse migliaia di tibetani riuscissero a raggiungere i cancelli del monastero per cercare di difendere i monaci da un possibile assalto delle forze di polizia. In alcuni tafferugli avvenuti poco dopo l’immolazione di Tsewang, è stato arrestato un dimostrante di nome Gyaltsen che è stato però liberato dopo poche ore.
La situazione è dunque estremamente tesa in tutta l’area. Ieri mattina è arrivato a Tawu Lui Dao Ping, segretario del Partito Comunista per la Prefettura Autonoma di Kardze, che ha inasprito ancora le restrizioni, decretando la chiusura di scuole, ristoranti e locali pubblici. Inoltre ha ordinato che tutte le funzioni religiose in onore di Tsewang Norbu siano sospese e il corpo del monaco consegnato alle autorità. Read the rest of this entry »
Tibet: un altro monaco si uccide dandosi fuoco gridando viva il Dalai Lama
Tsewang Norbu in fiamme
Tsewang Norbu, un monaco di ventinove anni appartenente al monastero di Nyitso, presso la città di Kardze, nella provincia orientale del Kham, è morto dopo essersi dato fuoco in segno di protesta contro le crescenti vessazioni e restrizioni poste in atto nel paese da parte delle autorità cinesi. Il giovane religioso ha compiuto il gesto estremo alle 12.30 (ora locale) del 15 agosto sul ponte del fiume Chume, nel centro della cittadina di Tawu, nei pressi di Kardze. Dopo aver chiesto a gran voce libertà per il Tibet e il ritorno di Sua Santità il Dalai Lama e dopo aver distribuito volantini in cui ribadiva le sue richieste, il monaco ha prima bevuto della benzina e poi l’ha cosparsa su tutto il suo corpo dandosi fuoco. La morte è stata istantanea. I confratelli hanno subito riportato il cadavere di Norbu al monastero e hanno dato inizio ai preparativi dei rituali e delle cerimonie funebri nonostante la presenza di militari nelle strade attorno al monastero e ai tentativi di alcuni soldati di sottrarre ai monaci il corpo del religioso. Allo scopo di impedire la diffusione della notizia, le autorità governative hanno tagliato le linee telefoniche e bloccato gli accessi internet in tutta la zona. Nell’area di Kardze la tensione era altissima da oltre un mese in seguito alla proibizione di celebrare il compleanno del Dalai Lama, lo scorso 6 luglio, imposta ai tibetani dalle autorità cinesi. Ai tentativi di opporsi al divieto attuati da monaci e monache in aperta sfida al governo locale, i cinesi avevano risposto tagliando acqua ed elettricità agli istituti religiosi rimasti senza luce e rifornimento idrico a partire da quella data. Dolore e costernazione aveva inoltre suscitato la recente notizia della morte di Thinley, un giovane di Beri Serkha – area di Kardze – deceduto in prigione dopo mesi di torture. Fonti in esilio confermano che il gesto di Tsewang Norbu è stato motivato dalle crescenti restrizioni imposte alla libertà di culto e all’intensificarsi della campagna di indottrinamento politico in atto in tutto il Tibet e particolarmente nella zona di Tawu. In segno di omaggio a Tsewang Norbu e a sostegno delle continue invocazioni alla libertà provenienti dal Tibet, le maggiori organizzazioni non governative tibetane hanno congiuntamente organizzato a Dharamsala, in data odierna, una fiaccolata che si è snodata fino allo Tsug-la Khang, il tempio principale della città. L’Amministrazione Centrale Tibetana, in un comunicato, si è detta profondamente rattristata per la morte di Tsewang il cui gesto disperato è un ulteriore ed evidente segno del continuo peggioramento della situazione dei diritti umani in Tibet. Il Governo di Dharamsala, ha inoltre auspicato che le autorità cinesi non reagiscano in modo sproporzionato al gesto di una persona che ha sacrificato la sua vita per i propri ideali. “Un mese fa il governo cinese ha pubblicato un Libro Bianco sul Tibet in cui enfatizza i benefici arrecati dalla Cina al popolo tibetano” – si legge nel documento – “Chiediamo al Governo cinese, anziché di pubblicare notizie che distorcono la verità, di rivedere la sua politica in Tibet e di adottare misure più vicine alle aspirazioni del popolo tibetano”. Fonti: Phayul – The Tibet Post http://www.italiatibet.org/ “
