Costruiamo la statua del Buddha in Ladakh
il grande Maestro Kyabje Denma Locho Rinpoche
A Ney in Ladakh, nel meraviglioso ambiente dell’Himalaya India, il grande Maestro Kyabje Denma Locho Rinpoche sta costruendo una gran statua di Buddha Shakyamuni alta 25 metri, che è parte di un grande progetto che comprende anche la costruzione di una scuola, un tempio e di un Centro di Meditazione.
Questi monumenti sono parte integrante della cultura del buddismo tibetano e del buddhismo nel mondo. Per secoli ci ricordano l’importanza dello sviluppo spirituale e del mantenimento della pace sul pianeta. Pertanto, in tutto il mondo le statue sacre sono un luogo d’attrazione per i seguaci del buddismo e per i viaggiatori. La statua del Buddha conterrà anche reliquie sacre, rotoli di preghiere benedette. Come si può vedere nella foto, la statua ospiterà un edificio a due piani, un piano sarà dedicato a sala di preghiera e l’altro a biblioteca monastica.
La biblioteca ospiterà preziosi manoscritti e testi: i testi con le parole del Buddha (Kangyur), i Trattati esegetici (Tangyur) e 1000 statue doratr del Buddha.
Sua Santità il Dalai Lama la inaugurerà nel 2011 alla presenza del Ganden Tripa Rizong Rinpoche (il detentore del trono della tradizione Gelug) e dei donatori, in un rituale speciale di preghiere per il benessere di tutti i donatori e le loro famiglie.
Sì, perché il progetto sia completato in tempo, occorre un grosso sforzo di generosità, vedi http://buddha-in-ladakh.com .
La statua del Buddha che sta per essere costruita col vostro aiuto rimarrà per secoli, e avrà positive influenza economiche e sociale in Ladakh ed in tutto il mondo. È per la pace, l’armonia e l’armoniosa convivenza delle persone nel mondo attraverso la diffusione di pratiche spirituali positive. A riguardo, il grande Maestro Kyabje Denma Locho Rinpoche disse: “Abbiamo bisogno di pregare per i nostri maestri spirituali, perché vivano a lungo, per il beneficio di tutti gli esseri e del Dharma. Per sua essenza, il Dharma porta la pace della mente e l’emancipazione dalle sofferenza, per questo dobbiamo fare affidamento sui maestri”.
Un disegno del progetto della gran statua di Buddha Shakyamuni alta 25 metri in costruzione a Ney in Ladakh.
Nei nostri PELLEGRINAGGI con medico al seguito agli INSEGNAMENTI di Sua Santità il DALAI LAMA, vedi https://www.sangye.it/ sia in agosto (dal 13 al 31.08 o 02.09)
https://www.sangye.it/pilgrimage/?cat=3 a Jispa, Manali e Dharamsala, nell’ambiente straordinario dell’Himalaya Indiano, che in ottobre (1 – 11.10) https://www.sangye.it/pilgrimage/?cat=8 a Dharamsala, andremo a trovare direttamente il grande Maestro tantrico Kyabje Denma Locho Rinpoche per portargli tutto il nostro sostegno al meraviglioso progetto della costruzione della statua di Buddha Shakyamuni in Ladakh e per consegnargli di persona le offerte che avremo raccolto.
E, ci saremo anche noi all’inaugurazione della statua nel 2011 con Sua Santità il Dalai Lama!
Invitiamo tutti gli amanti dei valori della pace interiore, mirabilmente espressi da Sua Santità il Dalai Lama, a contribuire alla realizzazione di questo meraviglioso progetto ed a venire di persona a Dharamsala ad incontrarne il promotore ed ideatore il Venerabile Kyabje Denma Locho Rinpoche. Saremo ben lieti di contattare tutti gli interessati.