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Lobsang Sangay è la nuova guida politica del Tibet
Il giuramento del nuovo Kalon Tripa Lobsang Sangay
Nel corso di una solenne cerimonia alla quale hanno partecipato il Dalai Lama e il Primo Ministro uscente Samdhong Rinpoche, oltre a migliaia di spettatori e invitati, il dottor Lobsang Sangay ha prestato solenne giuramento di fedeltà alla Carta Costituzionale tibetana divenendo ufficialmente il nuovo Kalon Tripa, leader politico dell’Amministrazione Tibetana. Nel suo primo discorso dopo l’investitura ufficiale, Lobsang Sangay ha dichiarato, tra l’altro, che la sua nomina è in primo luogo frutto dei sacrifici e dell’impegno di generazioni di tibetani dentro e fuori il Tibet e ha precisato che il Dalai Lama ha devoluto il suo potere politico “non solo a me in quanto Kalon Tripa, ma a tutti i tibetani”.
Ha inoltre affermato che la sua elezione dovrebbe dimostrare agli esponenti della linea dura all’interno del governo cinese che la leadership tibetana, lungi dall’indebolirsi, è invece destinata a crescere e a diventare più forte con il passare degli anni: “Siamo qui per rimanerci”. “Dopo sessant’anni di malgoverno, il Tibet oggi non è il paradiso socialista che i governanti cinesi avevano promesso, l’occupazione cinese è una tragedia”, ha proseguito il Kalon Tripa sottolineando che, nonostante la tragedia, i tibetani intendono ribadire alla Cina e al mondo intero la loro fedeltà alla linea della non-violenza, alla ricerca del dialogo e alla politica della Via di Mezzo.“Avendo l’unità, l’innovazione e la fiducia come principi guida di sei milioni di tibetani, la vittoria sarà nostra”, ha dichiarato. Ricordando che il cammino non sarà facile, Sangay ha chiesto alle nuove generazioni tibetane di sostenere la causa del Tibet con tutto il loro sostegno ed energie. “Il vostro impegno – ha affermato – sarà determinante nello stabilire se il Tibet sopravviverà o diverrà un pezzo da museo”. “E’ arrivato il momento di essere fermamente convinti che siamo tibetani e che possiamo farcela”. “Ai fratelli e alle sorelle all’interno del Tibet dico oggi, con fiducia, che ci riuniremo presto”. Read the rest of this entry »
Lobsang Sangay: La soluzione del problema tibetano riguarda miliardi di persone in Asia
Il nuovo Kalon Tripa Lobsang Sangay con Sua Santità il Dalai Lama
Dharamsala (di Nirmala Carvalho AsiaNews) – Ha assunto oggi i poteri Lobsang Sangay, premier del governo tibetano in esilio, eletto dopo che quest’anno il Dalai Lama ha comunicato la rinuncia al ruolo di capo politico del movimento tibetano per essere solo il loro leader religioso. Il precedente Kalon Tripa (primo ministro) del governo tibetano, Samdhong Rinpoche, era la reincarnazione di un lama e non ha mai avuto un ruolo effettivo di capo politico. Intervista esclusiva di AsiaNews al nuovo premier.
Quale è ora il rapporto del Kalon Tripa con il Dalai Lama e quale compito lo attende?
Assumo i miei compiti con il sostegno di Sua Santità il Dalai Lama e con il mandato democratico dei tibetani che vivono in esilio in 30 Paesi nel mondo. I valori che io chiedo per i tibetani sono quelli da loro goduti in India: libertà, uguaglianza e [rispetto per la loro] dignità.
Quale rapporto ha il popolo tibetano con quello cinese e quale con la Cina socialista?