I nostri sono i PELLEGRINAGGI DELLA SOLIDARIETÀ a sostegno anche del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” che si propone, con l’approvazione di Sua Santità il Dalai Lama, di raccogliere e tradurre i suoi insegnamenti per renderli liberamente disponibili e diffonderli anche sul web per il beneficio di tutti gli esseri senzienti e del Progetto Alice fondato a Sarnath ed a Bodhgaya India da Valentino Giacomin http://www.aliceproject.org/ .
Leggi in inglese la biografia estesa del Ven. Denma Lochoe Rinpoche http://www.loselingmonastery.org/index.php?id=58&type=p
Leggi in inglese l’insegnamento del Ven. Denma Lochoe Rinpoche “Le due verità” a http://www.fpmt.org/teachings/more/truths_denma.asp
Tibet : nuova condanna a morte per gli scontri del 2008
Sonam Tsering condannato a morte con l'accusa d'essere uno dei leader della rivolta tibetana della primavera 2008.
Lhasa, un tibetano condannato a morte per gli scontri del 2008. Il “Tribunale del Popolo” di Lhasa ha condannato a morte Sonam Tsering, di anni 23, per aver “incitato alla rivolta”contro l’occupante. Salgono così a sei le pene capitali inflitte ai giovani tibetani che hanno osato sfidare gli autocrati di Pechino. La Corte intermedia della capitale tibetana ha condannato Sonam Tsering per la sua partecipazione alle manifestazioni anti-cinesi. Altri cinque tibetani, che lo avrebbero aiutato nella latitanza, condannati a pene detentive dai tre ai cinque anni. La Corte intermedia del popolo di Lhasa ha condannato a morte un tibetano per la sua partecipazioni alle proteste anti-cinesi dell’aprile del 2008. Gli stessi giudici hanno emesso sentenze di incarcerazione per altri cinque tibetani, che vanno dai 3 ai 7 anni. L’esecuzione di Sonam Tsering, tuttavia, è bloccata per i prossimi due anni. La Corte ha ritenuto Sonam colpevole di aver incitato la popolazione alla rivolta e di aver guidato diversi attacchi contro macchine della polizia e negozi. Gli altri cinque sono invece accusati di averlo coperto dopo la fine degli scontri, e di avergli dato assistenza materiale durante la latitanza. Sonam, 23 anni, è nato in una famiglia semi-nomade di Rachap, una cittadina della prefettura autonoma tibetana di Kardze. Arrestato nell’ottobre del 2009, diciassette mesi dopo le proteste di Lhasa, è considerato uno dei leader della rivolta. Al momento, la giustizia cinese ha condannato circa 450 persone, tutte di etnia tibetana, per le violenze avvenute nella regione durante le manifestazioni contro la Repubblica popolare cinese a pochi mesi dalle Olimpiadi. Pechino accusa “criminali comuni” e “elementi sovversivi” di aver usato la rivolta, nata per protestare contro la predominanza dell’etnia han e le discriminazioni anti-tibetane, per creare danni alle cose e alla popolazione. La propaganda e l’amministrazione cinese hanno sottolineato i danni ai negozi e alle autovetture, provocati durante alcune marce nell’aprile 2008, per presentare alla comunità internazionale una versione personalizzata nell’accaduto. Il Dalai Lama e le altre personalità tibetane hanno più volte ricordato, invece, il carattere non violento dell’accaduto. (AsiaNews).
Proibite le fotocopie in tibetano
I funzionari cinesi, ufficialmente, hanno proibito la stampa e la fotocopia di materiale scritto in tibetano
Il bando alle fotocopie, “nuovo bavaglio per i tibetani”. Continuano le polemiche per la nuova legge cinese che impone ai negozi di stampa e riproduzione di non trattare materiale scritto in tibetano. Si tratta “dell’ultimo passo verso il totale silenzio del popolo tibetano”. L’ordine di non fotocopiare o stampare materiale scritto in tibetano “rappresenta l’ennesima misura repressiva del governo cinese contro il Tibet. La situazione dei diritti umani nel Paese sta scadendo sempre più velocemente, e questa ultima decisione dimostra in maniera evidente l’autoritarismo cinese in Tibet. È la prova che Pechino vuole uccidere la nostra identità: dall’arresto dei nostri intellettuali si è arrivati a questo”. Lo dice ad AsiaNews Urgen Tenzin, direttore del Tibetan Centre for Human rights and Democracy . Secondo l’attivista, “dall’inizio delle proteste tibetane anti-cinese, nel marzo 2008, Pechino ha lanciato una campagna contro scrittori, blogger e insegnanti interni. La loro colpa è quella di aver condiviso con il mondo le notizie della repressione interna. L’arresto dell’intellettuale Tagyal (noto con il nome di penna di Shogdung) e il trasferimento in un lager del regista Dhondup Wangchen sono i tentativi per tacitare le nostre voci migliori”. Il nuovo ordine è stato emanato lo scorso 10 maggio. I funzionari cinesi, ufficialmente, hanno proibito la stampa e la fotocopia di materiale scritto in tibetano “perché è in questo modo che i ribelli fomentano il popolo contro la Cina”. Secondo il China Daily , “la polizia controllerà in maniera regolare che le nuove misure vengano messe in pratica”. Un monaco, che voleva copiare dei mantra buddisti, si è sentito rispondere: “Non possiamo farlo. La polizia ci ha riuniti per ordinarcelo, e noi non lo facciamo”. Un altro negozio, nella prefettura di Nakchu, si è difeso così: “La legge dice che dobbiamo conoscere il contenuto del materiale da fotocopiare. Ma noi non abbiamo traduttori per il tibetano: secondo i poliziotti, dovremmo pagarlo noi. Ma non abbiamo intenzione di farlo, e quindi non fotocopiamo”. La questione tibetana continua a essere al centro della polemica della comunità internazionale con la Cina. Student for a Free Tibet , gruppo che opera per i diritti umani nella regione, ha chiesto al Segretario di Stato americano Hillary Clinton (in visita in Cina) di non visitare il padiglione tibetano all’Expo di Shanghai: “L’amministrazione Obama deve sostenere con forza la libertà di espressione e la libertà del Tibet durante l’incontro con il governo cinese”. (AsiaNews, Ha collaborato Nirmala Carvalho)
Cina, tensioni con il governo indiano per la deviazione del fiume Tsangpo
Il fiume Zangpo in Tibet, che in India Bangladesh diventa il Bramaputra.
Se l’esecutivo di New Dehli accettasse, potrebbe partire il progetto di costruzione della diga più grande del mondo. Il governo indiano è contrario alla deviazione delle acque del fiume Tsangpo-Brahmaputra, nella regione del Motuo tibetano. Presto il progetto potrebbe vedere la luce, secondo le indagini del quotidiano britannico The Guardian , anche se il governo di Pechino non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali. La diga sarebbe la più grande del mondo con una capacità di produzione pari a 38 gigawatt. Per il momento, il piano di costruzione rimane sulla carta, ma i lobbisti cinesi esercitano forti pressioni sul governo per farlo partire.”Dal punto di vista politico ed ecologico – ha affermato il ministro dell’Ambiente indiano, Jairam Ramesh, durante un recente viaggio a Pechino – qualsiasi deviazione di acqua sarebbe assolutamente inaccettabile”. Il ministro degli Esteri indiano, S. M. Krishna, ha reso noto anche il progetto di costruzione di cinque sbarramenti sul fiume Brahmaputra. Il complesso produrrebbe 540 megawatt di energia. “Il ministro cinese” – ha dichiarato Krishna – mi ha assicurato che accanto agli sbarramenti non vi saranno laghi artificiali né vi sarà un impatto per le regioni a valle”. … Read the rest of this entry »