Noi non abbiamo nulla contro il popolo cinese o la Nazione cinese, vogliamo risolvere la questione tibetana in modo pacifico attraverso il dialogo. Ma il popolo cinese deve sapere che, da un punto di vista storico, il Tibet e la Cina sono 2 entità differenti, come riconosciuto nel Trattato dell’821-822, che stabilisce che “i Tibetani saranno felici nella terra del Tibet e i cinesi lo saranno nella terra di Cina”. Quando nel 1959 la Cina invase il Tibet, promise ai tibetani il “paradiso socialista”. Read the rest of this entry »
La Cina porta l’inquinamento nei monasteri del Tibet
Il Monastero Kumbum
Piombo nell’acqua potabile nella zona del monastero di Kumbum, luogo di speciale devozione per i tibetani, per gli scarichi di miniera e fonderia locale. Le autorità falsificano le analisi, la polizia caccia chi protesta, intanto i residenti stanno male e centinaia di bambini hanno troppo piombo nel sangue.
Dharamsala (AsiaNews) – E’ “molto inquinata” l’acqua potabile del famoso monastero tibetano di Kumbum (in cinese: Ta’ersi) e del vicino villaggio, nella contea di Rushar (Huangzhong) nel Qinghai, per gli scarichi di una miniera e di una fonderia locali. Il gruppo International Campaign for Tibet (Ict ) denuncia il disinteresse delle autorità e il tentativo di mettere tutto a tacere, nonostante i frequenti malori dei residenti, avvelenati per il piombo.
Secondo Ict , il 30 giugno è stata anche presentata una petizione alle autorità, riportata su un blog, che denuncia come “l’attività estrattiva molto inquinante e priva di controlli ha causato una situazione disastrosa per i residenti”. Il problema è vecchio ma i precedenti appelli alle autorità non hanno nemmeno ricevuto risposta e “quest’anno la situazione è molto peggiorata, specie durante i mesi da maggio a luglio, con 8 residenti che hanno trovato la loro acqua potabile molto inquinata, torbida e disgustosa”. “Monaci e residenti che hanno bevuto l’acqua hanno avuto nausee, si sono sentiti privi di forze e storditi e alcuni si sono dovuti ricoverare in ospedale”. Read the rest of this entry »
5000 Tibetani sfidano le autorità cinesi. Cancellata la visita a Labrang del “falso” Panchen Lama
La sfida della popolazione tibetana è culminata nella cerimonia di consacrazione sul trono del tempio di Kham Lithang d'un grande ritratto del Dalai Lama.
Sfidando apertamente i divieti delle autorità cinesi, nel corso di una cerimonia religiosa alla quale hanno assistito cinquemila tibetani è stato posto sul trono del tempio di Kham Lithang un grande ritratto del Dalai Lama. La cerimonia di “ enthronement” del capo spirituale tibetano è avvenuta nel corso della tradizionale festa religiosa del Jang Gonchoe Chemno che, iniziata lo scorso 15 luglio, è proseguita per dieci giorni.
Atruk Tseten, un membro del Parlamento in esilio, ha riferito a Phayul che la cerimonia è stata un momento di grande gioia e di intensa emozione. Giunti da ogni parte del Tibet, i tibetani sono sfilati di fronte al trono lanciando offrendo all’effige di Sua Sanità le rituali sciarpe bianche devozionali. “Molte persone mi hanno detto che, per la prima volta nella loro vita, hanno avuto la sensazione di vedere realmente e per la prima volta il Dalai Lama in persona e di chiedere la sua benedizione” – ha dichiarato Tseten.
Gli organizzatori della cerimonia avevano avvisato con largo anticipo le autorità cinesi dell’intenzione di porre l’immagine del Dalai Lama sul trono del tempio e avevano fatto sapere che non si sarebbero ritenuti responsabili delle reazioni dei tibetani ove fosse stato ostacolato lo svolgersi del rito.
Erano presenti religiosi appartenenti a circa cento monasteri in rappresentanza delle quattro scuole del Buddhismo tibetano e dei Bon. L’invito ad assistere alla cerimonia era stato esteso anche ai monaci del monastero di Ngaba Kirti. Read the rest of this entry »