Il Dalai Lama parla con i cinesi su Twitter
Il leader spirituale tibetano aggira la censura e ‘twitta’ da New York: risponde a 250 domande poste dai cittadini
Dalai Lama: A secular person can be spiritual: compassion is for everyone to practice. http://twitter.com/dalailama
Il Dalai Lama ‘twitta’ con i cinesi. ”Voglio ringraziare Wang Lixiong per avermi concesso questa opportunità di parlare con il popolo della Cina. Sono molto contento. Purtroppo negli anni passati, le nostre relazioni con il governo cinese non hanno portato a nessun miglioramento sostanziale. Ma ho ancora molta fiducia nei i cinesi. E sono molto contento di comunicare con loro”. E’ iniziata cosi’ la ‘chiacchierata’ online del Dalai Lama che per la prima volta oggi e’ riuscit a squarciare la censura di Pechino e a rivolgersi direttamente ai cittadini cinesi. E’ stato possibile grazie a internet e all’aiuto dello scrittore dissidente Wang Lixiong. Il leader spirituale dei tibetani ha utilizzato il popolare Twitter per parlare delle degradanti condizioni del Tibet, di come la maggioranza cinese sta alterando l’equilibrio demografico e anche della spinosa questione della sua successione, una delle domande più gettate tra le circa 300 a cui ha risposto con l’aiuto di un interprete cinese. Non e’ possibile sapere quanti internauti sono riusciti a collegarsi dal territorio cinese per seguire l’intervista. Twitter e’ stato censurato dal regime di Pechino lo scorso anno in coincidenza con l’anniversario del massacro di Piazza Tienammen. Ma da allora sono sorti molti ‘cloni’ su cui e’ possibile vedere i contenuti del popolare website. Durante la ‘chat’, il Dalai Lama ha risposto per circa 90 minuti a una serie di domande selezionate nei giorni scorsi dagli stessi internauti. L’intervista e’ avvenuta in un albergo di New York dove si trova per una serie di conferenze. L’iniziativa era stata lanciata dall’intellettuale e scrittore Wang, che vive negli Stati Uniti insieme alla moglie tibetana. E’ stato lui a ‘ospitare’ il Dalai Lama sulla sua pagina di Twitter, nonostante il capo dei tibetani sia presente sul network dall’inizio dell’anno con un ‘account’ personale. Il Dalai risponde su Twitter: il testo in italiano . … Read the rest of this entry »
Tibet, controlli anche sulle fotocopiatrici
Chi intende riprodurre materiale deve mostrare la carta d’identità. Sempre più controlli in Tibet da parte della polizia cinese, che ora controlla anche le fotocopie. Coloro che intendono riprodurre materiale manoscritto o stampato a Lhasa, capitale della regione autonoma del Tibet, d’ora in poi dovranno mostrare la propria carta di identità e registrarsi. Lo riporta il China Daily. Nel caso di società, dovranno poi essere indicati il nome e l’indirizzo, il numero di copie richieste e il nome della persona che si occupa di effettuare questo servizio. Secondo il quotidiano cinese, la decisione sarebbe stata adottata per «prevenire l’uso delle copie per condurre attività illegali o da parte di criminali», maniera politicamente corretta per spiegare l’attività di bloccare qualsiasi diffusione di idee e opinioni anticinesi. Sarà poi compito della polizia monitorare e controllare tutti coloro che effettueranno con particolare frequenza attività di questo tipo. Xin Yuanming, vice capo della polizia di Lhasa, ha dichiarato in una conferenza stampa che, dopo i moti del marzo 2008 a Lhasa, molti separatisti spesso hanno cominciato ad innalzare cartelli e a diffondere opuscoli con contenuti illegali. Durante la primavera del 2008, nelle proteste anti-cinesi, secondo Pechino, furono almeno 18 le persone a perdere la vita e centinaia a rimanere feriti. Ma i morti furono molti di più. Proprio ieri in un dossier l’International Campaign for Tibet denunciava una stretta nei confronti degli scrittori e artisti tibetani da parte delle autorità di Pechino.
Pechino attacca i monaci per sradicare la cultura tibetana
Lo dichiara il direttore del Tibetan Centre for Human Rights and Democracy commentando ad AsiaNews l’ultima ondata di arresti e violenze contro i monaci buddisti: “Denunciamo le crudeltà della Cina”. In due giorni, fermati altri 6 monaci del tempio di Wara. Senza una serie di cambiamenti radicali all’interno della leadership cinese “non ci sono speranze per un miglioramento della situazione dei diritti umani in Cina o in Tibet. I monaci e i monasteri continuano ad essere nel mirino della persecuzione cinese a causa della religione buddista e di Sua Santità il Dalai Lama, che incarna l’identità tibetana. Nei fatti, Pechino cerca di fermare i religiosi dal preservare, mantenere e trasmettere la cultura della loro regione”. Lo dice ad AsiaNews Urgen Tenzin, direttore esecutivo del Tibetan Centre for Human Rights and Democracy , commentando l’ondata di arresti e repressione ai danni della comunità tibetana. Fra il 15 e il 16 maggio scorso, diversi agenti della pubblica sicurezza sono entrati nel monastero di Wara e hanno arrestato 6 monaci. Il 15 maggio Thinley e Nangsey – 25 e 27 anni – sono stati arrestati nelle loro stanze; Soegon è stato fermato mentre suonava l’allarme all’ingresso della polizia. … Read the rest of this entry »
la polizia spara contro i tibetani: 15 feriti e 4 arresti
le proteste dei tibetani a Madang
Gli abitanti di 11 villaggi nei pressi di Madang, cittadina al centro della provincia tibetana del Gansu, si sono scontrati nel fine settimana con la polizia dopo una lunga protesta contro l’inquinamento di un cementificio vicino, che tra l’altro occupa illegalmente un’area dedicata al culto religioso e una strada (nella foto). I poliziotti sparano addosso e portano via i presunti leader. Pechino, inoltre, vieta la stampa e le fotocopie di documenti scritti in tibetano. Quattro manifestanti sono stati arrestati mentre altri 15 sono in ospedale con ferite da arma da fuoco: gli agenti hanno infatti aperto il fuoco contro le persone.
Lo scontro è stato denunciato da una cittadina cinese di etnia han, che ha confermato l’arresto dei 4 tibetani avvenuto lo scorso 15 maggio. Secondo l’International Campaign for Tibet, che ha raccolto la denuncia, i tibetani si sono riuniti fuori dalla Amdo Cement per chiedere maggiori controlli sugli scarichi. Avevano preparato anche una petizione, da presentare alle autorità. Subito dopo l’assembramento è intervenuta la polizia in assetto anti-sommossa, che ha aperto il fuoco: 15 persone sono state colpite. … Read the rest of this entry »
la repressione degli scrittori e artisti tibetani
Il Buddha sfregiato da una pallottola cinese
Secondo un rapporto pubblicato da International Campaign f or Tibet e intitolato “Una tempesta di rabbia: la repressione degli scrittori e artisti tibetani dopo le proteste del 2008”, oltre cinquanta intellettuali tibetani sono stati arrestati o sono scomparsi per avere comunicato al mondo, a partire dalla primavera del 2008, il malessere della società civile tibetana ed aver apertamente criticato la politica del governo di Pechino. Il rapporto afferma che dal marzo 2008, quando le proteste contro il governo di Pechino e le manifestazioni a sostegno del Dalai Lama infiammarono l’altopiano, il Tibet ha conosciuto una profonda rinascita letteraria e culturale. Grazie a Internet e a qualche contatto con il mondo occidentale, alcuni scrittori in grado di scrivere e parlare sia in lingua tibetana sia in lingua cinese sono stati i portavoce del dissenso. Accomunati da un forte senso dell’identità nazionale, anche numerosi cantanti e studiosi hanno osato sfidare l’autorità del Partito comunista mettendo a repentaglio le loro vite. Scritti e canzoni sono stati pubblicati nei blog, su riviste non autorizzate, caricati su Youtube o usati come suonerie dei telefoni cellulari. Per la prima volta dalla Rivoluzione Culturale, nel decennio 1966-1976, scrittori, cantanti e artisti della nuova generazione sono stati oggetto di una violenta campagna di annichilimento della cultura tibetana, una campagna in base alla quale ogni espressione dell’identità tibetana non riconosciuta da Pechino è etichettata come “separatista”. “Una tempesta di rabbia” racconta i casi di oltre cinquanta tibetani, tra i quali tredici scrittori, arrestati, scomparsi o sottoposti a tortura per aver espresso le loro opinioni. … Read the rest of this entry »
50 intellettuali tibetani arrestati dal 2008 per aver criticato Pechino
"Non sappiamo molto di coloro che sono stati portati via, ma alcuni testimoni parlano di torture e molestie contro chi ha espresso il proprio punto di vista”.
Lo denuncia un rapporto dell’International Campaign for Tibet. Lo scorso 23 aprile è stato fermato il noto scrittore Shogdung, che aveva parlato contro le politiche coloniali della Cina. Intanto, il “secondo” Panchen Lama visita le prefetture terremotate. La polizia cinese ha arrestato nell’ultimo anno circa 50 tibetani, fra scrittori e artisti, per il loro ruolo nelle proteste anti-governative avvenute in Tibet e nelle province cinesi a maggioranza tibetana nella primavera del 2008. L’arresto del noto scrittore Shogdung, avvenuto lo scorso 23 aprile, dimostra che il governo continua la sua politica di repressione contro quella fascia della società civile che ha usato i propri canali per comunicare al mondo la vera situazione della regione e criticare le politiche “coloniali” di Pechino. I cinquanta intellettuali fermati, spiega ad AsiaNews una fonte locale, “sono coloro che hanno dimestichezza con il computer e che hanno qualche contatto con l’Occidente. … Read the rest of this entry »
Nel Dna dei tibetani i geni contro il mal di montagna
Dieci geni spiegano perché i tibetani riescono a sopravvivere a 4-5.000m senza disturbi.
Il segreto genetico per vivere in Tibet senza problemi – Scoperti dieci geni, esclusivi dei tibetani, che permettono di adattarsi alle alte quote Riescono a vivere sul tetto del mondo senza manifestare alcun sintomo del ‘mal di montagna’ che, ad alta quota, non risparmia neppure gli scalatori più allenati. Nel Dna dei tibetani si nasconde un pugno di geni, per la precisione 10, che permettono a questo popolo di resistere agli effetti dell’aria rarefatta. Geni esclusivi che hanno a che fare con la gestione dell’ossigeno da parte dell’organismo, e che risultano assenti nel genoma di altre popolazioni (per esempio gli abitanti delle Ande) pur avvezze all’atmosfera montana. A svelare il segreto dei tibetani sono gli scienziati americani dell’università dello Utah, autori di uno studio pubblicato su ‘Science’. Il team Usa ha analizzato il Dna estratto da campioni di sangue prelevato in 75 villaggi tibetani a 4.500 metri d’altezza. In collaborazione con un gruppo di colleghi dell’università cinese di Qinghai, i ricercatori hanno quindi confrontato il genoma dei tibetani con quello di popolazioni residenti a bassa quota in Cina e Giappone. Hanno così scoperto che i tibetani possono contare su un ‘tesoretto’ di 10 geni peculiari, due dei quali controllano i livelli ematici di emoglobina (la ‘vettura’ proteica che trasporta l’ossigeno nel sangue), evitando l’eccesso di globuli rossi tipico di altre popolazioni residenti ad alta quota. “Per la prima volta abbiamo individuato i geni che spiegano questo meccanismo di adattamento”, sottolinea Lynn Jorde dell’University of Utah School of Medicine di Salt Lake City. Questo studio, aggiunge Josef Prchal dello stesso ateneo, potrà contribuire allo sviluppo di terapie contro i disturbi più o meno gravi legati all’altitudine. La differenza fra le genti del Tibet, che vivono e lavorano a circa 4.800 metri di altezza, e tutti gli altri popoli, compresi gli andini e gli etiopi che abitano altipiani e montagne a migliaia di metri sopra il livello del mare, sta in una decina di geni. Dieci geni che spiegano perché i tibetani riescono a sopravvivere a quelle altitudini senza i disturbi (tipo mal di testa, difficoltà di respiro, tachicardia o, ancora peggio, edema cerebrale fino a situazioni che possono mettere in pericolo la vita) che, invece, colpiscono i viaggiatori non allenati (ma anche scalatori professionisti). Non solo: spiegano anche perché i tibetani non soffrono di policitemia, cioè di un eccesso di globuli rossi nel sangue (prodotti in risposta alla mancanza di ossigeno) che si evidenzia, invece, in altre popolazioni che vivono ad alte quote. … Read the rest of this entry »
La macchina perfetta della censura cinese
di Giampaolo Visetti (La Repubblica, 11 maggio 2010)
PECHINO – Non possiedo la chiave della mia casa di Pechino. Gentili sorveglianti, giorno e notte, aprono e chiudono l’ingresso della vecchia dimora cinese dove vivo e lavoro. Controllano tutto, per la mia sicurezza. Se voglio andare a dormire, o incontrare qualcuno, devo prima suonare il loro campanello.
Nemmeno l’uscita secondaria dell’ufficio, attraverso telefono e computer, può essere usata liberamente. Le conversazioni sono registrate e una voce cinese spesso suggerisce cautele che non sono in grado di comprendere. La posta elettronica viene filtrata da un esercito di ingegneri del governo. Identificano le persone che mi contattano e, come gesto di riguardo, glielo comunicano.
Internet è sottoposto a verifiche automatiche ossessive. … Read the rest of this entry »
Come sarà la nuova Kyegudo? Le toccanti riflessioni di Tencho Gyatso una profuga tibetana.
l'antica città tibetana di Kyegudo è scomparsa sotto le scosse del terremoto
Iniziano a circolare le prime notizie sui piani varati dal governo di Pechino circa la ricostruzione della città tibetana di Kyegudo, uno dei centri maggiormente colpiti dal terremoto del 14 aprile. Secondo alcune dichiarazioni rilasciate il 1° maggio dal premier Wen Jiabao nel corso di un incontro organizzato dopo la sua seconda visita alle zone devastate dal sisma, sarà data priorità alla ricostruzione degli edifici pubblici, comprese scuole e ospedali. Wen ha inoltre affermato che il governo contribuirà finanziariamente al restauro dei monasteri. Un consigliere governativo ha precisato che la nuova Kyegudo sarà “una città turistica attenta all’ecologia”. Circa la ricostruzione delle abitazioni degli oltre 100.000 senza tetto, definiti “in grande maggioranza pastori e agricoltori”, in una nota dell’agenzia Xinhua del 2 maggio 2010 si legge che quest’opera richiederà un periodo di tempo di almeno tre anni e che sarà in gran parte finanziata dal governo. A questo proposito, International Campaign for Tibet fa sapere che, secondo fonti all’interno del Tibet, i tibetani residenti nella zona dichiarano che sarebbero in grado di ricostruire da soli le abitazioni, e in minor tempo, se solo fossero loro forniti i materiali necessari. … Read the rest of this entry »
Everest, un aeroporto violerà il tetto del mondo
Due nuovi aeroporti riverseranno presto migliaia di turisti alla base dell´Everest
Non si ferma la lunga marcia cinese nel cuore del Tibet. Due nuovi aeroporti riverseranno presto migliaia di turisti alla base dell´Everest e a Nagchu, sul più selvaggio degli altopiani settentrionali dell´Himalaya. Si contenderanno il primato di scali più alti del mondo. A Shigatse, lungo la strada che collega Lhasa con Kathmandu, in Nepal, si atterrerà a 3900 metri, 200 più in alto rispetto alla mitica città del Potala. A Nagchu la pista supererà i 4500 metri, la più alta del mondo.
Il braccio di ferro è complesso: a Shigatse infatti, l´aeroporto principale sarà sotto i 4000 metri ma da lì voli leggeri ed elicotteri, in meno di un´ora trasporteranno però i visitatori fino ad una pista più alta, anch´essa in via di costruzione, presso il monastero di Rongphu, a 4900 metri. Di qui, in mezz´ora di fuoristrada, le comitive potranno raggiungere il campo base del «tetto del mondo», a quota 5150. Il turismo di massa conquisterà così definitivamente le valli estreme dei massicci dell´Asia, abitate da contadini e pastori tibetani. Il campo base di quello che per la popolazione locale resta il Qomolangma, già oggi bivacco per l´alpinismo di massa, sarà trasformato in centro commerciale con caffetteria e negozi di souvenir. Il via ai voli per l´Everest, 8851 metri, partirà in ottobre e i tour operator cinesi promuovono già i pacchetti di andata e ritorno in giornata da Lhasa. … Read the rest of this entry »
Interpellanza urgente al Governo Italiano sul terremoto in Tibet
Interpellanza urgente sul terremoto in Tibet, primo firmatario Matteo Mecacci, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare sul Tibet, è stata firmata da 40 deputati di diversi gruppi.
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Ministro degli Esteri;
Per sapere – premesso che:
Secondo informazioni raccolte da Ong internazionali, dall’International Campaign for Tibet, dal Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, dal Governo e dal Parlamento tibetano in esilio e da organi di informazione, valga per tutti il quotidiano ‘La Repubblica’ di mercoledì 28 aprile 2010 che documenta, con un particolareggiato reportage la situazione reale, il terremoto che il 14 aprile ha sconvolto la contea di Yushu, nella regione tibetana del Qinghai, avrebbe causato diverse decine di migliaia di morti contro le duemila dichiarate finora dalle autorità cinesi; …
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Lhasa, chiede giustizia dopo il terremoto: arrestato
Con Samdup Gyatso è il secondo arresto di un tibetano che chiede una corretta gestione dei beni inviati dopo il terremoto del Qinghai, che ha ucciso migliaia di tibetani.
Il giovane Samdup Gyatso, 28enne, è stato circondato da sette agenti della polizia: aveva una bandiera nazionale tibetana in mano e chiedeva al governo di fornire alla popolazione in difficoltà i generi di primo soccorso inviati dalla comunità internazionale. È il secondo arresto collegato al post-terremoto. Un esule tibetano, rientrato in patria, è stato arrestato ieri per aver inscenato una manifestazione solitaria davanti al tempio di Tsuglakhang, storico luogo di culto nella capitale del Tibet. Il giovane Samdup Gyatso, 28enne, è stato circondato da sette agenti della polizia: aveva una bandiera nazionale tibetana in mano e un’altra nel retro della maglietta; stava urlando slogan a favore del rientro del Dalai Lama e del rilascio del Panchen Lama. … Read the rest of this entry »
Le nuove dighe ad elevato rischio sismico
Il Canyon Jiacha è posato sopra un’enorme faglia attiva.
Le dighe in Tibet sorgeranno in zone ad elevato rischio sismico
Cresce la polemica per le dighe che Pechino vuole costruire sul fiume Yarlung Zangbo-Brahmaputra. Geologi denunciano l’elevato rischio di terremoti nella zona. L’India teme che si vogliano così deviare le acque verso le terre cinesi. Ma la Cina appare decisa a procedere. Forti terremoti e tensioni etniche minacciano la costruzione della diga cinese Zangmu sul fiume Yarlung Zangbo. Il progetto è già al centro di gravi polemiche con New Delhi, preoccupata che siano deviate le acque del fiume, che l’India chiama Brahmaputra ed è essenziale per la vita e l’economia di milioni di persone. La diga Zangmu è la prima di un progetto di 5 dighe nei 100 chilometri del Canyon Jiacha , a sudest di Lhasa. Ma i geologi dicono che la zona è a elevato rischio sismico. Il geologo Yang Yong spiega al quotidiano South China Morning Post che il canyon è costituito da “alte montagne che sorgono improvvise da una zona di terra piatta, formando due pareti quasi verticali sull’orizzonte. Questo evidenzia un violento movimento geologico. Non posso immaginare un luogo più pericoloso per costruire dighe”. …
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